Oceano di silenzio

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2021.

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Piramide
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Oceano di silenzio

Messaggio da leggere da Piramide »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Non si può non raccontare la storia dell’uomo la cui storia mai nessuno altrimenti racconterà. Una storia di guerra e di pace, di lotta e di resa, di confusione e di silenzio. La storia che cominciò in un giorno qualsiasi del Novecento o forse molto prima, o forse che non è mai cominciata e mai comincerà. La storia di un uomo che per cercare fortuna o forse per rivalutare la sfortuna andò per mare per più di quarant’anni distinguendosi nei vari equipaggi per la tranquillità che, ormai si sa, era frutto della rassegnazione. In questo giorno freddo e dimenticato si svolse il suo ultimo viaggio, o forse il suo primo viaggio in un nuovo mondo ed è con questa speranza che si liberò dalla morsa delle cime che lo legavano fisicamente e spiritualmente alla terraferma e all’umanità intera. Nessuno si era chiesto più di tanto in paese perché quel viaggio per mare quella notte lo stesse compiendo un’unica persona. Uscì dal porto con la luna e non vide più sorgere il sole. Partì con la speranza di non avere più speranze, con la consapevolezza della sua rassegnazione. Anche quando si lasciò definitivamente alle spalle la costa, e la nave si immerse in una nebbia scura sopra la tavola nera sulla quale scorreva, l’uomo continuò ostinato sulla sua strada, ovvero in nessuna direzione. Non era il tragitto che quei container avrebbero dovuto fare, non era la rotta che la compagnia gli aveva assegnato, ma era la strada che lui doveva percorrere. Il rumore dei suoi pensieri era così assordante che quando fuori iniziò la tempesta l’uomo non se ne accorse nemmeno, o fece finta di non accorgersene. Ripensava lentamente a tutta la sua vita, che non gli scorreva automaticamente e meccanicamente davanti agli occhi, come raccontato dalla gente che aveva rischiato la vita ma si era salvata. Forse perché lui era già morto da tempo, forse perché era lui che stava andando a bussare alla porta della morte, che conosce gli indirizzi di casa di tutti ma il cui indirizzo nessuno tranne l’uomo conosceva e conoscerà. La temperatura del mare del nord che stava attraversando, in confronto alla freddezza dei suoi pensieri, era elevata quanto quella del brodo caldo che chi ti vuole bene ti prepara quando hai la febbre. E allora ecco riaffiorare lentamente, prima in lontananza, poi sempre più vicino, il ricordo del suo primo giorno in mare, su una nave della marina militare. Non sapeva minimamente come comportarsi e tutte le sue azioni erano ispirate a quelle che compiva il nonno quando l’uomo era un bambino e lo portava fuori a pesca, nelle domeniche estive. Non aveva mai temuto il mare. Si era sempre sentito diverso dagli altri uomini. Essi credevano di essere figli della terra; lui apparteneva al mare, che come l’aveva messo al mondo, avrebbe deciso come e quando riprenderselo. In fondo, il mare è in tempesta solo se lo si vede da fuori. A volte ce l’ha con gli uomini: la sua non è rabbia, è la frustrazione e la delusione di sentirsi inutile, di non avere il ruolo che gli spetta nella loro vita. Ma è un sentimento passeggero. Poi si riappacifica anche con le creature terrestri. Con le sue di creature è sempre disposto a fare da genitore; nelle sue acque più profonde chi non vuole farsi trovare mai verrà trovato e chi le abita, anche nei giorni più burrascosi, si trova immerso nella più totale tranquillità, abbracciato, coccolato e protetto dalle sue acque. La carriera dell’uomo non era stata brillante e quando gli si presentò l’occasione di uscire dall’ambiente militare lo fece, e si mise a lavorare per una compagnia di trasporto merci. Quella notte la compagnia lo mandò da solo in mare. Tecnicamente era il comandante della nave. O era forse l’ultimo dei mozzi? L’uomo ci rifletté per un tempo interminabile. Che ruolo ricopriva lui all’interno di quel viaggio? E anche fosse stato il comandante, era lui che comandava la nave o era la nave che governava e dirigeva per sua volontà e lungo il suo percorso l’uomo? I dubbi e le domande che lo affliggevano erano queste e più tentava di rispondervi, più era preda di nuovi dubbi esistenziali. Poi gli riaffiorò alla mente il ricordo della sua prima vera fidanzata, che poi per motivi vari non avrebbe mai sposato. Ma erano altri tempi, non sembrava neanche lui l’uomo che nei pochi giorni di riposo che aveva in un mese, logorato dal freddo e dal vento e martoriato dalla fatica e dal sudore, la accompagnava a cena nel ristorante del porto, davanti alla propria nave. Degli anni successivi vi era poco da ricordare: la forza dei suoi pensieri e della sua anima lo travolsero come nessuna onda né tempesta aveva fatto mai. Fu catapultato nelle direzioni più disparate, entrò in contatto, e a tratti in collisione, con mondi lontanissimi e annegò nella sua introspettiva. Sarebbe stato inutile ricordare i Natali passati da bambino con la sua famiglia e anche tutti quei Natali passati nel suo buco di appartamento sul porto, ad aprire una nuova scatoletta di tonno mentre guardava la neve che ricopriva il mare. Era quello il regalo di natale che il mare chiedeva ogni anno. Chiedeva che tutte le gocce che lo avevano abbandonato nei tempi passati per loro volontà o per obblighi superiori nella notte di Natale tornassero a casa sotto forma di neve, per ingrandirla e renderla accogliente mentre egli aspettava il ritorno dei suoi figli. Era così preso e immerso nei suoi pensieri, l’uomo, che per quanto frastuono c’era nella sua mente, non sentì nemmeno il rumore che fece lo scafo quando urtò su uno scoglio che affiorava dall’acqua. Ci volle poco perché la nave cominciò a perdere il suo equilibrio. Gli scogli, i temuti e pericolosi scogli… erano sporgenze che il mare offriva alle creature terrestri per avvicinarsi a lui o erano trappole che metteva in atto per obbligare le stesse a tornare alla loro casa? L’uomo non fece in tempo a capire di non poter trovare la risposta giusta a questa domanda. L’acqua saliva sempre più e la nave scendeva sempre più giù. “Quindi è questo che si prova quando si affonda?”, pensò l’uomo. In tutte le simulazioni e in tutti gli incidenti reali in cui aveva provato a salvare la nave, e vi era riuscito, non aveva mai provato questa sensazione. E soprattutto aveva sempre lottato per risolvere il problema. Ora restava immobile, e guardava solo il continuo evolversi della situazione. Perché non lottava? Dopotutto, aveva sempre agito perché voleva farlo o perché era istruito per farlo? Perché teneva alla sua vita o perché aiutava gli altri a salvare le loro? Non rispose neanche a queste domande. Il tempo ora scarseggiava veramente. La nave precipitava. E precipitava ancora più in basso. Ormai l’uomo aspettava fuori sul ponte, che di tutti i suoi dieci e passa metri di altezza ora ne conservava solo un paio di vantaggio sulla tavola nera sottostante. Il buco nell’acqua aspettava solo lui per richiudersi per sempre e l’uomo non oppose resistenza. Negli ultimi istanti della sua vita pensò che tutto ciò che voleva era rimanere nel mare per sempre. Si legò al primo oggetto pesante che trovò con una cima. Assicuratosi un posto negli abissi del mare, sprofondò nel buio e si godette il silenzio, mentre l’acqua sopra di lui si era già richiusa.
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Eleonora2
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Non so dove volessi arrivare ma il tuo testo mi ha trasmesso un senso di profonda solitudine. Ho dovuto leggerlo più volte. Un racconto della vita di un uomo? O una storia scritta di getto? Veniamo alla ragione per cui ho dato 2. La tua opera non è seguita, a me, lettrice, arriva a tratti; il testo, a volte, non è coerente grammaticalmente. Se anche fosse uno srotolarsi di pensieri, mi ritroverei incagliata a dover richiedere aiuto a qualche segno di punteggiatura. Forse ho preteso troppo, e qui mi pare ci sia la volontà di mettere in pratica una narrazione distopica. Il mio parere conta poco. Avrei fatta una revisione più accurata e prestata più attenzione. Buona la trama, difficile la resa! Aspetto le tue motivazioni. Buona giornata!
Piramide
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Re: Oceano di silenzio

Messaggio da leggere da Piramide »

Ciao Eleonora, ti ringrazio per aver spiegato il motivo del tuo 2. Poiché leggo che volevi sapere il senso generale del racconto, te lo spiego brevemente. Cominciamo dal titolo: “Oceano di silenzio”. È un riferimento alla omonima canzone di Franco Battiato, come anche l’espressione “mondi lontanissimi”, presente nel racconto. Già leggendo il titolo si prospetta una storia che ha per filone narrativo la solitudine e quindi sono soddisfatto che a te sia arrivata questa sensazione. Detto questo, non mi piace spiegare tutte le possibili interpretazioni della storia, anche perché sarebbe impossibile. Mi limito solo a elencare alcuni temi che volevo condividere nel testo: il rapporto tra l’uomo e il mare, il profilo del mare stesso, la solitudine, il profilo dell’uomo (chi è l’uomo? È una persona specifica o rappresenta tutti noi?...). Il tempo e il luogo sono abbastanza indefiniti e contribuiscono appunto a generalizzare la figura del protagonista. La trama è solo un contorno dell’opera, le vicende dell’uomo servono solo ad aggiungere dettagli per il lettore in merito alla sua condizione in quel momento ed è per questo che le vicende arrivano al lettore a tratti, come tu hai riferito. Questo era certamente voluto. Mi dispiace che tu non sia riuscita a cogliere questi aspetti, ma non è sicuramente colpa tua, più che altro mia. Per quanto riguarda una ipotetica intenzione distopica, ciò è vero in parte: sicuramente il distopico, essendo il mio genere preferito, ha contribuito al mio stile di scrittura, tuttavia non c’era una vera e propria essenza distopica in questo testo. Ti prego di segnalarmi gli eventuali errori grammaticali perché non erano sicuramente voluti e sono colpa di una revisione poco accurata. Buona giornata!
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Eleonora2
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Re: Oceano di silenzio

Messaggio da leggere da Eleonora2 »

Il riferimento alla canzone di Battiato non l’ho colto, così come “l’uomo non è tutti noi?” Il rapporto dell’uomo con il mare potrei essere io a non averlo sentito. Fai bene a non dare troppe interpretazioni. Ognuno troverà la propria che risuonerà nell’intimo. La difficoltà sta in questo. Di scrivere siamo capaci. Di snocciolare storie, anche; da ogni testo ci aspettiamo di più. Niente di scontato, niente di già detto o detto in modo nuovo. Sono tagliente? Cerco il pelo nell’uovo? Trovo che niente sia facile. Neppure scrivere, anche quando lo si fa solo per piacere: dare il modo di trascorrere in modo spensierato o riflettendo pochi minuti sarà uno stimolo a migliorarsi. Un vero peccato non dire quello che si pensa! Quanto agli errori, rileggendo, ne avrei trovato soltanto uno : era così preso..... che era. direi "che fosse". So che sei bravo, da quel che scrivi e dici, puoi dare molto di più. Ah, un’ultima cosa, il mio parere vale pochino. Non sono un critico e mi metto solo in gioco!
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Alberto Marcolli
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commento - Oceano di silenzio

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Ho letto senza particolare fatica. E’ il racconto, forse volutamente sfumato, di un suicidio.
Il tono è tragico, cupo, ma si narra un suicidio e deve essere così. Ognuno con il suo stile, naturalmente. Questo è il bello della scrittura, specie quando sa emozionare il lettore.
Avrei preferito conoscere qualche cosa di più sul passato del protagonista, magari messo alla fine, per tenere il lettore sospeso sul mistero.
Qualche frase necessita di una punteggiatura più attenta. Se utilizzi il lettore automatico, ti accorgi di come la voce elettronica si avviti su se stessa, per mancanza di una virgola di interruzione.
Ridurrei in parte quel tuo periodare per immagini opposte, che alla fine trovo “pesante”
Es.
“un uomo che per cercare fortuna o forse per rivalutare la sfortuna”
“svolse il suo ultimo viaggio, o forse il suo primo viaggio”
“Partì con la speranza di non avere più speranze”
Queste frasi messe all'inizio andrebbero anche bene, ma ne ho trovate tante altre e alla fine mi son sembrate troppe.

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Piramide
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Re: Oceano di silenzio

Messaggio da leggere da Piramide »

Ciao Alberto, grazie per aver espresso il tuo parere. Come dici tu, a livello narrativo la storia tratta di un suicidio e il racconto, e te lo confermo, è volutamente sfumato. Gli avvenimenti della vita del protagonista sono pochi perché il mio intento era quello di sminuirne il valore e il ricordo, secondo il pensiero dell'uomo. Inserendone di più, egli avrebbe rievocato maggiormente i ricordi del passato e questo sarebbe stato un controsenso perché l'uomo giunge alla conclusione che tutti gli eventi della sua vita hanno scarsa importanza. Per quanto riguarda la punteggiatura, seguirò il tuo consiglio e provvederò a una revisione più accurata, mentre in merito al mio "periodare per immagini opposte", probabilmente hai ragione tu e mi è sfuggita un po' la mano. Comunque, come affermi anche tu, la mia volontà era soprattutto quella di inserire queste frasi all'inizio del racconto, per delinearne meglio l'identità. Grazie ancora per il commento e buona giornata!
Lucia De Falco
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Messaggio da leggere da Lucia De Falco »

Del racconto mi ha colpito soprattutto la parte introduttiva, che crea molte aspettative nel lettore con un linguaggio dai toni quasi leggendari. Questa parte mi fa pensare alla figura di Ulisse. Poi ho trovato un po' faticoso da seguire il resto della narrazione e forse è vero che andrebbe approfondito il rapporto del protagonista col mare, che è poi la ragione profonda della sua scelta finale.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Un racconto, il tuo, intriso di tristezza e malinconia. La parte iniziale, introduttiva, fa pensare ad altro, anche se un po' confusamente, poi scivola lentamente e non troppo scorrevolmente, (nel senso che non si capisce bene ma forse sono io a non essere stata capace di comprendere) nella tragica fine. Certo mi sarei aspettata di sapere qualcosa di più su quest'uomo e sul perché abbia voluto trovare il suo posto negli abissi. Carino, ma trovo sia un po' incompleto.
Piramide
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Messaggio da leggere da Piramide »

Lucia De Falco ha scritto: 03/08/2021, 15:13 Del racconto mi ha colpito soprattutto la parte introduttiva, che crea molte aspettative nel lettore con un linguaggio dai toni quasi leggendari. Questa parte mi fa pensare alla figura di Ulisse. Poi ho trovato un po' faticoso da seguire il resto della narrazione e forse è vero che andrebbe approfondito il rapporto del protagonista col mare, che è poi la ragione profonda della sua scelta finale.
Grazie per il commento, prenderò in considerazione i tuoi suggerimenti. Buona giornata!
Piramide
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Messaggio da leggere da Piramide »

Laura Traverso ha scritto: 07/08/2021, 23:32 Un racconto, il tuo, intriso di tristezza e malinconia. La parte iniziale, introduttiva, fa pensare ad altro, anche se un po' confusamente, poi scivola lentamente e non troppo scorrevolmente, (nel senso che non si capisce bene ma forse sono io a non essere stata capace di comprendere) nella tragica fine. Certo mi sarei aspettata di sapere qualcosa di più su quest'uomo e sul perché abbia voluto trovare il suo posto negli abissi. Carino, ma trovo sia un po' incompleto.
Ciao, grazie per aver commentato. Come già detto, ho approfondito poco la vita dell'uomo, riportandone solo pochi episodi, per soffermarmi più sulle sue conclusioni. Dai vostri commenti ho capito che probabilmente avreste preferito sapere di più il percorso tramite il quale l'uomo è giunto fino a questo punto. Apprezzo i vostri consigli. Buona giornata!
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

mi spiace ma devo dare un giudizio negativo.
per quanto la storia sia affascinante e originale, è intrisa di errori di ogni genere.
oltretutto, il muro di parole che presenti scoraggia ogni lettore, meglio andare a capo ogni tanto, così da snellire testo e lettura.
punteggiatura da rivedere, tempi verbali diversi e sbagliati.
una bella revisione generale lo può rendere un ottimo racconto.
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Messaggio da leggere da Piramide »

Fausto Scatoli ha scritto: 19/08/2021, 21:02 mi spiace ma devo dare un giudizio negativo.
per quanto la storia sia affascinante e originale, è intrisa di errori di ogni genere.
oltretutto, il muro di parole che presenti scoraggia ogni lettore, meglio andare a capo ogni tanto, così da snellire testo e lettura.
punteggiatura da rivedere, tempi verbali diversi e sbagliati.
una bella revisione generale lo può rendere un ottimo racconto.
Ciao Fausto, grazie per il commento. Il muro di testo è stato purtroppo una conseguenza inevitabile, dovuta al fatto che non è presente alcun dialogo e che la storia è uno scorrere di riflessioni e perciò non poteva essere divisa in più parti senza che ci fosse alcun cambio di argomento. Per quanto riguarda gli errori a cui fai riferimento, ti prego di segnalarmeli nello specifico così da prenderne nota. Buona giornata!
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

Piramide ha scritto: 20/08/2021, 10:50 Ciao Fausto, grazie per il commento. Il muro di testo è stato purtroppo una conseguenza inevitabile, dovuta al fatto che non è presente alcun dialogo e che la storia è uno scorrere di riflessioni e perciò non poteva essere divisa in più parti senza che ci fosse alcun cambio di argomento. Per quanto riguarda gli errori a cui fai riferimento, ti prego di segnalarmeli nello specifico così da prenderne nota. Buona giornata!
lo so che è voluto, però la parola "forse" è ripetuta troppe volte, alla lunga infastidisce.
costa, e la nave - non serve la virgola
accorse nemmeno, o fece finta - meglio un punto o punto e virgola
Ripensava lentamente a tutta la sua vita, che non gli scorreva automaticamente e meccanicamente davanti agli occhi, come raccontato dalla gente che aveva rischiato la vita ma si era salvata. - vita ripetuta.
apparteneva al mare, che come l’aveva - la virgola va dopo che, non prima.
lo fece, e si mise a lavorare - non serve la virgola
Poi gli riaffiorò alla mente il ricordo della sua prima vera fidanzata, che poi - poi ripetuto
Natale o lo metti sempre maiuscolo o sempre minuscolo.
quanto frastuono c’era nella sua mente - ci fosse
Ci volle poco perché la nave cominciò a perdere - cominciasse
L’acqua saliva sempre più e la nave scendeva sempre più giù. - meglio "continuava a scendere" o si ripete
La nave precipitava. E precipitava ancora più in basso - meglio "sempre più in basso"

ho fatto una lettura veloce, probabilmente c'è qualcos'altro da segnalare.
spero ti possa essere utile.
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Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Le descrizioni, le immagini, le domande che si ripetono, sono come le onde del mare che con un incessante andare e venire creano un movimento. Questa è la sensazione che mi ha dato la lettura del tuo racconto, e lo trovo positivo (il fatto che susciti sensazioni). Lo trovo anche comprensibile e chiaro. Credo anche io che vada un po’ revisionato; anche se non ci sono dialoghi credo si possa, ad esempio, suddividere in paragrafi seguendo i vari temi che emergono. A tratti non capisco se parli dell’uomo protagonista o dell’uomo come genere umano, lo trovo un po’ confuso. In parte mi sembra eccessivamente enfatico, ma probabilmente è una questione di gusti personali. Trovo comunque sia un testo valido, sul quale varrebbe la pena lavorare. Voto 3.
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Il racconto si presenta come un muro solido e compatto che scoraggia il lettore. Vai a capo ogni tanto, renderai il racconto più scorrevole e, separando i vari pensieri, anche più leggibile. Vi sono un po' di tempi verbali da rivedere e punteggiature da sistemare. In un tuo commento leggo che l'ha revisionato poco. Mai sottovalutare il lavoro di revisione, si evita di distogliere l'attenzione del lettore, che viene inevitabilmente distratto dagli errori, dalla trama. Leggere il racconto tante volte anche a distanza di giorni fa in modo che chi scrive si renda per primo conto degli errori commessi prima che altri lo facciano notare. Rispetto alla trama, vorrei dirti che mi sembra uno di quei racconti in cui il lettore è lasciato libero di cogliere un po' quello che riesce. Io ho faticato star dietro al tuo racconto, ho dovuto rileggere alcuni periodi due volte e questo pregiudica un po' il mio voto.
RobertoBecattini
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Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Confesso di averlo letto proprio perché attratto dal titolo, in cui avevo colto la citazione di una delle più belle canzoni di Battiato, tra quelle meno conosciute. All'inizio sembra l'introduzione di un romanzo, di una storia ben più complessa, ed è la parte che funziona meglio. Poi forse la narrazione si perde un po', non scorre, anche se l'intento del protagonista è chiaro. L'impressione è che ci siano delle parole di troppo (per esempio i forse, tutte le ipotesi che fai sul personaggio), la prosa andrebbe asciugata. Ci sono anche, mi pare, degli errori o delle scelte che impongono una revisione del testo. Mi hanno reso ardua la lettura. Esempi: "In questo giorno freddo e dimenticato si svolse il suo ultimo viaggio". Preferibile in quel giorno, se usi il passato remoto. Annegò nella sua introspettiva (direi introspezione). Ci volle poco perché la nave cominciò (cominciasse) a perdere il suo equilibrio.
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MattyManf
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Messaggio da leggere da MattyManf »

Una cosa è certa, questo racconto si propone di trasmettere molto.
Forse troppo. Leggendolo sono riuscito a intuire una moltitudine di possibili significati, ma nessuna che riuscissi a seguire sino alla fine se non la vicenda stessa del naufragio/sucidio.
Capisco che può essere una metafora di una vita.
Una metafora della sotria, o forse di una storia in particolare...
A mio avviso, però, c'è così tanto sottotesto che molto si perde e rimane là, dove forse pochisssimi riusciranno ad apprezzarlo.

Per il resto, la lettura, seppur scoraggiata dalla formattazione rigida, scorre e il protagonista lo si segue sino al suo tragico naufragio.
Antonino Trovato
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Messaggio da leggere da Antonino Trovato »

Questo flusso di parole ininterrotto, lo ammetto, mette un po' in difficoltà, ma credo che rappresenti il flusso continuo di pensieri e ricordi che avvolgono il tuo protagonista ormai prossimo alla fine, un flusso che, in punto di morte, non ti fa respirare, e da lettore si sente questa sensazione di essere travolti da questo flusso, di rimanere senza fiato. Forse avrei dato voce ai suoi pensieri in qualche sezione, una voce nella sua mente che rappresentasse le sensazioni, e che sarebbe servito a dare un po' di respiro. Però è un racconto che si lascia leggere assolutamente!
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