Procol Harum
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Procol Harum
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Re: Procol Harum
Il racconto c'è e ha una sua logica, con un finale non certo divertente. L'orizzonte degli eventi cristallizza l'abbandono di Jezahel nella capsula di discesa, abbandono il quale letteralmente non ha mai fine. Della serie reato permanente. Quanto ai nomi, anziché scervellarmi per inventarne di fantasia che non dicevano nulla a me e a chi leggeva ho attinto a piene mani dal rock progressive degli anni sessanta settanta, l'unico tentativo di trasformare un genere commerciale come il rock in qualcosa di più complesso.
Una sorta di strampalato omaggio, mi rendo conto, con citazioni di gruppi, di componenti di quei gruppi e di qualche pezzo, come il più bianco del pallido o impressioni di settembre. Ma mi rendo conto di aver troppo preteso da me stesso, non leggo fantascienza da decenni e non ascolto progrock da anni.
Ormai vago solitario tra Bach Albinoni e Corelli, non fatemene una colpa: la fantascienza con nomi italiani non funziona proprio.
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Re: Procol Harum
Non sono affatto d'accordo.
Re: Procol Harum
Ah, ma questa è una difesa d'ufficio di NASF!
Comunque la sottoscrivo, e aggiungo che i migliori attuali diffusori di s.f. italiani (genere distopico) sono i nostri virologi da circo. Il termine "diffusori" non è casuale.
- Massimo Baglione
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Re: Procol Harum
Era d'obbligo
E poi io stesso ne scrivo, quindi è una garanzia
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Re: Procol Harum
Un grazie di cuore, hai centrato l'obiettivo.
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Re: Procol Harum
Ma voglio fare un ragionamento serio sul tema, seppure credo che non sia la prima volta che approccio l'argomento.
Io credo che il genere letterario fantascienza sia in grave difficoltà e i motivi sono a mio avviso sia culturali, filosofici, che antropologici. Tutti ricordiamo Verne, credo, io l'ho letto quando ero bambino e mi ero entusiasmato leggendo del Nautilus o del viaggio sulla Luna, o del giro del mondo in ottanta giorni. Poi Clarke, Asimov, e tanti altri della prima metà del secolo scorso.
La visione del mondo, per chi ha vissuto tra l'ultima metà del XIX secolo e la prima metà del XX, non poteva fare a meno di considerare la scienza un grande alleato per il progresso dell'umanità, anzi l'unico. Le ferrovie, i piroscafi, il telegrafo, l'energia elettrica, le automobili, poi gli aerei, palazzi sempre più alti, città in crescita, i vaccini, la scienza medica che compiva passi da gigante ogni giorno, la natura finalmente avvinta e piegata ai voleri dell'uomo.
Il grande nemico dell'uomo, la natura, vinta grazie alla scienza e alla tecnica.
Permeata da questo sentimento globale di amore per la scienza, che ha investito ogni nazione della Terra, e ogno popolo, una scienza che ha portato evidenti e innegabili vantaggi all'Uomo, nasce la fantascienza come genere letterario.
Io per primo ho sognato nuovi meravigliosi mondi leggendo Clarke o Herbert, Zelazny o Vance o Delany o Simak. Erano sempre nuovi e meravigliosi mondi e il futuro che attendeva l'umanità era quasi sempre radioso.
La scienza ci aveva anche donato la preveggenza, noi potevamo quasi vedere un futuro sempre migliore: città sulla Luna e su Marte, forse le stelle.
Poi qualcosa si è spezzato, ossia il legame che lega la scienza al progresso. Il futuro si è fatto oscuro, torbido, minaccioso, imperscrutabile, e proprio a causa della scienza. L'olocausto nucleare (chi ricorda l'Eternauta?) catastrofi chimiche, batteriologiche, anche l'IT è diventata minacciosa, anzi la vera minaccia, a partire da Dick per poi passare a Gibson e a tanti altri.
La libertà dell'uomo minacciata dall'invasività della tecnologia, un nuovo grande nemico, come la Natura dei nostri avi.
Quindi la scienza trasformata, non più risorsa ma problema, e il genere fantascienza che rimane a mio avviso spiazzato da questo sviluppo, e legato alle sue radici progressiste e deterministe e impossibilitato quindi ad andare avanti, a esaminare in modo critico lo sviluppo diacronico della storia e del futuro che ci attende e delle cause che stanno producendo questo futuro.
La pandemia odierna, se vogliamo, è lo specchio di quanto sta accadendo da decenni.
Gli Stati Uniti che accusano la Cina di aver fatto uscire il virus dai loro laboratori di Wuhan(vi ricordate le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein?) e la Cina che accusa gli Stati Uniti di una fuoriscita di materiale batteriologico da una base della Virginia che poi ha infettato il mondo.
Sia come sia, non credo né all'uno né all'altro, e il virus può benissimo essersi sviluppato per vie naturali, ma a causa della crescente occupazione e trasformazione di suolo e alla capacità di spostamento quasi illimitata di merci e persone.
Sia come sia entrambe le parti tacitamente ammettono di lavorare alla costruzione di armi batteriologiche, come di armi nucleari e così via.
Sia da una parte che dall'altra nessun senso etico, nessuna misura, il loro agire è solo il frutto avvelenato di un apparato tecnico scientifico che ha come unico scopo quello di ampliare a dismisura la propria potenza, con la distruzione dell'umanità come mera appendice, puro accidente di percorso.
Se l'olocausto era nucleare ai tempi della guerra con l'Unione Sovietica (vi ricordate Chernobyl? L'Europa è stata a un passo dalla catastofe, evitata grazie a migliaia di poveri soldati mandati a morire sulle macerie del reattore) oggi è batteriologico.
È questa la vera essenza della scienza, il proprio illimitato accrescimento seguendo il motto che tutto ciò che può essere immaginato deve esser prodotto.
Mi si obietterà che i vaccini sono frutto della scienza. È vero, mi sono vaccinato anch'io e grazie alla scienza il disastro sarà evitato, questa è la narrazione corrente.
Ma a quali e quante libertà abbiamo dovuto rinunciare per far fronte a questo pericolo comunque prodotto dalla scienza?
A molte, lo sapete tutti voi, e non sappiamo quante e in che modo ci verranno restituite, se dimezzate, sterilizzate o svanite del tutto.
Fatto questo inciso torno alla fantascienza. A mio avviso il genere ignora del tutto il problema di come si sia evoluta la scienza e attribuisce al cattivo uso della scienza da parte dell'uomo ogni difficoltà, ogni contraddizione. Esistono uomini buoni e uomini cattivi, ma la scienza è neutrale. Un'arma nucleare non fa male a nessuno se non viene adoperata. Come un reattore nucleare. È solo l'uomo, con la sua avidità e cattiveria che provocano danni.
Ma questo non è sempre vero.
La scienza non è neutrale, un'arma nucleare per il solo fatto di esistere costituisce un pericolo, influenza le nostre vite, ci condiziona (la storia umana negli anni della Guerra Fredda lo dimostra) come un reattore nucleare. Fukushima insegna. Sono gli uomini che governano la Terra o è l'apparato tecnico scientifico che mira al proprio autoaccrescimento che lo fa?
Di questi interrogativi sarebbe bene che la fantascienza ne prendesse atto se non vuole rimanere in quel ruolo ancillare nei confronti della scienza qual è stato fin dalla sua nascita.
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Re: Procol Harum
Di certo nessuno può davvero dire di aver letto tutto di un genere, quindi probabilmente ciò che auspichi esiste già su carta e deve solo passare sotto la tua attenzione.
Re: Procol Harum
Concordo con quanto risposto da Massimo più sotto, sul fatto che altri autori più recenti si occupano di questo aspetto, venuto fuori con prepotenza negli ultimi 20 anni. Per combinazione, col trionfo del liberismo economico: la presunta "neutralità" della scienza ormai suona come una barzelletta, tra indici di Borsa e conflitti d'interesse miliardari, dai quali gli "scienziati" (altra grassa risata: Burioni è uno scienziato, secondo voi?) non sono certo immuni.Namio Intile ha scritto: ↑25/06/2021, 11:04 Massimo, quella sulla fantascienza con i nomi italiani che non funziona era solo una battuta.
Ma voglio fare un ragionamento serio sul tema, seppure credo che non sia la prima volta che approccio l'argomento.
Io credo che il genere letterario fantascienza sia in grave difficoltà e i motivi sono a mio avviso sia culturali, filosofici, che antropologici. Tutti ricordiamo Verne, credo, io l'ho letto quando ero bambino e mi ero entusiasmato leggendo del Nautilus o del viaggio sulla Luna, o del giro del mondo in ottanta giorni. Poi Clarke, Asimov, e tanti altri della prima metà del secolo scorso.
La visione del mondo, per chi ha vissuto tra l'ultima metà del XIX secolo e la prima metà del XX, non poteva fare a meno di considerare la scienza un grande alleato per il progresso dell'umanità, anzi l'unico. Le ferrovie, i piroscafi, il telegrafo, l'energia elettrica, le automobili, poi gli aerei, palazzi sempre più alti, città in crescita, i vaccini, la scienza medica che compiva passi da gigante ogni giorno, la natura finalmente avvinta e piegata ai voleri dell'uomo.
Il grande nemico dell'uomo, la natura, vinta grazie alla scienza e alla tecnica.
Permeata da questo sentimento globale di amore per la scienza, che ha investito ogni nazione della Terra, e ogno popolo, una scienza che ha portato evidenti e innegabili vantaggi all'Uomo, nasce la fantascienza come genere letterario.
Io per primo ho sognato nuovi meravigliosi mondi leggendo Clarke o Herbert, Zelazny o Vance o Delany o Simak. Erano sempre nuovi e meravigliosi mondi e il futuro che attendeva l'umanità era quasi sempre radioso.
La scienza ci aveva anche donato la preveggenza, noi potevamo quasi vedere un futuro sempre migliore: città sulla Luna e su Marte, forse le stelle.
Poi qualcosa si è spezzato, ossia il legame che lega la scienza al progresso. Il futuro si è fatto oscuro, torbido, minaccioso, imperscrutabile, e proprio a causa della scienza. L'olocausto nucleare (chi ricorda l'Eternauta?) catastrofi chimiche, batteriologiche, anche l'IT è diventata minacciosa, anzi la vera minaccia, a partire da Dick per poi passare a Gibson e a tanti altri.
La libertà dell'uomo minacciata dall'invasività della tecnologia, un nuovo grande nemico, come la Natura dei nostri avi.
Quindi la scienza trasformata, non più risorsa ma problema, e il genere fantascienza che rimane a mio avviso spiazzato da questo sviluppo, e legato alle sue radici progressiste e deterministe e impossibilitato quindi ad andare avanti, a esaminare in modo critico lo sviluppo diacronico della storia e del futuro che ci attende e delle cause che stanno producendo questo futuro.
La pandemia odierna, se vogliamo, è lo specchio di quanto sta accadendo da decenni.
Gli Stati Uniti che accusano la Cina di aver fatto uscire il virus dai loro laboratori di Wuhan(vi ricordate le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein?) e la Cina che accusa gli Stati Uniti di una fuoriscita di materiale batteriologico da una base della Virginia che poi ha infettato il mondo.
Sia come sia, non credo né all'uno né all'altro, e il virus può benissimo essersi sviluppato per vie naturali, ma a causa della crescente occupazione e trasformazione di suolo e alla capacità di spostamento quasi illimitata di merci e persone.
Sia come sia entrambe le parti tacitamente ammettono di lavorare alla costruzione di armi batteriologiche, come di armi nucleari e così via.
Sia da una parte che dall'altra nessun senso etico, nessuna misura, il loro agire è solo il frutto avvelenato di un apparato tecnico scientifico che ha come unico scopo quello di ampliare a dismisura la propria potenza, con la distruzione dell'umanità come mera appendice, puro accidente di percorso.
Se l'olocausto era nucleare ai tempi della guerra con l'Unione Sovietica (vi ricordate Chernobyl? L'Europa è stata a un passo dalla catastofe, evitata grazie a migliaia di poveri soldati mandati a morire sulle macerie del reattore) oggi è batteriologico.
È questa la vera essenza della scienza, il proprio illimitato accrescimento seguendo il motto che tutto ciò che può essere immaginato deve esser prodotto.
Mi si obietterà che i vaccini sono frutto della scienza. È vero, mi sono vaccinato anch'io e grazie alla scienza il disastro sarà evitato, questa è la narrazione corrente.
Ma a quali e quante libertà abbiamo dovuto rinunciare per far fronte a questo pericolo comunque prodotto dalla scienza?
A molte, lo sapete tutti voi, e non sappiamo quante e in che modo ci verranno restituite, se dimezzate, sterilizzate o svanite del tutto.
Fatto questo inciso torno alla fantascienza. A mio avviso il genere ignora del tutto il problema di come si sia evoluta la scienza e attribuisce al cattivo uso della scienza da parte dell'uomo ogni difficoltà, ogni contraddizione. Esistono uomini buoni e uomini cattivi, ma la scienza è neutrale. Un'arma nucleare non fa male a nessuno se non viene adoperata. Come un reattore nucleare. È solo l'uomo, con la sua avidità e cattiveria che provocano danni.
Ma questo non è sempre vero.
La scienza non è neutrale, un'arma nucleare per il solo fatto di esistere costituisce un pericolo, influenza le nostre vite, ci condiziona (la storia umana negli anni della Guerra Fredda lo dimostra) come un reattore nucleare. Fukushima insegna. Sono gli uomini che governano la Terra o è l'apparato tecnico scientifico che mira al proprio autoaccrescimento che lo fa?
Di questi interrogativi sarebbe bene che la fantascienza ne prendesse atto se non vuole rimanere in quel ruolo ancillare nei confronti della scienza qual è stato fin dalla sua nascita.
Il vero problema della s.f. odierna (specie di quella distopica) è come fare a scrivere un romanzo sull'argomento, che sia interessante e credibile, quando la realtà è molto più distopica dell'immaginazione?
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L’immagine finale mi ha fatto ricordare uno dei film di Superman, se non sbaglio, dove, credo, uno dei cattivi (?) viene intrappolato in una sorta di vetro bidimensionale e scaraventato per l’eternità. Non c’è immagine, ai miei occhi, più terribile. Neanche la prospettiva di liberazione grazie alla morte… .
Ti segnalo una virgola al posto del punto che ti deve essere sfuggita dopo “galassia”.
Riguardo il voto: sono un po’ in difficoltà. A livello oggettivo penso sia un ottimo racconto. Sei una garanzia di scrittura eccellente e anche in termini di originalità e di ricercatezza il livello è sempre molto alto.
Come impatto emotivo e piacere di lettura devo dire che ho preferito altri tuoi racconti.
Facendo una somma e calcolando che il finale mi ha comunque smosso qualcosa dentro mi sono decisa per un 5.
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trovo parecchie similitudini con questa storia, gradevole e di pregevole fattura, che riporta alla luce i nomi di tanti personaggi musicali che ho apprezzato a suo tempo.
ben scritto, scorrevole ed emblematico.
ottimo lavoro, come sempre.
p.s. concordo con Massimo Baglione, anche i nomi italiani possono stare in fs.
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Commento Procol Harum
La Fantascienza non è tra i miei generi preferiti. Quando vedo Fantascienza cerco qualcos'altro. Torniamo al testo. Il racconto è corretto, scritto in bella forma, i dialoghi al posto giusto danno un bel ritmo, lo scritto ben fatto, di qualità, il finale, anche se si intuisce, chiude il cerchio. I riferimenti musicali poi sono più di un nome (vedi titolo). Proprio per questo, mi aspetto altro. Il testo non mi ha lasciato niente. Su questo, credo, dovrai lavorare: sul trasmettere, sull'empatia con almeno uno dei personaggi. Ho dato un 3 per la forma. Hai detto di affrontare un cambio di rotta, nella scrittura, o ho capito male ? A presto. Buona domenica.
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Commento a Procol Harum
Frase agli inizi del racconto:
“Da quando erano state ritrovate, sepolte negli oceani ghiacciati di Fleetwood Mac, microscopica luna di Urano, le sonde ELP, come le Sirene che avevano rapito Nettuno, erano servite agli esseri umani per viaggiare nella galassia.”
D’accordo che nella fantascienza tutto può accadere, ma se queste sonde erano “sepolte” in un oceano ghiacciato e, in quanto a tecnologia spaziale, gli umani erano ancora a livello “primitivo”, ovvero quello odierno, almeno spiegare come siano riusciti a disseppellirle sotto kilometri di ghiaccio non al nostro polo sud, ma su una microscopica luna di Urano, sarebbe dovuto.
Frase successiva:
“Si attivavano in modo automatico quando i tre sedili erano occupati contemporaneamente, nel modo in cui erano state programmate forse un eone prima dalla razza sconosciuta che le aveva progettate: la PFM.”
Non capisco bene. Da dizionario un eone sarebbe un intermediario fra Dio e il mondo. Non so se esprime correttamente ciò si intende dire, ma secondo me la frase sarebbe più chiara così:
erano state progettate e programmate forse da un eone prima della razza sconosciuta che le aveva poi utilizzate: la PFM.”
Oppure
erano state programmate forse da un eone, prima della razza sconosciuta che le aveva progettate: la PFM.”
Frase successiva:
“nel corso di parecchie decadi, erano partite migliaia di missioni”
Caspita! Ma quante erano queste sonde ritrovate su questa microscopica luna di Urano? Oppure gli umani avevano imparato a costruirle da soli?
L’idea di citare i nomi dei complessi musicali degli anni 60/70 a me sembra molto originale, ma non sono un lettore accanito di fantascienza
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La parte che apprezzo di più è senza dubbio il finale.
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Che dire, mi hai fatto ricordare unnsacco di splendidi brani e grandissimi artisti (i miei preferiti ci sono quasi tutti!)
Buona anche la descrizione del Buco Nero.
Unica pecca del racconto? Ad un certo punto nella parte centrale mo sono un po'perso.
Per il resto, complimenti!
Gara d'Estate 2021 Sorriso di Rondine
Sono anche su Inchiostrodiverso!
E su DifferentTales!
Illustrazioni: @novelle.vesperiane
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Commento: Procol Harum
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La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Se io fossi... scriverei!
Antologia di opere ispirate dai nostri autori preferiti
Ognuno di noi ha un proprio autore preferito.
Cosa scrivereste se voi foste loro?
O se loro entrassero in voi?
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Giuliana Ricci.
Contiene opere di: Concita Imperatrice, Angela Di Salvo, Cinzia Colantoni, Daniela Rossi, Amelia Baldaro, Umberto Pasqui, Michela Giudici, Adriano Carrieri, Alma Trucillo, Diego Cocco, Laura Chiabudini, Enrico Arlandini, Franca Cini, Mauro Sighicelli, Flora Lalli, Anna Rita Foschini, Fabrizio Roscini, Maria Rosaria Spirito, Sandra Ludovici, Mauro Cancian, Agata Alleruzzo, Giorgio Leone, Cristina Giuntini, Sashenka, Gloria Dafne Fedi, Rosanna Fontana, Marina Paolucci.
Antologia visual-letteraria (Volume uno)
Collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it
Il libro è un collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it e selezionate tenendo conto delle recensioni ricevute, del numero di visualizzazioni e, concedetecelo, il nostro gusto personale. L'antologia non segue un determinato filone letterario e le opere sono state pubblicate volutamente in ordine casuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Dino Licci, Annamaria Trevale, Sara Palladino, Filippo C. Battaglia, Gilbert Paraschiva, Luigi Torre, Francesco Vespa, Luciano Somma, Francesco Troccoli, Mitsu, Alda Visconti Tosco, Mauro Cancian, Dalila, Elisabetta Maltese, Daniela Tricarico, Antonella Iacoli, Jean Louis, Alessandro Napolitano, Daniela Cattani Rusich, Simona Livio, Michele Della Vecchia, Giovanni Saul Ferrara, Simone De Foix, Claudia Fanciullacci, Giorgio Burello, Antonia Tisoni, Carlo Trotta, Matteo Lorenzi, Massimo Baglione, Lorenzo Zanierato, Riccardo Simone, Monica Giussani, Annarita Petrino, Luigi Milani, Michele Nigro, Paolo Maccallini, Maria Antonietta Ricotti, Monica Bisin, Gianluca Gendusa, Cristiana, Simone Conti, Synafey, Cicobyo, Massimiliano Avi, Daniele Luciani, Cosimo Vitiello, Mauro Manzo.
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Gara d'estate 2023 - La passe - e gli altri racconti
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