Il grande Jeeg robot

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Domenico De Ferraro
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Il grande Jeeg robot

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IL GRANDE JEEG ROBOT

DI: DOMENICO DE FERRARO


E’ giunta primavera il sole scrollando la notte dalle paure ci solleva da incubi e tetre visioni.
Jesce sole scagliento imperatore scanniello mio d’argiento
che vale quattuciento cento cinquanta tutta la notte canta
canta viola lu masto de scola
masto masto mannancienne presto ca scenne masto Tieste
cu lanza cu spada
cu l’aucielle accumpagnata sona sona zampugnella
ca t’accatta la vunnella
la vunnella de scarlato si nun sona te rompo la capa.
Nun chiovere nun chiovere
ca aggia ire a movere
a movere lu grano
de masto Giuliano
Masto Giuliano manname na lanza
ca aggia ire in Franza
da Franza a Lombardia
dove stà madama Lucia
nun chiovere
nun chiovere
jesce jesce sole.



Jesce sole tunno e caloroso nel vasto cielo di questa misera città . Accompagna il nostro canto . Illumina il nostro cuore. Cosi dopo aver bevuto un caffè al bar del Mexico , vedo spuntare tra i vicoli budelli , una strana figura smilza e raminga appare all’intrasatte è jeeg robot . Egli combatte il male di questa società. Lo seguo in primo momento attraverso il profumo dei giorni sopiti nell’ avventure rincorse sull’asfalto rovente, nella forma che s’evolve immemore del male nell’archetipo che coagula l’ esistenza.

L’ammiro , vestito così da buffone , da clown senza parrucca , come uno straccivendoli che vende mozzarella di bufala . Mi sento impaurito in preda ad una crisi mistica, incapace di capire chi sono i veri eroi . Cosi mi ritrovo con lui fianco a fianco come se fosse una cosa normale e gli dico jeeg robot non lasciarmi solo.
Oltre il mistero dentro l’ incubo di un dubbio amletico mi sembra ritornare fanciullo.

Lo aveva intravisto per caso dentro la metro. Lui con il suo vestito rattoppato con la maschera sul capo si dondolava nell’ assurdità di una nuova avventura . Pronto a colpire o salvare il mondo da qualche malvagio . Entrambi da perfetti sconosciuti ,eravamo ignari di cosa sarebbe potuto accadere l’ indomani .
Forse avremmo visto insieme l’alba di un nuovo giorno, la vittoria del bene sul male forse era giunto il tempo per non essere più noi stessi ma indossare entrambi i panni di jeeg robot e combattere il male di questa società.
Era giunto il giorno del giudizio che conduce con la riflessione verso l’intuito , alla consapevolezza degli atti di essere eroi o santi . Cosi come la notte che abile nel confondersi ci lascia inermi nella nostra oscurità.
Avevo cercato di cambiare ma non ero pronto per essere un eroe a pari di jeeg robot me la facevo sotto dalla paura.
Qualcuno ad un tratto grida:
Si stanno rubando la macchina, sono due uomini vestiti da persone per bene con la pistola in pugno
Quello era il momento buono per chiamare jeeg robot
Ma io con la mosca al naso con la mia barba lunga, una brutta storia da digerire , senza alcun domani alle spalle fingo di mostrarmi incapace di capire il male vissuto .
Cerco di salvare la mia illusione nell’apologia di un reato mentre un ladro viene condotto in galera . Jeeg robot appare sulla scena del crimine come un medico vicino ad un paziente , un uomo d’acciaio , tutto d un pezzo che osa sfidare ogni giorno la malavita.
Cosa ne pensate signora Maria di jeeg robot ?
Per me è come un figlio anzi di più, un padre , un marito e come San Antonio contro il male del secolo.
Che brava persona signora Giuseppina un vero signore.
Qua nel quartiere siamo tutti con lui . Lo chiamiamo jeeg robot perché porta la maschera di un cartone giapponese , è una brava persona , lo conosciamo da piccolo e Gigino fa l’ imbianchino , sposato ha tre figli, la moglie una vera zoccola . Lui una persona onesta che vuole salvare il mondo ad ogni costo .


O morte vengo con te per strade laide cercando di capire quando ci rimane da vivere.
Forse sono perduto in questo mio gioco di dare ed avere, incredulo nel caso , sogno o son desto
Fumi jeeg robot ?
No grazie. Non chiamarmi jeeg robot chiamami Gigino o Antonio non sono un eroe , sono una persona qualunque.
Hai salvato tanta gente, perfino il presidente della repubblica
Si lo fatto per coscienza , io credo al comandamento ama il prossimo tuo come te stesso.
Quanti anni hai ?
Non lo posso dire

Vedrai la luna come un oliva cadere in un bicchiere
La berranno in molti ed in molti , timidi s’inchineranno al caso.
Là dove vi saranno tre donne ignude pronte ad aprire la porta alla lussuria .
Ed il vento entrerà e porterà l’odore del mare, l’odore della carne putrefatta tra ricordi fragili caduchi come gocce di rugiada.
Sono qui non mi vede , pronto a salvare l’ennesimo stronzo.
Chi va la ?
Sono il signore dei mostri
Andate via, qui non c’è nulla da rubare.
Ma mi scusi ero di passaggio ho una busta da consegnare.
Ma che scostumato che siete
Qui non si scherza , stiamo lavorando
Signorina più slancio in quella scena del bacio
Jeeg robot se visto ? qua bisogna girare la scena principale quella in cui jeeg robot salva la vecchia dal borseggiatore .
Non se visto ancora
Ma siamo pazzi questa è una scena importante
Maestro lo hanno trovato
Dove sta ?
Sta arrivando lo hanno acchiappato in calza maglie che faceva il casca morto con wonder woman.
Dolce sera come il senso del divenire come le onde del mare che insegue un suo andare , oltre ogni desiderio , nuda dentro la sua storia , nuda dentro l’odio, dentro il rancore che accoglie miliardi di persone , accoglie i vecchi ed i bambini . E dentro un giardino fiorito d’alberi di pesco i colori evaporano soavi , vellutati . Un ramo di pesco fa ombra alle nuvole che riposano in cielo. E la città si mette in moto dentro il rumore di un motore , dentro questa infame storia fatta di ossa e carne. E non ci sono rifuggi neppure un angolo ove nascondersi , neppure un amore che possa coprire con la sua lacera coperta questo corpo ,vecchio , decrepito, questa storia fatta d’illusioni , accompagnato da un canto che esce dalle saitelle , dalle fogne del quartiere . Un odore macabro c sale lento con l’odore dei morti con il canto delle lavandaie . Sale lento ed accompagna ognuno oltre quello che cerchiamo . Verso un amore dolce infinito fatto di plastica , fatto di cose dimenticate dette troppo in fretta. E non esistono , guardie e ladri , ne eroi e santi , ne buoni ne cattivi ma solo in fondo alla strada una vecchia che stende ad un filo le sue colpe che s’ asciugano lentamente al sole con il suo amore venduto . Un amore fatto di forme che si legano all’ano si legano al dito ed oltre immemori soprusi di come l’abbiamo sognato .
S’apre il sipario su questa stramba storia di uomini e ladri.
Fate presto qua è successo l’ inverosimile una carneficina.
Si sono ammazzati entrambi, una guerra fratricida .
Bande contro bande .
Boss contro boss a suon di bossoli. Qui sono tutti morti.
Non ci posso credere come è stato ?
Erano giovani tutti di buona famiglia
Chi è stato ?
Si sono ammazzati , causa il controllo del parcheggio abusivo
Avete chiamato a jeeg robot ?
No siamo stati in questura , abbiamo parlato con il commissario
Ebbene ?
Niente per loro è tutto normale .
Incredibile ed io che credevo nella giustizia
Abbiamo scherzato è tutto uno scherzo
Di pessimo gusto
Come ti chiami ?
Io ciccotti detto jeeg robot , faccio il parcheggiatore dove è successo il fattaccio.
A jeeg robot vedi d’andartene da qualche altra parte
Commissario ma a mazzetta non me la date.
La mazzetta io ti do una mazzata in testa se non la smetti di tirarmi la giacca
Va beh scusatemi
Ecco tre euro
Che tirchio
Cosa hai detto ?
Che signore
Bene vedi di rigare diritto
Non posso perché sono storpio
Ha mi dispiace sei nato , storpio e cieco
No solo storpio
Cieco no ?
Io ci vedo bene
Allora vedi di andartene a……
Questa morte ci conduce alla follia è un fiore selvaggio che cresce solitario sopra un monte di rifiuti , sopra un teschio dentro una vecchia canzone cantata felicemente in compagnia. Ed ecco venire la morte e la sua sorella la fede ecco la sciorta dello sciancato ecco lo sciato riscaldare le rose nel freddo mattino . Ecco ogni cosa si distingue e si disperde nella ricerca di una verità effimera . Ed anche jeeg robot cerca di uscire fuori dai tanti casi ,dai tanti errori con onore. E quando credi sia tutto finito si ricomincia a combattere a credere di potercela fare contro i tanti cattivi contro la corruzione contro l’incomprensione , verso una nuova vita una nuova identità.

Jeeg robot non era un santo ne un eroe forse neppure un uomo qualunque . Uno di quelli che puoi incontrare sul treno con la merenda sotto l’ascella . Uno che lavora sodo , dalla mattina alla sera e non fa sconti e non s’imbriaca ma mantiene una sua dignità una sua certezza che a pesarla forse viene meno il senso di cosa si potrebbe essere. Ma per tutto quello che ha potuto passare jeeg robot era uno di noi, uguale a me e te , uno che sapeva il fatto suo . E mai avrebbe fatto male ad una mosca . Capace di portarti in pizzeria e pagare tutto lui. Uno tosto, più tosto di Cassius Clay più grande di Napoleone e di cesare ragazzi che mette in testa tanti capelli ai più calvi li rende belli ed attraenti . Cesare ragazzi uno che la sa lunga, più lunga di Giovanni tre dita che fuma sigari avana , beve vin santo e cerca tra i vicoli una ragione per continuare a vivere. Ed ammira le stelle dal suo balcone ammira la città splendere e gli sembra vano ed il vento entra dentro casa sua sbadiglia tra le lenzuola. Ravvolge il tempo e fa cantare un merlo indiano in un angolo perduto di quella casa. Ma jeeg robot era un piccolo uomo e molti dicevano che era un eroe , uno di quelli capace di salvare il mondo ed una volta salvo una vecchia che stava per cadere da ponte Milo . Ed un cane di passeggio abbaiò dalla contentezza che fece arricciare il pelo ad una signora che stava per salire in macchina. Jeeg robot un matto un buono a nulla non l’avresti mai detto una persona fuori dal normale con tante belle idee. Con uno strano nome ed una strana storia sulle spalle in mezzo alle palle.

Questa è la mia storia.
E non chiamarmi più jeeg robot
Perché ti offendi ?
Vedi di cambiare atteggiamento qui siamo in pochi a far girare le palle
Io non ti ho offeso ho cercato di seguire le tue gesta
Seguire , questa è sfiga
Perché mi continui a torturare
Io ci mancherebbe
Sono qui per imparare
Io per essere lasciato in pace
Ma jeeg robot è un eroe
Era, ora è uno strano ricordo
Un ricordo che ha cambiato il mondo ha dato speranza e fede
Io sono quello che sono e mi chiamo Gino cicciotti
Ecco ora siamo proprio usciti fuori dal seminato
Ma tu non vuoi capire
Io non voglio ci mancherebbe credimi sono qui per questo
Allora scendi da questo pullman, esci da questa storia
Dove siamo giunti
Dove mi hai portato io non ci volevo venire
Siamo in paradiso e tu sei un angelo
Io sono jeeg robot
Ma se hai detto che jeeg robot è morto
Beh ogni tanto lo faccio resuscitare
Una resurrezione parziale
Indifferentemente faccio finta di essere un eroe
Che cretinata
Lo hai detto ora non rompermi
Ora e arrivato il tempo di cambiare ora dobbiamo essere tutti come jeeg robot degli eroi degli uomini degli onesti lavoratori. E non pagheremo più le tasse e voteremo la monarchia voteremo gli ultimi della lista. Non ci sarà più un dittatore dalla faccia di topo a dominare questo pianeta. E potremo dirci uomini e non topi potremo dirci padri figli di un dio che ama i suoi simili. Ed ecco che jeeg robot risorgerà in ognuno di noi ecco che la storia in cui ognuno potrà dirsi veramente eroe . Una storia degna di essere vissuta fatta di molte grazie , fatta di tante domande, di tante incertezze. E quando jeeg robot diventerà l’eroe di tutto il mondo il salvatore il signore dei nostri signori egli ci guiderà verso altri universi , altri pianeti. Con jeeg robot saremo sicuri di vincere le tante battaglie. Saremo in tanti , tanti jeeg robot pronti a combattere i mostri di che insidiano questa esistenza.

Siamo giunto a quel giorno , la rivolta alle porte e jeeg robot ci guida alla vittoria sventolando la sua bandiera di libertà sventolando l’onore la morte negli occhi con le lacrime che cadono sulle sue guance . Piange poi ride si nasconde non vuole quell’amore simile alla morte. Simile al gioco di un eroe senza palle . Che salta come una rana che combatte contro i mori ed i pirati della Malesia. Jeeg robot grande condottiero che non indietreggia contro i saraceni contro gli infedeli sempre pronto a comprare l’acqua per un cammello assetato. Sempre pronto a lavare la testa al ciuco . Sempre pronto. A capire chi gli è difronte. E non ci sono scuse jeeg robot e uno di noi e il nostro vanto il grande condottiero il sindaco di questa città che sa bene amministrare. Un uomo all’antica , un pezzo di merda un pezzo di formaggio che egli mangia di nascosto poi si nasconde un pezzetto sotto la giacchetta lo porta alla sua bella che vive al vicolo belle donne . In una casa dipinta di rosa una casa che odora di rose di fiori di tanti ricordi.
E non ci sono parole per descrivere quello stato d’animo che prova jeeg robot quando gli diviene duro. Non ci sono mezzi termini ed allusioni figure mitiche che si muovono nella sua mente come tanti burattini amici di pinocchio e lucignolo. Amici di vecchia data che si calano le braghe sotto la luna , in un nome che non è un nome ma una certezza.

Jeeg robot io lo conosciuto nel lontano novanta faceva la dolce vita a via dei mille vendeva gelati e d’estate cocomeri rosso fuoco come la lava di un vulcano come il sangue degli innocenti come l’acqua che scende rigogliosa scivola via portandoti con ella verso un altra storia.
Lo conosciuto quando non era nessuno era un povero ragazzo che raccattava le cicche che rincorreva un gatto che faceva lo stronzo con Rosina la figlia del panettiere. Ed era bello jeeg robot sembrava un Rodolfo valentino versione latrina , versione malandrina , versione da imitare.

Non si sta mai in pace
Ma che ti prende
Che mi prende siamo alle solite come ve lo debbo dire la macchina la dovete parcheggiare fuori al palazzo
Perché se non lo facciamo che ci fai
Ed io chiamo jeeg robot quello vi mette al tappeto con un solo pugno
Chiamalo pure a quello stronzo del tuo eroe quella mazza di scopa
Oh non offendere jeeg robot
Non noi vogliamo offendere nessuno siamo come una cartina di tornasole siamo come una bella giornata e chiamalo che ci andiamo a prendere tutti insieme un gelato
Ma va là adesso ho capito chi sei , quello che ha fatto fuori lacky Luciano
No ti sbagli
Mi venisse un accidente non l’azzecco mai
Lo hai detto siamo tutti qui a casa di tua madre ti aspettiamo
Sto scendendo dall’areo
Sono già in mutande
Sono felice che sei ritornato
Sono frastornata stanco fino all’inverosimile
Cambiamo parcheggio
Non voglio inferire
Ma guarda io sono amico di jeeg robot e di tutti gli eroi di questa città
Mi fa piacere sapere che c’è l’hai fatta
Siamo sul punto di partenza
Forse dovremmo chiamare jeeg robot
Ma lascialo stare chi sa quante cose avrà da fare
Sono sbalordita
Io me ne vado a dormire

In realtà jeeg robot è un invenzione poetica , un cartone animato , una allucinazione mediatica , un fantoccio uno strano personaggio che cerca di uscire dalla sua difficile realtà. Egli vive ,sopravvive , combatte i mulini a vento come don Chisciotte . Cade si rialza poi prosegue il suo cammino felice per le strade della città. A volte siede fuori un bar sul lungo mare, ammira il mare , qualche gabbiano, qualche bionda , sballato in qualche sua storia che è non più una storia seria ma il risultato di molte stronzate compiute . Ma questa è un altra storia , una storia di poveri eroi , di gente che si sveglia di prima mattina e va lavoro , combatte, lotta , ride ed è felice di essere se stesso . Eroe per un solo momento, per un attimo, oltre i tanti dubbi le tante incertezze , le tante calunnie che circondano il nome di jeeg robot , lo sconosciuto eroe che ci salverà dal male che incombe sulla nostra esistenza e sulla misera società in cui viviamo.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Ciao, trovo il tuo testo poco comprensibile, oltre alla parte in dialetto che capisco male (limite mio?), anche la parte centrale dove il testo sembra tradotto da Google da un’altRa lingua. Ci sono innumerevoli errori di ortografia e di costruzione della frase (forse volevi legare il linguaggio al dialetto? Anche se fosse non l’avrei fatto così). Il discorso è slegato e “schizofrenico”, ho trovato piuttosto impegnativo arrivare alla fine. L’ultimo pezzo mi sembra scritto un po’ meglio. Scusa ma proprio non mi è piaciuto anche se il tema, se sviluppato altrimenti, potrebbe essere interessante (come nel film “Lo chiamavano Jeeg Robot” che ho trovato bello).
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Il racconto è tanto tortuoso e affaticante, ho avuto difficoltà ad arrivare alla sua fine. Circa gli inserimenti dialettali, non mi piacciono, non li capisco e mi annoiano. Ci sono, nella narrazione, numerosi errori. La punteggiatura va messa subito dopo la parola e poi va lasciato uno spazio prima di iniziare l'altra. I puntini di sospensione devono essere tre e non una "sfilza". Insomma, il racconto sarebbe da rivedere nel suo complesso. L'idea però non era male, sono certa che, con un poco più di attenzione avrebbe potuto essere una buona storia.
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

non posso che essere d'accordo con i commenti precedenti.
non mi è piaciuto per svariati motivi, non ultimo il fatto che sia pieno di refusi.
punteggiatura da rivedere, considerando anche che prima del punto o della virgola non vanno spazi.
l'idea di base non è male, ma lo sviluppo e la stesura lasciano quanto meno perplessi.
oltre a ciò, devo dire che in alcuni punti l'ho trovato poco comprensibile.
alla prossima
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Messaggio da leggere da Angelo Ciola »

Come nei commenti precedenti trovo anch'io il racconto poco comprensibile (anche per le parti in dialetto) e difficoltoso. Inoltre, rispetto agli altri racconti, è un racconto molto lungo e ciò comporta ulteriore difficoltà per arrivare alla fine.
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Messaggio da leggere da Marco Daniele »

Ho fatto una fatica tremenda a finirlo, e mi dispiace perché la sostanze c'è. Ad essere carente, a meno che non si tratti di qualche esperimento neo-neo-avanguardista, è la forma. Soprattutto l'uso errato o addirittura di punteggiatura rendono farraginosa una lettura che altrimenti potrebbe essere più piacevole. Nulla da dire sulla lunghezza invece né tantomeno sugli inserti dialettali, danno colore.
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Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Che fatica, purtroppo non capisco molto i dialetti. È una mia carenza. Però omettendo questo anche il resto lascia molto a desiderare. Non posso intervenire sulla punteggiatura, pechè haime è un problema anche mio, ma qui ho notato proprio una trascuratezza totale. Se mi permetti sembra che non sia stato neppure riletto una volta. Mi spiace a me non è piaciuto.
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Il racconto potrebbe essere interessante, sia per il contenuto che per la forma, fra sperimentazione e giochi di parole. Peccato che il risultato sia poco godibile a causa di frequenti imprecisioni e refusi e, soprattutto, di una punteggiatura talvolta assente, talvolta sbagliata. Consiglio all’autore un’accurata revisione.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Messaggio da leggere da Teseo Tesei »

Non mi piace. Ammetto di averlo dovuto rileggere in più "round". Si ha spesso la sensazione d'essere all'interno del quadrato. I rapidi colpi dell'avversario colpiscono impietosamente così che i secondi sono tentati di gettare la spugna.
Le stelle brillano soltanto in notte oscura.
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Stefano Giraldi Ceneda
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Messaggio da leggere da Stefano Giraldi Ceneda »

Personalmente, ho penato non poco nell’avanzare con la lettura, rallentata dagli inserimenti dialettali e ostruita da frequenti refusi. Come già evidenziato, gli errori sono difatti fuori controllo – e definirei alcuni di questi madornali – e denotano un’assenza totale di revisione post-stesura. Scrivere, rileggere correggere e riscrivere: un procedimento che non si dovrebbe mai dimenticare prima di offrire al pubblico un testo. Provare a raggiungere un relativo grado di purezza della scrittura è un atto doveroso e dovuto, sia nei confronti della propria vocazione (accertata o possibile) sia nei confronti di chi dedica tempo e pazienza per scorrere le nostre righe.
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