Io non vendo

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2021.

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Sondaggio concluso il 22/12/2021, 23:00

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Temistocle
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Io non vendo

Messaggio da leggere da Temistocle »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Sopra le nuvole c'è sempre il sole, da qualche parte.
Così stava pensando Gustav mentre tornava a casa.
Aveva chiuso una mezz'ora prima la gioielleria e ora voleva pensare solo ad una doccia, una mozzarella di bufala con olio e origano e una birra rossa.
Il tutto davanti alla TV che avrebbe potuto trasmettere qualsiasi cosa, perché a lui interessava solo il brusio di fondo.
Sopra le nuvole c'è sempre il sole, si diceva ripensando alla giornata di lavoro; e se le nuvole erano il negozio, il sole era la sua casa che l'aspettava accogliente.
Passò al semaforo col giallo e girò a destra sul viale che portava ad una serie di villette. La terza era la sua.
A cinquant'anni Gustav si teneva fisicamente ancora bene, grazie anche al tennis settimanale e al footing che praticava ogni mattina.
Era sempre stato uno sportivo e il suo metro e ottantacinque di altezza gli aveva permesso di sviluppare anche una muscolatura invidiabile.
Viso sempre ben rasato e capelli a spazzola (che ormai cominciavano a virare sul sale e pepe) lo facevano assomigliare ad un marine in servizio permanente.
Al contrario di Frederik, il suo socio nella gioielleria da più di dieci anni.
Frederik si era lasciato andare dopo che Eveline, la moglie, se ne era andata sei anni prima portandosi dietro la figlia. Il suo sport preferito era la scelta della bottiglia di vino da aprire e terminare nell'arco di un pranzo o una cena. E spesso anche di un mattino o di un pomeriggio.
Ma aveva la dote di essere simpatico ed empatico; un giullare, insomma.
Era per questo che Gustav lo aveva accettato come socio nell'attività: il suo savoir faire, il suo sapersi presentare ai clienti serviva alla causa specie quando l'acquirente era indeciso.
E un altro motivo che aveva spinto Gustav ad allargare la società era che Frederik ci metteva un bel po' di soldi.
Tuttavia questa loro miscela di caratteri e presenze non faceva molto bene alla ditta. Sempre più spesso ultimamente litigavano anche per minuzie, ma la ragione principale era che Frederik voleva mollare.
Più volte aveva chiesto a Gustav di sciogliere la società o almeno di avere la sua parte e liberarsi della gioielleria.
E questo Gustav non poteva permetterselo, soprattutto perché la parte di Frederik era la più grossa e lui non avrebbe saputo dove prendere i soldi per liquidarlo senza vendere la gioielleria che era molto ben avviata e con una clientela tra le più prestigiose della città.
Sopra le nuvole c'è sempre il sole, si diceva, ma ormai le nuvole erano arrivate fin lì: la Chevrolet Bel Air verde pistacchio di Frederik, infatti, era parcheggiata davanti a casa sua.
Gustav entrò nel vialetto che portava al garage e dallo specchietto retrovisore vide l'altra auto muoversi e mettersi dietro la sua.
E ora cosa c'è? si chiese. Non bastano otto ore al giorno di discussioni continue?
Scese dall'auto, prese la valigetta e si avviò verso la veranda in legno su cui si affacciava la porta di casa, facendo finta di non aver visto la manovra del socio.
- Ehi, Gustav!
La voce di Frederik era allegra, come sempre, come se fosse lì per organizzare il barbeque domenicale.
Gustav si girò mentre saliva i gradini e fece all'amico un cenno di saluto con la mano.
Il tempo di infilare la chiave nella toppa e Frederik era già dietro di lui.
- Anche stasera stessa solfa Gustav? Verdurine, fettina e patatine? Ma quand'è che cambi e provi un bel McDonald?
Gustav entrò in casa e aspettò che Frederik entrasse per chiudere la porta; sempre senza dire una parola.
- Quand'è che cambi tu, piuttosto? Non vedi come sei ingrassato? – disse Gustav mettendo la valigetta sul tavolo. Si tolse la giacca e sedette sul divano.
- Cosa vuoi, piuttosto? Non mi dire che sei arrivato fin qui solo per fare una lezione di dietetica? – continuò mentre Frederik sedeva sulla poltrona in finta pelle rossa che era 'sua' quando andava a trovare l'amico.
- Ok, stasera stai nervoso… - il tono della sua voce era calato almeno di un'ottava. – Vengo subito al punto: ho trovato un acquirente.
Gustav rimase a guardare l'altro per un po'. Non sapeva se farsi una risata, essere arrabbiato o far finta di stare a ragionarci su.
- Quindi mi stai dicendo che nonostante sai come la penso su questa cosa, ti sei dato da fare, hai parlato in giro e, così per caso, un giorno ti si è parato davanti qualcuno che ti ha detto: "sai che c'è? ho sempre sognato di comprare una gioielleria!" È così, vero?
- Gustav! Non fare lo stronzo! È una cosa seria! – sbottò Frederik.
Il tono della sua voce era risalito e per un attimo sembrò virare verso l'incazzato. Poi si raddolcì nuovamente.
- Hai capito quello che voglio dire. Finora ne abbiamo parlato tutti i giorni ma sempre in astratto, come un progetto futuro. Ora invece è una cosa vera, attuale: c'è un tizio che vorrebbe rilevare la nostra attività e ad un prezzo che è anche superiore a quello che io avevo immaginato.
- Ecco: che [i]tu[/i] avevi immaginato, perché come sai molto bene, [i]io[/i] non ho nessuna intenzione di vendere la gioielleria.
Frederik stava facendo andare i neuroni a mille perché pensava che la cosa dell'acquirente possibile potesse portare una novità nelle loro discussioni permanenti.
Ma fu Gustav a parlare:
- Se proprio sei convinto della tua decisione, vendigli la tua parte e risolviamo così.
Frederik rimase spiazzato per un attimo, poi cercò di prender tempo.
- Ma guarda che non c'è niente di certo! Solo due chiacchiere al pub di sera. Si faceva per parlare, era solo un'idea: lui ha un bel po' di soldi da investire e noi vorremmo andarcene in pensione a goderci la vita. Così ho pensato che le due cose potessero quagliare insieme…
- Le due cose – rispose Gustav – non possono [i]quagliare [/i]come dici tu, perché io non ho nessuna intenzione di andare in pensione e quindi di vendere. Ti ripeto: se vuoi, vendigli la tua parte.
- Ma lui è un tipo decisionista, sai di quelli che sono abituati a prendere le decisioni personalmente su tutto e non è disposto a spartire…
Gustav l'interruppe:
- Ma avete fatto due chiacchiere o avete stesso proprio un contratto? Perché mi sembra che per essere solo due chiacchiere sono abbastanza approfondite.
- Ma no! Ci mancherebbe! Cosa vai a pensare! Dopo un paio di bourbon cosa vuoi che si facciano discorsi seri…
- Ecco, benissimo allora. La mia risposta è sempre quella che ti ho dato da quando abbiamo iniziato queste inutili discussioni.
Nel silenzio che seguì si udirono dei colpi alla porta.
- Aspetti qualcuno? Una cenetta galante? Chiese Frederik buttando sul ridere una discussione che si stava facendo tesa.
- Ma quale cenetta galante, non aspetto nessuno… - rispose Gustav alzandosi e andando ad aprire.
Quello che successe dopo accadde in pochi istanti.
Appena Gustav ebbe aperto la porta, due uomini col volto coperto da un passamontagna fecero irruzione nella stanza. Tutti e due erano armati.
Il primo ad entrare puntò la pistola contro Gustav e lo spinse fino a farlo cadere sul divano, mentre l'altro chiudeva la porta.
- Lui chi è? – disse l'uomo facendo segno verso Frederik.
Gustav riprese subito il controllo e disse a sua volta:
- Chi siete voi, piuttosto, e cosa volete?
L'uomo, alto e robusto, ribatté:
- Io faccio le domande, perché io ho questa – e mostrò l'arma.
Nel frattempo l'altro uomo era andato dietro la poltrona di Frederik e gli stava puntando la pistola alla nuca.
Gustav capì che era meglio assecondare quella gente.
- Lui è Frederik, un mio amico.
- Ah, il tuo socio!
- Come fate a sapere… - cominciò Gustav, ma l'uomo lo interruppe:
- Sappiamo, certo che sappiamo. Sappiamo che hai, anzi avete, la gioielleria ed è per questo che siamo qui.
- Cosa c'entra la gioielleria?
- C'entra, perché nella gioielleria ci sono i gioielli e i soldi. Sappiamo che non versi mai l'incasso giornalmente, che metti tutto in cassaforte e vai in banca una volta la settimana, cioè domani. Perciò ora lì dentro ci saranno un bel po' di soldi ad aspettare. E, se non l'hai capito, aspettano noi.
Gustav cominciò a focalizzare la situazione: era come aveva letto tante volte nei libri gialli: i cattivi arrivano a casa, sequestrano la famiglia e poi aspettano che uno di loro vada a prendere i soldi. Se non torna, i cattivi fanno una strage. Ma lui non aveva famiglia e loro non sapevano che Frederik era lì…
- Il nostro piano era un po' diverso, veramente… - disse l'uomo incappucciato. – Saremmo dovuti andare tutti insieme a fare una passeggiata per prendere i soldi, ma ora c'è il tuo amico e socio qui, quindi si fa una variazione sul tema. Io e lui restiamo qui a fare compagnia a … come ha detto che ti chiami? disse rivolgendosi a Frederik.
- Frederik e…
- Non mi interessa altro. Stavo dicendo che noi restiamo qui a fare compagnia a Frederik e tu vai a prendere i soldi. Non vogliamo i gioielli, ché quelli si riconoscono facilmente e si possono rintracciare. I soldi invece hanno tutti lo stesso profumo. Hai … vediamo … un'ora e mezza per andare e tornare con la valigetta piena. Se non torni in tempo … penso che tu abbia capito cosa succederà al tuo amico e socio, vero?
Gustav assentì col capo. Rimase ancora qualche secondo seduto, poi si alzò e andò verso il tavolo.
- Dove vai? – sibilò l'uomo.
- Mi serve la valigetta se devo metterci i soldi.
- Ok, te la prendo io, non vorrei tu avessi qualche sorpresa dentro.
- Ma quale sorpresa…
L'uomo prese la valigetta, la aprì e svuotò il contenuto sul tavolo: qualche foglio intestato, uno spazzolino e un pettine.
- Che vita grama che fai, amico! Neanche una rivista porno, qualche foto di squinzie, che so'…
- Gliel'ho sempre detto che fa' una vita da monaco certosino! – esclamò Frederik.
- Qualcuno ha chiesto il tuo parere, socio? – disse l'uomo voltandosi di scatto. – Tu sei solo merce di scambio adesso, capito?
- Ok… - mormorò Frederik.
- Eccoti la valigetta. Sai quello che devi fare e quanto tempo hai.
Diede la valigetta a Gustav e guardò l'orologio.
- Sono le 21:30, se entro le 23 non sei qui, preparati a dover pulire quella bella poltrona domattina. Non mi sembra di dover aggiungere che chiamare la polizia non è salutare per lui e a questo punto neanche per te, ti pare?
Gustav guardò Frederik che ricambiò uno sguardo terrorizzato.
- Vai, Gustav, fai presto…
- Hai sentito? Fai presto, l'orologio è già partito.
Gustav uscì. Stava ancora cercando di metabolizzare quello che era accaduto negli ultimi quindici minuti.
Andò verso la sua auto, ma mentre saliva si rese conto che era bloccata da quella di Frederik. L'avrebbe dovuta spostare per uscire con la sua, ma pensò che avrebbe perso minuti preziosi.
Così andò verso la Chevrolet di Frederik e salì.
Le chiavi non erano nel quadro, ma sapeva che Frederik le teneva sempre nella tasca dello sportello.
Infilò la mano e le tirò fuori. Al portachiavi, una specie di fermaglio porta soldi in oro, rimase attaccato un foglio piegato in due. Lo gettò sul sedile del passeggero, sopra la valigetta.
A quell'ora non c'era molto traffico, ma era sempre bene rispettare il codice della strada, pensò Gustav; vedi mai che qualche zelante poliziotto decida che sto superando i limiti di velocità o abbia bruciato un giallo e mi fermi.
Uscì dalla traversa che dalla zona residenziale dove abitava immetteva sulla principale e dovette frenare bruscamente per non essere centrato da un pick up bianco che arrivava a tutta velocità.
La valigetta e il foglio caddero dal sedile, ma ora non aveva tempo per riprenderli.
Seguì il flusso del traffico.
Vide in lontananza un semaforo che era appena passato al giallo. Rallentò e si fermò allo stop dietro un paio di auto.
Si chinò a raccogliere valigetta e foglio e li appoggiò sul sedile. Buttò un occhio all'orologio dell'auto: erano trascorsi venti minuti, quindi era in perfetto orario.
La mente andò a casa dove c'erano Frederik e i due uomini armati.
Cosa sarebbe potuto accadere se non tornava in tempo?
Veramente alle ventitre e un minuto Frederik sarebbe stato ucciso?
Guardò verso la valigetta in cui doveva mettere i soldi e notò che il foglio che era poggiato sopra era intestato alla gioielleria.
Lo prese e cominciò a leggere. Era firmato da Frederik e aveva come destinatario un nome che non conosceva.
Sentì un clacson dietro di lui, alzò gli occhi e vide che il semaforo era diventato verde. Ingranò la marcia e ripartì gettando il foglio sul cruscotto.
Ma la curiosità lo vinse quando scorse sul foglio una cifra scritta in grassetto. Ed era una grossa cifra.
Nella testa cominciarono a rincorrersi immagini e situazioni.
Vedeva i due uomini armati e la cassaforte. Riandava alla discussione con Frederik di poco prima, al suo essere evasivo e gigionesco. Sentì lo stress a cui lo sottoponeva il socio, sempre con lo stesso argomento: vendiamo, vendiamo…
Accostò l'auto: doveva leggere quel foglio. Un minuto in più non avrebbe mandato a monte l'operazione e sarebbe tornato in tempo a casa per evitare che Frederik fosse ucciso.
Prese il foglio e lo scorse con calma da cima a fondo.
In pratica era un impegno della gioielleria (non personale di Frederik ma della ditta!) a vendere l'attività al sig. Males entro sei mesi per una cifra che era sicuramente sovrastimata. (Doveva dare atto a Frederik, comunque, che ci sapeva fare veramente.)
Ecco il motivo della visita improvvisa del suo socio! Della sua insistenza malcelata!
Avrebbe fatto di tutto per convincerlo a vendere perché si era impegnato per iscritto. E, da quel che vedeva, si era già intascato una sostanziosa caparra.
Gustav rimase appoggiato sul volante a fissare il foglio.
Come aveva potuto arrivare a tanto? E come pensava di convincerlo?
Questo "scherzo" stavolta non glielo avrebbe fatto passare. Doveva capire che quando era troppo, era troppo. Una volta finita quella storia assurda e criminale, l'avrebbe affrontato a brutto muso.
Non la poteva passare liscia.
Guardò l'orologio del cruscotto: erano le 22:22.
Era in ritardo, per la miseria!
Sarebbe riuscito in tre quarti d'ora ad arrivare in gioielleria, aprire la cassaforte (ci volevano cinque minuti solo per sbloccare il sistema di chiusura informatizzato), prendere i soldi e tornare di corsa a casa?
Immaginava già di arrivare in ritardo anche solo di cinque minuti e di trovare Frederik morto, ucciso con un colpo di pistola in fronte.
Ripartì sgommando sul brecciolino.
Quel rumore di pietruzze schizzate contro la carrozzeria interna dell'auto fu come una frustata. Come se qualcuno l'avesse colpito e quel colpo avesse rotto un involucro in cui si trovava imprigionato.
Esisteva un Gustav… dentro Gustav. Un Gustav che si era stancato di essere gentile con Frederik, che cercava di tenerselo buono perché, alla fine, aveva bisogno di lui, non solo economicamente.
Dieci anni vissuti insieme in negozio erano come dieci anni vissuti in famiglia, perché il negozio era la sua famiglia, la sua vita. E Frederik era in fondo l'unico parente che vedeva tutti i giorni.
Ma si sa che proprio i parenti spesso sono le peggiori persone con cui avere a che fare.
Lanciò l'auto in direzione della gioielleria.
Fece un chilometro, svoltò a sinistra e vide subito l'insegna, che restava accesa fino alle ventitre.
Si fermò in seconda fila proprio davanti al negozio.
Prese la valigetta e, prima di aprire lo sportello, lo sguardo ricadde sul foglio di Frederik.
No, no, gli bruciava troppo quella cosa fatta alle sue spalle.
Aveva sempre ritenuto Frederik un fanfarone, un frivolo, uno che si faceva portare dal vento del successo e dell'insuccesso; ma un traditore non l'avrebbe mai immaginato.
E invece… le prove erano davanti ai suoi occhi, nero su bianco e con tanto di firma.
Guardò l'orologio: le 22:53.
Materialmente non aveva più il tempo di prendere i soldi e tornare a casa. Ma avrebbe potuto fare una telefonata, giustificare il proprio ritardo e dire che sarebbe comunque arrivato con la valigetta piena.
Scese dall'auto e rimase con la mano sulla maniglia dello sportello.
Cominciò a piovere.
In fondo, pensò, non sarebbe stato lui a premere il grilletto contro Frederik; non era stato lui a organizzare il colpo.
E, soprattutto, la firma sull'accordo di vendita non era la sua.
Tornò in macchina e si accese una sigaretta aspettando che si spegnesse l'insegna della gioielleria.
Ultima modifica di Temistocle il 06/10/2021, 7:54, modificato 2 volte in totale.
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Cambiare per un McDonald mai! (Scusa: parere personale)
Uso della d eufonica da rivedere. (comincio a temere che sia una mia mania, ma non è così!)
"la penso su questa cosa ti sei dato da fare" – dopo cosa ci vuole una virgola
"dell'acquirente possibile poteva portare" – direi: potesse portare
"Nel silenzio che seguì si udirono dei colpi alla porta." - Dopo seguì ci metterei una virgola
"galante? chiese Frederik" – chiese maiuscolo
"due uomini col volto coperto da un passamontagna fecero irruzione nella stanza." – propongo due virgole per separare la frase: coperto da un passamontagna
"– Saremo dovuti andare tutti insieme" – propongo saremmo
"foglio. un minuto in più" – un è maiuscolo

Al termine delle due letture non mi sono accorto di altro.
La storia scorre veloce e, onestamente, il finale me l'aspettavo, ma non è una colpa, sarebbe come pretendere che Montalbano alla fine non scopra l'assassino.
In gioventù sono stato una gran lettore di libri gialli e questa storia non sfigura. Un mio difetto è considerare i romanzi gialli come una letteratura minore e per questo motivo il mio voto è 4, e non il massimo, che mi auguro altri commentatori vogliano dare.
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Re: Commento: Io non vendo

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Alberto Marcolli ha scritto: 04/10/2021, 11:24 Cambiare per un McDonald mai! (Scusa: parere personale)
Uso della d eufonica da rivedere. (comincio a temere che sia una mia mania, ma non è così!)
"la penso su questa cosa ti sei dato da fare" – dopo cosa ci vuole una virgola
"dell'acquirente possibile poteva portare" – direi: potesse portare
"Nel silenzio che seguì si udirono dei colpi alla porta." - Dopo seguì ci metterei una virgola
"galante? chiese Frederik" – chiese maiuscolo
"due uomini col volto coperto da un passamontagna fecero irruzione nella stanza." – propongo due virgole per separare la frase: coperto da un passamontagna
"– Saremo dovuti andare tutti insieme" – propongo saremmo
"foglio. un minuto in più" – un è maiuscolo

Al termine delle due letture non mi sono accorto di altro.
La storia scorre veloce e, onestamente, il finale me l'aspettavo, ma non è una colpa, sarebbe come pretendere che Montalbano alla fine non scopra l'assassino.
In gioventù sono stato una gran lettore di libri gialli e questa storia non sfigura. Un mio difetto è considerare i romanzi gialli come una letteratura minore e per questo motivo il mio voto è 4, e non il massimo, che mi auguro altri commentatori vogliano dare.
Grazie della lettura così approfondita!
Appena posso vado a fare le correzioni.
In effetti sapevo già dall'inizio che il finale era scontato. Questo racconto mi è venuto in mente proprio leggendo un'antologia di gialli brevi dove c'era una storia 'scontata' ma raccontata con garbo, che alla fine si faceva apprezzare. Così mi sono chiesto se era possibile, pur nell'alveo di una storia letta e riletta, fare qualche piccola modifica: non è la solita famiglia, ma due soci in affari; il socio decide di far uccidere l'altro quando scopre la lettera dell'impegno di vendita; il restare fino all'ultima riga sospesi tra il tornare e il non tornare…
Cose così, insomma.
Spero di esser riuscito nell'intento.
E dall'ottimo voto penso di si!
Grazie ancora!
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Sì, il finale è un po' scontato ma ci sta visto l'andamento della trama. Fra l'altro, scritto così, rimane aperto, quindi provo a immaginare uno sviluppo: che la rapina non sia un'idea di Frederik per fregare il socio?
Qualcosa non ha funzionato nella formattazione del testo (quei segni fra parentesi quadra) e qualche altra cosuccia (fa, ventitré).
Il racconto fila, letto e apprezzato.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
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Roberto Bonfanti ha scritto: 05/10/2021, 20:57 Sì, il finale è un po' scontato ma ci sta visto l'andamento della trama. Fra l'altro, scritto così, rimane aperto, quindi provo a immaginare uno sviluppo: che la rapina non sia un'idea di Frederik per fregare il socio?
Qualcosa non ha funzionato nella formattazione del testo (quei segni ) e qualche altra cosuccia (fa, ventitré).
Il racconto fila, letto e apprezzato.
Grazie anche del tuo contributo!
In effetti il finale, almeno nelle mie intenzioni, non è aperto visto che si dice che Gustav aspetterà le 23.00 (lo spegnersi dell'insegna) per tornare. Certamente però i 'cattivi' possono anche decidere di non uccidere il socio e di aspettare oltre l'orario stabilito, ma certamente l'idea di Gustav è quella di fare fuori Frederik tramite i rapinatori.
Ho riprovato con la formattazione (doveva essere un corsivo), ma mi da' sempre lo stesso problema; correggerò le altre 'cosucce'.
Bella l'idea della rapina organizzata dal socio!
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A livello tecnico non posso esprimermi, essendo ancora inesperta e autodidatta.
Il racconto si fa leggere, scorrevole ma a tratti va un po' troppo per le lunghe. Si potrebbe aprire un dibattito infinito sulla morale finale, cruda e vendicativa, ma che è pienamente riscontrabile nelle azioni di molti individui. Ovviamente non siamo qui a giudicare nulla, sarebbe ipocrita... A livello di climax, a mio parere, i tempi sono giusti; non è sbrigativo e non anticipa il finale.
Con le giuste considerazioni tecniche fatte dagli altri autori, si potrebbe ottenere un risultato migliore e magari una prosecuzione del racconto, visti i molteplici scenari lasciati aperti.
Voto personale: 4
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Maria Spanu ha scritto: 06/10/2021, 15:41 A livello tecnico non posso esprimermi, essendo ancora inesperta e autodidatta.
Il racconto si fa leggere, scorrevole ma a tratti va un po' troppo per le lunghe. Si potrebbe aprire un dibattito infinito sulla morale finale, cruda e vendicativa, ma che è pienamente riscontrabile nelle azioni di molti individui. Ovviamente non siamo qui a giudicare nulla, sarebbe ipocrita… A livello di climax, a mio parere, i tempi sono giusti; non è sbrigativo e non anticipa il finale.
Con le giuste considerazioni tecniche fatte dagli altri autori, si potrebbe ottenere un risultato migliore e magari una prosecuzione del racconto, visti i molteplici scenari lasciati aperti.
Voto personale: 4
Grazie del commento e del voto!
Nessuno di noi, penso, è uno scrittore quindi tutti possiamo dare un nostro giudizio. D'altra parte basta essere lettori per capire se un discorso fila o meno.
Quanto alla morale… non mi sono posto il problema del finale. Spesso voglio che un mio racconto abbia una morale e cerco di dargliela, ma in questo caso mi interessava solo la storia.
Sei già la seconda che mi dice che potrebbero esserci degli sviluppi: magari ci penso seriamente!
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Il racconto scorre bene e si legge d'un fiato; è vero però che anch'io mi aspettavo un colpo di scena nel finale.
E' una strana coincidenza questa proposta di acquisto e, subito dopo, la rapina: le coincidenze sono sempre molto sospette, sia nei racconti che nella vita.
E poi, il fatto che la sorte dell'amico gaudente rimanga in bilico, esige una risposta: non si possono deludere i lettori!
Temistocle
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Andr60 ha scritto: 07/10/2021, 19:25 Il racconto scorre bene e si legge d'un fiato; è vero però che anch'io mi aspettavo un colpo di scena nel finale.
E' una strana coincidenza questa proposta di acquisto e, subito dopo, la rapina: le coincidenze sono sempre molto sospette, sia nei racconti che nella vita.
E poi, il fatto che la sorte dell'amico gaudente rimanga in bilico, esige una risposta: non si possono deludere i lettori!
Grazie anche a te per il commento!
Mi sa che alla fine un sequel dovrò farlo visto che tutti volete sapere come va a finire.
L'amico sarà d'accordo con i cattivi o si beccherà una palla in fronte? La gioielleria si venderà e/o la banda si prenderà i soldi e se la svignerà indisturbata? E se invece Gusatv tornerà a casa coi soldi, salverà Frederick e dall'indomani continua il solito tran tran?
Mi avete fatto sorgere domande interessanti...
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Racconto scritto bene, coinvolgente, scorre facilmente grazie a uno stile semplice ma efficace. Ad esempio la descrizione di Gustav mi ha subito fatto pensare a un marine. I dialoghi sono buoni, forse l’unico un po’ troppo forzato è quando il rapinatore spiega perché il piano è cambiato, non me lo vedo tanto un personaggio simile a dilungarsi troppo in dettagli. Nella formattazione ti escono i corsivi con davanti le sigle, non so se riesci a cambiarle.

“Ma lui è un tipo decisionista, sai di quelli che sono abituati a prendere le decisioni personalmente su tutto e non è disposto a spartire…”

Cambierei “decisionista” che non mi suona bene e in più nella stessa frase scrivi decisioni.

Complessivamente un buon lavoro, voto 4.
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Selene Barblan ha scritto: 10/10/2021, 9:36 Racconto scritto bene, coinvolgente, scorre facilmente grazie a uno stile semplice ma efficace. Ad esempio la descrizione di Gustav mi ha subito fatto pensare a un marine. I dialoghi sono buoni, forse l'unico un po' troppo forzato è quando il rapinatore spiega perché il piano è cambiato, non me lo vedo tanto un personaggio simile a dilungarsi troppo in dettagli. Nella formattazione ti escono i corsivi con davanti le sigle, non so se riesci a cambiarle.

"Ma lui è un tipo decisionista, sai di quelli che sono abituati a prendere le decisioni personalmente su tutto e non è disposto a spartire…"

Cambierei "decisionista" che non mi suona bene e in più nella stessa frase scrivi decisioni.

Complessivamente un buon lavoro, voto 4.
Grazie del bel commento!
Ho provato a modificare a formattazione, ma invece del corsivo mi da sempre le sigle.
In effetti nella frase che citi c'è due volte la parola decisione. Cercherò di cambiarla come di rivedere la risposta del rapinatore.
Visto che il racconto sembra piacere veramente, può essere che ne farò un sequel!
Selene Barblan
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Temistocle ha scritto: 10/10/2021, 16:35 Grazie del bel commento!
Ho provato a modificare a formattazione, ma invece del corsivo mi da sempre le sigle.
In effetti nella frase che citi c'è due volte la parola decisione. Cercherò di cambiarla come di rivedere la risposta del rapinatore.
Visto che il racconto sembra piacere veramente, può essere che ne farò un sequel!
Buona idea 🙂, buon lavoro allora!
Namio Intile
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Inutile perdere tempo con grassetti e corsivi, il sistema non li supporta. Detto questo l'ho trovato un buon racconto, fila via liscio senza scossoni dall'inizio alla fine, che poi è quella che ti aspetti perché tu l'hai concepita in questo modo e hai condotto lì il lettore sin dalle prime battute. Il tuo protagonista in fondo fa, o sembra fare, proprio quello che ci si aspetta che debba fare.
Eppure, proprio perché manca quella ricerca del colpevole tipica del genere giallo, a differenza di altri, non lo inserirei tra questi e non parlerei di racconto giallo.
Dal punto di vista formale come vizio ricorrente ti segnalo quelle maiuscole alla fine di un discorso diretto chiuso da punti fermi che invece tu rendi con le minuscole. Roba da nulla.
Perciò molto bene, Temistocle, eccellente lavoro.
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Namio Intile ha scritto: 15/10/2021, 15:18 Inutile perdere tempo con grassetti e corsivi, il sistema non li supporta. Detto questo l'ho trovato un buon racconto, fila via liscio senza scossoni dall'inizio alla fine, che poi è quella che ti aspetti perché tu l'hai concepita in questo modo e hai condotto lì il lettore sin dalle prime battute. Il tuo protagonista in fondo fa, o sembra fare, proprio quello che ci si aspetta che debba fare.
Eppure, proprio perché manca quella ricerca del colpevole tipica del genere giallo, a differenza di altri, non lo inserirei tra questi e non parlerei di racconto giallo.
Dal punto di vista formale come vizio ricorrente ti segnalo quelle maiuscole alla fine di un discorso diretto chiuso da punti fermi che invece tu rendi con le minuscole. Roba da nulla.
Perciò molto bene, Temistocle, eccellente lavoro.
Sono contento che ti sia piaciuto! Sì, forse il fatto di averlo inserito nel genere "giallo" ha fuorviato il lettore. Per le maiuscole/minuscole, ho rivisto il testo molte volte ma evidentemente ancora ci sono errori. Chiedo venia!
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Giallo breve dal finale un po' scontato, ma con i ritmi giusti e piacevole da leggere. Ho un dubbio: i rapinatori non mi danno l'impressione di essere davvero cattivi e soprattutto così ingenui da lasciarsi dietro un cadavere dopo essere rimasti a bocca asciutta. Temo che il piano di Gustav fallirà. Voto 4.
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Messedaglia ha scritto: 17/10/2021, 8:24 Giallo breve dal finale un po' scontato, ma con i ritmi giusti e piacevole da leggere. Ho un dubbio: i rapinatori non mi danno l'impressione di essere davvero cattivi e soprattutto così ingenui da lasciarsi dietro un cadavere dopo essere rimasti a bocca asciutta. Temo che il piano di Gustav fallirà. Voto 4.
A questo finale non avevo pensato! I miei personaggi non sono mai veramente cattivi. Nell'unico romanzo che ho scritto c'è il ritrovamento di un cadavere, ma poi si scopre che era per cause naturali. E in tutti i racconti, anche in quelli "polizieschi", non muore mai nessuno.
Grazie per la pazienza di avermi letto e per il giudizio!
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Marino Maiorino
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Figo, mi è piaciuto davvero molto!
Alle volte il linguaggio inciampa come su termini locali (dello scrittore, non dei personaggi!) e il racconto si perde dietro sequenze di eventi non proprio consequenti (ad esempio: la scena dell'aggressione viene introdotta come raccolta in pochi momenti, ma quando Gustav esce di casa è passato un quarto d'ora...), ma niente che intacchi il corpo della vicenda.
La quale risulta invece abbastanza approfondita nei personaggi, ben giocata con diversi colpi di scena, multipli (godibilissimo il fatto che Gustav DEBBA usare l'auto del socio, che già fa presagire chissà cosa), cruda al punto giusto fino al finale.
Ma devo fare un appunto, hai commesso peccato e dovrai fare ammenda: "una mozzarella di bufala con olio e origano" nun se po' proprio leggere! Io sono della provincia di Caserta, e certe forme di barbarie vanno severamente punite! (Vabbuo', quello il protagonista si chiama Gustav: che adda capi'?) :D
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Marino Maiorino ha scritto: 22/10/2021, 11:53 Figo, mi è piaciuto davvero molto!
Alle volte il linguaggio inciampa come su termini locali (dello scrittore, non dei personaggi!) e il racconto si perde dietro sequenze di eventi non proprio consequenti (ad esempio: la scena dell'aggressione viene introdotta come raccolta in pochi momenti, ma quando Gustav esce di casa è passato un quarto d'ora… ), ma niente che intacchi il corpo della vicenda.
La quale risulta invece abbastanza approfondita nei personaggi, ben giocata con diversi colpi di scena, multipli (godibilissimo il fatto che Gustav DEBBA usare l'auto del socio, che già fa presagire chissà cosa), cruda al punto giusto fino al finale.
Ma devo fare un appunto, hai commesso peccato e dovrai fare ammenda: "una mozzarella di bufala con olio e origano" nun se po' proprio leggere! Io sono della provincia di Caserta, e certe forme di barbarie vanno severamente punite! (Vabbuo', quello il protagonista si chiama Gustav: che adda capi'?) :D
Ahahahah! Sono anch'io meridionale, anche se vivo in polentonia da più di 20 anni, e in effetti essendo mozzarella 'di bufala', l'accostamento potrebbe essere azzardato. Ma con la mozzarella vaccina il sapore è estasiante!
Grazie per il gradimento che hai manifestato per il raccontino. Non lo dico perché tu mi hai giudicato positivamente, ma qui su questa piattaforma ho finora trovato persone che giudicano in modo obiettivo e, soprattutto, argomentando i giudizi. Cosa che è difficile se non impossibile in altri posti.
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Pur non essendo un appassionato del genere giallo, mi pare che il racconto funzioni adeguatamente, a parte il finale, un po' scontato. E' scritto correttamente ed è scorrevole. A mio avviso, difetta della componente "thrilling".
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Lo considero l'inizio di quello che secondo me potrebbe diventare un buon romanzo giallo.
Mentre lo leggevo ho immaginato che Frederick fosse complice della rapina, non fosse altro che per spaventare Gustav e indurlo a vendere il negozio.
Alcuni particolari di cui i rapinatori sono a conoscenza infatti, qualcuno glieli deve aver rivelati (dettaglio che dovrai risolvere quando scriverai il romanzo).
Lo stile scorre bene e si legge tutto d'un fiato, mi permetto solo un paio di segnalazioni:
"sempre senza dire una parola. - Quand'è che cambi tu, piuttosto? Non vedi come sei ingrassato? – disse Gustav" considerando che Gustav parla subito dopo aver chiuso la porta il "senza dire una parola è superfluo".
"Frederik stava facendo andare i neuroni a mille" modo di dire un po' gergale che può andare in un dialogo ma altrimenti risulta forzato.
Ci sono altri piccoli, davvero piccoli, dettagli che io cambierei ma che non ti segnalo perché sono scelte personali dell'autore e se tu hai deciso così va bene così.
Il mio voto sarà 4 anche se l'origano sulla mozzarella di bufala per un attimo mi ha fatto propendere per un 3... :lol:
Ultima modifica di Stefyp il 08/11/2021, 22:04, modificato 1 volta in totale.
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Re: Io non vendo

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Stefyp ha scritto: 30/10/2021, 8:40 Lo considero l'inizio di quello che secondo me potrebbe diventare un buon romanzo giallo.
Mentre lo leggevo ho immaginato che Frederick fosse complice della rapina, non fosse altro che per spaventare Gustav e indurlo a vendere il negozio.
Alcuni particolari di cui i rapinatori sono a conoscenza infatti, qualcuno glieli deve aver rivelati (dettaglio che dovrai risolvere quando scriverai il romanzo).
Lo stile scorre bene e si legge tutto d'un fiato, mi permetto solo un paio di segnalazioni:
"sempre senza dire una parola. - Quand'è che cambi tu, piuttosto? Non vedi come sei ingrassato? – disse Gustav" considerando che Gustav parla subito dopo aver chiuso la porta il "senza dire una parola è superfluo".
"Frederik stava facendo andare i neuroni a mille" modo di dire un po' gergale che può andare in un dialogo ma altrimenti risulta forzato.
Ci sono altri piccoli, davvero piccoli, dettagli che io cambierei ma che non ti segnalo perché sono scelte personali dell'autore e se tu hai deciso così va bene così.
Il mio voto sarà 4 anche se l'origano sulla mozzarella di bufala per un attimo mi ha fatto propendere per un 3… :lol:
Ma perché ce l'avete tutti con l'origano sulla mozzarella di bufala!? Magari alla bufala fa pure piacere!
A parte gli scherzi, grazie per il bel commento. Come forse hai potuto leggere nei commenti sopra, in molti mi hanno detto che potrei ampliare il racconto e ti devo confessare che non avrei pensato a tutte queste richieste. In verità io scrivo per puro divertimento, perciò per quanto lusingato dalle richieste (e per quanto tentato!) non so se ne farò qualcosa di più articolato. Ma ci penserò seriamente.
E grazie anche per le segnalazioni.
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Re: Io non vendo

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Perché l'origano sulla mozzarella di bufala è una contraddizione in termini!
La bufala è un latticino fresco per definizione, che sposa con sapori freschi come il basilico e il pomodoro da insalata.
Se già aggiungi l'olio EVO, poi dovresti metterci il sale, ma la mozzarella di bufala è salata di suo, quindi ne ammazzeresti il sapore. Persino il prociutto crudo da accoppiare alla mozzarella (un abbinamento abusatissimo e, alle volte, discutibile) deve essere di un certo tipo, fresco, perché se è troppo stagionato i due gusti rischiano di ammazzarsi sul palato. Inoltre, il crudo stagionato si fa impermeabile, e non assorbe il siero della mozzarella, non lo sposa.
L'origano, al contrario, è consumato secco e ha un punto notevolmente salato, e torniamo al sale...
Allora: prociutto crudo fresco e mozzarella di bufala, ok. Quando comincia ad avere un giorno o due (al massimo), puoi farci una caprese (mozzarella e pomodoro con basilico e olio EVO, niente o poco sale). Dopo i due giorni è buona per la Galbani.
Ma ovviamente queste sono sottigliezze e "talibanate" che chiunque potrebbe dirti di un prodotto della propria terra. Qui in Spagna, ad esempio, faticano a capire (no, non ci riescono proprio) per quale motivo in Italia abbiamo tanti formati di pasta diversi. Per loro è più o meno tutto uguale, "tanto, il sapore, sempre pasta è"... Insomma, scene alla Checco Zalone col ristoratore norvegese, ma "live"... :D
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Re: Io non vendo

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Mi state facendo venir fame, grrr...
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Re: Io non vendo

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Taci, che sono sicuro che persino a Belluno un caseificio che si fa arrivare le mozzarelle fresche da Caserta lo trovi!
Io, invece... PIANGIO!
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Re: Io non vendo

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Marino Maiorino ha scritto: 02/11/2021, 10:07 Perché l'origano sulla mozzarella di bufala è una contraddizione in termini!
La bufala è un latticino fresco per definizione, che sposa con sapori freschi come il basilico e il pomodoro da insalata.
Se già aggiungi l'olio EVO, poi dovresti metterci il sale, ma la mozzarella di bufala è salata di suo, quindi ne ammazzeresti il sapore. Persino il prociutto crudo da accoppiare alla mozzarella (un abbinamento abusatissimo e, alle volte, discutibile) deve essere di un certo tipo, fresco, perché se è troppo stagionato i due gusti rischiano di ammazzarsi sul palato. Inoltre, il crudo stagionato si fa impermeabile, e non assorbe il siero della mozzarella, non lo sposa.
L'origano, al contrario, è consumato secco e ha un punto notevolmente salato, e torniamo al sale…
Allora: prociutto crudo fresco e mozzarella di bufala, ok. Quando comincia ad avere un giorno o due (al massimo), puoi farci una caprese (mozzarella e pomodoro con basilico e olio EVO, niente o poco sale). Dopo i due giorni è buona per la Galbani.
Ma ovviamente queste sono sottigliezze e "talibanate" che chiunque potrebbe dirti di un prodotto della propria terra. Qui in Spagna, ad esempio, faticano a capire (no, non ci riescono proprio) per quale motivo in Italia abbiamo tanti formati di pasta diversi. Per loro è più o meno tutto uguale, "tanto, il sapore, sempre pasta è"… Insomma, scene alla Checco Zalone col ristoratore norvegese, ma "live"… :D
"De gustibus non est sputazzellam!" (Cit.)
E comunque io non l'ho mai fatto…
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Storia molto avvincente che si legge tutta d'un fiato ma che si interrompe in un modo forse un po' troppo brusco.
Dai, Frederik in qualche modo deve essere coinvolto… ci scommetto. Comunque bel racconto, voto alto.
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Ibbor OB ha scritto: 15/11/2021, 23:05 Storia molto avvincente che si legge tutta d'un fiato ma che si interrompe in un modo forse un po' troppo brusco.
Dai, Frederik in qualche modo deve essere coinvolto… ci scommetto. Comunque bel racconto, voto alto.
Grazie del commento e del voto! Tutti mi chiedono di Frederik, ma io sinceramente non so se è coinvolto davvero… È un tipo troppo rozzo per architettare qualcosa di complicato. Il racconto finisce così, in modo forse brusco, anche perché sfora già abbondantemente i parametri per la publicazione su questo sito. E poi esisteva già così, frutto del lockdown dello scorso anno. :smt006
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

scrittura buona e testo scorrevole, a parte l'utilizzo delle d eufoniche, da eliminare.
finale scontato, vero, però mentre vi arrivavo io pensavo che la scena potesse tranquillamente essere stata creata dal socio Frederik per fottere in qualche modo Gustav.
la verità rimane in sospeso, pertanto ognuno può scegliere il finale preferito.
buone le descrizioni e la caratterizzazione dei personaggi.
nel complesso è un buon lavoro
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Fausto Scatoli ha scritto: 16/11/2021, 16:30 scrittura buona e testo scorrevole, a parte l'utilizzo delle d eufoniche, da eliminare.
finale scontato, vero, però mentre vi arrivavo io pensavo che la scena potesse tranquillamente essere stata creata dal socio Frederik per fottere in qualche modo Gustav.
la verità rimane in sospeso, pertanto ognuno può scegliere il finale preferito.
buone le descrizioni e la caratterizzazione dei personaggi.
nel complesso è un buon lavoro
Grazie! Le d eufoniche sono un retaggio della 'mia' scuola elementare (oggi non so neanche se sanno cosa siano… ). Ma io non le trovo male!
Il finale, che è la parte più 'attenzionata' dai commenti, è quello: Frederik si accende una sigaretta per far trascorre il tempo e superare la soglia delle 23: il momento in cui si spengono le luci della gioielleria e quello in cui si potrebbe liberare dallo scomodo Gustav. Per lui finisce lì.
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Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.