Non credo alle storie con il lieto fine
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Non credo alle storie con il lieto fine
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La merita perché se tu, autore, ti dirigi così apertamente al lettore, vuoi che il lettore ti risponda.
La chiosa diventa un pistolotto: vuoi scrivere la storia così com'è e lasciare che ciascuno abbia la libertà di farsi la propria opinione, o siccome la storia è tua (tua di possesso, cosa che non mi sono mai permesso di credere delle storie da me scritte) dobbiamo capire per filo e per segno quello che ne pensi tu? Così l'ammazzi, la storia, non le permetti di vivere la SUA vita!
Che è anche una bella storia, indipendentemente dal fatto che abbia o meno un lieto fine.
O forse il problema è che, per tanti motivi che non sto qui a elencare, scrivere un lieto fine è meno banale di quel che sembra e hai cercato di chiudere così. In questo caso (ipotetico) "la normalità non è mai banalità". Tra l'altro, i tuoi personaggi, bellissimi (letterariamente parlando), sono tutt'altro che banali. Condivido l'opinione di RobertoBecattini che hanno un potenziale, notevole!
Sullo scritto: introduci tre volte il nome di Viorela, secondo uno schema che serve a dare un "volto" ai personaggi, ma sono troppe. La prima volta puoi farlo per presentarla, poi devi usarlo, quel nome, o diventa un fermaposto.
Insomma, il voto lo merita la storia, ma a te t'aggia tira' 'e 'rrecchie (quello che si dice di un bravo ragazzo figlio di un biasimevole genitore).
Racconti alla Luce della Luna
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Il racconto mi è piaciuto, ho apprezzato anche l'ironia suggerita dall'uso disinvolto di certi stereotipi, il giocare con il lettore anticipando le domande e svicolando in altra direzione. Concordo con chi mi ha preceduto nei commenti sul potenziale dei personaggi, non del tutto espresso, ma la storia mantiene una leggerezza che la rende gradevole.
In questa frase "E sono sicuro che a questo punto punto vi aspettereste un qualche finale…" c'è un "punto" di troppo.
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Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Commento : Non credo alle storie con il lieto fine
Segnalazioni:
della tivvù. - meglio della TV.
diciott’anni – per me non si usa l’apostrofo
toglierei qualche “Viorela” – per me basterebbe qualche pronome.
s’erano -- per me non si usa l’apostrofo
d’una -- per me non si usa l’apostrofo
a questo punto punto vi aspettereste – un solo punto (già segnalato in altri commenti)
alla fine dei suoi giorni -- manca il punto
da quella città triste appena – dopo triste ci sta bene una virgola
Proposta di modifica:
Viorela aveva capelli biondi tinti alla meglio con un prodotto sottoprezzo, acquistato in un qualche discount nei pressi di Aviano, e la faccia tonda e paffuta di chi ha come unico vantaggio la propria giovinezza.
discoteche, perdute nel buio - dopo discoteche ci metterei una virgola
C’è un uso spropositato del “che” – ben 22 – seguono due esempi di come sia possibile eliminarne alcuni.
Proposta di modifica
che erano complimenti rubati, con l’unico
Proposta di modifica
che veniva dall’altra parte del mondo e le parlava di
commento al contenuto del racconto.
Mi piace l’idea di far parlare direttamente l’autore, non è una novità ma ci sta bene.
La vicenda è semplice ma accattivante, la narrazione procede secondo un giusto filo logico.
Non aggiungo altro.
Ottimo il commento di Marino Maiorino, e non saprei esprimere meglio di lui queste sue osservazioni veramente perfette e alle quali mi associo completamente.
Voto dal 3 al 4 – Inutile dire che questo sistema di valutazione ridotto mi mette in difficoltà.
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Re: Non credo alle storie con il lieto fine
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aggiungo che "tivvù" è sbagliato.
poi dici che non ami il lieto fine e invece ne metti uno ad hoc, di quelli da Harmony.
a mio parere potevi risparmiarti alcune frasi rivolte al lettore nella fase finale, indeboliscono parecchio il racconto.
nel complesso direi che si lascia leggere
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Il racconto è molto fluido, mi ha fatto veramente piacere leggerlo e ti ringrazio per averlo condiviso con noi!
Rosso permissivo
Una bambina e alcune persone subiscono una crudele e folle violenza. Cosa potrebbe fare una donna per vendicarsi e scongiurare la possibilità che anche sua figlia cada vittima dei carnefici? Lo scopriremo in questo racconto, dato che il rosso ce lo permette.
Copertina di Roberta Guardascione
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Metropolis
antologia di opere ispirate da un ambiente metropolitano
Cosa succede in città? - Sì, è il titolo di una nota canzone, ma è anche la piazza principale in cui gli autori, mossi dal flash-mob del nostro concorso letterario, si sono dati appuntamento per raccontarci le loro fantasie metropolitane.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Gianluigi Nardo, Andrea Pozzali, Antonella Jacoli, Roberto Virdo', Francesco Pino, Giulia Rosati, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Ibbor OB, Umberto Pasqui, Annamaria Ricco, Eliana Farotto, Maria Spanu, Eliseo Palumbo, Andrea Teodorani, Stefania Paganelli, Alessandro Mazzi, Lidia Napoli, F. T. Leo, Selene Barblan, Stefano Bovi, Alessia Piemonte, Ida Dainese, Giovanni Di Monte.
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Masquerade
antologia AA.VV. di opere ispirate alla maschera nella sua valenza storica, simbolica e psicologica
A cura di Roberto Virdo' e Annamaria Ricco.
Contiene opere di: Silvia Saullo, Sandro Ferraro, Luca Cenni, Gabriele Pagani, Paolo Durando, Eliana Farotto, Marina Lolli, Nicolandrea Riccio, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Laura Traverso, Nuovoautore, Ida Daneri, Mario Malgieri, Paola Tassinari, Remo Badoer, Maria Cristina Tacchini, Alex Montrasio, Monica Galli, Namio Intile, Franco Giori.
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Gara di primavera 2021 - A world apart, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 29 - Storie parallele
A cura di Ser Stefano.
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Gara di primavera 2020 - Tre capitani, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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