Il cappellano

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Fabrizio Bonati
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Il cappellano

Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

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IL CAPPELLANO

Regione del Brenta, Italia. Novembre 1917

Il Cappellano militare Mario Andorni fa il segno della croce sulla fronte del soldato appena morto tra le sue braccia. Non conosce il nome di quel soldato, non ha avuto il tempo di conoscerlo. È stato aggregato alla nuova Compagnia da pochi giorni, dopo l’inizio della disfatta di Caporetto. Prima era in forza al Quarto Corpo D’Armata, Secondo Reggimento Bersaglieri, sotto il comando del Tenente Generale Giulio Amadei.
Poi, durante la ritirata, il Capitano l’ha chiamato a rapporto, e gli ha comunicato che la sua presenza era necessaria qui. Così, senza spiegazioni. Lui non vorrebbe lasciare i compagni con cui sta combattendo ormai da tre anni, e d’altra parte Mario è un Prete, ma in quella fase della sua vita è un militare del Regio Esercito, è un bersagliere. Durante l’addestramento gli hanno insegnato che gli ordini si eseguono, non si discutono. Quindi è salito sull’ambulanza guidata da Bepi, anche lui trasferito, e, correndo parecchi rischi, è giunto al nuovo Corpo.
I nuovi compagni sono prevalentemente alpini, ma a questo è abituato.
La battaglia è iniziata da tre giorni, gli Austro-Ungarici hanno mandato dei gruppi speciali a iniziare l’offensiva, e quanto siano speciali questi gruppi , lo hanno capito subito. I morti cadono fra le sue braccia come mosche.
Ha già dato l’estrema unzione a cinquantasette compagni, fino a ora.
Ha pregato il Signore che questa follìa finisca così tante volte, che ormai comincia a dubitare persino di averlo fatto.
[i]Mio Signore, perchè non mi ascolti? Fa che tutto questo finisca qui, ora. Che Italiani e Austro-Ungarici e Tedeschi buttino in terra le armi e corrano ad abbracciarsi, fregandosene degli ordini dei superiori. Usando i fucili solo come stampelle per sorreggersi l’un l’altro. Le baionette per tagliare bende e curarsi reciprocamente.[/i]
Questa è stata la sua preghiera, fino a oggi.
A ogni cadavere cui impartiva l’estrema unzione.
A ogni ferito orrendamente mutilato che ha aiutato a ripiegare verso le retrovie per essere curato.
Oggi è in prima linea.
Ha seguito Bepi, Giuseppe Taccon, il suo amante, che ha deciso di mollare la fida ambulanza e di andare a combattere insieme ai compagni. Sembrava un pazzo.
Ha cominciato a fare discorsi sconclusionati da quando gli è piovuta in mano la testa, staccata di netto da una granata, del Tenente che fino a quel momento era stato il loro Comandante di Plotone. È stato così che si sono accorti fino a dove erano arrivati i gruppi speciali tedeschi.
Mentre il sangue e la materia cerebrale del Tenente Rosi gli colavano tra le dita, mentre fissava gli occhi cerulei ormai senza vita dell’ufficiale, lo sguardo di Bepi è cambiato.
A nulla sono valse le sue suppliche. Bepi sapeva benissimo che non era obbligato ad andare in prima linea, ma non c’è stato verso.
Il Capitano non ha nemmeno provato a dissuaderlo, anche lui ha uno sguardo strano. Forse anche lui è un po’ uscito di testa, negli ultimi giorni.
Mario così l’ha seguito, contro il volere del Capitano, che gli ha fatto notare la sua quasi inutilità, non avendo una preparazione specifica, a parte saper correre come e anche meglio di tanti altri bersaglieri.
Mario non ha mai voluto usare le armi, è contrario in tutto e per tutto a questa follìa della guerra.
Tuttavia, non è completamente inutile, al bisogno. Da bambino e anche da ragazzino, suo padre gli ha insegnato a usare molte armi da fuoco, fucili, pistole, una volta anche una mitragliatrice. Quando poi è morto, ironicamente mentre puliva la sua adorata pistola si era accidentalmente fatto saltare la testa, Mario non aveva più voluto saperne di armi. In seguito alla morte del padre, la mamma lo aveva obbligato a entrare in Seminario, ufficialmente perchè non poteva mantenerlo, ufficiosamente perché si era accorta della sua omosessualità, e sperava così di “curarlo”. Pazienza se per farlo entrare in Seminario, lei che non aveva niente di materiale da donare, si era prostituita con il vescovo. L'importante era salvare le apparenze.
Gli insegnanti gli hanno riservato un trattamento “di riguardo”, per lui che è un “pervertito”. Ha lavato così tanti pavimenti, in ginocchio, con la striglia e l'acqua gelata, che ormai non sente più freddo alle punte delle dita.
Beh, non sono riusciti a “curarlo”.
Mario ha conosciuto Bepi appena arrivato al fronte, lui guidava già la sua inseparabile ambulanza.
Già la prima sera, Bepi è andato a trovarlo nella sua tenda, con la scusa di una confessione urgente, e la confessione è durata fino a tarda notte. A dispetto della sua aria rude e dell’aspetto da scaricatore di porto, nell’intimo Bepi è sottomesso come un cucciolo.
Adesso però il cucciolo sta vomitando bestemmie a ripetizione, e spara verso il nemico con il fucile, sporgendosi molto pericolosamente dalla trincea. Ha uno sguardo allucinato, credo che ormai non sia più molto consapevole di dove si trova.
Una granata cade vicino a loro, molto vicino.
Quando Mario, caduto in terra e sotterrato dal corpo di un commilitone, riesce a riprendersi, si rende conto che il corpo dello sfortunato gli ha salvato la vita, perchè costui è cosparso di schegge che altrimenti l’avrebbero investito. Controlla i segni vitali del ragazzo.
Santo Iddio, avrà si e no diciotto anni. Anzi, avrà avuto, adesso non ha più nulla.
Chiude gli occhi del ragazzo, gli impartisce una veloce benedizione, e poi, con le orecchie che ancora fischiano, si volta a cercare Bepi.
E lo vede.
È riverso a terra, sta gridando a squarciagola, si tiene una gamba con la mano sinistra e con quello che resta del braccio destro, che è amputato all’altezza del polso.
Anche la gamba destra è amputata, circa a metà del femore, dalla ferita spunta l’osso, e la gamba sta zampillando sangue come una fontana.
Mario gli si avvicina, cerca di calmarlo ma è impossibile, allora con la cintura della mimetica cerca di fermare l’emorragia. Sente i portantini che si avvicinano, ma il loro avvicinarsi non è di certo facile, devono scansare gli innumerevoli corpi senza vita, cercando peraltro di non farsi sparare.
Bepi gli sta gridando qualcosa, ma Mario non riesce a sentirlo, le orecchie gli fischiano troppo. Lo accarezza, cerca di rassicurarlo.
-Ce la farai amore mio, stai calmo, non è niente.-
[i]Non è niente Bepi, hai solo una gamba segata in due e un braccio senza mano, forse morirai dissanguato prima di arrivare all’ambulanza, ma starai bene.[/i]
I portantini cadono in terra per l’ennesima volta, in seguito al vicino scoppio dell’ennesima granata.
Guarda Bepi, cerca di spostarlo, ma se molla la presa sull’improvvisato laccio emostatico, l’arteria femorale ricomincia a sparare sangue.
Bepi lo attira a se, lo bacia molto rudemente, e poi gli sussurra -grazie.-
Poi muore. I suoi occhi, sempre così vivaci, si spengono. Il volto diventa cereo. Nel frattempo i portantini sono riusciti ad arrivare fino a li, ma Mario gli dice di occuparsi di altri, per Bepi non c’è più nulla che possano fare.
Impartisce la benedizione al cadavere del suo amante, fra le lacrime. Poi prende il crocifisso, lo lega al polso di Bepi.
[i]Questo non mi serve più[/i]
Non ha più nulla.
Non ha una famiglia, sua madre è morta da due anni, l’unica sorella che aveva è sparita misteriosamente durante un viaggio in Austria al seguito della nobildonna per cui prestava servizio.
I suoi due fratelli, gemelli nati due anni dopo di lui, sono entrambi morti in guerra.
Adesso anche Bepi, il suo vero amore, non c’è più.
Ha pregato il Signore per far terminare la guerra, ma, o il Signore non arriva ai cuori di coloro che dirigono i Paesi coinvolti, oppure ha deciso di abbandonarli al loro destino.
Mario si volta, si dirige verso la postazione della mitragliatrice, si inginocchia, prende il caricatore da cinquanta colpi dalla cassetta, lo inserisce nella Fiat Revelli 1914, e comincia a sparare verso il nemico.
Non si è dimenticato come si fa. In pochi secondi esaurisce il primo caricatore, ha fatto saltare quasi ventisette uomini dell’esercito nemico.
Inserisce anche il secondo caricatore e ricomincia a sparare.
Piange.
Le lacrime iniziano a sgorgare senza che se ne renda conto.
Sta urlando.
-DOVETE MORIRE TUTTI!!!! MAIALI FIGLI DI PUTTANA!!!-
E continua a sparare selvaggiamente, con mira infallibile. Altri cinquanta colpi, altri trentaquattro nemici abbattuti.
Si volta per una frazione di secondo e vede i portantini, vicino al corpo di Bepi, terrorizzati e allo stesso tempo scioccati nel vedere il Cappellano militare fare una strage di nemici con una mitragliatrice.
Mario toglie il caricatore ormai vuoto, cerca nella cassetta del secondo tiratore un altro caricatore, lo trova, lo prende e lo sta inserendo nella mitragliatrice, quando un colpo di mortaio esplode a pochissima distanza da lui.
Sviene, ma rinviene subito dopo, solo per rendersi conto di essere riverso sopra la mitragliatrice, crollata dal suo treppiede, e vede sangue che gli sgorga copioso sulle mani. È completamente ricoperto di sangue, il suo sangue. Ha un braccio completamente staccato dal corpo, è lì vicino a lui, quasi appoggiato, come un oggetto che qualcuno ha trovato e lasciato li nella speranza che il suo proprietario venga a riprenderlo.
La vista si annebbia.
[i]Sto arrivando Bepi, ma prima ne ho fatti fuori ancora un po’ di quei bastardi.[/i]
Allegati
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Ultima modifica di Fabrizio Bonati il 21/03/2019, 14:34, modificato 2 volte in totale.
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Gabriele Ludovici
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Messaggio da leggere da Gabriele Ludovici »

Anzitutto ti segnalo alcune cose:

- "e, correndo parecchi, spno giunti al nuovo Corpo";
- "scuarciagola";
- occhio all'uniformità (es. austro-ungarici/Austro-Ungarici).

Per il resto bel racconto, lungo per gli standard delle gare ma è una pecca che commetto anche io :) Tanti elementi in ballo, dagli orrori del fronte bellico a una storia d'amore disperata, in un mondo ancora intriso di ipocrisia. Non che ora, purtroppo, la situazione sia molto migliorata. Ottima caratterizzazione dei personaggi.
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Fabrizio Bonati
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Re: Il cappellano

Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

Grazie Gabriele, dei complimenti e delle precisazioni. Lo leggi mille volte e la mille e uno è quella che ti frega, mannaggia... tra l'altro, scuarciagola non so da dove mi è uscito, e come mai non l'ho vista... vado a seppellirmi. :smt086 :smt086 :smt086
Si è lunghetto, in effetti, specie per le gare, ma non avevo modo di "Stringerlo", se non snaturandolo, almeno nella mia idea originale di racconto.
Grazie ancora.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Un racconto sulla follia della guerra, che travolge tutto, affetti e coscienze. L’orrore e il sangue annebbiano anche le menti più aperte e misericordiose, portandole a scaricare l’odio sugli altri burattini e non su coloro che tirano le fila al riparo nei loro intoccabili palazzi del potere.
Il tuo brano riesce a toccare tanti temi: l’amore, nelle sue diverse forme, la discriminazione sessuale, la fede e il dubbio, il cedimento dei nervi in condizioni di stress estremo e la furia cieca che ne consegue; non si può certo dire che lasci indifferenti, le emozioni arrivano tutte a segno, come i colpi vendicatori di Mario.
Oltre a quelli già evidenziati ti segnalo qualche refuso: l’accento invertito sui “perché” e la sua assenza nei “lì” avverbio di luogo, “omossessualità” e “cianquanta”.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Fabrizio Bonati
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Re: Il cappellano

Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

Grazie Roberto, apprezzo molto il tuo commento.Apprezzo un pochino meno avere infilato tutti questi strafalcioni, mi viene da farmi due domande...
Sgrunt.
L'idea era proprio quella, fare arrivare le emozioni.
Pur non facendo parte della comunità LGBT, l'idea di raccontare due soldati gay nel mezzo della Prima Guerra Mondiale mi intrigava.
Grazie ancora.
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Roberto Bonfanti
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Re: Il cappellano

Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Non preoccuparti troppo Fabrizio, quelli sfuggono sempre. Qualche imperfezione non sminuisce una buona storia. Quando noto un refuso lo segnalo, perché mi fa piacere quando li evidenziano nei miei racconti, mi aiuta nell'editing :D
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Marco Daniele
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Messaggio da leggere da Marco Daniele »

I refusi capitano a tutti :-D
Venendo al racconto, fa emergere in maniera davvero efficace l'orrore disumanizzante della guerra. Merito sicuramente delle descrizioni crude e realistiche quanto basta senza scadere nello splatter (benché purtroppo i campi di battaglia fossero uno spettacolo più atroce di qualsiasi descrizione letteraria), ma anche e soprattutto per la scelta di mettere al centro della narrazione questa coppia omosessuale trascinata suo malgrado in un vortice di violenza e di odio che calpesta e distrugge tutto, anche l'amore. Bepi e il cappellano mi hanno fatto una pena enorme: si sono trovati in mezzo a quell'inferno, si sono amati e non potranno uscirne vivi. E sicuramente di storie così il fronte era pieno.
Ultima modifica di Marco Daniele il 14/03/2019, 23:08, modificato 1 volta in totale.
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Fabrizio Bonati
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Re: Il cappellano

Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

Grazie Marco,vedo che sono riuscito a far passare quello che volevo.
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

La guerra con i suoi orrori, l'amore comunque. E' triste questo racconto, e descrive assai bene la realtà di questi crimini umani che, in ogni epoca, hanno seminato morte e disperazione. Purtroppo la violenza è insita nella nostra specie, altrimenti non si spiegherebbero tutte le guerre che, da che mondo è mondo, ci sono sempre state. L'autore è stato bravissimo nel descrivere tutto ciò.
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Fabrizio Bonati
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Re: Il cappellano

Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

Grazie Laura, per il complimento .
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Daniele Missiroli
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Messaggio da leggere da Daniele Missiroli »

Ciao Fabrizio, ecco il mio contributo. :)
Idea: la guerra e l'amore.
Trama: storia di un prete stritolato per dovere da una guerra assurda (non che ce ne siano di giuste) che avrà una conclusione tragicamente umana.
Personaggi: ben caratterizzati, soprattutto a livello emotivo. Il racconto coinvolge il lettore, che si immedesima nella tragedia globale e, infine, personale.
Argomento: uno dei risvolti della cosiddetta Grande Guerra, che più propriamente dovrebbe chiamarsi Grande Follia.
Lettura: scorrevole, amara, triste, coinvolgente.
Grammatica e Sintassi: qualche idea, vedi tu se utilizzarle.
ma d’altra parte Mario è un Prete, ma in quella fase
due ma
ma d’altra parte Mario è un Prete, e in quella fase
Quindi è salito sull’ambulanza guidata da Bepi, anche lui trasferito, e, correndo parecchi rischi, sono giunti al nuovo Corpo.
è salito ... sono giunti - sì, anche Bepi che guidava è giunto, ma il soggetto è singolare
Quindi è salito sull’ambulanza guidata da Bepi, anche lui trasferito, e, correndo parecchi rischi, è giunto al nuovo Corpo.
gruppi ,
gruppi,
gli è piovuta in mano la testa, staccata di netto da una granata, del Tenente che fino a quel momento
gli è piovuta in mano la testa del Tenente, staccata di netto da una granata, che fino a quel momento
Giudizio: una buona prova. Lunghetta (più di 9000 caratteri) ma ci stavano tutti.
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Messaggio da leggere da Angelo Ciola »

Buon racconto che mette forse in poche righe anche troppa carne al fuoco. La tragedia della grande guerra, l'omosessualità, un padre che si uccide per errore, la madre che si prostituisce per il figlio, i fratelli morti in guerra, la sorella scomparsa, i preti, il collegio e altro ancora costituiscono magari la base per un romanzo più che di un racconto breve. Ma in tutti i casi racconto piacevole che rende tangibile l'orrore della guerra.
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Che tristezza, che follia, la guerra! In questo racconto ce ne hai dato un'immagine densa, ci hai mostrato come sia toccato a tutti, non solo ai soldati, combattere e rinunciare alla dignità, all'amore e alla coscienza. L'amore non è riuscito a salvarsi, il dolore della perdita ha trascinato con sé altre perdite, un mondo infernale dove non vince nessuno.
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Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

Daniele Missiroli ha scritto: 16/03/2019, 9:38
gli è piovuta in mano la testa, staccata di netto da una granata, del Tenente che fino a quel momento
gli è piovuta in mano la testa del Tenente, staccata di netto da una granata, che fino a quel momento
Grazie del tuo commento Daniele, sempre molto approfondito.
Sono d'accordo sugli altri appunti, questa parte, però, mi sembra suoni meglio nell'originale, anche se in effetti la differenza è sottile.
Comunque sono contento che ti piaccia. :)
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Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

AACiola ha scritto: 16/03/2019, 19:58 Buon racconto che mette forse in poche righe anche troppa carne al fuoco.... costituiscono magari la base per un romanzo più che di un racconto breve.
NOn ci avevo pensato, ma potrebbe essere un'idea... anche se devo prima finire quello che sto scrivendo, quindi visti i miei tempi, è facile che lo lasci in eredità ai figli. :lol: :lol:

Grazie del commento!
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Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

Ida Dainese ha scritto: 17/03/2019, 12:51 Che tristezza, che follia, la guerra! In questo racconto ce ne hai dato un'immagine densa, ci hai mostrato come sia toccato a tutti, non solo ai soldati, combattere e rinunciare alla dignità, all'amore e alla coscienza. L'amore non è riuscito a salvarsi, il dolore della perdita ha trascinato con sé altre perdite, un mondo infernale dove non vince nessuno.
Ho avuto una breve esperienza militare, sono stato un ufficiale dell' Esercito Italiano, e sebbene non abbia partecipato ad azioni di guerra, ho fatto qualche esercitazione. Mi è bastato...
Nonostante fossero solo esercitazioni, sono riuscito a immaginarmi la scena. Tutto questo peggiorato dalle scadenti dotazioni in nostro possesso. Mai più, potendo scegliere.
Grazie del commento Ida!
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Non mi ha fatto impazzire, perché troppo raccontato (quasi inesistenti i dialoghi) e, soprattutto, perché condensi molti temi, tutti di spessore,- la guerra, la violenza, l'omossessualità, il desiderio di vendetta - in un racconto breve. Il troppo…
Scegli il presente per raccontare, ma alle volte lo dimentichi e torni al passato. Da rivedere la concordanza dei tempi.
I pensieri li metti in corsivo tra virgolette. Basta un segno grafico solo e occhio, alle volte li dimentichi tutti e due.
A presto
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Fabrizio Bonati
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

Namio Intile ha scritto: 18/03/2019, 11:43 Non mi ha fatto impazzire, perché troppo raccontato (quasi inesistenti i dialoghi) e, soprattutto, perché condensi molti temi, tutti di spessore,- la guerra, la violenza, l'omossessualità, il desiderio di vendetta - in un racconto breve. Il troppo…
Grazie del tuo commento. Purtroppo non si può piacere a tutti, ma soprattutto, non riesco a immaginarlo diverso da come è, gli argomenti sono tanti, ma nella mia idea originale è stato "il prete gay che impazzisce di dolore e inizia a sparacchiare a destra e sinistra vomitando oscenità", e da li sono partito.
Comunque sono suggerimenti utili, grazie, ne terrò conto.
:wink:
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Blue Bull

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Poliziesco ambientato a Chicago e Nuovo Messico

Un poliziesco vecchio stile, cazzuto, ambientato un po' a Chicago e un po' in New Mexico, dove un poliziotto scopre di avere un figlio già adulto e, una volta deciso di conoscerlo, si accorgerà che non sarà così semplice. Una storia dura e forse anche vera.
Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.

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