Cercando di Alice

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2020.

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Mariovaldo
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Cercando di Alice

Messaggio da leggere da Mariovaldo »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Dario sollevò la cornetta e compose un numero con attenzione. La mano un pò’ tremante non aiutava.
“I telefoni dei miei tempi, col loro bel disco, erano migliori, difficile sbagliare, con questi tastini invece…” Il pensiero ricorrente venne interrotto da una voce:
- Pronto?-
- Buongiorno, c’è la signora Alice per favore?-
La voce femminile dall’altra parte del filo era seccata:
- Qui non c’è nessuna Alice, ha sbagliato - e subito dopo la linea fu interrotta.
Dario, un vecchio signore che conservava una sua canuta dignità nonostante gli ottant’anni e i molti problemi di salute, era seduto in poltrona, il telefono posato sulla sedia. Si aggiustò gli occhiali sul naso, spuntò un numero dall’elenco che aveva davanti e appoggiò la penna con un sospiro, quella telefonata era la sesta che faceva quel pomeriggio, o forse la settima, non ricordava bene.
Tutti quelli che avevano risposto avevano riattaccato subito, frettolosi, seccati o, nella migliore delle ipotesi, indifferenti.
Vicino, sul tavolino di cristallo, tra una serie infinita di confezioni di medicinali e una bottiglia d’acqua, c’era una vecchissima radio, di quelle col mobile di legno e il quadrante luminoso. La sua voce oramai era flebile, coperta da fruscii e da scariche, ma al vecchio faceva compagnia.
- Nonno - aveva detto Giorgio, suo nipote, durante una delle rarissime quanto brevi visite - è ora di comprarti la televisione. Se vuoi butto via la vecchia radio e ti porto un bel televisore tutto nuovo -.
Ma lui non aveva voluto: amava la sua radio, era stata una fedele compagna per tantissimi anni. Quante canzoni avevano sentito, lui e sua moglie, magari mentre lei sfaccendava, e la domenica mattina, ancora a letto a coccolarsi con la musica in sottofondo. Poi sua moglie se l’era presa un brutto male, ma la radio aveva continuato a suonare per lui col suo tono morbido, d’altri tempi.

Era la solitudine, il male più doloroso. Una volontaria veniva ogni tre giorni, a portare un po’ di spesa, a controllare che non mancassero le medicine e a scambiare due parole. Per il resto, lui se la cavava abbastanza bene, ma non aveva nessuno con cui parlare.
E allora si era inventato il gioco del telefono.
Sceglieva un numero a caso dall’elenco, poi lo scriveva cambiando ogni volta qualche cifra, e si metteva a chiamare quella decina di numeri sconosciuti.
Chiedeva di una persona col nome improbabile: aveva scelto Alice perché era poco diffuso, così poteva dire di aver sbagliato numero, ma se poteva, attaccava discorso con chi era dall’altra parte del filo.
Di solito non aveva successo: la gente ha sempre fretta e non ha voglia di perdere tempo con chi sbaglia numero, ma qualche rara volta era riuscito persino a scambiare poche frasi sul tempo o su altri argomenti banali.
Un’improvvisa sonnolenza lo colse, facendogli reclinare la testa. Non voleva dormire, doveva fare ancora una telefonata… voleva parlare con qualcuno…
Dario scelse un altro numero e lo compose a fatica - Pronto? C’è la signora Alice per favore?-
Una voce di donna, dolce e serena, rispose subito.
- Io sono Alice, chi parla?-
Dario si trovò a guardare la cornetta, frastornato: si era talmente abituato a non aver fortuna nel suo innocente gioco che l’aver finalmente trovato Alice lo lasciava a bocca aperta, silenzioso.
- Pronto?-
La voce della donna non tradiva alcuna fretta, né insofferenza. Solo una tranquilla attesa.
Il vecchio era ancora disorientato: - Oh… non… non credevo che rispondesse veramente.-
Una risata spontanea e allegra gli giunse all’orecchio.
- Beh, se stava cercando la signora Alice, chi pensava le rispondesse? Posso fare qualche cosa per lei?-
Dario si trovò a sorridere. Si sentiva arrossire, come un monello che l’ha fatta grossa ma sa che può contare sulla benevolenza di chi l’ha colto in fallo. Decise di svelare alla donna il suo gioco, e se anche lei lo avesse considerato un vecchio rimbambito, pazienza.
- Vede, veramente io non cerco la signora Alice. Avevo bisogno di parlare con qualcuno, altrimenti disimparo anche a parlare e pensavo… Mi rendo conto di aver fatto una stupidaggine, mi spiace averle fatto perdere tempo, ma…-
Non sapeva come uscirne: non riusciva a spiccicare parola, si sentiva sciocco e gli dispiaceva mostrarsi tale proprio con lei.
- Guardi che mi sta facendo una cortesia, sa? Non tema di disturbare. Vede, sono a casa, momentaneamente immobilizzata per una banale caduta e se riesco a parlare con qualcuno, ne sono felice. Non posso tenere al telefono le mie amiche, non più di tanto almeno, hanno da fare, per cui se vuole chiacchierare un po’ con me…-
Dario si affrettò a rispondere, quasi temesse di sentir cadere la linea se non ne avesse approfittato subito: - Ma certamente. Mi spiace per lei, spero non sia nulla di grave. Anche la mia Emma era su una carrozzina, gli ultimi anni, ma lei era vecchia, come me, e invece lei deve essere molto giovane. Ha una voce così dolce e paziente…-
- Sua moglie non c’è più, vero? E lei ne sente la mancanza…-
- Non sa quanto. Abbiamo vissuto tutta la vita insieme; era ancora una bambina quando le ho detto “Emma sbrigati a crescere, che quando diventi grande ti sposo”. E lei mi ha aspettato. Era bella, la mia Emma, avrebbe potuto avere altri ragazzi, ma ha scelto me…-
- Ma adesso ci saranno i figli, e i nipoti. Non sarà solo, vero?

Alice conversava serena, ascoltava, interveniva, sempre con quella voce pacata e senza mai dimostrare fretta. Dario si godeva quei momenti inaspettati di gioia, preoccupato solo di non sembrare banale – perché tale invece si sentiva – ma con Alice era straordinariamente semplice trovare un argomento di conversazione. Sembrava persino fosse lei a guidarlo con tatto verso quello che da anni ormai era il suo pensiero fisso, la moglie che se ne era andata e che lo aspettava, di sicuro, come lo aveva aspettato da giovane.
- Vorrei tanto sapere che la mia Emma è felice, adesso – sospirò a un tratto, con gli occhi fissi alla fotografia incorniciata, da cui una donna radiosa gli sorrideva. - Non siamo mai stati ricchi, sa? Abbiamo fatto studiare i figli, ma quanto lavoro, povera la mia Emma, quanta fatica! E poi, quando sarebbe stato giusto fermarsi e riposare insieme, lei se n’è andata…-
La voce di Dario si era incrinata, ma subito Alice riprese a confortarlo.
- Emma ora sta bene e ti aspetta. Quando verrà il tuo momento la raggiungerai, e sarete di nuovo felici.-
La donna era passata al tu, con la semplice confidenza delle persone gentili. Dario si trovò a risponderle con la stessa confidenza: gli sembrava di conoscerla da sempre, ed era meno di un’ora che si parlavano.
- Oh, non so. La mia Emma è in paradiso, adesso. Non ha mai fatto altro che del bene, lei, santa donna. Ma io… beh, io da giovane sono stato un brigante, sa? Mi piacevano le donne, tanto. Ma quando mi sono sposato non ho più voluto averne altre, oltre alla mia Emma. Però mi scappavano certe parolacce, alle volte, quando il lavoro mancava, e io volevo che i miei figli invece avessero il meglio…-
Alice sorrideva, rispondendo: - Non temere, Dario. C’è un pezzetto di paradiso anche per te, io lo so. Magari ti metteranno in un angolino, mentre Emma sarà seduta comoda, ma sarete di nuovo insieme. Ora però ti devo lasciare.-
Dario sentì una fitta di rimorso: quanto tempo aveva rubato ad Alice, così gentile e disponibile! Magari l’aveva fatta tardare per la cena. - Scusami, hai ragione. Ti ho monopolizzato per un bel po’, ma… - non osava chiederlo. Però alla fine si decise: - Posso richiamarti domani? -
- Certo, domani sera alla stessa ora. Sarò a casa - aggiunse con un pizzico d’ironia.
Il resto della notte trascorse sereno, Dario dormì persino senza aver preso le solite gocce.

L’indomani si sentiva strano e un po’ confuso, le gambe lo sorreggevano a stento. Gli pareva che il tempo trascorresse troppo lentamente, mentre aspettava con impazienza che venisse finalmente il momento di telefonare. Lui aveva un appuntamento, si ripeteva quasi incredulo.
Aveva sottolineato con cura il numero chiamato per ultimo il giorno prima e quando arrivò il momento, lo compose con attenzione. Sorrideva, ma quando udì una voce maschile, ebbe come un tuffo al cuore. Le parole gli giunsero come pugnalate:
- Qui non c’è nessuna Alice, ha sbagliato. - Subito dopo la linea fu interrotta.
Non era possibile, le aveva parlato ieri! Forse aveva sbagliato veramente, preso dall’ansia.
Lo ricompose con estrema lentezza, questa volta era di certo quello giusto.
Il telefono squillò per pochi secondi, poi la stessa voce di prima rispose già con un tono seccato:
- Pronto!
Dario sentì il cuore che pareva volergli uscire dal petto, ma si fece forza e riuscì a sussurrare:
- Mi scusi, ma vorrei davvero parlare con la signora Alice, me la può passare per favore?-
- Le ho già detto che qui non c’è nessuna Alice, controlli quel numero e la pianti di rompere le scatole.-
Sembrò quasi di sentire la cornetta sbattuta con forza sulla forcella.
Dario restò pensieroso mentre riattaccava a sua volta. Ma com’era possibile? Le aveva parlato, e lei non solo gli aveva risposto, ma aveva capito. Gli aveva riempito l’anima di calore, gli aveva rischiarato la giornata con la luce della speranza.
Era stato tutta un sogno, aveva scambiato un sogno per la realtà? Allora aveva ragione suo nipote a dire che il cervello iniziava a giocargli degli scherzi.
Restò a lungo sulla poltrona, la testa reclinata, le palpebre pesanti, non riusciva a pensare ad altro… eppure gli era parso tutto così reale, gli sembrava di sentirla ancora, quella voce, pareva lì, nella stanza, gli stava parlando.
- Dario, mi hai cercata così a lungo e ora che mi hai trovata io non ti lascerò più -
Si guardò intorno. L’oscurità lo circondava. “Strano”, pensò, “è solo il tardo pomeriggio” e poi quelle parole: parevano appena sussurrate, coperte da rumori e fruscii come se… la radio!
Dario guardò verso la vecchia radio sul tavolino. Era accesa, eppure lui l’aveva spenta prima di telefonare, ne era sicuro: non voleva avere altri suoni a disturbarlo mentre avrebbe parlato con Alice.
Ma nel buio della stanza il quadrante brillava della sua luce gialla che si rifletteva sul vetro del tavolino.
- Alice, allora ci sei… ma come posso sentirti, sei lì dentro?-
- Certo che ci sono, e percepisco il tuo animo così come lo percepivo ieri. Io so di cosa hai bisogno, e se ti fidi di me, non dovrai cercarlo più. Ora resta seduto, apri il tuo cuore e ascoltami.-
Dario ubbidì, sorridendo. Restò sulla poltrona, il volto illuminato dalla debole luce della radio.

Fuori, il pomeriggio divenne sera e la sera notte, lunga e piena di stelle. Più tardi ancora, un chiarore iniziò a filtrare dalle persiane, e infine un raggio di sole illuminò il sorriso sereno sul volto di Dario, gli occhi aperti a fissare la vecchia radio oramai muta per sempre.
Athosg
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Messaggio da leggere da Athosg »

Racconti come questo hanno il pregio di portare serenità al lettore. In questo caso è un uomo anziano che cerca un motivo di speranza nella sua vita ma lo potremmo trasferire a tante situazioni diverse. A dispetto della stagione la vedo come una storia autunnale che degrada dolcemente.
Ora vado a dormire più tranquillo
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Messaggio da leggere da Lucia De Falco »

Trovo che sia un racconto molto delicato, sia nello stile che nei sentimenti. Sentimenti d'altri tempi, che molti non riescono a provare più: il legame, oltre il tempo, con la compagna di una vita, il desiderio di "parlare" con calma con qualcuno, l'emozione che si prova, come un ragazzino alla prima cotta, per un appuntamento telefonico con qualcuno, le emozioni e la compagnia che un tempo faceva la radio...O l'autore ha una certa età o è stato molto in contatto con delle persone anziane, se è stato così bravo da immedesimarsi in una di loro. Mi piace pensare che Alice sia un alter ego della moglie, forse un angelo, l'angelo della moglie stessa, che per un attimo è entrata in comunicazione con lui, poco prima che il marito la raggiunga in Paradiso.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Voto alto per questo tuo tenero racconto dove descrivi problemi molto reali come quello dell'anzianità e della solitudine, sovente associate. Poni anche l'accento su quanto i parenti siano indifferenti e frettolosi nei confronti delle esigenze di chi è alla fine della propria vita. E poi Alice… che infine ha trovato. Bello, mi è piaciuto.
Mariovaldo
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Re: Cercando di Alice

Messaggio da leggere da Mariovaldo »

Grazie Laura, chissa' quanti anziani e anziane vorrebbero soltanto un poco di attenzione e di affetto, ma purtroppo di Alice ce ne sono poche Tema che mi tocca da vicino, sono un anziano fortunato, e ho fatto del mio meglio con una madre vissuta in casa mia sino a 99 ann, quindi facile per me scrivere con cognizione di questi argomenti. Ci ho messo il cuore e credo si senta.
Macrelli Piero
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Messaggio da leggere da Macrelli Piero »

Quando si parla di categorie di persone, come gli anziani, il rischio di cadere negli stereotipi è alto, ma qui il pericolo mi sembra efficacemente scampato. Trama piacevole, anche troppo per uno come me che ama i personaggi in profonda crisi senza soluzione, per un racconto bello.
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Laura Traverso
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Re: Cercando di Alice

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Mariovaldo ha scritto: 01/07/2020, 9:15 Grazie Laura, chissa' quanti anziani e anziane vorrebbero soltanto un poco di attenzione e di affetto, ma purtroppo di Alice ce ne sono poche Tema che mi tocca da vicino, sono un anziano fortunato, e ho fatto del mio meglio con una madre vissuta in casa mia sino a 99 ann, quindi facile per me scrivere con cognizione di questi argomenti. Ci ho messo il cuore e credo si senta.
Sì, si sente il cuore… e buono devi essere ad esserti tenuta in casa la tua mamma sino a 99 anni. Normalmente li spediscono, con un orecchio per parte, nei ricoveri. I miei genitori, non certo all'età della tua mamma, ma molto prima, sono rimasti a casa e morti nel loro letto (pur avendo entrambi malattie gravissime, ma quando si vuole tutto si può fare). Tutti nella mia famiglia sono morti in casa, nonni e genitori. Spero non mi tocchi di essere la prima ad essere spedita… Neppure io sono più giovane...Ciao Mariovaldo :)
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

bello, dolce e commovente.
mi è venuto il groppo in gola mentre leggevo.
ci sono errori di formattazione e i trattini dopo il dialogo che non servono, ma vengono schiacciati dalla dolcezza della storia.
il cuore ha fatto la sua parte, vero, ma anche le descrizioni sono più che buone.
voto alto.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Bel racconto, mi è piaciuto. È delicato e anche commovente, i dialoghi sono convincenti e si riesce ad empatizzare con il signor Dario. Bella la trovata del gioco del telefono, ha un che di triste e malinconico. Avendo a che fare con persone anziane e spesso sole la situazione del protagonista mi risulta particolarmente vicina.

Segnalo due cose che credo ti siano sfuggite:

“Poi sua moglie se l’era presa un brutto male, ma la radio aveva continuato a suonare per lui col suo tono morbido, d’altri tempi.“

Penso andrebbe scritto se l’era preso un brutto male.

E:

“Era stato tutta un sogno, aveva scambiato un sogno per la realtà? Allora aveva ragione suo nipote a dire che il cervello iniziava a giocargli degli scherzi.“

Era stato tutto un sogno...

Ho un dubbio sul titolo: perché cercando “di” Alice?

Buon racconto in ogni caso!
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Sì, un ottimo testo. Ben scritto, toccante, emozionante. Solo il finale mi ha lasciato interdetto.
Avevi l'occasione con questo racconto di evitare il solito ricorso all'espediente tecnico, alla trovata, al Deus ex machina che risolve la storia al tuo posto e tipico dei racconti brevi.
Se avessi seguito la traccia iniziale Alice sarebbe stata una persona in carne e ossa, ma diversa dai maleducati che avevano sempre risposto al protagonista chiudendogli il telefono in faccia o apostrofandolo con stupidi epiteti. Sarebbe stata una rivelazione Alice, una persona empatica e premurosa. E nel finale avrebbe potuto chiedere al protagonista di venirla a trovare e da lì sarebbe nata un'amicizia che avrebbe sfidato il tempo e le convenzioni.
Lo vorrei scrivere io un racconto del genere.
Hai preferito invece l'intervento soprannaturale e Alice in realtà non esiste.
E non esiste neanche la gentilezza e la premura, perché Alice le avrebbe potute incarnare.
Hai preferito insomma considerare gli uomini tutti come quelli che ti chiudono il telefono in faccia e la speranza l'hai confinata in un'altra vita non reputandola un'esperienza mondana.
Da questo evinco che sei anche cristiano.
Non credere però, sono solo considerazioni personalissime e forse stupide le mie che non intaccano il mio giudizio per il tuo lavoro, che giudico ottimo. Ma poteva essere superlativo se tu avessi trovato Alice per davvero.
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Mariovaldo
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Re: Cercando di Alice

Messaggio da leggere da Mariovaldo »

Namio, capisco il tuo punto di vista e ti ringrazio per la franchezza. Un finale diverso da quello che ho scritto, per le mie capacita' sarebbe stato difficile. In agguato la sdolcinatura, che detesto, o l'inutile verbosita'' che i lettori, giustamente, detestano. In fondo sono un dilettante della penna e riconosco i miei limiti,mai fare salti senza paracadute cercando improbabili capolavori,
Leggero' con gratitudine altre tue eventuali recensioni
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Confesso di far parte della schiera di maleducati che avrebbero sbattuto il telefono in faccia al povero Dario: sarà perché sono ormai esasperato dalle decine di chiamate di call center che ti vogliono fare un'offerta imperdibile su gasluceacquaeinternet.
Dario ha il problema opposto, e capisco la sua situazione; comunque, se proprio vuole parlare con Alice, gli consiglio il contratto della TIM.
La seconda opzione (una morte serena) è comunque nettamente preferibile. Ma in Paradiso ci sono call center?
Bel racconto
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Messaggio da leggere da Ida Daneri »

Un raccondo delicato e ben scritto, dall'andamento lento e coinvolgente.
Però, forse non ho compreso il finale, può essere, ma quella radio muta è una cosa davvero triste dopo aver ascoltato la dolce voce di Alice che ridava speranza. L'unica cosa che mi viene in mente è che Dario sia morto e mi dispiace, ora che aveva trovato un'amica. Oppure Dario non ci sta più con la testa, anche se dal testo non sembrava, e si è immaginato tutto e anche questa è una cosa triste. Insomma, il finale non mi è piaciuto e lo trovo incoerente con la bella storia.
Nella formattazione dei dialoghi, quando usi il trattino e non c'è alcuna descrizione dopo la battuta di dialogo, non si mette mai il trattino di chiusura.
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Andrepoz
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Messaggio da leggere da Andrepoz »

Racconto bellissimo, sorretto da una idea fantastica e bene assistito da una scrittura controllata, che riesce ad evitare di scadere nel melodramma fine a se stesso. Al contrario di altri commenti, io ho apprezzato moltissimo anche il finale, perchè l'irrompere di un tocco surreale a mio parere contribuisce a far sentire ancora di più al lettore il dramma della solitudine del protagonista. Le righe finali toccano le corde della commozione. Davvero complimenti, si sente che ci hai messo il cuore.
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Se Alice fosse stata reale e se la telefonata fosse stata l'inizio di qualcosa il mio voto sarebbe stato un 5 con lode. Scoprire che invece non lo era mi ha spento il sorriso. Sorriso che si era acceso perchè intravedevo un piccolo riscatto per questa nostra umanità quasi sempre frettolosa, scorbutica e indifferente. Bel racconto comunque, e ben scritto.
Ultima modifica di Stefyp il 16/09/2020, 7:20, modificato 1 volta in totale.
Simone_Non_é
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Messaggio da leggere da Simone_Non_é »

Ciao Mariovaldo! Il tuo racconto mi è piaciuto molto, è riuscito ad emozionarmi ed ho apprezzato in modo particolare il finale. Da un punto di vista del ritmo e della forma nulla da ridire, il tutto risulta molto piacevole
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