Gara 66 - Commenti e votazioni

Qui ci sono tutte le vecchie Gare letterarie, dal 2008 all'estate 2018.
Avatar utente
Mastronxo
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 403
Iscritto il: 09/02/2010, 0:13
Località: Como

Author's data

Re: Gara 66 - Commenti e votazioni

Messaggio da leggere da Mastronxo »

Roberta Michelini ha scritto: 21/10/2017, 13:41 il commento era lusinghiero, anche se sei terribilmente stitico nei giudizi!
Ciao Roberta :D
Non avendo modo (e neanche la voglia) di analizzare nel dettaglio ogni pregio e ogni difetto dei racconti, devo necessariamente sintetizzare. Ho fatto con me stesso il patto di far emergere almeno il meglio e il peggio di ciascuno scritto perché se no non finisco più. Ma dentro di me, per il giudizio finale, tengo conto di questi fattori fondamentali: nucleo narrativo, ambiente/atmosfera, personaggi, forma, stile. Poi tiro giù un giudizio complessivo. A richiesta specifico e spiego più nei dettagli.
La stitichezza è vero c'è, ma sinceramente da un po' di gare vedo una omogeneità di voti che di media si assesta fra il 4 e il 4,5 e ciò mi pare peggio. Se devo dare un oggettivo 5 a una persona che ha messo giù qualcosa di veramente superiore perché devo fare la stessa cosa con racconti mediocri o con lacune oggettive? Per simpatia? :-D
Specifico :
Voto 5 racconto superiore, da pubblicare
4 sopra la media
3 discreto
2 sotto la media
1 pessimo.

Con i vari mezzi in mezzo
"Nessuno può mettermelo nel culo!" urlò Polifemo, brandendo un enorme tronco d'albero
"Ho appena fatto la cacca". Un uomo libero.
Roberta Michelini
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 24
Iscritto il: 08/10/2011, 19:20

Author's data

Re: Gara 66 - Commenti e votazioni

Messaggio da leggere da Roberta Michelini »

Mastronxo scrive: “Se devo dare un oggettivo 5 a una persona che ha messo giù qualcosa di veramente superiore perché devo fare la stessa cosa con racconti mediocri o con lacune oggettive? Per simpatia? “
Figurati se uno è simpatico come ‘n gato tacà ai cojoni! Quindi io, applicando il tuo criterio al tuo racconto, avrei dovuto scrivere quello che ho pensato veramente, e cioè: La prima parte: che è sta roba? Sarebbe questo il famoso e temibile Mastronxo? Fa proprio cagare: 0 punti. La seconda parte mi è piaciuta, ma perché dare un 5 con le lacune oggettive della prima parte? Sì va beh, sopra la media (la seconda parte, s’intende), ma non sia mai regalare un 5: per cosa? Per simpatia? Quindi: prima parte 0, seconda parte 4, media 2.” Alla prossima!
Roberta Michelini
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 24
Iscritto il: 08/10/2011, 19:20

Author's data

Re: Gara 66 - Commenti e votazioni

Messaggio da leggere da Roberta Michelini »

Comunque per me i criteri di valutazione dovrebbero tener conto prima di tutto del rispetto delle caratteristiche del testo: se questo rispetta i criteri di correttezza, coerenza (interna e rispetto al tema dato) e coesione, almeno un 4 (cioè 8/10, un "buono") si deve dare. Se c'è un "di più" quanto ad originalità un 4,5, e un 5 se soddisfa pienamente tutti i criteri. I gusti in fatto di generi (compresa l'autobiografia) sono soggettivi non dovrebbero invece assolutamente influire sul giudizio, se la c'è la coerenza con il tema del bando. A me per esempio non piacciono né il fantasy, né la fantascienza, anzi li detesto, però mi impongo di non farmi influenzare e di tener presente solo i criteri davvero oggettivi.
Avatar utente
Mastronxo
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 403
Iscritto il: 09/02/2010, 0:13
Località: Como

Author's data

Re: Gara 66 - Commenti e votazioni

Messaggio da leggere da Mastronxo »

Roberta,
Come puoi leggere dai miei criteri di giudizio i gusti personali non esistono nei parametri.
Per quanto riguarda la forma dei commenti, non mi pare di aver usato termini offensivi tipo che qualcosa faccia cagare.
Sulla valutazione evidentemente non ci capiamo, perché se devo partire da 4 a prescindere faccio prima a non votare né commentare.
"Nessuno può mettermelo nel culo!" urlò Polifemo, brandendo un enorme tronco d'albero
"Ho appena fatto la cacca". Un uomo libero.
Ilaria Rucco
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 18
Iscritto il: 10/09/2016, 12:23

Author's data

Re: Gara 66 - Commenti e votazioni

Messaggio da leggere da Ilaria Rucco »

Posto di seguito il mio racconto corretto, facendo i complimenti a Ida per la Vittoria!

LA TERRA DEI SOGNI PERDUTI

La terra dei sogni perduti è un luogo dove vivono tante persone che hanno smesso di sognare: ragazzi, uomini, persone anziane, e anche qualche bambino.
Ognuno di loro si trova in questo posto perché non ha più un motivo per cui sperare o perché si è talmente legato a un dispiacere che gli ha cambiato la vita, da non avere più la forza di reagire.
C’è chi ha perso un lavoro, chi una persona cara, chi ha avuto una delusione d’amore, chi ha perso o rotto il giocattolo preferito.
In questa terra lontana, il cielo non è azzurro, ma viola, il prato è giallo, il mare rosa, insomma, tutte le cose non sono come dovrebbero essere.
Tra le persone capitate in questo strano luogo, ci sono anch'io, Chiara, ho 15 anni, e sono finita nella terra dei sogni perduti per il dolore della perdita di mia nonna. Non ho mai voluto accettare la sua morte, ecco perché sono andata avanti pensando che la nonna sia semplicemente in un altro luogo, dentro di me, però, ho sempre sentito quel vuoto, perché quel rapporto quotidiano fatto di parole, di gesti, di abbracci che si è bruscamente interrotto, mi manca terribilmente.
Niente è più come prima, sono cambiata, anche se faccio di tutto per non ammetterlo, nessuno può capire cosa provo, quanto grande sia per me quel vuoto incolmabile che sento dentro.
Sono stanca di sentirmi dire che è assurdo stare male così per la morte di una nonna.
"Ma la gente ce l’ha un cuore?" è quello che mi chiedo tutte le volte che mi rendo conto di non essere stata capita.
Un giorno, mentre passeggiavo nella terra dei sogni perduti, feci un incontro con una persona alquanto bizzarra, un uomo dai capelli arruffati e arancioni e dei grandi occhi verdi.
"Ciao, è la prima volta che ti incontro, cosa ci fai in questo mondo che funziona al contrario?" Mi chiese lo strano uomo.
"Ho smesso di essere felice" risposi tutto d’un fiato.
"Perché mai?" mi chiese invitandomi a sedere su una panchina che si trovava accanto a noi, poi aggiunse:"Ti va di raccontarmi la tua storia?"
Rimasi per un attimo in silenzio a osservarlo, poi mi sedette accanto a lui.
"Forza" mi ripeté per darmi coraggio. "Comincia pure"
"Ecco… Qualche mese fa, ho perso una persona molto importante, mia nonna - dissi mentre tamburellavo le dita sulla panchina — Sai, si dice che quando le persone vanno via improvvisamente lascino dentro di noi una ferita difficile da rimarginare, perché restiamo con il rimpianto di quello che avremmo voluto dire e fare fino a un attimo prima, anche per me è così, avrei voluto abbracciarla per l’ultima volta, non credo però che questo mi avrebbe aiutata lo stesso ad accettare la sua assenza, perché mi manca vederla, parlare con lei, il farci compagnia a vicenda" risposi candidamente.
"Capisco. È per quello che sei finita qui allora, quindi hai smesso di sognare già da un po’… Cosa ti spaventa?"
"Ho paura di fare sempre lo stesso sogno, quella di vederla morire ancora, succede tutte le volte e io non ce la faccio, ecco perché ho smesso di sognare" rispondo quasi angosciata.
"Hai salutato tua nonna prima che andasse via?" mi chiede cercando di capire.
"No, non sono riuscita a farlo, è successo tutto così in fretta" rispondo tristemente.
Quello che non potevo sapere, era che l’uomo dai capelli arancioni, era lì per aiutare tutti quelli che capitavano nella “terra di mezzo” come la definiva lui.
"Voglio farti un piccolo regalo, chiudi gli occhi" mi disse l’uomo sfiorandomi poi le tempie.
Mi ritrovai così in un grande giardino, che riconobbi subito, perché era quello di casa mia. Lungo il viale delle rose, è così che mi piaceva chiamarlo, scorsi da lontano la figura di mia nonna, e cominciai a correre per raggiungerla.
"Non ci posso credere nonna, sei proprio tu!" le dissi sorpresa di vederla
"Sì amore, sono io" mi rispose abbracciandomi forte.
"Ho bisogno di dirti una cosa che non sono riuscita a dirti quando sei andata via: ti voglio bene"
"Lo so e te ne voglio tanto anche io, non devi più avere paura di sognare, perché è qui che potremmo incontrarci ancora, adesso vai amore mio, svegliati".
Fu così che lasciai la terra dei sogni perduti risvegliandomi nella mia stanza, riuscendo finalmente a sorridere e a sognare ancora.
Enrico Gallerati
rank (info):
Pubblicista
Messaggi: 66
Iscritto il: 17/02/2015, 15:27

Author's data

Re: Gara 66 - Commenti e votazioni

Messaggio da leggere da Enrico Gallerati »

Be' io da Mastronxo ho preso un 2 meritatissimo. In fondo anche lui come quasi tutti hanno commentato molto positivamente la mia opera (forse di più di quello che vale realmente) poi 2,3,4 o 5 e solo questione di dove è finito il dito sulla tastiera, nulla di più.
Avatar utente
Michele
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 42
Iscritto il: 24/06/2009, 10:34
Località: Galdo Cilento

Author's data

Re: Gara 66 - Commenti e votazioni

Messaggio da leggere da Michele »

Complimenti alla vincitrice e in generale e tutti voi, grazie per i commenti sempre graditissimi.

Ecco il mio racconto corretto grazie ai vostri suggerimenti.

L'orologiaio.
L’uomo macchina cigolando mi fa cenno di entrare. Oltre la porta centinaia di orologi adornano una stanza senza finestre. In fondo, dietro un piccolo banco, l’uomo orologio ansima e sbuffa mentre armeggia con ingranaggi molle e pendoli. Sulla sua testa pende un grosso orologio e un cartello su cui é scritto “l’OROLOGIAIO”. Mi avvicino, le lancette sulla sua faccia girano convulsamente con un ticchettio irritante: Tic Tac, Tic Tac, Tac Tic, Tac Tic. Ormai sono a pochi centimetri, l’uomo orologio si ferma, mi fissa e con gesto plateale caccia dal taschino un orologio, e mentre me lo mostra esclama “Mi dispiace figliolo, il tuo tempo è finito”. Vorrei replicare ma sono immobilizzato, il quadrante dell’orologio si avvicina sempre di più o sono io che mi rimpicciolisco, tento di scappare ma questo mi avviluppa e cado fra ingranaggi e molle e mentre tutto diventa nero l’ultima cosa che vedo sono le lancette che indicano mezzogiorno o forse mezzanotte.
Mi sveglio, come ogni volta, il tic tac è ancora nella mia testa ma sfuma come l’oscurità che mi circonda. Sono nella mia camera, appena distinguo le prime forme mi alzo, mi muovo piano nella semioscurità. Raggiungo il bagno e accendo la luce, il volto riflesso nello specchio mostra quello che sono, un uomo con più rughe che dita e qualche capello bianco: sopravissuto ad un matrimonio due figli un divorzio e un principio di infarto, e vuoi davvero che mi preoccupi di uno stupido sogno? Eppure sono giorni che il sogno si ripete, non tutte le notti ma troppo spesso per non rendermi inquieto, dovrei parlarne con qualcuno, forse con uno strizza cervelli, domani lo farò, mi ripeto, e con questa promessa mi rimetto a letto e mi addormento.
In realtà non ne parlai con nessuno, né il giorno dopo, né in quelli successivi. Il sogno non ricorreva più così spesso, anzi, quando non accadeva ero più preoccupato di quando sognavo, se il mio tempo era finito allora preferivo che qualcuno me lo ricordasse tutti i giorni per i prossimi cento anni almeno. Ma qualcosa cambiò, e fu nel giorno in cui, tornando prima dal lavoro, trovai la strada sbarrata da un cantiere. Ora da casa al lavoro sono poche centinaia di metri che di solito percorro a piedi, ma fare lo slalom tra operai, buche e mezzi da lavoro non era affatto incoraggiante. Decisi di evitare tutto ciò deviando per il centro storico della città, avrei allungato ma l’idea mi rilassava, sapevo che a quell’ora il centro era quasi deserto, e poi, un sole tiepido settembrino e un cielo blu mi avrebbero accompagnato senza intoppi meteorologici. Era proprio come lo ricordavo, le stradine e gli anfratti dove da ragazzini giocavamo o ci nascondevamo dopo aver fatto i dispetti ai passanti. Altri tempi. Camminavo con la testa fra i miei ricordi giovanili che quasi non feci caso all’uomo appoggiato al muro, quando giunsi a pochi passi l’uomo macchina mi osservava. “Ehi!” gridai, ma l’uomo aveva già attraversato la strada con cigolii sommessi e dileguato in una delle traverse laterali. Lo seguii quasi correndo gridandogli di fermarsi. Oltre il muro era sparito. Accelerai il passo, ma dell’uomo nessuna traccia, sbucai su un piccolo spiazzo dove un dedalo di vicoli si diramavano in tutte le direzioni. Restai curvo cercando di riprendere fiato, cos’è che diceva con insistenza il dottore? “Eviti sforzi e affaticamenti, il suo cuore non è più quello di una volta”. Dell’uomo macchina nessuna traccia, un dubbio si insinuò nella mia testa, lo avevo realmente visto o stavo solo sognando? O semplicemente mi ero fatto suggestionare dal sogno e avevo scambiato un passante qualsiasi per l'uomo macchina? Qualcosa non quadrava, e mentre cercavo di darmi una risposta razionale mi resi conto di essermi perso. Non ero mai stato da quelle parti, nemmeno da piccolo, porte e finestre erano sbarrate, palazzi sudici incombevano su di me rendendomi piccolo e insignificante. Cercai di trovare una via d’uscita e quasi non ci feci caso, ma poi la vidi, l’insegna, “l’OROLOGIAIO”, e di fianco un orologio che pendeva su una porta a vetri. Il primo impulso fu quello di fuggire, ma poi entrai deciso. Decine di orologi adornavano una piccola bottega, e in fondo, dietro il suo banco da lavoro, l’uomo orologio armeggiava con ingranaggi molle e pendoli. Gli mancavano le lancette sul volto ma era lui. “Do un’occhiata” dissi, cercando di mascherare la mia sorpresa. L’uomo borbottò qualcosa, ma io ero già fra gli scaffali. Osservavo le decine di orologi ma tenevo sotto controllo l’uomo al banco, era proprio come l’uomo orologio del mio sogno, basso e tarchiato con un paio di baffi neri simili alle lancette di un orologio. Non c’erano dubbi, stavo impazzendo. E mentre mi arrovellavo per capirci qualcosa lo vidi, l’orologio da taschino, lo stesso del sogno, era sistemato in una vetrina che si affacciava sulla strada dal lato opposto all’ingresso. Allungai la mano per prenderlo. “Quello non è in vendita.” sobbalzai e nel voltarmi mi trovai faccia a faccia con l’uomo orologio, allungò una mano e prese l’orologio, “e’ rotto” replicò, “vede non si apre”. “Non importa lo compro lo stesso” dissi, mentre mettevo mano al portafoglio”. “Non c’è prezzo per questo” sospirò, “ora se vuole scusarmi devo chiudere”. Depose l’orologio in vetrina e mi accompagnò alla porta. Non replicai ma ero deluso, avrei voluto quell’orologio, forse solo così avrei dato un senso a tutto. Girai l’angolo e mi fermai davanti alla vetrina. L’orologio era lì, appoggiato su un panno verde, solo una sottile lastra di vetro ci divideva. E fu in quel momento che decisi di fare una cosa che nella mia vita non avevo mai fatto. Oltre il vetro l’uomo orologio era scomparso nell’oscurità della sua bottega, mi guardai intorno, e a pochi passi vidi una pietra quasi messa li apposta, la presi e la scagliai contro la vetrina che esplose in piccoli pezzi. Afferrai l’orologio e scappai via, le urla dell’uomo orologio echeggiarono tra i vicoli, poi un altro rumore si sovrappose, era il cigolio dell’uomo macchina che mi inseguiva, ma non mi voltai a guardare. Correvo come quando da ragazzino mi nascondevo tra questi muri. Provavo una felicità controversa, quasi ridevo mentre l’uomo macchina non riusciva a tenere il mio passo. Tra queste strade da piccolo io ero il più veloce, la vita di quegli anni scorreva come un film davanti ai miei occhi. Lasciai la parte vecchia della città, e nonostante fossi ormai al sicuro non mi fermai. Ma qualcosa dentro di me si ruppe, il film della mia vita accelerò in un fiume di immagini scomposte e sbiadite. Caddi a terra senza provare dolore, l’orologio volò via rotolando sull’asfalto e si aprì con un clic, prima che il mio cuore si fermasse definitivamente vidi le lancette ferme a mezzogiorno o forse a mezzanotte.
La ricerca ossessiva del consenso crea mediocrità.
Enrico Gallerati
rank (info):
Pubblicista
Messaggi: 66
Iscritto il: 17/02/2015, 15:27

Author's data

Re: Gara 66 - Commenti e votazioni

Messaggio da leggere da Enrico Gallerati »

ecco il racconto corretto (dopo le vostre preziose indicazioni)

Macchie d'inchiostro



Mi svegliai di mattina tarda. Mi sentivo rilassato, ma notai che era già mezzogiorno. Alessia preparava la pasta tra il miagolare dei gatti; in alto il cielo pareva un enorme piscina.
L'odore di pasta mi riportava a quando vivevo da mia nonna Piera. Nonostante tutto quel periodo fu sereno, una vita semplice fatta di poche cose.
Abitavo in un quartiere popolare nella zona est della città. Era un plastico di palazzi, lamponi e spaziose aree verdi dalle atmosfere desolanti.
Io ero il ragazzino orfano, lo sentivo bisbigliare spesso a scuola. Mi scrutavano come fossi una reliquia: - è lui, quello con la maglietta rossa, quello che sta mangiando la focaccia -
- Dev'essere stato brutto trovarsi senza entrambi i genitori e la sorellina da un giorno all'altro -
- E già… io mi sarei suicidato certamente… -
Io però avevo rimosso quei trascorsi, ma intuivo: era vero, avevo perso i genitori e mia sorella Sabina. Ma la cosa non mi turbava più di tanto. In fondo vivevo bene ugualmente, anzi, mia nonna Piera mi dava l'affetto che avevo bisogno, mi riempiva di cose buone da mangiare ed era sempre premurosa nei miei confronti. Mi aveva comprato una bella bicicletta, quella che avevo preferito tra centinaia nel negozio che distava due isolati dal palazzo dove abitavamo. Non c'era giocattolo che chiedevo e lei non comprasse, così ero io ad autolimitarmi, capendo che non c'era limite. Ogni tanto sì si arrabbiava, ma dopo pochi minuti ero sempre io a decidere cosa fare della mia vita.
E allora cos'era quel compatimento? Caso mai erano loro i poveretti: non potevano guardare la TV quando volevano, e tanto meno non potevano scendere a giocare all'ora che gli pareva.
Erano privati di molte più cose rispetto a me, e questo perché avevano due splendidi genitori, che se li tenessero i loro cari, io stavo bene così!

La maestra d'italiano si era alzata con l'aria un po' sonnolenta, poi aveva proposto di farci fare un tema sui nostri genitori.
- Scrivete come sono, del rapporto che avete e cosa cambiereste di loro, ammesso che vogliate cambiare qualcosa. Dai! Avete due ore, penso che bastino, non dovete mica fare un romanzo -
Nella calasse si era formato un brusio, sembrava un alveare in subbuglio.
- E allora! Cos'è tutto questo trambusto? Silenzio! -
- Prof, ma lui i genitori non li ha… -
- E' vero Milo? -
Io feci un cenno di sì con il capo.
- Mi dispiace, quand'è successo? -
- Tre anni fa -
- Allora dovresti ricordarti? -
Io feci un breve cenno negativo con il capo.
- Ma scusa Milo, tu adesso hai dodici anni, tre anni fa avevi nove anni, qualcosa ti ricorderai pure no? -
- Il tema lo faccio su mia nonna Piera, posso? -
- No, dev'essere sul tuo babbo e tua mamma, scrivi quello che ti senti, se non vuoi proprio farlo non succede niente, ma voglio che almeno ci provi. Scrivi ciò che ricordi, qualsiasi cosa, va bene Milo? -
Aveva detto la prof con la sua voce vellutata, sfiorandomi la punta del naso con le sue dita affusolate. Si chiamava Magda ed era assai sensuale, e anche se aveva a che fare con un ragazzino non evitava di far sentire la sua essenza di femmina; le piaceva essere provocante, ma lo faceva sotto la spinta della sua natura e non era mai volgare.

Avevo il quaderno davanti; vedevo delle righe orizzontali, una sull'altra. I miei compagni scrivevano, tutti scrivevano tranne me.
Cercai di concentrarmi, così mi apparve una collina, ai piedi di essa mia madre che lavorava nel verde dei campi.
C'era un sole grande, pennellava d'oro il fienile. Il vitellino muggiva, con il suo muso grazioso mi dava dei colpetti sulle gambe nude, aveva il manto color caffè latte.
- Macho… -
Ora tutto intorno a me era buio, io ero al centro di un cono di luce vividissima, accecante.
C'era mio padre sul suo vecchio trattore, l'aratro scalzava grosse zolle di terra, in un certo momento fu inghiottito dal rosso del tramonto.
Era apparso il muso tondo del vetusto automezzo che avanzava verso di me. Poco dopo il viso cotto dal sole di mio padre mi era davanti, mi aveva sorriso, poi mi aveva fatto cenno di salire.
Sentivo le vibrazioni e le asperità del terreno, mio padre guidava con abilità.
Poi all'improvviso si fermò, scese con l'agilità di un ginnasta, e sempre con un cenno del capo mi fece segno di guidare, lui d'altra parte era uomo di poche parole. In quel momento i soli erano tre, due erano all'interno dei miei occhi e uno appeso nel cielo.
Mia sorella Sabina giocava nel cortile, era insieme alle sue amichette. Poco dopo giocavo in quel gruppo di bambine dai vestiti colorati, mi divertivo a scoprire i loro corpicini vividi di vita, erano le prime pulsioni sessuali.

Sabina aveva sempre tante cose da mostrarmi, ora un rospo, una pianta, uno strano sasso a forma di fallo.
- Hai visto… - e aveva emesso un risolino arruffando il musetto che pareva levigato dalla corrente di un torrente.


L'alone di luce abbagliante scomparve, non c'era più nemmeno il buio. Vedevo la luce che entrava dalle grandi finestre dell'aula.
Ora mi rendevo conto di cosa avevo perso, solo ora. Il mondo era minuscolo a tale grandezza, e avevo cancellato il tutto per sopravvivere a quell'infinita dimensione. Ma adesso non c'era più nulla da fare: forse ero tornato il Milo che si era specchiato nell'acqua pura di quel laghetto nell'estate di tre anni fa?
La diga del passato si era rotta cancellando il presente; tutto ora si mostrava senza alcun significato.
Non avrei mai più rivisto mio padre, né mia madre e tanto meno mia sorella Sabina. Non c'era il caso, avrei potuto camminare, incontrare, ridere, piangere, mangiare, vivere, ma non avrei mai più avuto la possibilità d'incontrarli, e ciò si manifestava come una crudeltà insuperabile.
Qualcosa di profondo mi era nato dentro. Ora mi sentivo cambiato. Aprii le mani, la penna cadde sulla carta producendo un rumore sordo; sapevo che d'ora in avanti l'immagine dei miei famigliari non sarebbe mai più svanita. E con quell'immagine gli anni sarebbero stati molto complessi, forse nemmeno mio padre s'immaginava le vicissitudini a cui sarei andato incontro, ma almeno io, al contrario di lui, ero ancora vivo.

Avevo davanti le pagine a righe blu del quaderno. Non c'era scritto nulla di comprensibile, o almeno qualcosa dovevo aver buttato giù, ma erano macchie bluastre informi sciolte nella carta, avevo pianto inchiostro?
Mi guardai attorno, nessuno stava scrivendo, tutti mi osservavano, anche l'insegnante, notai che aveva il volto rigato dalle lacrime, anche i miei compagni avevano dei resti di pianto sulla faccia.
L'insegnante mi fece segno di portarle il quaderno.
Lo esaminò per qualche secondo e poi lo chiuse.
- Scusa Milo… – mi disse, poi riaprì il quaderno e scisse un ottimo, lo fece in fondo alla pagina a destra, come se al posto di quelle macchie d'inchiostro ci fossero state parole.
Rispondi

Torna a “Archivio vecchie Gare”


Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:


BReVI AUTORI - volume 4

BReVI AUTORI - volume 4

collana antologica multigenere di racconti brevi

BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:

Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale

La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwIda Dainese, nwAngela Catalini, Mirta D, nwUmberto Pasqui, Verdiana Maggiorelli, nwFrancesco Gallina, Francesca Santucci, Sandra Ludovici, nwAntonio Mattera, nwFrancesca Paolucci, nwEnrico Teodorani, nwLaura Traverso, nwRomina Bramanti, nwAlberto Tivoli, nwFausto Scatoli, Cinzia Iacono, nwMarilina Daniele, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, nwIsabella Galeotti, Arcangelo Galante, Massimo Tivoli, Giuseppe Patti, nwSmilingRedSkeleton, Alessio Del Debbio, nwMarco Bertoli, Simone Volponi, nwTiziano Legati, Francesco Foddis, nwMaurizio Donazzon, Giovanni Teresi, Sandro Pellerito, nwIlaria Motta.

Vedi nwANTEPRIMA (730,53 KB scaricato 92 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon



FEMILIA - abbiamo sufficienti riserve di sperma

FEMILIA - abbiamo sufficienti riserve di sperma

In seguito a un'escalation di "femminicidi", in tutto il mondo nasce il movimento "SupraFem", ovvero: "ribellione delle femmine che ne hanno abbastanza delle violenze dei maschi". La scintilla che ha dato il via al movimento è scattata quando una giornalista ben informata, tale Tina Lagos, ha affermato senza mezzi termini che "nei laboratori criogenici di tutto il mondo ci sono sufficienti riserve di sperma da poter fare benissimo a meno dei maschi. Per sempre!". Le suprafem riescono ad avere un certo peso nella normale vita quotidiana; loro esponenti si sono infatti insediate in numerosi Palazzi, sia politici che economici, e sono arrivate al punto di avere sufficiente forza da poter pretendere Giustizia.

Copertina di Riccardo Simone
di Mary J. Stallone e Massimo Baglione.

Vedi nwANTEPRIMA (2,48 MB scaricato 207 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon

Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



BReVI AUTORI - volume 2

BReVI AUTORI - volume 2

collana antologica multigenere di racconti brevi

BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:

Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale

La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwIda Dainese, nwDaniele Missiroli, nwFausto Scatoli, nwAngela Di Salvo, nwFrancesco Gallina, nwThomas M. Pitt, Milena Contini, Massimo Tivoli, Franca Scapellato, Vittorio Del Ponte, nwEnrico Teodorani, nwUmberto Pasqui, nwSelene Barblan, Antonella Jacoli, Renzo Maltoni, nwGiuseppe Gallato, Mirta D, nwFabio Maltese, nwFrancesca Paolucci, nwMarco Bertoli, Maria Rosaria Del Ciello, nwAlberto Tivoli, nwDebora Aprile, nwGiorgio Leone, Luca Valmont, Letteria Tomasello, nwAlberto Marcolli, nwAnnamaria Vernuccio, Juri Zanin, Linda Fantoni, Federico Casadei, Giovanna Evangelista, nwMaria Elena Lorefice, nwAlessandro Faustini, nwMarilina Daniele, nwFrancesco Zanni Bertelli, nwAnnarita Petrino, nwRoberto Paradiso, Alessandro Dalla Lana, nwLaura Traverso, nwAntonio Mattera, nwIunio Marcello Clementi, Federick Nowir, Sandra Ludovici.

Vedi nwANTEPRIMA (177,17 KB scaricato 152 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon






Alcuni esempi di nostri ebook gratuiti:


Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (in bianco e nero)

Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (in bianco e nero)

(edizione 2020, 2,86 MB)

Autori partecipanti: (vedi sopra),
A cura di Tullio Aragona.
Scarica questo testo in formato PDF (2,86 MB) - scaricato 76 volte..

GrandPrix d'inverno 2022/2023 - Conchiglie sulla spiaggia - e le altre poesie

GrandPrix d'inverno 2022/2023 - Conchiglie sulla spiaggia - e le altre poesie

(inverno 2022-2023, 20 pagine, 449,17 KB)

Autori partecipanti: nwDomenico Gigante, nwMauro Conti, nwPiramide, nwNamio Intile, nwGiuseppe Gianpaolo Casarini, nwRossella D'Ambrosio, Gabriele Pecci, nwMarino Maiorino, nwNuovoautore, nwMacrelli Piero, nwEmma Faccin, nwLaura Traverso,
A cura di Massimo Baglione.
Scarica questo testo in formato PDF (449,17 KB) - scaricato 27 volte.
oppure in formato EPUB (336,65 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 14 volte..
nwLascia un commento.

Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2019 - (in bianco e nero)

Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2019 - (in bianco e nero)

(edizione 2019, 2,26 MB)

Autori partecipanti: (vedi sopra),
A cura di Tullio Aragona.
Scarica questo testo in formato PDF (2,26 MB) - scaricato 87 volte..