L'origine del divieto di mandato imperativo e la sua importanza
-
- rank (info):
- Terza pagina
- Messaggi: 694
- Iscritto il: 07/03/2019, 11:31
-
Author's data
L'origine del divieto di mandato imperativo e la sua importanza
Ritorna spesso, sollevata da alcune forze politiche, la necessità di abolire il divieto di mandato imperativo.
Prima di spiegare in cosa consista il divieto bisogna stabilire cosa sia il mandato imperativo.
Esso è collegato al concetto di rappresentanza ed ha una valenza nell’ambito del diritto civile poiché lega con un vincolo giuridico (normato da alcuni articoli del codice civile) due soggetti: il mandante e il mandatario, ciò colui che conferisce il mandato (una delega a svolgere determinati o tutti gli affari del mandante) e colui che la riceve.
In ambito pubblico il mandato imperativo si trova, ad esempio, nella Francia pre-rivoluzionaria, nella costituzione degli Stati Generali. Dove ciascun ordine legava i suoi rappresentanti con tale vincolo (Io ti dico cosa dire e fare e tu esegui). Cosa che provocava di fatto lo stallo dell’Assemblea (che di fatto non veniva mai convocata).
L’unico ad avere un mandato libero non vincolato era il re di Francia. L’unico ad aver facoltà ad agire per la cura degli interessi generali della Nazione.
Il quale, infatti, nella persona di Luigi XVI, quando nel 1789 convocò gli Stati Generali, aveva preteso che i delegati non venissero inviati all'Assemblea con mandati vincolanti dai rispettivi ordini. Ciò perché la responsabilità di ogni singolo rappresentante doveva da quel momento consistere esclusivamente nell'interesse della collettività.
La costituzione repubblicana del 1791 (la prima al mondo ad adottare il suffragio universale di tutti i cittadini) trasmise il principio del libero mandato dalla sovranità del re a quella dei deputati dell'Assemblea eletta dal popolo, di modo che la possibilità di agire per l'interesse collettivo venisse di volta in volta garantita da una norma costituzionale.
Il principio del libero mandato o divieto di mandato imperativo (con una trasposizione negativa che induce a riflettere) nasce pertanto insieme alla democrazia moderna, dal carattere rappresentativo, al contrario di quella classica, essenzialmente greca, che fu, invece, una democrazia diretta.
Il tratto principale della moderna democrazia rappresentativa è quello della rappresentanza politica, secondo la quale l'eletto deve fare gli interessi della collettività tutta e non quelli specifici dei suoi elettori.
In quest'ottica l'eletto diviene soggetto al mandato imperativo della Nazione e non a quello dei suoi elettori.
Dal 1791 in tutte le democrazie rappresentative il divieto di mandato imperativo diventò dunque una regola fissa (e lo è tuttora), anche se, di tanto in tanto, si ode (da destra o da sinistra) lo strepitio di quanti tentano di limitarne la portata o addirittura di sostituirlo con il suo esatto contrario, l'obbligo di mandato imperativo.
Un dibattito del genere avviene spesso anche in Italia in occasione del passaggio di un deputato da un gruppo a un altro, evenienza stigmatizzata come un tradimento del mandato ricevuto dagli elettori. Anche il il voto c.d. di coscienza, contrario alle direttive emanate dai gruppi parlamentari di appartenenza, viene malvisto (e persino nella stampa si legge di franchi tiratori con toni spesso spregiativi), invece che rientrare nella fisiologica dinamica parlamentare, visto che l’eletto ha l'obbligo costituzionale (articolo 67 della Costituzione) di agire nell’interesse della collettività e non per quello dei propri elettori.
Di contro, nel dibattito mirante all’eliminazione del divieto di mandato imperativo rientrano argomentazioni quali l'esigenza di coerenza o la violazione della libertà e degli interessi degli elettori, i quali, a detta dei detrattori della norma costituzionale, esigono che l’eletto venga legato in modo indissolubile al gruppo di riferimento che ne ha agevolato l’elezione.
Chi oggi sostiene l'obbligo di mandato imperativo dimentica o ignora (o finge di ignorare) che la funzione costituzionale del divieto serve proprio a spezzare questo legame di reciproco interesse che lega l’eletto agli elettori o, peggio, alla parte politica che ne ha propugnato l’elezione.
Ciò in quanto l'interesse particolare può essere fonte di distorsioni e manipolazioni.
Inutile nascondere poi che mai una norma costituzionale ha subito nel tempo più violazioni di quella del divieto di mandato imperativo, essendo tra l’altro una norma priva di sanzione.
Violata perché ogni gruppo continua a identificare l'interesse della Nazione con quello del proprio gruppo di appartenenza, o perché gli interessi particolari (se non personali) dei singoli deputati spesso prevalgono su quelli collettivi, o perché i partiti impongono agli eletti sotto i propri simboli, sotto il nome di disciplina di partito, obbedienza cieca e illimitata, a pena del mancato rinnovo della candidatura nella legislazione successiva.
Eviterò, in questa sede, di soffermarmi sulle tecniche parlamentari di limitazione del divieto di mandato imperativo (voto palese invece che segreto, ricorso continuo alla fiducia da parte del governo, utilizzo immotivato della decretazione d'urgenza, ecc.).
In sostanza già oggi il divieto di mandato imperativo viene violato di continuo, a detrimento della rappresentanza politica e a vantaggio degli interessi particolari dei più diversi gruppi di potere e lobby o anche delle diverse parti sociali (sindacati, associazioni, ordini), tanto che le democrazie parlamentari si può dire che oggi abbiano tutte un assetto di fatto neo-corporativista, dove i vari gruppi sociali agiscono non nell'interesse collettivo, nell'interesse della Nazione, ma nel proprio particolare o individuale interesse.
Per concludere, il divieto di mandato imperativo è una garanzia di rappresentanza politica e una garanzia della salvaguardia dell'interesse collettivo nazionale, non il suo contrario come spesso si sente.
Superato il divieto si andrà incontro velocemente a un corporativismo di forma, oltre che di sostanza, e oltre ancora alla supremazia dei poteri oligarchici, impermeabili da sempre alla democrazia. Si tornerebbe dunque all’Ancien Régime e agli Stati Generali pre-rivoluzionari.
Blue Bull
Poliziesco ambientato a Chicago e Nuovo Messico
Un poliziesco vecchio stile, cazzuto, ambientato un po' a Chicago e un po' in New Mexico, dove un poliziotto scopre di avere un figlio già adulto e, una volta deciso di conoscerlo, si accorgerà che non sarà così semplice. Una storia dura e forse anche vera.
Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.
Vedi ANTEPRIMA (482,65 KB scaricato 262 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Museo letterario
Antologia di opere letterarie ispirate dai capolavori dell'arte
Unire la scrittura all'immagine è un'esperienza antica, che qui vuole riproporsi in un singolare "Museo Letterario". L'alfabeto stesso deriva da antiche forme usate per rappresentare animali o cose, quindi tutta la letteratura è un punto di vista sulla realtà, per così dire, filtrato attraverso la sensibilità artistica connaturata in ogni uomo. In quest'antologia, diversi scrittori si sono cimentati nel raccontare una storia ispirata da un famoso capolavoro dell'Arte a loro scelta.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
Introduzione del Prof. Marco Vallicelli.
Copertina di Giorgio Pondi.
Contiene opere di: Claudia Cuomo, Enrico Arlandini, Sandra Ludovici, Eleonora Lupi, Francesca Santucci, Antonio Amodio, Isabella Galeotti, Tiziano Legati, Angelo Manarola, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Alberto Tivoli, Anna Rita Foschini, Annamaria Vernuccio, William Grifò, Maria Rosaria Spirito, Cristina Giuntini, Marina Paolucci, Rosanna Fontana, Umberto Pasqui.
Vedi ANTEPRIMA (211,82 KB scaricato 170 volte).
Il sole è nudo
Antologia di opere che mettono a nudo la pratica del nudismo.
Questo libro non vuole essere un dibattito pro o contro; non ci riguarda, abbiamo solo avuto il desiderio di spogliarci con voi.
A cura di Angelo Manarola e Massimo Baglione.
Copertina di Roberta Guardascione.
Contiene opere di: Concita Imperatrice, M. C, Gianni Veggi, 1 s3mpl1c3 nud1sta, Paolo De Andreis, Mario Stallone, Leonardo Rosso, Iconat, Sergio Bartolacelli, Donatella Ariotti, Franca Riso, Lodovico Ferrari, Goldchair60, Emanuele Cinelli, Vittoria Tomasi, Simone Pasini, Anna Rita Foschini, Matteone, Galiano Rossi, Franca Mercadante, Massimo Lanari, Francesco Paolo Catanzaro, Francesco Guagliardo, Giacobsi, Bayron, Marina Paolucci, Guglielmo A. Ferrando, Stefano Bozzato, Marco Murara, Francesca Miori, Lorenzo Moimare, Vincenzo Barone, Rupert Mantovani, Domenico Ciccarelli, Siman, Roberto Gianolio, Francesco Marcone, utente anonimo, Jole Gallo, Giovanni Altieri, Daniela Zampolli, Robi Nood, Mauro Sighicelli, Lucica Talianu, Giovanni Minutello, Naturizia, Serena Carnemolla, Carla Bessi.
Vedi ANTEPRIMA (407,33 KB scaricato 667 volte).
Gara d'Estate 2018 - Incontri, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione e Laura Ruggeri.
Scarica questo testo in formato PDF (840,41 KB) - scaricato 97 volte.
oppure in formato EPUB (370,75 KB) (vedi anteprima) - scaricato 77 volte..
Lascia un commento.
La Gara 58 - A volte ritornano
A cura di Lodovico.
Scarica questo testo in formato PDF (500,19 KB) - scaricato 75 volte.
oppure in formato EPUB (1,03 MB) (vedi anteprima) - scaricato 165 volte..
Lascia un commento.
La Gara 30 - La verità è là fuori
A cura di Diego Capani e Luigi Bonaro.
Scarica questo testo in formato PDF (1,57 MB) - scaricato 507 volte..
Lascia un commento.