L'alba è ogni giorno nel mio cuore

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2019/2020.

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1 - non mi piace affatto
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3 - si lascia leggere
6
43%
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5 - mi piace tantissimo
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7%
 
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Giada.Trix
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L'alba è ogni giorno nel mio cuore

Messaggio da leggere da Giada.Trix »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Una leggera brezza marina entrava dalla finestra socchiusa della sua camera. Una stupenda alba estiva, fresca al punto giusto, suggeriva a Regina che era il momento di rimboccarsi il sottile lenzuolo. Ma il suono delle onde che si riversavano sulla spiaggia, il verso dei gabbiani e l’aria profumata e pulita del mare erano la sua sveglia quotidiana. Così si mise la vestaglia, pronta per la consueta colazione. Ora sentiva il profumo del caffè, di un caldo croissant, che si mischiavano con il profumo del bucato, buonissimo, alla lavanda. Erano passate da poco le sei e la casa era già linda, come tutti i giorni dopotutto. Regina prese la sua tazza di caffè e si sedette fuori, su una comodissima sedia a sdraio. Si stava godendo la sua meritata pensione, aveva finalmente realizzato il suo desiderio: potersi godere la vecchiaia in una casa al mare, con un labrador al suo fianco. Regina seguiva come un rituale lo svolgersi della sua mattinata. Puntuale alle dieci si concedeva una passeggiata sulla spiaggia. Prima di uscire avvisava la sua aiutante, Dorotea, colei che rendeva la casa uno splendore, e chiamava il suo migliore amico. Nettuno fedelmente accorreva da lei, scodinzolando, si faceva mettere il guinzaglio e abbaiava eccitato. Il loro rapporto era speciale, si completavano. Senza di lui Regina non poteva vivere, la guidava in ogni suo passo. Grazie a lui poteva toccare la spiaggia, sentire le onde che si abbattevano sui suoi piedi. Sebbene non la potesse più vedere, l’alba sorgeva ogni giorno nel suo cuore. Non vedeva l’ora di rivivere ogni mattina quel momento. E il suo cane, puntuale come un orologio svizzero, si preparava a uscire, si preparava a entrare in simbiosi con la sua padrona, aiutandola con la sua vista; una dolce routine per una donna anziana. All'apparenza delle poche persone che la conoscevano era una donna sola. Ma lei sola non si sentiva affatto, era un tutt'uno con l’universo che la circondava. Viveva di sensazioni, privata del dono più bello della vita, la vista. Di tanto in tanto ironicamente rifletteva sul fatto che non fosse poi una tragedia: alcune cose era meglio non vederle. Era auto ironica, Regina, alle volte persino cinica. Doveva. Non aveva più lacrime negli occhi. L’unico amore autentico e incondizionato era quello di Nettuno, lui non l’aveva rifiutata, come invece avevano fatto gli altri. Aveva avuto un marito, il suo vero amore, da cui si era separata. Poi niente, solo storie occasionali senza importanza. Ora la solitudine le sembrava un lusso da concedersi prima di andarsene. Le mancavano però i colori del tramonto che guardava insieme al suo vecchio amore, prima che la malattia agli occhi arrivasse e prima che lui la lasciasse sola. Ora Regina preferiva l’alba ai tramonti. Una mattina Dorotea, controllando la posta, trovò una lettera. Strano, la signora non ne riceveva mai. Lesse il nome del mittente: Piergiorgio Serafini. La donna si sentì confusa per alcuni istanti. L’ex marito di Regina che dopo anni le scriveva una lettera? “Adesso ti rifai vivo eh? E in tutti questi anni dove sei stato, farabutto?”, borbottò. Dorotea le riferì tutto. Regina l’abbracciò e le disse: “Dorotea cara, è lui? Cosa c’è scritto? Non mi far penare!”
“Non l’ho letta, signora, ci mancherebbe.”
“Ebbene, che aspetti? Leggimela.”
Dorotea esitò, pensò che il comportamento della signora fosse piuttosto strano. Perché era così in pensiero per lui? Cercò di non farsi troppe domande, iniziò:
“Cara Regina del mio cuore,
Mi ritrovo a scriverti nuovamente. Perché hai deciso di far soffrire così il mio cuore? I pensieri mi soffocano la mente, ormai quando cala la sera già so cosa mi aspetta: notti insonni a piangere, con gli occhi sbarrati. Il dolore è troppo, Regina. So che ho sbagliato, ma una cosa è certa: non ti ho mai tradito! E se tu lo credi è perché il tuo amore non era forte quanto il mio. La rabbia ha lasciato posto al dolore, ora possiamo ricominciare. Non ignorarmi, il tempo è poco. Rispondi almeno a questa ultima richiesta. In tal caso non smetterò di scriverti. Con affetto. Tuo Piergiorgio.” Prima di leggere le ultime righe, Dorotea tirò un sospiro e le pronunciò irritata. “Con affetto? Quest’uomo già ha dato prova della sua follia, non c’è da stupirsi!” Gli occhi di Regina iniziarono ad arrossirsi, gonfiarsi. Erano pieni di lacrime, tuttavia le trattenne. Dorotea era sempre più interdetta. Appallottolò la lettera che aveva in mano e la lanciò verso Nettuno che la fece in mille pezzettini. Quella sera Regina cenò a malapena, né tanto meno scambiò una parola con Dorotea. Sembrava affranta. Con il capo chino si diresse verso la sua stanza. C’era qualcosa di indubbiamente anomalo, pensò la domestica, forse era il caso di preoccuparsi. Comunque pensò che fosse solo stanca, che volesse stare sola, decise di non essere troppo invasiva.
La mattina dopo Regina fu trovata morta. Si era tolta la vita con dei barbiturici. Dorotea non riuscì a superare lo shock. Ancor meno quando ritrovò nella stanza della sua padrona un’altra lettera ben custodita di Piergiorgio Serafini, datata a qualche anno fa. Venne a sapere che l’uomo aveva scoperto, quando erano ancora sposati, di avere una malattia terribile e con poche possibilità di sopravvivenza. Non aveva mai avuto il coraggio di riferirlo alla sua amata moglie, perché nel frattempo questa lottava con la sua cecità imminente. La donna aveva pensato che in tutti quegli anni l’uomo la lasciò semplicemente perché era stanco di lei. Dunque ipotizzava dei tradimenti anche precedenti alla loro rottura. Ma dopo anni, le aveva riscritto. Aveva passato la sua vita a curarsi, invano. Ormai i medici non gli davano che pochi anni. Poi Dorotea aveva letto l’ultima sua lettera a Regina, dove l’uomo le chiedeva un’altra possibilità, le dichiarava il suo amore. La povera donna non aveva sopportato il senso di colpa. Aveva passato tutti quegli anni ad allontanare il suo unico amore, a essere certa che lui l’avesse lasciata per avere una vita più libera, magari con più donne, e senza la responsabilità di dover badare a un’invalida. Quell'uomo aveva sofferto tanto quanto lei, “ora possiamo ricominciare” aveva scritto, nonostante la veneranda età di entrambi. La vita dell’uomo si spense la mattina seguente la tragica scomparsa dell’amata.
Ultima modifica di Giada.Trix il 09/01/2020, 16:51, modificato 1 volta in totale.
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Eliseo Palumbo
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Messaggio da leggere da Eliseo Palumbo »

Il racconto si lascia leggere, è scritto bene apparte una ripetizione "si preparava a uscire, si preparava a entrare in simbiosi." il pezzo "Strano, la signora... borbottò" che forse va rivisto perché non capisco se sono tutti pensieri di Dorotea o un mix tra pensieri della domestica e considerazioni del Io narrante?Credo sia meglio usare invadente piuttosto che invasiva; in fine nella frase "La donna aveva pensato che in tutti quegli l'anni..." da togliere "l'".

La storia è molto triste, la scrittura la rende piacevole e scorrevole. Immagino Regina come una donna sofisticata, a cui piace ancora ingioiellarsi e truccarsi, un animo apparentemente forte, ma in cuor suo non accetta il bisogno d'aiuto, nonostante alla fin fine è obbligata ad apprezzare la compagnia di Nettuno e di Dorotea; Regina è debole, a tratti disturbata, per avere dei barbiturici a casa di sicuro ne faceva già uso, testarda.

Non ho ben capito il motivo del suicidio.
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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ElianaF
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Commento: L'alba è ogni giorno nel mio cuore

Messaggio da leggere da ElianaF »

Sembra una tragedia di altri tempi, con lettere improvvise (chi scrive ancora lettere così?), malattie e retroscena. Mi è piaciuta la prima parte, la descrizione di lei che si gode la vita al mare e le sensazioni nonostante la cecità.
Ultima modifica di ElianaF il 13/01/2020, 21:33, modificato 1 volta in totale.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

si uccide per rimorso? e perché dovrebbe averne?
in ogni caso il racconto è abbastanza gradevole, scorre piuttosto liscio fino al termine.
buone le descrizioni, soprattutto a livello emozionale.
segnalo che ci sono alcune ripetizioni che sarebbe meglio eliminare
la storia è triste, forse anche troppo, però si lascia leggere bene.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Un dramma... davvero triste questo racconto, basato su molti fraintendimenti tra i protagonisti umani della storia. Povero Nettuno, mi vien da dire, il suo amore incondizionato, fedele e indispensabile alla vita di Regina, non è stato sufficiente ad evitare la tragedia. Peccato!
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Racconto strappalacrime, richiede una sospensione dell'incredulità superiore alla media per essere apprezzato, superato questo scoglio si gustano le belle descrizioni, la prosa classicheggiante.
Anche i fraintendimenti rivelati da lettere richiamano alla mente narrativa di altri tempi, in questo il testo è coerente, quindi lo è anche nella conclusione melodrammatica.
Cambierei "datata a qualche anno fa" in "datata a qualche anno prima" e "La donna aveva pensato che in tutti quegli l'anni l'uomo la lasciò…" in "La donna aveva pensato, in tutti quegli anni, che l'uomo la lasciò…".
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Mi stupisce un poco il fatto che nella prima parte del racconto, molto scorrevole e con alcune belle descrizioni, sembra in pace con sé stessa e il mondo e alla fine arriva addirittura al suicidio. Le due cose potrebbero anche coesistere, ma in un racconto più lungo e sviluppato. Così sembra un po' repentino. Per il resto segnalo anch'io alcune ripetizione e alcuni tempi verbali che non mi convincono.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

La descrizione iniziale è bella, non dispiacerebbe neanche a me poter vivere, in un lontano futuro, un periodo sereno e rilassante, senza grandi preoccupazioni in un luogo che amo e che mi fa stare bene. Con questo intendo dire che la descrizione mi ha permesso di immedesimarmi e perciò mi pare efficace.
La seconda metà del racconto secondo me è meno armonica, non perché illogica nei contenuti, gli esseri umani si comportano e reagiscono in modi bizzarri e spesso poco comprensibili a persone esterne, ma per la forma. Mi sembra meno curato a livello di scrittura e non mi convince la sequenza temporale con la quale vengono esposti i fatti/le spiegazioni (ultima lettera / suicidio / lettera precedente), secondo me risulta meno godibile e scorrevole.
Un’altra cosa che non mi piace particolarmente è la frase, che è anche il titolo del racconto, in quanto mi pare un po’ forzata ed eccessivamente romantica. Ma questo però riguarda proprio il mio gusto personale.
Globalmente si lascia leggere, voto 3.
Simone_Non_é
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Messaggio da leggere da Simone_Non_é »

Sinceramente il racconto non mi ha preso in modo particolare per diversi fattori. Regina ha un legame stupendo con il suo cane ma nonostante questo suo amore non ci pensa due volte prima di togliersi la vita, inoltre è possibile che il suo ex-marito di fronte ad una situazione del genere, anche lui innamorato, piuttosto che affrontare il discorso decida di sparire? Due persone che si amano non affrontano anche le difficoltà in due? Penso che il tutto si potesse dirigere un po' meglio, è solo la mia opinione, comunque è stato un piacere leggerlo.
Roberto Ballardini
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Messaggio da leggere da Roberto Ballardini »

Il mare rimane sempre, a mio avviso, uno degli scenari più evocativi per qualsiasi tipo di storia, ma in particolare per quelle sentimentali, credo. Il mare come culla di rimpianti, nostalgie, tristezza, malinconia. L'opposto dell'immagine che ricaviamo dalle cartoline. Quindi il mare con due facce, quella estiva e quella fuori stagione, che poi diventa un po' la metafora di tante esistenze. Personalmente ho trovato un po' invasiva, narrativamente parlando, la figura della domestica, come se mi sdoppiasse un po' quella della protagonista. Avrei cercato di mantere unicamente su di lei il punto di vista, ma è solo una mia impressione. Per la forma, ritoccherei qualcosina qua e là.
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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Racconto un po' sconclusionato, probabilmente ambientato in Cornovaglia, molto datato e ottocentesco nella forma tanto da eguagliare quelli della buonanima Rosamunde Pilcher, recentemente scomparsa. Prima non fai che magnificarci la meravigliosa vita di questa vedova cieca, poi improvvisamente cambi le carte in tavola e ci sorprendi con il suo suicidio piuttosto inspiegabile e il decesso per cause naturali dell'amato ex marito italiano Piergiorgio Serafini, da tempo malato terminale. Sullo sfondo resta Nettuno che ogni giorno, puntuale come un orologio svizzero, passeggerà tristemente da solo sulla spiaggia, e la fedele badante Dorotea che verrà sospettata dalla polizia per avere ereditato le sostanze di Regina.
Scusa, Giada, se mi sono permesso di andare oltre il finale, ma in effetti anch'io nutro qualche dubbio su Dorotea: di certo sapeva del testamento e avrebbe potuto preparare a Regina una tisana ai barbiturici. E poi, come ha detto qualcuno, la storia è un po' troppo strappalacrime e un finale crudo, a mio avviso, ci starebbe bene.
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