Racconti Calendario BraviAutori 2019

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Tuarag
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Racconti Calendario BraviAutori 2019

Messaggio da leggere da Tuarag »

Inserite qui di seguito i Vs. brani, completi di Titolo.

Per commenti e dettagli del bando, qui:
Buon lavoro!
Mac Guffin is the door but not the key.
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Lodovico
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Re: Racconti Calendario BraviAutori 2019

Messaggio da leggere da Lodovico »

TEOREMA DELLA BELLEZZA

Era un osservatore di donne. No, non un guardone come qualcuno potrebbe pensare. Il suo interesse era puramente matematico. Osservava, ne traeva ipotesi, faceva esperimenti e valutava i risultati, seguendo rigorosamente il metodo scientifico. E infine arrivò al teorema. Il suo famoso teorema della bellezza.
L’enunciato recitava: “La bellezza di una donna è direttamente proporzionale alla distanza dall’osservatore e inversamente alla sua acutezza visiva”, matematicamente: B=D/K, dove B è la bellezza percepita, K il numero di diottrie dell’osservatore e D è la distanza in metri. Che poi, pensandoci, è vero: in fondo alla via si vede una bellissima bionda. Si avvicina e sembra realmente stupenda. Però, man mano che si approssima, si notano i difetti. La ricrescita nei capelli, il vestito sgualcito. Ancora più vicina, il naso aquilino, gli occhi strabici e le mani rugose.
Passò anni a fare esperimenti in tal senso e, quando fu sicuro di avere dimostrato il suo teorema, lo applicò alla vita reale.
Come tutti i topi da laboratorio, la miopia lo accompagnava da sempre, perciò calcolò che, nel suo caso, la distanza perfetta per apprezzare il meglio di una donna fosse di quattro metri e ventun centimetri.
Si tenne perciò sempre a una distanza minima di quattro metri da ogni femmina che incontrasse. Per anni.
Giunto alla pensione ancora celibe, ne elaborò un celebre corollario: “Se una donna dista più di quattro metri dall’osservatore, le possibilità di fidanzarsi con lei tendono a zero”.
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Marco Bertoli
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Re: Racconti Calendario BraviAutori 2019

Messaggio da leggere da Marco Bertoli »

MARTELLO

Con un gemito raddrizzi le spalle indolenzite da una tensione che le tue settanta primavere faticano a sopportare. Ti detergi le gocce di sudore dalla fronte mentre sospiri: «Finito». La voce trema d’incredulità mentre il cuore ti sobbalza nel petto per un sollievo che temevi di non gustare mai. È giunta a conclusione la “tragedia” che ti ha corroso nel midollo per oltre metà dell’esistenza, avvelenandoti con le offese rivolte contro la tua integrità morale.
Seduto sullo scranno davanti a te, l’uomo non si degna di rispondere al commento. Arricciando una ciocca della barba lunga sino al ventre, ti fissa in silenzio. Il suo sguardo lampeggia folgori di orgoglio e se-verità. In esse scorgi guizzare le scintille dell’indole iraconda che vi accomuna.
Un raggio di sole buca le nubi e irrompe nella cappella rischiarandola. Ti accorgi con stupore che la luce proveniente dalla grande finestra non illumina ma viene come esaltata dalla perfezione della forma immobile. Hai superato te stesso.
Un pensiero blasfemo ti esplode improvviso nella mente: è così che si deve essere sentito Dio dopo aver plasmato Adamo nel fango.
La consapevolezza del tuo essere creatura e non creatore ti accende un rogo di furia nell’animo. Per quanto tu abbia superato i limiti del-la natura umana, a te non è concesso d’infondere lo spirito vitale.
Mastichi un’imprecazione, poi non riesci a trattenerti. Sollevi il martello e lo abbatti contro il ginocchio nudo della statua ruggendo: «Perché non parli?».
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Laura Traverso
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La Stilista geniale

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Rivoluzionò la moda. Le donne, a quel tempo, si facevano ingabbiare in corsetti molto stretti, da togliere il respiro, pur di avere un "vitino da vespa”.
Lei, determinata e anticonformista, propose tutt’altro.
Iniziò la sua ascesa ideando cappelli, originali ma semplici, nulla a che vedere con quelli in voga a inizio ‘900, che erano larghi e adornati da ridicoli fronzoli.
Le sue creazioni conquistarono ben presto tutte le donne di quell'epoca.
Ma il suo successo era solo all'inizio... Si trasferisce a Parigi nel 1908 e successivamente a Deauville dove aprirà i suoi primi negozi.
Sempre controcorrente, inizia a creare abiti dal taglio sportivo e dalle linee semplici e morbide.
Prediligie i non colori come il grigio, il beige e il blu scuro, oltre all'accostamento, da lei tanto amato, del bianco con il nero. Il jersey è il tessuto che maggiormente utilizza per i suoi abiti dallo stile inconfondibile.
Comprende, però, che mancava qualcosa... Così inizia a progettare gli accessori: ricchi di gemme anche molto colorate, non solo preziose, ma soprattutto in netto contrasto con l'essenzialità dei vestiti.
Poi fu la volta dei profumi. Il suo primo, e famosissimo, è stato lo Chanel N. 5. Un sogno per ogni donna.
Non ebbe una vita facile. Ancora bambina, dopo che la sua mamma morì, venne lasciata dal padre in un orfanotrofio. Lì rimase sino all’età di diciotto anni. Furono anni molto dolorosi e difficili: non impedirono, però, alla sua genialità di emergere straordinariamente.
Coco Chanel se ne è andata nel gennaio del 1971, a Parigi. Aveva 87 anni.
Il suo stile, però, vive e vivrà per sempre.
Ultima modifica di Laura Traverso il 21/10/2018, 1:22, modificato 5 volte in totale.
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Roberto Bonfanti
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Firenze, 1506

Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

“…e quindi, si dice che Ser Cecco ha ricusato la commessa.”
“Ti credo, son trascorsi più di tre anni dalla prima posa, si sarà stufato.”
“No, no, son proprio le fattezze che non lo soddisfano. E gli do ragione, non mi sembra che ne abbia reso beltà.”
“Perché, a te pare che Madonna Lisa abbia in vero un nasino di molto più aggraziato?”
“Eh, ma lo consorte la guarda con occhi innamorati.”
“Eppur brama ricercar le grazie licenziose, sia di dame che di sguattere.”
“Cosa che non fa il Maestro…”
“Che ci riguarda se lui gradisce più i putti che le puttane? Oh Maso! Sei come quelle beghine che, uscendo di messa, favellan de l’altrui vizi mentre si fanno il segno della croce!”
“Però quelle non trafugano i morti dal camposanto...”
“Per amor de la scienza, per studiarne ossi e interiora.”
“Pratiche da negromante, pari a quella di tenere in casa una serpe alata. Molti messeri ne ebbero spavento.”
“Novelle da fanciulli!”
“Padrone, tu scherzi! Guardalo, usa la mano del Demonio. Te lo dico io, è sulla strada de lo Santo Frate.”
“Non rammentar quel pazzo! L’eretico brucia all’Inferno, come bruciarono le sue carni in Piazza della Signoria!”

L’oste e il servo continuarono a discutere sempre più animatamente. In quell’ora antimeridiana c’era un solo avventore; proprio di lui stavano parlando.
L’uomo, seduto a un tavolo appartato, alzò gli occhi dal suo lavoro, come turbato da quel chiacchiericcio. Scrutò i due che, colti in flagrante, distolsero lo sguardo e si mostrarono in tutt’altre faccende affaccendati.
Si carezzò la lunga barba, pensieroso, poi riprese a vergare il foglio con la sua calligrafia minuta e invertita.
“Chi biasima la pittura, biasima la natura, poiché le opere del pittore rappresentano le opere di essa natura, e per questo il detto biasimatore ha carestia di sentimento. Nessun effetto è in natura sanza ragione, intendi la ragione e non ti bisogna isperienza…”
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Frinia
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IL MITO ... IL GENIO

Messaggio da leggere da Frinia »

I cavalli, consacrati al Dio del fiume, rifiutavano la biada e piangevano.
L'uccello, col rametto d'alloro nel becco, fu fatto a pezzi da volatili di razza diversa.
Nel sogno di mia moglie, morivo sotto le macerie della casa, tra le sue braccia, mentre le porte s'aprivano sotto spinte misteriose.
Io stesso ho sognato di volare al di sopra delle nubi per incontrare il mio Dio e stringergli le mani.
Presagi avversi ... e non ditemi che erano solo fantasie di una mente ingenua.
Lo fossero state, ora non riposerei nella quiete della metamorfosi e il mio braccio insanguinato, inerte, non penzolerebbe dalla barella.
Un tempo, quel braccio si rilassava sul bordo della piscina termale illuminata dalle lampade a olio e dalle fiamme tremolanti delle candele.
Dall'acqua opacizzata da essenze profumate, avvolte dal vapore rabescato, sorgevano le curve armoniose della mia Dea amante. Lei, vogliosa, tracciava con le dita disegni sugli oli lucenti e con dolcezza si sfiorava il turgido seno adornato dalla stupenda perla indiana da me regalata.
Come vorrei che fosse lei a coronarmi d'appio, a chiudermi e riaprirmi gli occhi, a darmi l'estremo bacio, prima di pormi nella bocca l'obolo di Caronte.
Ho accettato il mio essere, il mio destino totale e completo, glorioso e tragico, sondato la profondità della mia esistenza e il suo senso d'abisso.
"Cesare, chi sei?"
In molti se lo sono domandato; in molti mi hanno definito "mito" e "genio".
Qualcuno dirà: " ... egli operò e creò, come mai nessun altro mortale prima e dopo di lui ..."
(T. Mommsen)


Sandra Ludovici
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Daniela Rossi
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Re: Racconti Calendario BraviAutori 2019

Messaggio da leggere da Daniela Rossi »

Greg il genio

Gregorio Gregolin detto Greg, vive a Milano da 25 anni.
Veneziano puro sangue, scappa dalle calle e dall’acqua alta deciso a stabilirsi in una grande metropoli dove vince un concorso come vigile urbano. Affascinato dal traffico e dalla quantità di macchine che circolano giornalmente sulle grandi vie della città, è convinto di aver trovato il lavoro perfetto. Ama il rumore dei motori, i suoni insistenti dei clacson, la musica trasmessa dalle radio che scappa fuori dai finestrini abbassati... E ama la matematica. I suoi colleghi lo invidiano per i calcoli assurdi che riesce a fare e amichevolmente viene soprannominato Greg il genio.
Quante probabilità ci sono di riuscire ad attraversare il grande viale a tre corsie prima di venire stirato e diventare parte integrante dell’asfalto?
Greg ha questo tarlo in testa e così comincia conti complicatissimi che lo portano ad una soluzione: il calcolo delle probabilità dice che può farcela.
Incosciente? Forse, ma lui ama le sfide e non è la prima volta che ne affronta di simili. Quando viveva a Venezia, per esempio, fece più o meno la stessa cosa. Attraversò la laguna a nuoto schivando motoscafi, vaporetti e qualsiasi imbarcazione si trovasse in quel tratto di acqua. Un pazzo? Sì, decisamente.
Tutto è pronto. Quel giorno non è in servizio, mai più l’avrebbe fatto indossando la divisa! Vestito sportivo, si apposta nel punto stabilito. Fermo immobile davanti al semaforo lascia passare alcuni minuti prima di decidere che è arrivato il momento giusto. A quel punto si mette a correre in mezzo alle auto tanto velocemente che il cuore sembra uscirgli dal petto. I clacson lo stanno assordando e le gambe per abbandonare. Ma è sicuro dei suoi calcoli. Ancora pochi metri e ce la farà… mah!
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Patrizia Chini
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Erano gli anni '50

Messaggio da leggere da Patrizia Chini »

Abitavo con mamma e papà in una casa piccola e umida al pianterreno di un villino nella periferia est di Roma.
Camera e cucina più un “gabinetto”. D’estate si stava bene, si viveva fuori, all’aria aperta nel giardino del villino, dove io giocavo e mamma rammendava. D’inverno, però, dovevamo fare i conti con il freddo e l’umidità. Per “fortuna” il calore dei nostri corpi e il tepore dell’aria calda dei nostri respiri mitigavano la temperatura di quell’ambiente esiguo. C’erano invece, sempre d’estate e d’inverno, problemi economici.
Mia madre pensò…
─Visto che le donne indossano calze di seta che si possono rammagliare e i vestiti sono confezionati dalle sarte, voglio acquistare una macchinetta per rammagliare e un’altra per confezionare bottoni di stoffa su un’anima di metallo.
Mio padre non era d’accordo. Lei non si dette per vinta dimostrandosi lungimirante.
─Quando avrò imparato a usarle…
E così fu. Cominciò a rammagliare calze a amiche e conoscenti e a confezionare bottoni per le sarte del quartiere facendosi retribuire il lavoro.
─Ci credete? Riesco a racimolare quanto basta per le spese giornaliere─ affermava fiera.
Lavorava fino a notte tarda quando già io e papà eravamo a letto e il calore della stufa di ghisa, a legna, con il suo lungo tubo di scarico, andava svanendo. Davanti a quella stufa, aperto lo sportello della legna, mentre lavorava vi appoggiava i piedi gelati fino a che si riscaldassero, e poi andava a dormire nel lettone con papà.
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Paola Salzano
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Re: Racconti Calendario BraviAutori 2019

Messaggio da leggere da Paola Salzano »

LIBERA PENSATRICE

E’ stata un genio nel campo della neurologia ed ottenne il Premio Nobel per la Medicina nel 1986, grazie alle ricerche sul sistema nervoso, fondamentali per lo studio di malattie, come l’Alzheimer.
Nata agli inizi del ‘900 a Torino in una famiglia ebrea, Rita Levi Montalcini fu stimolata alla ricerca dal padre Adamo, che le inculcò l’importanza del libero pensiero ai fini della propria realizzazione.
Grazie a questi insegnamenti si considerò sempre una libera pensatrice e, dopo la laurea in Medicina, scelse di specializzarsi in neurologia, nonostante le leggi razziali del ’38 la spinsero ad emigrare per sfuggire all'Olocausto. Divenuta medico, scoprì il “fattore di accrescimento nervoso”, che le permise di confutare la tesi dominante del periodo, secondo cui il sistema nervoso fosse statico e programmato dai geni.
Dimostrò infatti che il cervello ha capacità di rigenerarsi a qualunque età e conserva ottime facoltà cognitive dietro un’adeguata stimolazione, come coltivare interessi e rapporti sociali, portando ad esempio personalità che durante la terza età avevano realizzato grandi opere, tra cui Michelangelo o Picasso. Un messaggio di speranza per coloro che immaginano la vecchiaia come un periodo buio dell’esistenza. Rappresentò anche un modello di emancipazione femminile in un’epoca in cui le donne riuscivano difficilmente ad affermarsi nel campo lavorativo e, pur di inseguire i propri obiettivi, decise di non sposarsi e avere figli.
Divenuta quasi cieca durante la vecchiaia, continuò l'impegno in campo scientifico e all'età di cento anni, dichiarò: “Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente”.
Ultima modifica di Paola Salzano il 11/11/2018, 13:54, modificato 1 volta in totale.
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Giorgio Leone
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GENIO 2.0

Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Per “genio” si è sempre intesa l’attitudine innata di pochi uomini eccezionali in grado di realizzare opere di enorme importanza nel campo dell’arte e della scienza. E il pensiero corre a Leonardo da Vinci.
Tuttavia la definizione sopra esposta è errata, come vi dimostrerò.
Infatti, come giudichereste Leonardo se, nel corso della sua vita, avesse inventato solo una manina col manico per grattarsi la schiena o disegnato una casetta da cui esce un fil di fumo? Lo disprezzereste perché, a fronte di tanto straripante talento, quanto prodotto sarebbe patetico! Come dire, a contrariis, che non c’è nulla di geniale se un genio produce qualcosa di geniale, ma anzi è normale.
Vero genio è chi riesce a essere considerato tale senza esserlo affatto. Doppiamente genio, poi, se è in grado di guadagnarci su anche un mucchio di soldi, mentre il genio “classico” riusciva a malapena a sbarcare il lunario.
A riprova non avete che entrare in una galleria d’arte, dove i capolavori più costosi sono stati realizzati in discarica, oppure acquistare in libreria il testo di sfumature più pubblicizzato del mese.
In questa nuova accezione è d’obbligo estendere il concetto di “genialità” anche a chi riesce a ottenere straordinari risultati pur essendo un perfetto idiota e/o un ignorante. Di chi sto parlando? Basta accendere la tv e sentir sproloquiare quasi tutti quelli che oggi governano il mondo.
E infine ci sono anch’io, che son riuscito a scrivere questo geniale saggio usando meno di 1500 caratteri.
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Liliana Tuozzo
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Re: Racconti Calendario BraviAutori 2019

Messaggio da leggere da Liliana Tuozzo »

Un grande poeta

Nella stanza angusta, alla luce fioca di una candela, il poeta passava le sue giornate a scrivere versi; spesso non lo soddisfacevano e allora appallottolava i fogli che continuavano ad accumularsi nel cestino.
Sovente dimenticava completamente l’ora di pranzo per cui spesso la serva, Annetta, era costretta a riscaldare le pietanze e portargliele in camera.
Lo trovava curvo a scrivere, oppure a recitare versi ad alta voce.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita…”
Era così solenne quel suo declamare che lei non riusciva neanche a fiatare, poggiava la pietanza sul tavolo e usciva in punta di piedi per non distoglierlo dalla sua ispirazione.
Essendo alle prese con un lavoro molto impegnativo, il poeta aveva espresso la volontà di non essere disturbato, nemmeno per il pranzo, per tre giorni. Si era portato del pane col formaggio e una brocca d’acqua.
Quando giunse l’ora di pranzo del terzo giorno, la serva origliò dal buco della serratura.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle...” stava declamando soddisfatto.
Annetta bussò alla porta.
«Messere, vi ho portato qualcosa da mangiare. Son giorni che state rinchiuso entro la stanza. Avrete pure fame, santa pace!»
«Entra, Annetta!»
La serva avanzò con un piatto fumante.
«Dove lo poggio, ché qui è tutto pieno di carte?»
«Poggialo vicino al calamaio!»
L’odore del pollo con le patate calde si diffuse nella camera.
Dante ne fu inebriato.
«Lo cibo, diletto de lo corpo, giace accanto a lo inchiostro, nutrimento de la mente e de lo core.»
«È usci’ fora de testa» mormorò la serva.
«Oh, che tu dici, Annetta!» Sentenziò lui di rimando.
«Nulla messere… diventerete un grande poeta» rispose lei, lasciandolo alla sua arte.
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Angela Catalini
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Il genio della matematica

Messaggio da leggere da Angela Catalini »

Cristiano entrò nella stanza del fratello senza bussare, tanto non avrebbe fatto alcuna differenza. Si fermò sulla porta con la pagella tra le mani e l’espressione soddisfatta di chi ha superato l’anno senza patemi.
«Chi lo avrebbe mai detto che il professore di matematica mi avrebbe dato pure un encomio!» Esclamò sedendosi sul letto. Guardò il fratello accanto a lui che fissava la parete e gli venne voglia di scuoterlo per avere la sua attenzione. Quando erano piccoli le aveva tentate tutte per risvegliarlo dalla sua condizione di “assente ingiustificato”, ma neppure le botte erano servite, neppure le piccole torture a cui lo aveva sottoposto. Alla fine ci aveva persino preso gusto e per anni gli aveva inflitto sevizie solo per il gusto di farlo.
Poi un giorno, mentre si arrovellava il cervello per risolvere un’equazione, gliel’aveva sbattuta davanti e lo aveva sfidato a risolverla. Dario vedendo quei numeri si era acceso come una lampadina, aveva arraffato la matita e si era messo a fare calcoli e non si era fermato più fino a che lui non gli aveva strappato il foglio dalle mani. Non solo aveva risolto l’equazione, aveva pure aggiunto delle formule all’apparenza indecifrabili, che si era rivelate esatte e avevano attirato l’attenzione dei vertici scolastici.
In cambio dei compiti che svolgeva con passione, Dario si era guadagnato la stima del fratello. L’affetto no, quello non lo avrebbe mai avuto.
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Massimo Melis
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Amici miei

Messaggio da leggere da Massimo Melis »

Nel grande film "Amici miei" di Mario Monicelli, veniva data la definizione di “genio”: “È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione”. Il tutto per sintetizzare le qualità necessarie per architettare i loro scherzi. Ma è una spiegazione adattabile in molti altri campi. Nel calcio ad esempio: i grandi calciatori posseggono tutte le doti riportate nella mitica frase del film. La "fantasia" di fare movimenti e giocate inaspettate e, talvolta, anche poco lecite (basti pensare a “La mano de Dios” di Diego Armando Maradona ai Campionati Mondiali di Calcio del 1986); l’"intuizione" di capire in quale parte del campo posizionarsi per ricevere un pallone “giocabile”; il "colpo d’occhio" per tenere sotto controllo la posizione di compagni ed avversari (soprattutto del portiere avversario) e la “velocità d’esecuzione” che consente di calciare il pallone nel momento in cui si sono verificate le condizioni migliori per farlo.
Ma la definizione si adatta bene anche in altri settori. Nel lavoro manageriale, ad esempio. Le migliori operazioni vengono fatte quando si trova una soluzione alla quale nessuno aveva pensato (fantasia), nata con la previsione di un certo sviluppo delle cose (intuizione), col controllo di tutti i dettagli (colpo d’occhio) e con il porre in essere determinate azioni al momento giusto (velocità d’esecuzione).
Un grazie a Monicelli che, pur facendoci sorridere, ci ha sintetizzato la definizione di “genio”.
Ida Dainese
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Re: Racconti Calendario BraviAutori 2019

Messaggio da leggere da Ida Dainese »

IL RITRATTO

La fanciulla sedeva inquieta sullo scranno.
Il padre aveva commissionato il suo ritratto a un pittore italiano, dietro favoloso compenso, e così ora doveva stare ferma sotto lo sguardo di quel vecchio barbuto che non le avrebbe permesso di muovere nemmeno un dito.
Chinò la testa per osservare il merletto del vestito e per sistemare una piega quando un colpetto di tosse la fece raddrizzare di nuovo.
Irrigidì i tratti del viso, si trattenne dallo sbuffare e solo gli occhi si mossero veloci come prigionieri in cerca di fuga.
– Mia signora. – disse il vecchio – Ho un favore da chiedervi.
“Sì, lo so, devo restare ferma.” pensò lei ma gli rivolse un educato sorriso.
– Avete visto le rondini là fuori. – continuò lui – Immaginate di essere una di loro. Dimenticate di essere seduta qui davanti a me e mettete la vostra mente in una di quelle rondini, seguitela, siate lei, volate e cogliete ciò che lei vede dall’alto. I campi, la gente, la città, nel silenzio del cielo. Il calore del sole sulle ali, la carezza del vento che vi sostiene. Restate là e guardate, volate, finché io non vi chiamerò.
I lineamenti della giovane si addolcirono. Il sorriso educato scomparve, l’anima affiorò illuminandole il viso, liberando lo sguardo che uscì dalla finestra e raggiunse le rondini per volare con loro.
Il pittore sorrise, affascinato dal luminoso incedere della bellezza che cercava e si concentrò per riprodurre quel bagliore che avrebbe reso vivo un semplice ritratto.
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Fungo più, fungo meno...

Nessuno li ha mai raccontati in maniera avvincente.

Cosa può accadere se una élite di persone geneticamente Migliore si accorge di non essere così perfetta come crede?
Una breve storia di Fantascienza scritta da Carlo Celenza, Ida Dainese, Lodovico Ferrari, Massimo Baglione e Tullio Aragona.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



Biblioteca labirinto

Biblioteca labirinto

Cinque scaffali di opere concatenate per raccontare libri, biblioteche e personaggi letterari

Riportare la lettura e la biblioteca al centro dell'attenzione dovrebbe essere un dovere di ciascuno di noi. Se in qualche misura ci riesce una raccolta di racconti non si può che gioirne, nella speranza che possa essere contagioso, come deve esserlo tutto ciò che ci spinge a riflettere e a interrogarci sull'essenza del nostro esistere.
A cura di Lorenzo Pompeo e Massimo Baglione.
introduzione del Prof. Gabriele Mazzitelli.

Contiene opere di: nwAlberto De Paulis, Monica Porta, nwLorenzo Pompeo, nwClaudio Lei, nwNunzio Campanelli, nwVittoria Tomasi, Cristina Cornelio, Marco Vecchi, Antonella Pighin, Nadia Tibaudo, nwSonia Piras, nwUmberto Pasqui, nwDesirée Ferrarese.

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