Band Of Brothers
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Band Of Brothers
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Re: Band Of Brothers
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Re: Band Of Brothers
Sì, metti il link se vuoi.Macrelli Piero ha scritto: ↑25/02/2020, 7:11Ad esempio in calce a tutti i racconti mettevo i link a you tube relativi alle canzoni citate (tipo la registrazione musicale del capodanno citato) e non so se qui si può fare. Ciao.
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Re: Band Of Brothers
Registrazione serata capodanno.
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Mi è piaciuto, bravo.
Ti segnalo qualche refuso: “una vota”, “cone Jan Curtis”, “frichettona”, “vocalists”, “sorseggiate da bicchiere”; “tendenzioni” non lo so, magari può essere accettato come slang per “trendy”.
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Re: Band Of Brothers
Commento: Band Of Brothers
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vuoi per il fatto che non mi intendo di quel tipo di musica, vuoi negli anni 80 ero impegnato in ben altre cose che andare a concerti di quel genere, non sono riuscito a entrare per niente in sintonia con la narrazione.
per quanto riguarda il linguaggio, direi che è appropriato per il periodo e l'argomento, quindi lo accetto.
ci sono alcuni refusi, ma li hanno già segnalati
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Finita la seconda lettura mi sono reso conto che non ho capito nulla meglio, e che non ho capito niente in più, infatti la prima impressione che ho avuto è stata quella di leggere l'incipit di una sceneggiatura da film, la scena iniziale, una cosa alla trainspotting per intenderci quindi mi sono immaginato il tuo alter ego seduto al bar di questo locale immerso nei suoi pensieri, rivivendo tutto quello che hai raccontato, venendo poi catapultato nella realtà dal neo "Saponetta" e pronto a godersi il nuovo decennio, conscio di voler rimanere nel suo stato di Peter Pan, perché è solo, non più con la band, gli altri tre forse si sono inborghesiti, avranno messo su famiglia, non lo so e non ce lo dici, e con un continuo sicuramente intenso e altalenante.
Ora, se dovessi andare a guardare questo film in base a ciò che ho percepito, io sinceramente non lo andrei a guardare, perché sarebbe un qualcosa di già visto e rivisto. Il tuo però è un racconto su BraviAutori, la lettura mi è risultata difficile perché sono nato a fine degli anni '80, quindi sono cresciuto con la musica '90 e '00, per il linguaggio molto colorito, che non per forza è una cosa negativa, è semplicemente un mio gusto personale, infine non mi sono potuto immedesimare del tutto per il semplice fatto, anche, se anni '80, '90, '00 o '10 non sono tipo da discoteche, o da ambienti descritti nel racconto.
Dopo tutto questo pippone di spiegazione, per quanto riguarda il testo in se rivedrei un po' la punteggiatura nei vari discorsi diretti e indiretti, le virgolettature, mi spiego meglio: credo che dopo il trattino nel discorso diretto vada messo uno spazio, e il discorso avvenuto nel bagno con il conoscente vada virgolettato.
In fine, posso dire che, per quel che ne sappia, hai descritto bene il periodo e la confusione apparente del lettore è dovuta alla non conoscenza del tema e in minima parte alla dinamicità del testo che alterna momenti scoppiettanti a profonde riflessioni personali, con un susseguirsi di climax ascendenti e discendenti.
A rileggerci
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Se non si è capito questo ho sbagliato a scrivere il racconto così come ho fatto.
Il linguaggio crudo e volgare mi è sembrato giustificato e necessario.
Le citazioni musicali (molte, ma non troppe) funzionali all'economia del racconto sarebbero potute essere di completa fantasia e non reali come sono. Il lettore non ha la necessità di conoscerle per leggere il racconto come non ha la necessità di sapere che la poltrona dove siede sia una "barcelona" o meno. Se riesce a riposare va bene comunque.
Per la formattazione del testo e refusi avete ragione. Sto cercando di memorizzare le numerose regole e i vari stili, ma nel frattempo mi deve andare bene così altrimenti non comincerei mai a scrivere in attesa di uno stile formalmente perfetto.
Ho comunque delle preferenze. Nel discorso diretto usare il trattino e se il dialogo è concitato evito di intercalare con i vari "disse" o "rispose" e specificare, se non necessario alla comprensione, chi, dei vari personaggi sta parlando. All'interno di una parte descrittiva, invece, inserisco un eventuale piccolo discorso diretto con una virgola seguita da una maiuscola che mi sembra bello snello e originale.
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Re: commento
Ciao, non volevo assolutamente infastidirti o venirti contro. Io quando leggo lo faccio con piacere e mi piace imparare anche dalle cose che leggo: dal tuo racconto ho conosciuto critici musicali e cantanti/gruppi che non conoscevo, quindi te ne sono grato, perché il mio bagaglio culturale si è arricchito.Macrelli Piero ha scritto: ↑01/03/2020, 20:50 Sacro è il giudizio dei lettori e chi si espone a scrivere ne deve accettare le critiche. Quello che mi rende perplesso è il dubbio di non aver esposto bene la mia storia. Le mie intenzioni letterarie si trovano nella sinossi che qui vi espongo: La storia narrata in prima persona vuole raccontare le vicende di un trentenne che si ritrova nel locale che ora ha cambiato nome e stile perché sono passati dieci anni. I ricordi servono ad arredare una epoca che vuole essere descritta bene e non genericamente delineata. Il protagonista non sa bene se rimpiangere quei tempi o biasimarli e comunque si fa trascinare dagli eventi in maniera disincantata e delusa e chiude il decennio con un amaro disgusto.
Se non si è capito questo ho sbagliato a scrivere il racconto così come ho fatto.
Il linguaggio crudo e volgare mi è sembrato giustificato e necessario.
Le citazioni musicali (molte, ma non troppe) funzionali all'economia del racconto sarebbero potute essere di completa fantasia e non reali come sono. Il lettore non ha la necessità di conoscerle per leggere il racconto come non ha la necessità di sapere che la poltrona dove siede sia una "barcelona" o meno. Se riesce a riposare va bene comunque.
Per la formattazione del testo e refusi avete ragione. Sto cercando di memorizzare le numerose regole e i vari stili, ma nel frattempo mi deve andare bene così altrimenti non comincerei mai a scrivere in attesa di uno stile formalmente perfetto.
Ho comunque delle preferenze. Nel discorso diretto usare il trattino e se il dialogo è concitato evito di intercalare con i vari "disse" o "rispose" e specificare, se non necessario alla comprensione, chi, dei vari personaggi sta parlando. All'interno di una parte descrittiva, invece, inserisco un eventuale piccolo discorso diretto con una virgola seguita da una maiuscola che mi sembra bello snello e originale.
Per quanto riguarda la breve sinossi che hai fatto, hai spiegato per bene il racconto e il disgusto finale c'è, sicuramente, infatti ho definito il protagonista solo e da un continuo intenso ed altalenante.
per lo stile con il tempo troverai il tuo, basta crederci e non demordere, scusami se sono sembrato duro nel commento ma non era mia intenzione, sono stato frainteso.
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La Gara 9 - Un racconto per un cortometraggio
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La Gara 59 - Siamo come ci vedono o come ci vediamo noi?
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La Gara 41 - Tutti a scuola!
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Gare letterarie stagionali - annuario n° 1 (2018 - 2019)
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Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.