Le avventure di Franco B

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RobertoBecattini
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Le avventure di Franco B

Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Per capire appieno la figura di Franco B bisogna ripercorrere la sua infanzia, che fu decisiva. L'educazione da lui ricevuta ancora oggi provoca indignazione in qualche ben(de)pensante, ma essa ha posto basi granitiche per la costruzione di un essere speciale che ha avuto cura di tutti noi. Fin da piccolo i suoi genitori lo abituarono ad affrontare paure ancestrali, per esempio nascondendo nel suo letto rane, topi, ragni e serpenti ovviamente non velenosi. Franco già dall'età di 4 anni imparò a familiarizzare con queste creature, tenendole in mano tranquillamente, cosa che gli permise di giocare qualche scherzetto notturno a mamma e papà. La mattina era costretto a fare la doccia con acqua gelida, fino a che il suo corpo non poté farne a meno, per il resto della vita. Queste pratiche quotidiane ingenerarono in Franco un sano desiderio di raggiungere l'indipendenza il più presto possibile, ma senza odio o rancore verso chi gliele imponeva, perché avevano temprato mente e corpo. Ben presto egli stesso inventò nuovi modi di superare i propri limiti. D'estate si tuffava alla Riviera dei Ciclopi e si immergeva ad occhi aperti, per renderli resistenti al sale. Molti suoi coetanei tenevano gli occhi chiusi, ma si tuffavano dagli scogli senza verificare prima la profondità dell'acqua, cosa che Franco non tralasciava mai di fare. Chi era il vero incosciente?
Ogni notte, prima di introdurre qualche bestiaccia sotto le coperte, sua madre era solita raccontargli delle storie fantastiche che avevano immancabilmente come protagonista un certo Mustapha McGyver, un carpentiere capace di fabbricare, riparare e riciclare di tutto. In questo modo lei aveva instillato in Franco il desiderio di assomigliare a Mustapha. Furono quindi vissute con gioia le tante ore passate col padre nel suo laboratorio a sviluppare una manualità assai versatile. Dopo aver completato la sua formazione frequentando alcuni corsi di judo, karate, kung fu e tai chi, e con le giuste letture, l'adolescente Franco aveva già chiarito lo scopo della sua esistenza: lo sviluppo armonico dell'essere umano.
I venti anni dedicati alla ricerca della verità attraverso i viaggi in Asia minore e nei paesi dell'ex Unione Sovietica ci hanno regalato un Maestro del Pensiero e dell'Azione Esemplare, colui che ha fatto incontrare Oriente e Occidente sul piano filosofico. Per vincere la pigrizia, vera nemica dell'Umanità e ritrovare il ricordo di sé la strada è però lunga e irta di difficoltà.
Molti si sono chiesti come abbia fatto Franco, senza alcuno sponsor o finanziatore alle spalle, a sostenere economicamente i suoi continui spostamenti, le sue ricerche, a pubblicare i suoi primi saggi, a fondare infine il suo Istituto per il Risveglio a Firenze. Innanzitutto va ricordato che Franco, già prima di partire, parlava in modo fluente il Greco, il Russo, l'Armeno e l'Arabo, e che apprese altre lingue direttamente nei paesi visitati. Dotato di una timidezza rispettosa, era tuttavia capace di ingraziarsi qualsiasi persona con un lessico semplice e una prosodia carezzevole, ottenendo spesso donazioni, anche se mai ingenti. Oltre alle abilità oratorie, poteva contare su quelle manuali. Leggendaria fu la sua permanenza al bazar di Baku, dove aprì un negozio in cui dichiarava di poter riparare di tutto: macchine da cucire, bici, carillon, grammofoni, nokia, sanitari, lampade a petrolio, strumenti musicali, ombrelli, televisori, giocattoli. Nichelava i samovar, rammendava tappeti, creava biglietti da visita, confezionava cappelli da signora. La sua clientela però, in preda alla febbre del nascente consumismo, portava anche oggetti tra i più assurdi, aggeggi che si rompevano dopo pochi giorni o che non sapevano come far funzionare: finte rivoltelle usate come telecomando per la tv, materassini gonfiabili a forma di avocado, accendini USB, busti raffiguranti il Papa Pulcino Pio XII che cambiano colore con la temperatura e l'umidità, occhiali per le cipolle. Franco riuscì comunque a soddisfare tutte le richieste.
A volte tornava in Europa ma solo per rastrellare le somme necessarie a finanziare la spedizione successiva. Affascinato dai Dervisci, arrivò egli stesso a diventare un derviscio che asseriva di essere discendente di Maometto. Per un breve periodo si esibì in strada, sulle Ramblas di Barcellona, eseguendo antichi canti persiani, accompagnato al tamburello da un amico, tamburello che poi serviva per chiedere l'elemosina. Molti miei coetanei ricordano Franco B. negli anni 80, a Firenze, protagonista di televendite di tappeti persiani nelle emittenti toscane locali. Le rimanenze venivano poi smerciate a Istanbul, o meglio a Costantinopoli, come affettuosamente Franco chiamava la metropoli turca.
Una figura così carismatica non poteva non attrarre altre persone, e già nei primi anni si formò un gruppo di seguaci che diventarono in buona parte anche compagni di viaggio. Si è fatta molta inutile polemica sul costo in termini di vite umane che questi viaggi hanno comportato, ma tutti coloro che l'hanno accompagnato erano assolutamente consapevoli dei rischi a cui si esponevano. D'altra parte lo stesso Franco ha pagato un prezzo altissimo, perdendovi i suoi due unici grandi amori terreni. Carla B. morì assiderata durante un lungo viaggio in slitta sul Volga, mentre Giusto P. perì per un'infezione causata dal morso di un cammello, nel deserto del Gobi. Franco ha amato nella stessa misura un uomo e una donna, perché l'Amore non ha il senso dell'orientamento sessuale, e per questo lui si faceva chiamare Franco Bi.
L'approdo delle sue peregrinazioni furono i Rimastoni, una confraternita di monaci, discendenti dei sopravvissuti al Diluvio Universale oltre Noè (o Gilgamesh se preferite) che, comunicando telepaticamente, si erano radunati su un'isola greca. Per mezzo della musica e di antichi canti erano in grado di far crescere le piante nel giro di mezz'ora. Questa congrega, indifferente ai Santi, adorava un Dio Unico, e accoglieva persone di fedi differenti. Di nessun frate avresti potuto dire con certezza la religione di provenienza, al netto delle caratteristiche etniche e linguistiche. Franco visse sei mesi in quel monastero, e gli furono sufficienti per arrivare a una conclusione che oggi appare banale, ma non lo è: «Non si dà fede senza una profonda comprensione, e questa non si può trasmettere, ma solo coltivare attraverso il sapere e l'esperienza diretta.»
Vorrei concludere con un ricordo personale. Essendo stato un suo allievo, ho avuto l'onore di fargli da "yeast-sitter". Franco infatti soleva farsi il pane in casa con un lievito madre risalente agli anni 20, appartenuto a sua zia Concettina. Dovendosi sovente assentare dall'Istituto per conferenze e seminari me ne affidava il mantenimento. Era un compito delicato, perché Franco non conservava il lievito in frigo, ma rigorosamente a temperatura ambiente, quindi il lievito andava "rinfrescato" ogni 48 ore. Entrambi avvertivamo il peso della responsabilità verso questo legame con la sua famiglia e la sua terra, eppure Franco ha sempre saputo sdrammatizzare con leggerezza durante le sue telefonate per sapere come stava il lievito. Anzi, una caratteristica sconosciuta nel personaggio pubblico Franco B è sempre stata il suo senso dell'umorismo. Una sera per esempio stavo cercando dei fumetti che mi ero portato all'Istituto per i momenti di relax tra una sessione di danze sacre e l'altra.
<<Mi scusi, Maestro, ha visto i miei albi dell'Uomo Ragno?>> gli chiesi.
Lui mi guardò, mi sorrise serafico e indicando col mignolo un tavolo vicino rispose: <<Stan Lee.>>
Capii in quel momento com'è difficile trovare l'albo dentro l'imbrunire.
Ultima modifica di RobertoBecattini il 09/09/2021, 1:02, modificato 2 volte in totale.
RobediKarta
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Il ritratto di un santone, viaggiatore, riparatore, stoico fin dall'infanzia, al quale manca solo il saper fare gli incastri a coda di rondine per essere perfetto. Mi pare una biografia ben riuscita, e quanto al busto del Papa Pulcino Pio XII, lo voglio subito!!!
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

una dedica al grande Battiato che, purtroppo, ci ha lasciati.
anzi, più che una dedica a tratti mi pare una solenne presa in giro, ma forse mi sbaglio
certo, c'è parecchia ironia e il sarcasmo non manca, ma ho l'impressione che si manchi di rispetto a un grande

è scritto bene, quasi senza errori o refusi, e il testo è scorrevole.
prima di votare devo rileggerlo
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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RobertoBecattini
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Re: Le avventure di Franco B

Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Assolutamente no! E' un omaggio affettuoso e ironico, semplicemente ho immaginato la vita di Battiato se fosse stato Gurdijeff, di cui era un seguace.
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MattyManf
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Messaggio da leggere da MattyManf »

Ecco, non mi aspettavo di leggerw una biografia (rielaborata ovviamente) della vita di Franco.
Il testo è scritto bene e la narrazione scorre.
Mi piace l'atmlsfera quasi fiabesca con cui narri alcuni dei passi.
Insomma, il testo è un omaggio, ma ha originalitâ e carattere.
Solo un dubbio mi sorge, questa celebrativa sequenza di scene è a tutti gli effetti un racconto?

In ogni caso, mi complimento per l'idea e per la fantasia!
Lucia De Falco
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Messaggio da leggere da Lucia De Falco »

Anch'io sono sorpresa del racconto della vita di Battiato, che non conosco bene, ma che presumo sia comunque in forma romanzata. Ho trovato molto interessante la parte iniziale, dedicata all'infanzia. Il racconto è nel complesso scorrevole, leggero, ben riuscito.
Anto58
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Messaggio da leggere da Anto58 »

Il racconto è interessante proprio perché non si comprende se sia un racconto , una parodia o un ricordo, seppur romanzato , del grande cantautore. Troppe informazioni sul suo conto che non descrivono il soggetto in modo lineare. Il testo è scorrevole e ben scritto
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Penso che un testo come questo andrebbe approfondito per poterlo comprendere appieno. Questo è compito però del lettore, se già non è a conoscenza, almeno in parte, dei fatti. Ho trovato diversi punti piuttosto divertenti, soprattutto il passaggio sullo yeast-sitter mi ha proprio fatto sorridere. Lo vedrei bene raccontato a voce, leggerlo senza l’interpretazione dell’attore (perché me lo immagino come uno script) perde un po’. Trovo che sia un buon lavoro, non è proprio il mio genere ma lo trovo comunque bello, voto 4.
Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Testo scritto molto bene, rispetto a questo niente da dire solo da apprezzare. Però il racconto non è nelle mie corde. Non ho assolutamente capito a chi si riferisse, l'ho capito solo dai commenti (il titolo non mi ha illuminato). L'ho riletto poi una seconda volta per raccapezzarmi meglio. Sempre un po' in bilico tra ironia e sarcasmo, mi pare. Devo ammettere, sperando di non attirarmi troppe ire, che Battiato non mi è mai piaciuto molto, ma è ovviamente un problema mio.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

il testo è scritto senz'altro bene: non ho trovato alcun refuso. Ma non mi pare un racconto, sembra piuttosto di più una cronaca. Anche io ho letto su Battiato e ascoltato alcune sue interviste (in quanto mi piaceva molto) ma sinceramente non vi ho mai colto gli eccessi di cui tu parli. E se ciò di cui parli non corrispondesse al vero, sarebbe, secondo me, ancora peggio per la sua memoria. Quindi, in definitiva, mi è piaciuto poco.
Athosg
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Messaggio da leggere da Athosg »

Leggendo Franco B ho pensato a un artista di body art di qualche anno fa, le cui performance estreme erano rappresentate da tagli sulla pelle e sangue a profusione. Invece ho trovato uno scritto bellissimo ironico che Battiato avrebbe apprezzato se non altro per aver tolto quell'alone da santone che il sistema gli appiccica addosso.
Antonino Trovato
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Messaggio da leggere da Antonino Trovato »

È scritto davvero bene, scorrevole e si lascia leggere volentieri. Apprezzabile il tono sarcastico, l'ironia, soprattutto la battuta finale, mi ha strappato un sorriso, il gioco di parole con il creatore di fumetti Stan Lee (altro personaggio scomparso non troppo tempo fa) è stato geniale. Non so se definirlo racconto, per di più non avevo capito che l'omaggio fosse per Battiato, ma è un mio limite, non è tra gli artisti che seguo. E forse anche per questo non mi ha totalmente coinvolto.
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Alberto Marcolli
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Commento - Le avventure di Franco B

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Testo scorrevole, d'accordo.
E' proprio vero che, volendo leggere tutti, o quasi, i racconti in gara, mi debba aspettare di tutto, anche al limite della follia e qui ci siamo dentro. Capita di tutto a questo malcapitato Franco B.
A quanto scrivono gli altri commentatori, il testo vorrebbe essere un omaggio alla figura del Grande Franco BATTIATO. Chissà cosa avrebbe pensato il Maestro se avesse letto questo ... non saprei come definirlo. Diciamo questa lunga, impossibile, cervellotica caricatura.
Anche in questo caso mi astengo dall’esprimere un voto. Proprio non saprei come fare. Spero di non aver offeso nessuno, tanto meno l’autore. Se così fosse chiedo umilmente scusa.
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