APHROTITI
Una ciambella di carne a cavallo della cinta, occhiaie al carbone e una testa spelacchiata costituivano il biglietto da visita dell’uomo seduto nella saletta privata del Tropical Caffè.
Savino aveva riservato la sala in modo da non inceppare la lingua nel vivo dell’appuntamento.
Una saetta bianca e nera giunse al suo tavolo.
- Desidera qualcosa?
Savino sbirciò l’orologio e annuì: - Un tè freddo, per favore. Comunque aspetto una persona, non sono solo.
- Certo signore. Con permesso signore.
Savino consultò il telefono e alternò sorrisi e sospiri.
Venne interrotto dalla consegna della sua consumazione. Porse la carta di credito al cameriere; guardò gli occhi del ragazzo andare e tornare tra la placchetta d’oro e la sua figura; lo squadrò quando decise di verificare la carta.
- Sono un uomo molto impegnato, non ho tempo da perdere in frivolezze estetiche.
- Certo signore. Con permesso signore.
- E tenga aperto il conto.
L’orologio accompagnò lo sciogliersi del ghiaccio, Savino vuotò il bicchiere e lo nascose dietro un vaso.
L’incarnazione del suo ideale estetico entrò nella sala.
Aphrotiti, fasciata in un tubino rosa antico, avanzò tracciando nell’aria note per una sinfonia. Prese posto sulla sedia manovrata dal cameriere.
Si sorrisero.
- Aphrotiti!
- Savino!
Dita di velluto, incorniciate da lame rosse, si unirono a cartapesta pelosa.
- Guardami. Sono io, sono il tuo sogno. – disse la ragazza.
- È incredibile, se me l’avessi detto non ci avrei creduto. Settimane di messaggi mi hanno rivelato la tua anima e in essa mi sono specchiato. Vederti, toccarti e constatare che tu sei perfetta mi fa girare la testa.
- Indovina che porto sotto?
Savino spalancò la bocca e dilatò gli occhi.
- È come nell’ologramma che ho pubblicato?
Aphrotiti suonò una risata e le stelle brillarono nei suoi occhi.
- Lo vuoi vedere?
- Aphrotiti, magari. Ma qui come facciamo? Meglio a casa mia, più tardi.
La donna si alzò, divenendo il centro dell’universo di Savino, girò il tavolo e piazzò un piede tra le gambe dell’uomo.
- Anche i sandali, uguali in tutto e per tutto. – sospirò Savino, carezzando il dorso di quel piedino.
Aphrotiti si piegò verso di lui, il profumo del respiro della ragazza lo ammaliò.
L’uomo esplorò le cosce voluttuose, i fianchi sensuali e il ricco décolleté di Aphrotiti. Fissò gli occhi verdi della ragazza e vide le labbra di lei muoversi, promettendo passione.
- Raggiungimi in bagno. – lo pregò Aphrotiti.
La coppia tornò al tavolo e Savino ordinò due Mojito. Quando con la cannuccia cominciò a tirare su lo zucchero di canna, Savino chiese del bikini: - Ma come hai fatto a trovarlo identico? Io l’avevo disegnato senza copiare nessun modello. Così, di fantasia.
- L’ho fatto ricostruire dal tuo ologramma. È sintetico, ma il tessuto rende fedelmente la pelle, sia alla vista che al tatto. Il mio regalo per te.
- Ma... hai ricostruito altro?
Aphrotiti scosse la testa.
- Mi hai trovata, Savino. Finalmente mi hai trovata. Siamo fatti l’uno per l’altra, siamo due anime gemelle. Non c’è bisogno di fingere tra noi, di simulare, di creare artifici. Noi siamo come siamo e ci accettiamo così.
- Mi riempie il cuore di gioia sentirti dire queste cose. Tu sai quante delusioni ho avuto, quante umiliazioni ho dovuto subire. Ormai mi ero ridotto al solo sesso a pagamento, come un animale che soddisfa l’istinto.
- Sei una così bella persona, Savino. Hai il cuore d’oro.
Savino scrutò oltre la porta a vetri, seguì le sagome che si muovevano e storse la bocca in una smorfia: - Là fuori c’è aggressività e ipocrisia. Sono fortunato a essere abbastanza ricco da potermi difendere. Però ho sofferto tanto, io sono una persona buona.
Aphrotiti annuì, carezzandogli le mani.
- Mi giudichi male per aver richiesto la ricostruzione estetica completa alla donna che avesse risposto al mio annuncio? L’uguaglianza tra te e il mio ideale è totale, ma avresti accettato in caso contrario?
- Ma certo Savino, il mio amore per te è maturo.
Savino sorrise con tutto il viso e goccioloni si affacciarono tra le palbebre. Si scambiarono il loro primo bacio.
- Promettiamoci che ci difenderemo a vicenda e ci sosterremo – dichiarò Aphrotiti.
- Ci sproneremo, senza volere che l’altro cambi a tutti i costi – proseguì Savino.
- E insieme costruiremo il nostro nido d’amore in cui rifugiarci e dare vita al nostro mondo – conclusero all’unisono, celebrando la loro unione.
Ordinarono un prosecco per brindare, bollicine per tradurre in fisica le sensazioni di entrambi.
- Ecco qui, amore mio. E non si discute, offro io. – disse Aphrotiti, posando un proiettore nel centro del tavolo.
Una pressione da parte della ragazza e un ologramma, alto come la bottiglia di prosecco, invase l’aria tra gli innamorati. Fasce muscolari in rilievo, sorriso da far andare falliti gli odontoiatri e occhi da conquistatore: l’ideale estetico di Aphrotiti.
- Quando vuoi, amore. Scegli tu il giorno per la metamorfosi.
- Ma abbiamo detto di accettarci così come siamo.
- E così è, Savino mio. Sei tu che hai chiesto un cambiamento alla tua futura compagna, chiedere di allinearti al mio ideale maschile è del tutto coerente, non offendo certo la tua anima.
Il cameriere tornò a sparecchiare il tavolo.
- Desidera altro, signore?
- No, grazie. Può chiudere il conto.
- Non aspetta nessun altro?
- Nessuno, sono solo. Il mio amore non è maturo. Non sono pronto per andare oltre me stesso e compiere un atto di generosità, così mi ha detto.
- Certo signore. Con permesso signore.