Baracci
Inviato: 26/12/2020, 3:27
Antonello era l'ultimo. Era l'ultimo dei ritardati mentali. L'ingegneria genetica aveva ormai quasi raggiunto la perfezione e faceva nascere bambini sempre più intelligenti. Lui era il "quasi". Cominciò a parlare a quattro anni, a usare il cucchiaio a sei, la maniglia della porta a otto. Si metteva sempre le scarpe nel piede sbagliato e bisognava dirgli di chiudere la bocca dopo che aveva sbadigliato. A nove anni la svolta: imparò a distinguere la destra dalla sinistra, usando una serie di trucchi mnemonici assai ridicola. Aveva a che fare con la direzione dei mulinelli d'acqua, il lato da cui vengono munte le mucche, il verso in cui girano le foglie di platano quando cadono, come si attorcigliano i serpenti, e altre stupidaggini.
Non riuscì mai a scrivere in maniera comprensibile. Per cavarsela costruì una macchinetta che scriveva per lui, con il motorino del girarrosto della Barbie e le batterie rubate all'apparecchio acustico di suo nonno. Era talmente piccola che si poteva nascondere nella sua mano di bambino. Adottò analoga soluzione per la matematica e l'algebra; senza questo doping meccanico non ce l'avrebbe mai fatta a scuola.
Arrivato a quindici anni si accorse che aveva paura delle ragazze.
"Mi costruirò una macchina che non abbia paura delle ragazze" pensò "già, ma nessuna macchina ha paura delle ragazze. A cosa mi servirebbe? No, ho bisogno di qualcuno che mi dia dei consigli".
Prese i rulli di una pianola meccanica, vecchi ingranaggi, dei fogli magnetizzati, e introdusse nella matrice un bignami di Logica filosofica.
Assemblò così una macchina logica, e gli chiese: «Che cos'ho che le ragazze mi fanno paura?»
«Non hai niente» gli rispose la macchina «è logico avere paura delle ragazze. Farebbero venire i brividi pure a me».
«Allora cosa posso fare?»
«Devi aspettare il momento giusto, ma ci vorrà tempo. A meno che tu non voglia barare».
«Sì, sì, dimmi, dimmi!»
«Costruisci una macchina che ti assomigli, ma falla più intelligente di te e soprattutto disinvolta e sicura di sé. Però ci devi mettere una cosa speciale dentro, se tu dovessi perderne il controllo. Te la dico in un orecchio, è pericolosa».
Così Antonello costruì Michael, un fantoccio che sembrava lui, ma parlava molto più rapidamente, e lo riempì con antologie di battute umoristiche e poesie. Andarono insieme a trovare Emma.
Michael iniziò sparando subito battutacce: «Sai qual è il colmo per un vegano? Morire sepolto sotto il crollo di un muro di cinta. Sai come si chiama la modella rom più famosa del mondo? Sinti Crawford. E il fumettista più stitico? Zerocacare».
Emma rideva come una matta. «Che forte che sei, Michael! Perché non sei come lui Antonello?»
Antonello farfugliò: «Eh ma...boh!»
Poi Michael, con un tono di voce più basso e sensuale, passò alla parte poetica: «Sai Emma, vedo un futuro insieme, in campagna, nei paesi baschi, con tanti tanti figli. Io ti preparerò una torta di Luna mentre tu ti fai un tè con una bustina di pericolo. Comprerò un’auto col cambio automatico così potrò tenerti la mano anche quando guido. Il tuo sorriso mi fa venire in mente quando a scuola da piccolo iniziavo un quaderno nuovo. E parliamo di tutto: a cosa serve un ragno, dove dorme il vento, chi erano gli Ittiti, se si può toccare il buio…»
Emma estasiata gli porse la mano. «Oh Michael, tutto quello che vuoi. Usciamo noi due e lasciamo qui Antonello, senza di lui ci divertiremo di più».
«No, no! Me ne vado io!» disse il ritardato quasi in lacrime. Aveva perso il controllo della situazione, non gli restava che una cosa da fare. Giunto a un centinaio di metri dalla casa di Emma schiacciò un bottone che aveva in tasca. Si udì una terribile esplosione. Poco dopo una pioggia di brandelli di carne e pezzi di metallo ricoprì l’asfalto. Mai fare qualcosa che non si possa disfare.
Alla fine Antonello divenne un uomo, almeno all'anagrafe; ma aveva sempre quell'aria da ragazzino goffo. Si ridusse a vendere le sue macchinette a ladri e truffatori, poi però costruì una macchina per investire in Borsa e divenne straricco. Entrò così a far parte di quel gruppo di personaggi loschi che ci ha sempre perseguitato. C'era quel fenicio che non ce la faceva a imparare i geroglifici, allora inventò l'alfabeto, che era una roba per deficienti. Poi ci fu quell'arabo che non riusciva a contare oltre il dieci, allora inventò il sistema decimale per i cretini come lui. Gutenberg era incapace come copista e si inventò i caratteri mobili. Ecco, adesso faceva parte di quella miserabile compagnia. Non era bravo in niente, ma aveva il bernoccolo delle macchine.
Col passare degli anni, Antonello divenne sempre più ricco e potente, ormai i presidenti di Cina, Russia, Stati Uniti e Germania erano sue macchine. Ma era anche sempre più complessato e solo. Si fabbricò quindi un amico, una macchina che fosse più stupida di lui, per farlo sentire meglio, e la chiamò Povero Carlo. Povero Carlo era quasi incapace di pensare, quasi...infatti pensò bene di costruirsi a sua volta una macchina logica che lo aiutasse.
Una volta andarono a trovare Antonello in una delle sue cento case, e la macchina di Povero Carlo con voce monotona, li redarguì: «Solo i disadattati come voi inventano. La storia lo dimostra: una delle più grandi civiltà di tutti i tempi, quella greca, non aveva bisogno di strumenti. Usavano gli schiavi, non si sporcavano le mani con congegni meccanici, e poterono così dedicarsi alla filosofia, al pensiero. L'incompetente inventa. I delinquenti inventano. Povero Carlo, andiamocene e lasciamo questo idiota da solo».
«No no, me ne vado io!» disse il ritardato quasi in lacrime, anche se quella era casa sua. Aveva perso il controllo della situazione, non gli restava che una cosa da fare. Giunto a un centinaio di metri da casa sua schiacciò un bottone che aveva in tasca. Si udì una terribile esplosione. Mai fare qualcosa ecc. ecc.
Alla soglia della pensione, Antonello Baracci ricevette il premio Tesla alla carriera. Ci si era infatti accorti che tutte le invenzioni degli ultimi cinquant’anni erano sue. Ebbe però la sciagurata idea di andare alla cerimonia senza il discorso scritto dalla sua macchina scrividiscorsi, sperando di parlare a braccio. Figuriamoci!
Salì sul palco e davanti a un pubblico di 100.000 persone circa cominciò a sproloquiare: «Eeeh allora...solo l'ostrica ammalata produce la madreperla. Senza il lievito non si può fare il pane, ma il lievito è un fungo, una malattia. Il primo attrezzo costruito dall'uomo è stata la stampella, lo sapevate? Siete tutti belli sani intelligenti e perfetti, ma come farete senza i ritardati come me che inventano? Eh? Ooh!».
Spalancò la bocca e si dimentico di richiuderla.
Non riuscì mai a scrivere in maniera comprensibile. Per cavarsela costruì una macchinetta che scriveva per lui, con il motorino del girarrosto della Barbie e le batterie rubate all'apparecchio acustico di suo nonno. Era talmente piccola che si poteva nascondere nella sua mano di bambino. Adottò analoga soluzione per la matematica e l'algebra; senza questo doping meccanico non ce l'avrebbe mai fatta a scuola.
Arrivato a quindici anni si accorse che aveva paura delle ragazze.
"Mi costruirò una macchina che non abbia paura delle ragazze" pensò "già, ma nessuna macchina ha paura delle ragazze. A cosa mi servirebbe? No, ho bisogno di qualcuno che mi dia dei consigli".
Prese i rulli di una pianola meccanica, vecchi ingranaggi, dei fogli magnetizzati, e introdusse nella matrice un bignami di Logica filosofica.
Assemblò così una macchina logica, e gli chiese: «Che cos'ho che le ragazze mi fanno paura?»
«Non hai niente» gli rispose la macchina «è logico avere paura delle ragazze. Farebbero venire i brividi pure a me».
«Allora cosa posso fare?»
«Devi aspettare il momento giusto, ma ci vorrà tempo. A meno che tu non voglia barare».
«Sì, sì, dimmi, dimmi!»
«Costruisci una macchina che ti assomigli, ma falla più intelligente di te e soprattutto disinvolta e sicura di sé. Però ci devi mettere una cosa speciale dentro, se tu dovessi perderne il controllo. Te la dico in un orecchio, è pericolosa».
Così Antonello costruì Michael, un fantoccio che sembrava lui, ma parlava molto più rapidamente, e lo riempì con antologie di battute umoristiche e poesie. Andarono insieme a trovare Emma.
Michael iniziò sparando subito battutacce: «Sai qual è il colmo per un vegano? Morire sepolto sotto il crollo di un muro di cinta. Sai come si chiama la modella rom più famosa del mondo? Sinti Crawford. E il fumettista più stitico? Zerocacare».
Emma rideva come una matta. «Che forte che sei, Michael! Perché non sei come lui Antonello?»
Antonello farfugliò: «Eh ma...boh!»
Poi Michael, con un tono di voce più basso e sensuale, passò alla parte poetica: «Sai Emma, vedo un futuro insieme, in campagna, nei paesi baschi, con tanti tanti figli. Io ti preparerò una torta di Luna mentre tu ti fai un tè con una bustina di pericolo. Comprerò un’auto col cambio automatico così potrò tenerti la mano anche quando guido. Il tuo sorriso mi fa venire in mente quando a scuola da piccolo iniziavo un quaderno nuovo. E parliamo di tutto: a cosa serve un ragno, dove dorme il vento, chi erano gli Ittiti, se si può toccare il buio…»
Emma estasiata gli porse la mano. «Oh Michael, tutto quello che vuoi. Usciamo noi due e lasciamo qui Antonello, senza di lui ci divertiremo di più».
«No, no! Me ne vado io!» disse il ritardato quasi in lacrime. Aveva perso il controllo della situazione, non gli restava che una cosa da fare. Giunto a un centinaio di metri dalla casa di Emma schiacciò un bottone che aveva in tasca. Si udì una terribile esplosione. Poco dopo una pioggia di brandelli di carne e pezzi di metallo ricoprì l’asfalto. Mai fare qualcosa che non si possa disfare.
Alla fine Antonello divenne un uomo, almeno all'anagrafe; ma aveva sempre quell'aria da ragazzino goffo. Si ridusse a vendere le sue macchinette a ladri e truffatori, poi però costruì una macchina per investire in Borsa e divenne straricco. Entrò così a far parte di quel gruppo di personaggi loschi che ci ha sempre perseguitato. C'era quel fenicio che non ce la faceva a imparare i geroglifici, allora inventò l'alfabeto, che era una roba per deficienti. Poi ci fu quell'arabo che non riusciva a contare oltre il dieci, allora inventò il sistema decimale per i cretini come lui. Gutenberg era incapace come copista e si inventò i caratteri mobili. Ecco, adesso faceva parte di quella miserabile compagnia. Non era bravo in niente, ma aveva il bernoccolo delle macchine.
Col passare degli anni, Antonello divenne sempre più ricco e potente, ormai i presidenti di Cina, Russia, Stati Uniti e Germania erano sue macchine. Ma era anche sempre più complessato e solo. Si fabbricò quindi un amico, una macchina che fosse più stupida di lui, per farlo sentire meglio, e la chiamò Povero Carlo. Povero Carlo era quasi incapace di pensare, quasi...infatti pensò bene di costruirsi a sua volta una macchina logica che lo aiutasse.
Una volta andarono a trovare Antonello in una delle sue cento case, e la macchina di Povero Carlo con voce monotona, li redarguì: «Solo i disadattati come voi inventano. La storia lo dimostra: una delle più grandi civiltà di tutti i tempi, quella greca, non aveva bisogno di strumenti. Usavano gli schiavi, non si sporcavano le mani con congegni meccanici, e poterono così dedicarsi alla filosofia, al pensiero. L'incompetente inventa. I delinquenti inventano. Povero Carlo, andiamocene e lasciamo questo idiota da solo».
«No no, me ne vado io!» disse il ritardato quasi in lacrime, anche se quella era casa sua. Aveva perso il controllo della situazione, non gli restava che una cosa da fare. Giunto a un centinaio di metri da casa sua schiacciò un bottone che aveva in tasca. Si udì una terribile esplosione. Mai fare qualcosa ecc. ecc.
Alla soglia della pensione, Antonello Baracci ricevette il premio Tesla alla carriera. Ci si era infatti accorti che tutte le invenzioni degli ultimi cinquant’anni erano sue. Ebbe però la sciagurata idea di andare alla cerimonia senza il discorso scritto dalla sua macchina scrividiscorsi, sperando di parlare a braccio. Figuriamoci!
Salì sul palco e davanti a un pubblico di 100.000 persone circa cominciò a sproloquiare: «Eeeh allora...solo l'ostrica ammalata produce la madreperla. Senza il lievito non si può fare il pane, ma il lievito è un fungo, una malattia. Il primo attrezzo costruito dall'uomo è stata la stampella, lo sapevate? Siete tutti belli sani intelligenti e perfetti, ma come farete senza i ritardati come me che inventano? Eh? Ooh!».
Spalancò la bocca e si dimentico di richiuderla.