Granelli bianchi
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Detto questo, che è solo la mia poco autorevole opinione, la forma è buona e anche i dialoghi.
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Il fatto è comprensibile, visto che pochi di loro muoiono di vecchiaia.
E se il francese ha fatto un errore così marchiano beh, allora se lo è meritato di finire così.
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Tornando alla trama, adesso sappiamo che De Rosa, un boss locale, incarica il suo fidato luogotenente Cuore di cane affinché commissioni al D’Alessandro l’omicidio di Mounier, e poi l’uccida per non lasciare tracce. D’Alessandro esegue e cancella il video di sorveglianza nella parte in cui viene ripreso, per poi venire a sua volta ucciso. Ok, ma perché ordinare la pizza a Cristoforo che poi deve dire alle autorità che ad aprirgli è stata una gran gnocca? A cosa serve? Così ce n’è un altro da uccidere e il circolazione rimangono due potenziali testimoni, ovvero l’amico in moto di Cristoforo e la prostituta che potrebbe riconoscere il D’Alessandro che le ha dato la pizza che è sparita dalla scena del crimine.
Per cui, molto modestamente mi sento di darti qualche consiglio. O scrivi un racconto di questo tipo solo dopo aver architettato una trama credibile e bene o male originale (niente mancini, orologi che si rompono con l’ora segnata e gemelli identici), oppure te ne fotti della trama e scrivi direttamente un noir d’azione o psicologico (cosa che sai senz’altro fare) che descriva ad esempio un litigio fra rapinatori, piuttosto che una vendetta a lungo covata, oppure la faticosa giornata di un killer professionista, o altro di questo genere. Così non correrai il rischio di impantanarti in qualcosa di improbabile o imperfetto.
Sempre con grande simpatia e, visto che ti conosco da tanto, quasi incredulità per gli enormi progressi che hai compiuto nello scrivere.
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Ciao Roberto.Roberto Ballardini ha scritto: ↑25/03/2020, 10:32 Il racconto si legge bene, fino alla fine, però lo sviluppo mi lascia qualche dubbio, perlopiù inerenti il format. Capisco che la parte iniziale, il dialogo tra il maresciallo e il generale, ineccepibile, serva a delineare il contesto ambientale e sociale in cui si svolge la storia, ma dare corpo a questo scopo a due personaggi ben definiti, con i quali da lettore empatizzo all'istante, per poi doverli abbandonare poche righe dopo per dover ri-empatizzare con altri personaggi, mi lascia qualche perplessità. Successivamente, trattandosi di una storia incentrata su mafia e narcotraffico ma ancora di più trattandosi di un racconto breve, mi sarei aspettato da Mounier, in punto di morte, qualcosa che graffiasse di più di un mea culpa che, dato il personaggio, mi suona un po' retorico. In uno sviluppo più lungo, magari lo si sarebbe potuto preparare e sortire un effetto diverso. Così a bruciapelo, mi sembra più un'iniezione di buonismo poco efficace. Anche l'avvicendamento successivo di vittime e sicari mi pare non renda al meglio in così poco spazio.
Detto questo, che è solo la mia poco autorevole opinione, la forma è buona e anche i dialoghi.
Non so se tu abbia letto il racconto della gara precedente, probabilmente no, perché l'inizio del racconto in pratica si riallaccia a quello precedente dove troviamo il maresciallo Maroni in una situazione di stallo. Non riesce ancora a venire a capo della faccenda, cosa molto grave per il ruolo che ricopre; in tutti quegli anni non aveva mai sospettato di traffici illeciti da parte del Mounier. Come autore però sono contento di essere stato in grado di averti fatto empatizzare con due personaggi in così poche righe e di averli anche ben definiti.
Per quanto riguarda il "mea culpa" in realtà non c'è, o perlomeno non era mia intenzione. Lui teneva alla sua vita e al suo denaro, essendo un tipo da sfarzi (esempio: il pomello della porta in oro), e stava cercando di salvarsi la pelle, se ci fosse riuscito non avrebbe avuto sicuramente nessuna clemenza.
Io per mia fortuna, e spero che non mi succederà mai, non ho mai avuto un fucile puntato contro, quindi ho cercato di immaginare cosa avrebbe potuto provare un uomo del suo calibro e la cosa più ovvia, e forse scontata, che mi sia venuta in mente è stata quella di ripercorrere velocemente gli scatti della sua vita; il tentavio di raggirare il capo della sicurezza non stava andando a buon fine, dunque rassegnatosi alla sua condizione, viene fuori un senso di rammarico. Se questo sia sfociato nel buonismo me ne rattristo perché non era assolutamente mia intenzione, quindi probabilmente è un punto da rivedere.
Il successivo avvicendamento di vittime e sicari altro non è che la spiegazione del delitto avvenuto nel racconto precedente.
Infine sono contento che i dialoghi tu li abbia trovati buoni, è una parte della mia scrittura che ho sempre dovuto e voluto migliorare, quindi vuol dire che sono sulla buona strada.
Grazie per essere passato e per aver lasciato questo commento.
Le opinioni sono sempre autorevoli, prima di essere un autore, aspirante scrittore, sono un lettore, e di quelli esigenti pure, infatti quando scrivo la domanda che mi pongo sempre è: Se lo avesse scritto qualcun altro lo troverei interessante? Quali parti vanno bene e quali sono noiose, superflue?
Purtroppo però non sempre ci riesco, autocorregersi è una delle più grandi difficoltà, a mio avviso, nel mondo della scrittura.
A presto.
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Re: Commento
Ciao Andr.Andr60 ha scritto: ↑26/03/2020, 9:18 Seconda (e ultima?) parte di un racconto ben scritto, e con dialoghi efficaci. L'unico appunto che posso muovere è che, dall'alto della mia esperienza sull'argomento (due stagioni intere della serie Narcos, tutti i sabati su Rai4), un boss del narcotraffico vive attorniato da un nugolo di guardie del corpo e non se ne separa mai.
Il fatto è comprensibile, visto che pochi di loro muoiono di vecchiaia.
E se il francese ha fatto un errore così marchiano beh, allora se lo è meritato di finire così.
Sì, ultima parte. Da ora in poi questi personaggi spunteranno solo quando mi deciderò a scrivere la serie di romanzi dedicati a Borgobello che hanno una loro sommaria stuttura nella mia testa.
Come già detto, mi fa veramente piacere che, chi mi legge trovi i dialoghi efficaci, mi è sempre stato difficile riuscire a renderli "reali".
Ci sono cose non spiegate, dovuto al fatto che le gare sono strutturate per racconti brevi e questi personaggi fanno parte di un universo molto grande, e che quindi, ovviamente, il lettore non può sapere.
Una di queste è la struttura della sicurezza del Mounier. Praticamente, quello che ho in mente al momento è che questa sicurezza sarebbe alla stregua di una forza paramilitare, quindi uomini e donne addestrati secondo gli standard militari e pronti a dare la vita per il loro capo. Il nugolo di guardie del corpo quel giorno era stato lasciato a casa appositamente dal capo della sicurezza per poter compiere il suo tradimento; questo è l'unico motivo per cui non ne aveva. Inoltre, Mounier, credeva di essere intoccabile ed erroneamente si fidava dei suoi uomini, perché li pagava profumatamente. Volevo sottolineare questo fatto con il primo dialogo avvenuto tra Mounier e D'Alessandro, dove credevo fosse evidente la fiducia dell'uomo verso il capo della sicurezza, ma forse non ci sono riuscito.
Alla fine del tutto, probabilmente, amotivo della sua presunzione e spocchiosità, mi sa che se lo sia proprio meritato di finire così.
Grazie per la lettura e per il commento.
A presto.
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Re: Commento
Ciao Giorgio.Giorgio Leone ha scritto: ↑27/03/2020, 14:09 Caro Eliseo, ora che ho letto il prequel esplicativo al tuo precedente racconto, non posso che ribadire quanto già rilevato in precedenza. Metti molta più attenzione e intelligenza nella parte "estetica" dei tuoi racconti, che nello studio della trama la quale, in un "giallo", è però basilare anche perché i lettori di questo genere sono attenti, pignoli, smaliziati e non perdonano. Il testo è veramente scritto bene, proprio come l'altro, e non c'è che da farti i complimenti. Però la storia è la seguente. Un mafioso francese, invece di starsene a Marsiglia, stabilisce il suo quartier generale in uno sconosciuto paesotto siciliano e reinveste i proventi della droga – addirittura miliardi di euro - proprio in aziende “vere” di Rogobello create ad hoc per riciclare, prima delle quali una fabbrica di gesso. Il paese prospera e diviene una fiorente cittadina, ma le forze dell'ordine non si accorgono di nulla, né vengono allertate dai Ros che da solo da due anni indagano. Non solo ciò è poco credibile, ma anche le aziende lo sono in quanto il riciclaggio avviene notoriamente tramite ristoranti, alberghi, casino, supermercati, prostituzione, gioco d’azzardo, lotterie, corse di cani e cavalli, compravendita di immobili, società offshore, banche compiacenti, truffe fiscali, nonché un’infinità di escamotage finanziari e assicurativi, società di comodo e fantasma, investimenti e disinvestimenti in oggetti d’arte, ecc. Le fabbriche che esistono realmente e portano benessere non sono contemplate nel novero, se non come copertura.
Tornando alla trama, adesso sappiamo che De Rosa, un boss locale, incarica il suo fidato luogotenente Cuore di cane affinché commissioni al D’Alessandro l’omicidio di Mounier, e poi l’uccida per non lasciare tracce. D’Alessandro esegue e cancella il video di sorveglianza nella parte in cui viene ripreso, per poi venire a sua volta ucciso. Ok, ma perché ordinare la pizza a Cristoforo che poi deve dire alle autorità che ad aprirgli è stata una gran gnocca? A cosa serve? Così ce n’è un altro da uccidere e il circolazione rimangono due potenziali testimoni, ovvero l’amico in moto di Cristoforo e la prostituta che potrebbe riconoscere il D’Alessandro che le ha dato la pizza che è sparita dalla scena del crimine.
Per cui, molto modestamente mi sento di darti qualche consiglio. O scrivi un racconto di questo tipo solo dopo aver architettato una trama credibile e bene o male originale (niente mancini, orologi che si rompono con l’ora segnata e gemelli identici), oppure te ne fotti della trama e scrivi direttamente un noir d’azione o psicologico (cosa che sai senz’altro fare) che descriva ad esempio un litigio fra rapinatori, piuttosto che una vendetta a lungo covata, oppure la faticosa giornata di un killer professionista, o altro di questo genere. Così non correrai il rischio di impantanarti in qualcosa di improbabile o imperfetto.
Sempre con grande simpatia e, visto che ti conosco da tanto, quasi incredulità per gli enormi progressi che hai compiuto nello scrivere.
Io sono uno di quelli che a volte vengono definiti: perfezionisti. Non ho ancora capito se sia un pregio o un difetto, tuttavia è così, sia nella scrittura, come nel lavoro, come nella vita quotidiana.
Quando scrivo parto sempre dalla pagina ben strutturata con il rientro della prima riga di ogni paragarafo, il giusto carattere e la giusta dimensione, uso subito le caporali, insomma alla fine del racconto devo solo rileggerlo per trovare eventuali errori di battitura o grammaticali. Spesso infatti mi blocco pure in determinati passaggi e non penso: vabè intanto lo scrivo così, poi lo rileggo e vediamo; non lo faccio perchè quel determinato punto, se non mi piace subito, lo troverò brutto pure alla rilettura, trovandomi costretto ad eliminarlo e in caso a cambiare tutta la storia o parte di essa, creando poi papocchi e bruttezze. Il caos non mi piace, il disordine molto meno e queste cose sfociano spesso in un senso di "niente sottocontrollo" mentre a me piace avere sempre un quadro chiaro e tutto sotto controllo, quindi detto questo è vero, hai ragione, do molta importanza al fattore estetico delle cose che scrivo.
La trama in questo caso ha molti buchi per il semplice fatto che il racconto di questa gara, in teoria non doveva esistere. Nella gara precendente, avendo inserito personaggi che vorrei usare in un contesto molto più ampio, volevo lasciare un senso di mistero, a tratti diciamo di curiosità. In alcuni non sono riuscito, in molti invece sì, quindi visto il "successo" del racconto precedente ho voluto dare delle risposte alle domande sorte, ma forse non sono stato abbastanza bravo perché ne sono sorte altre, di domande, e sono venuti fuori diversi buchi di trama, oppure è dovuto al fatto che molte cose non possono essere ben spiegate dato il limite dei caratteri, confondendo così il lettore.
Quando ho letto Marsiglia mi sono indispettito, perché il Mounier sarebbe veramente originario di marsiglia, quindi troppo scontato, involontariamente mi hai dato uno spunto per migliorare la storia originale.
Le aziende. Per quando riguarda il crime (giallo/noir/thriller che sia) lo apprezzo molto soprattuto nei film e nelle serie Tv, e onestamente mi sono rotto dei casino, delle prostitute e di tutte le "classiche" vie per riciclare il denaro, quindi ho immaginato un nuovo metodo, che sarebbe quello di creare aziende pulite; ora per quanto possa puzzare il fatto che un francese dal nulla arriva e crea un impero, è più credibile che lo abbia fatto con il duro lavoro e con dei giusti investimenti, piuttosto che stare tutto il giorno a bighellonare e chiedere il pizzo spaccando bottiglie di vetro sulla testa dei poveri baristi. Forse l'idea non funziona, però credo che lavorandoci bene sopra, potrei venirne a capo e uscire dal classico cliché. Se così non fosse, quantomeno ci avrò provato.
Il fattorino era uno scagnozzo del D'Alessandro, gli serviva come scudo, per così dire. Il D'Alessandro doveva essere insospettabile, quindi voleva far ricadere la colpa su un terzo, scelta però poco intelligente. La prostituta non era un testimone perché non era nei pressi della villa, inoltre il capo della sicurezza, come se nulla fosse, si fece vedere in giro, come a crearsi un alibi. Per la pizza sparita dalla scena del crimine, in effetti non ci avevo pensato, questo è stato un grosso errore.
Infine ti dico che mi ha fatto molto piacere il tuo commento, è stato fonte di spunti e riflessioni. Ti sono grato per le ultime parole spese, credo che sia gratificante, per un autore, vedere riconosciuti i miglioramenti degli ultimi sei anni (che a pensarci bene sono molti, però se c'è voluto tutto questo tempo per raggiungere una certa maturità nello scrivere un motivo ci sarà stato, spero che non debbano passarne altri sei prima di riuscire a pubblicare o autopubblicare qualcosa di mio).
Attendo il tuo racconto per questa gara.
A presto
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A ogni modo, Giorgio ha ragione quando scrive che i lettori dei gialli sono pignoli e attenti ai particolari, perché io leggo gialli da una vita e appena ne comincio uno provo subito a indovinare il chi e il come e mi intestardisco sui particolari. Ma se nell'impresa ormai sono diventato abilissimo (e quindi immagino subito il chi e il come) a meno che l'autore non bari (ma in quel caso lo mando a quel paese), più difficile è la costruzione dei personaggi e degli ambienti.
Non so se hai mai letto Simenon o Vazquez Montalban (da cui Camilleri ha attinto a piene mani, cognome compreso, che non è un omaggio alla nostra Montalbano Elicona, ma a Vazquez Montalban e al suo Pepe Carvalho), ma se ti capita fallo.
E soprattutto prendi i gialli di Fruttero & Lucentini. La donna della domenica, A che punto è la notte, Enigma in luogo di mare, sono dei capolavori non solo del genere. La costruzione di personaggi come il commissario Santamaria o il maresciallo Butti sono insuperabili e quando hai finito di leggere ti mancano e invidi chi non ha ancora letto quelle pagine.
Quanto al tuo racconto, hai voluto chiarire ciò che era rimasto oscuro: e questo va bene. Per inciso se è vero che il denaro sporco deve essere riciclato, e di solito ciò avviene con le modalità indicate da Giorgio, sarà anche vero che il denaro riciclato debba poi essere investito. Qui la fantasia si può più sbizzarrire.
Il tuo racconto, dicevo, comincia in modo impagabile: "Eleganti auto nere ben lucidate, dai vetri oscurati, non sono mai ambasciatrici di buone notizie. Il maresciallo Primo Maroni ne ebbe conferma pochi istanti dopo aver visto, attraverso la finestra del suo ufficio, un uomo in alta uniforme intento a richiudere lo sportello posteriore dell'auto."
Ben riuscito, a mio avviso, l'accostamento tra cattive notizie e quel tipo di auto.
Però, che un generale si scomodi per un maresciallo è poco credibile. Tutt'al più a fare la lavata di capo al maresciallo ci va il comandante della Compagnia, che ha il grado di capitano.
Dicevo, ti sei voluto concentrare sulle spiegazioni, ma hai tralasciato la parte più riuscita del primo racconto e anche di questo racconto: la presenza del maresciallo Primo Maroni, con la sua semplicità, il suo temperamento, la sua umanità, le sue debolezze.
Il giallo adotta di solito il PdV del detective e segue il dipanarsi del racconto con gli occhi del protagonista. Questa volta tu l'hai messo da parte il protagonista, e ti sei immedesimato con Mounier (che è un cattivo niente male pure lui, con le sue ragioni, le sue spiegazioni), ma questo tradimento ha degli effetti sull'economia del racconto.
Se devi scriverne un altro giallo, una serie di Borgobello per esempio, riparti da Primo Maroni, o da un personaggio con cui è facile provare empatia, descrivi la gente, i posti, il cattivo di turno, ma il tuo protagonista non l'abbandonare mai.
Un caro saluto
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Ora mi capisci che muovere il vertice del ROS fino a Borgobello non è cosa che possa passare inosservata, oltre ad essere assai improbabile.
La pizza in effetti D'alessandro, munito di guanti avrebbe dovuto lasciarla in prossimità del punto in cui l'assassino avrebbe aperto il fuoco. Ma qui sorge un problema, perché se Cristoforo (il fattorino) avesse suonato il campanello il piano si sarebbe complicato non poco, quindi il fattorino avrebbe dovuto giungere solo ed in silenzio presso la villa, consegnare la pizza a D'alessandro che lo attendeva in silenzio e poi da li il tutto poteva andare come descritto. Anche se le riprese in questa fase già avrebbero dovuto essere disattivate, o essere attive solo sulla parte esterna al cancello senza inquadrature sul campanello.
In ogni caso la seconda parte mi è piaciuta molto, quindi per me voto massimo comunque.
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Ciao Namio.Namio Intile ha scritto: ↑03/04/2020, 16:08 Ciao, Eliseo. Hai continuato la serie vedo, e credo che tu abbia fatto bene. Solo scrivendo gialli si impara a scrivere gialli.
A ogni modo, Giorgio ha ragione quando scrive che i lettori dei gialli sono pignoli e attenti ai particolari, perché io leggo gialli da una vita e appena ne comincio uno provo subito a indovinare il chi e il come e mi intestardisco sui particolari. Ma se nell'impresa ormai sono diventato abilissimo (e quindi immagino subito il chi e il come) a meno che l'autore non bari (ma in quel caso lo mando a quel paese), più difficile è la costruzione dei personaggi e degli ambienti.
Non so se hai mai letto Simenon o Vazquez Montalban (da cui Camilleri ha attinto a piene mani, cognome compreso, che non è un omaggio alla nostra Montalbano Elicona, ma a Vazquez Montalban e al suo Pepe Carvalho), ma se ti capita fallo.
E soprattutto prendi i gialli di Fruttero & Lucentini. La donna della domenica, A che punto è la notte, Enigma in luogo di mare, sono dei capolavori non solo del genere. La costruzione di personaggi come il commissario Santamaria o il maresciallo Butti sono insuperabili e quando hai finito di leggere ti mancano e invidi chi non ha ancora letto quelle pagine.
Quanto al tuo racconto, hai voluto chiarire ciò che era rimasto oscuro: e questo va bene. Per inciso se è vero che il denaro sporco deve essere riciclato, e di solito ciò avviene con le modalità indicate da Giorgio, sarà anche vero che il denaro riciclato debba poi essere investito. Qui la fantasia si può più sbizzarrire.
Il tuo racconto, dicevo, comincia in modo impagabile: "Eleganti auto nere ben lucidate, dai vetri oscurati, non sono mai ambasciatrici di buone notizie. Il maresciallo Primo Maroni ne ebbe conferma pochi istanti dopo aver visto, attraverso la finestra del suo ufficio, un uomo in alta uniforme intento a richiudere lo sportello posteriore dell'auto."
Ben riuscito, a mio avviso, l'accostamento tra cattive notizie e quel tipo di auto.
Però, che un generale si scomodi per un maresciallo è poco credibile. Tutt'al più a fare la lavata di capo al maresciallo ci va il comandante della Compagnia, che ha il grado di capitano.
Dicevo, ti sei voluto concentrare sulle spiegazioni, ma hai tralasciato la parte più riuscita del primo racconto e anche di questo racconto: la presenza del maresciallo Primo Maroni, con la sua semplicità, il suo temperamento, la sua umanità, le sue debolezze.
Il giallo adotta di solito il PdV del detective e segue il dipanarsi del racconto con gli occhi del protagonista. Questa volta tu l'hai messo da parte il protagonista, e ti sei immedesimato con Mounier (che è un cattivo niente male pure lui, con le sue ragioni, le sue spiegazioni), ma questo tradimento ha degli effetti sull'economia del racconto.
Se devi scriverne un altro giallo, una serie di Borgobello per esempio, riparti da Primo Maroni, o da un personaggio con cui è facile provare empatia, descrivi la gente, i posti, il cattivo di turno, ma il tuo protagonista non l'abbandonare mai.
Un caro saluto
Ho continuato la seri sì, considerato il "successo" del racconto precedente. In molti erano sorti dei dubbi, delle domande, quindi ho ritenuto doveroso dare delle risposte.
Scrivere un giallo, onestamente, non è mai rientrato nelle mie intenzioni, perché l'ho trovato sempre molto difficile, con troppo lavoro e impegno per riuscire a creare delle storie decenti. Il racconto della scorsa gara, anch'esso non voleva essere un giallo, avevo pensato più che altro a un semplice racconto noir, però alla fine ha preso le sembianze del giallo all'italiana. Il racconto attuale invece, come detto doveva essere una semplice risposta alle varie domande sorte, forse avrei dovuto farlo in un altro modo, non so, usare un altro approccio, magari continuando un'indagine, ma non credo assolutamente di essere in grado di scrivere un racconto giallo coerente nell'arco di "soli" 25mila caratteri. Tuttavia, i vostri commenti mi hanno spronato ed esortato, magari potrebbe essere questa la mia strada, d'altronde un personaggio che riesce a catturare il lettore ce l'ho, e non ti nascondo che ho iniziato a buttare giù una piccola trama, per partecipare a un concorso giallo, con scadenza il 31 Dicembre, se mai riuscirò a finirlo te ne farò avere una copia prima di mandarlo, il tuo parere per me conta molto, ti stimo.
Il generale è spuntato non tanto per andare a reguardire Maroni, quanto per sottolineare l'importanza del personaggio Mounier, uno di quelli che fa tremare i ministeri se solo volese, ma evidentemente, essendo un punto su cui in tanti mi avete ripreso, non l'ho saputo spiegare bene.
La frase di apertura è stato il pezzo che ho impiegato di più a crivere, volevo un ingresso ad effetto e sono contento di esserci riuscito.
Tornando ai tuoi consigli di lettura posso solo dirti, che nonostante da scrittore non mi sarei mai sognato, fino ad adesso, di scrivere gialli, da lettore ne ho letto qualcuno e nella fatti specie Hercules Poirot, qualcosa su Scherlock, e naturalmente Montalbano. Dopo aver letto il tuo commento ho scaricato sul mio kindle La donna della domenica e lo sto divorando, leggerò anche gli altri, soprattuto Maigret.
Grazie come sempre per l'attenta lettura e per gli utili consigli.
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Ciao Teseo.Teseo Tesei ha scritto: ↑04/04/2020, 19:29 Grazie Eliseo per averci regalato questa seconda parte, a me è piaciuto molto. Si, è vero, ci sono alcuni particolari che andrebbero sistemati. Ad esempio: Il comandante del ROS (generale di Divisione o di Brigata) è il solo generale presente in tutto il raggruppamento, il suo vice per capirci è un colonnello.
Ora mi capisci che muovere il vertice del ROS fino a Borgobello non è cosa che possa passare inosservata, oltre ad essere assai improbabile.
La pizza in effetti D'alessandro, munito di guanti avrebbe dovuto lasciarla in prossimità del punto in cui l'assassino avrebbe aperto il fuoco. Ma qui sorge un problema, perché se Cristoforo (il fattorino) avesse suonato il campanello il piano si sarebbe complicato non poco, quindi il fattorino avrebbe dovuto giungere solo ed in silenzio presso la villa, consegnare la pizza a D'alessandro che lo attendeva in silenzio e poi da li il tutto poteva andare come descritto. Anche se le riprese in questa fase già avrebbero dovuto essere disattivate, o essere attive solo sulla parte esterna al cancello senza inquadrature sul campanello.
In ogni caso la seconda parte mi è piaciuta molto, quindi per me voto massimo comunque.
Grazie a te per la lettura e per la puntuale tirata d'orecchie, un vero toccasana.
Il ROS è saltato fuori proprio dal tuo commento al racconto della gara precedente dove scrivesti qualcosa tipo: "questo è pane per i denti della DIA" quindi essendo un carabiniere il mio personaggio principale ho virato sul ROS, la fonte di ispirazione sei stato tu, ma io magari non l'ho saputa gestire al meglio. Mi documenterò meglio la prosisma volta.
La parte del fattorino è tutto un ingarbugliamento venuto fuori fin dall'inizio del primo racconto, è stato il punto debole di tutta la storia, o comunque tra i punti deboli quello più incisivo e che ha fatto storcere il naso.
Comunque felice che tutto sommato tu lo abbia trovato interessante e ti sia piaciuto.
A presto
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Ciao.Speranza ha scritto: ↑05/04/2020, 20:45 Che dire! Scritto davvero molto molto bene. Il racconto mi ha rapita e coinvolta da subito, già dalle prime righe. L'unico appunto che potrei fare è che ho dovuto rileggere un paio di volte il finale, perché non è stato di facile comprensione (ma questo probabilmente è stato un problema mio). Nient'altro da dire. Ineccepibile tutto il resto.
Grazie per la lettura, felice che ti sia piciuto.
Per quanto riguarda il finale posso solo riportarti al racconto della gara precedente, così credo che possa essere, forse, un po' più chiaro.
Questo è il link: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... 145&t=5739
Alla prossima
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Re: Granelli bianchi
Francamente come giallista preferisco lui a Camilleri.
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Al netto di tutti i consigli e le critiche che ti hanno già fatto trovo che il racconto, da considerare un tutt’uno con la prima parte, sia bello: incuriosisce, ha una sua complessità nella costruzione, è ben scritto, in sintesi mi è piaciuto.
L’unica cosa che mi ha un po’ deluso è la marginalità della figura di Maroni, avrei voluto che avesse un ruolo più attivo nelle indagini del caso che, così come sembra, è destinato a rimanere insoluto.
Hai spostato l’attenzione su Mounier e D’Alessandro, mentre il maresciallo potrebbe diventare, secondo me, il personaggio più interessante, anche in vista di sviluppi futuri.
Comunque bravo.
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Ciao Roberto. Mi sa che avete tutti ragione, avrei dovuto concentrarmi sul mio maresciallo, che non credevo potesse riscontrare cos´tanta simpatia e "successo"Roberto Bonfanti ha scritto: ↑24/04/2020, 7:09 Comincio dall’inizio: l’incipit è molto azzeccato, lo trovo veramente d’effetto.
Al netto di tutti i consigli e le critiche che ti hanno già fatto trovo che il racconto, da considerare un tutt’uno con la prima parte, sia bello: incuriosisce, ha una sua complessità nella costruzione, è ben scritto, in sintesi mi è piaciuto.
L’unica cosa che mi ha un po’ deluso è la marginalità della figura di Maroni, avrei voluto che avesse un ruolo più attivo nelle indagini del caso che, così come sembra, è destinato a rimanere insoluto.
Hai spostato l’attenzione su Mounier e D’Alessandro, mentre il maresciallo potrebbe diventare, secondo me, il personaggio più interessante, anche in vista di sviluppi futuri.
Comunque bravo.
A tal proposito ho deciso, infatti, di scrivere qualcosa di lungo su di lui, per adesso gli ingranaggi del cervello elaborano lentamente, quindi non prestissimo, ma spero il prima possibile salterä fuori un giallo con lui protagonista, o un noir, o un thriller, vedremo.
grazie per lßapprezzamento e per il tempo dedicatomi, a presto
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Re: Commento
Ciao e grayie per il commento.Stefyp ha scritto: ↑06/04/2020, 15:46 Questo racconto completa in qualche modo il precedente, non completa ovviamente la storia per la quale quindi aspettiamo un proseguimento, magari nella gara estiva. Come ti ho già detto in "inverno" io personalmente ritengo difficilissimo scrivere libri gialli, penso ci voglia molto, molto lavoro di gavetta. In questo racconto si nota che parecchio ne è già stato fatto. I consigli che ti sono stati dati in precedenza li condivido, io non avrei saputo esprimerli con così tanta chiarezza, ma rispecchiano quello che confusamente avrei voluto dire io. Il racconto è molto scorrevole e l'ho letto in un soffio. Alla prossima puntata. Ci conto!
Sono contento che la lettura sia stata gradevole e che ti sia piaciuto, per quanto riguarda la gavetta, be', diciamo che ho solo letto qualhe giallo, qua e là, scritti mai, nemmeno racconti brevi, quindi se ho fatto entro vuol dire che forse ho trovato la mia direzione, staremo a vedere
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Re: Commento
Ciao.Selene Barblan ha scritto: ↑06/04/2020, 13:15 Il racconto è scorrevole e ben scritto; la sensazione che ho avuto, però, è stata di rileggere qualcosa che avevo già letto. Personalmente non mi convince come, in questo racconto, spieghi i misteri del racconto precedente. Globalmente rimane però piacevole da leggere, per me è un 3.
Be' diciamo che i personaggi sono gli stessi, ma si sono mossi nel passato della storia precedente, quindi già si sapeva chi fosse morto e come, non so se sono scaduto nella ripetizione, di certo è un brutto colpo leggerlo perché cerco sempre di essere il più originale possibile, comunque grazie per il commento e per il tempo dedicatomi.
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commento
belle le descrizioni, soprattutto a livello scenografico. riesci a mostrare quanto accade, quindi sei bravo.
forse è un po' smagliata la trama, ma basta poco a ricucire e tu ne sei in grado senza problemi.
ho trovato un paio di refusi: difronte, e lo scatolo della pizza.
perbacco, in un film o telefilm parlato in lingua, lo scatolo andrebbe benone, qui non so
bravo
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Re: commento
Ciao Fausto, grazie per l'apprezzamento, mi da uno stimolo in più nel migliorarmi.Fausto Scatoli ha scritto: ↑08/05/2020, 11:57 bella prova, che si ricollega al racconto della gara precedente. anzi, lo precede, visto che è un prequel.
belle le descrizioni, soprattutto a livello scenografico. riesci a mostrare quanto accade, quindi sei bravo.
forse è un po' smagliata la trama, ma basta poco a ricucire e tu ne sei in grado senza problemi.
ho trovato un paio di refusi: difronte, e lo scatolo della pizza.
perbacco, in un film o telefilm parlato in lingua, lo scatolo andrebbe benone, qui non so
bravo
A presto
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Commento
difronte si scrive staccato: di fronte.L'espressione del maresciallo divenne arcigna difronte a quella non tanto velata accusa di negligenza.
[…]
D'Alessandro lanciò uno sguardo veloce all'orologio appeso alla parete difronte,
Sintassi e punteggiatura di questa frase sono molto fantasiose.Le luci erano spente, con estrema attenzione, si diresse verso l'armadietto delle armi.
Tutte le stanza erano buie, tranne l'ultima.
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Re: Commento
La storia é il prequel della precedente gara.Ida-59 ha scritto: ↑06/06/2020, 17:07 Mah… forse non ho capito io, forse non è spiegato bene o forse serviva un racconto più lungo per spiegare tutti i dettagli. Mi chiedo cosa c'entri la parte inizale con il resto e sento invece la mancanza di altre spiegazioni basilari. Poi, io non sono un'esperta di gialli e thriller, quindi non aggiungo altro, ma la storia non mi ha convinto.
difronte si scrive staccato: di fronte.
Sintassi e punteggiatura di questa frase sono molto fantasiose.
Difronte non si perché ultimamente mi viene di scriverlo unito, ci starò più attento.
La punteggiatura della frase presa in esame in effetti va rivista
A presto e grazie per il tempo dedicatomi
Buona giornata e buon fine settimana
Gare letterarie stagionali - annuario n° 2 (2019 - 2020)
Le Gare letterarie stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova nel forum di BraviAutori.it, divertirsi, conoscersi e, perché no, anche imparare qualcosa. I migliori testi delle Gare vengono pubblicati nei rispettivi ebook gratuiti i quali, a ogni ciclo di stagioni, diventano un'antologia annuale come questa che state per leggere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Roberto Bonfanti, Giampiero, Lodovico, Giorgio Leone, Athosg, Carol Bi, Diego.G, Massimo Centorame, Namio Intile, Alessandro Mazzi, Frdellaccio, Teseo Tesei, Stefyp, Laura Traverso, Eliseo Palumbo, Saviani, Andr60, Goliarda Rondone, Roberto Ballardini, Giampiero, Fausto Scatoli, Sonia85, Speranza, Mariovaldo, Macrelli Piero, Andrepoz, Selene Barblan, Roberto, Roberto Virdo'.
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Direttamente dal medioevo contemporaneo, una raccolta di creature inventate, descritte e narrate da venti autori. Una bestia originale e inedita per ogni lettera dell'alfabeto, per un bestiario del terzo millennio. In questa antologia si scoprono cose bizzarre, cose del tutto nuove che meritano un'attenta e seria lettura.
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Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
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A cura di Massimo Baglione.
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Calendario BraviAutori.it 2012 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 30 - La verità è là fuori
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La Gara 5 - A modo mio
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