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Il merlo indiano

Inviato: 25/12/2021, 6:35
da Egidio
leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

La giovane donna, con i tre bambini ancora piccoli, era arrivata in albergo da pochi giorni, accompagnata dal marito che, poi, se n’era tornato nella città di provenienza per lavorare. Avrebbero trascorso due settimane di ferie estive in quell’amena località di mare. La camera era situata in un’elegante dependance che si trovava nel bel mezzo di un folto parco ombreggiato. I bimbi erano due maschietti e una femminuccia. Quest’ultima poteva avere un anno, o poco più.
Quella mattina la donna, appena sveglia, dopo una spiccia toelette nel bagno, di fronte allo specchio, aprì, come suo solito, la grande porta-finestra che dava sul terrazzo. Questo allo scopo di inondare di luce la stanza, favorendo il risveglio dei figli, altrimenti restii ad abbandonare le braccia di Morfeo, e cambiare l’aria viziata delle ore notturne.
Fuori il cielo era di un azzurro assoluto. Si prospettava un’altra bella giornata di sole, di spiaggia e di mare. “Bambini, su, fuori dal letto!” esclamò spazientita, visto che non aveva notato nessun movimento sotto le coperte. Lentamente, un po’ come lo spuntare dei funghi, emersero prima un braccino, poi l’altro, quindi la testolina arruffata del primogenito, seguito subito dopo dal fratellino. Si udirono due lunghi sbadigli. Nel frattempo la mamma si occupava di far alzare la più piccina.
Improvvisamente, dall’infisso spalancato entrò un grosso “coso” nero e volò in cima all’armadio, accanto a una borchia di metallo dorato e lucente di una delle valige. L’attenzione di tutti fu subito catturata dall’intruso e la donna, dopo alcuni attimi di smarrimento, osservandolo meglio, notò che il “coso” altro non era se non un uccello, di dimensioni intermedie tra quelle di un merlo e di un corvo, dal piumaggio nero con riflessi azzurro-acciaio.
Pensò che, probabilmente, dovesse trattarsi di una gazza attratta dal luccicare della parte metallica che, effettivamente, stava tentando di afferrare col becco ricurvo, giallo-aranciato.
“Mamma, mamma! Cos’è quello? Un pappagallo?” chiese il bambino di età intermedia. “No, stupido! Non vedi che è un piccione?” l’altro ribatté. “Credo si tratti di una gazza ladra, attirata da quell'oggetto luccicante” la madre rispose, tentando una precisazione.
Frattanto, il grosso uccello centuplicava gli sforzi nel tentativo di staccare la borchia dal resto della valigia, producendo un forte rumore.
La bimba più piccola che, in un primo tempo, aveva osservato tutta la scena con espressione attonita, fu presa da improvvisa paura per quel “coso” che si dimenava sull’armadio e scoppiò in un pianto disperato.
La donna, allora, decise di cacciare quell’uccellaccio dalla stanza. Salì, in piedi, sopra il letto più vicino all’armadio e, brandendo un rotocalco, tentò di colpire il volatile gridando: “Sciò, sciò, va' fuori! va' fuori!” Sulle prime l’animale tentò di resistere, opponendo colpi di becco ai colpi di giornale; poi, forse spaventato a sua volta, desistette dal proposito di sottrarre quell’ oggetto luccicante e con pochi colpi d’ala volò fuori dalla stanza, scomparendo alla vista.
Passati che furono nemmeno cinque minuti, si udì un forte bussare dietro la porta e un parlare concitato di due voci maschili. La giovane donna andò ad aprire e si trovò di fronte due buffi individui, dei quali, uno teneva in mano un grosso retino per ornitologia che produceva un esilarante effetto “da vispa Teresa”. “Allora, dov’è?” chiese quello senza retino. “L’abbiamo visto entrare qui!” “Ah! Si riferisce alla gazza, mi dispiace, ma l’ho appena cacciata via! Sa, mi spaventava la bambina!” L’uomo assunse un’espressione sconsolata e disse: “Ma quale gazza, signora! È un rarissimo esemplare di una sottospecie di Gracula religiosa, comunemente nota come “merlo indiano”. È fuggito dalla voliera dello zoo comunale. C’è una grossa somma come premio per chi lo cattura o vi contribuisce fornendo utili informazioni. Sono ore che gli stiamo dando la caccia!” La donna si scusò, adducendo a sua discolpa le proprie scarse conoscenze in campo zoologico. “Non si preoccupi, signora, lei non ha nessuna colpa” concluse l’uomo. Poi, i due si congedarono. La donna li osservò dalla finestra, mentre perlustravano i paraggi, con appresso quello strano retino. Poi sparirono alla vista. Passò una mezzora. Erano pronti per scendere a colazione.
“Ciao!” udirono distintamente provenire dal terrazzo. Il merlo indiano era lì e li osservava, come in attesa. La donna prese il telefono e, dopo averlo cercato sulla guida, compose il numero dello zoo…
Poi intimò alla prole di fare silenzio e attese…
Il merlo, per nulla impaurito, entrò volando direttamente sulla valigia e ricominciò a provare, a colpi di becco, a staccare la borchia. Nel contempo ripeteva: “ Ciao! Come ti chiami? Io mi chiamo Carlo”. - E poi, mentre si accaniva contro la borchia disse, rivolto all'oggetto: - Non crederai di farla in piuma a me, maledetto gioiello! Quella signora cattiva ti ha fisssto a questo contenitore di vestiti per evitare di essere derubata. E' riuscita a scacciarmi una prima volta. Ma io non mi sono arreso e sono tornato. - Dapprima la donna penso'di aver avuto un'allucinazione, ma poi s'arrese all"evidenza e penso' che da quello straordinario pennuto avrebbe potuto ricavare una fortuna...

commento

Inviato: 25/12/2021, 9:31
da Macrelli Piero
No, così non vale. Volevo essere io il primo a postare per questa gara per avere l'effimero piacere di un breve tempo in testa alla classifica, ma il malefico Egidio mi ha anticipato e rovinato il Natale.
Ma entriamo nel merito del racconto. Simpatico, lineare e gradevole. Aggettivi positivi, ma che potrebbero non soddisfare l'autore, ma di più non so dire con sicurezza.
Invece mi piacerebbe parlare di punteggiatura: è giusta? è sbagliata? Quelle virgole sono troppe? Per me che ho difficolta con le regole della punteggiatura quelle virgole sono troppe. Ho ripreso a studiare grammatica e sintassi, ma di manuali sull'uso della punteggiatura non c'è molto e , a volte, sono in contrasto. Mistero.

Commento Il merlo indiano

Inviato: 26/12/2021, 15:51
da Alberto Marcolli
coi tre bambini – personalmente preferisco “con i tre bambini”
La camera da letto – basta “La camera”
Questo, allo scopo di – io toglierei la virgola
e di cambiare – io direi “ e cambiare”
era d’un azzurro – io direi “era di un azzurro”
la mamma s’occupava - - direi “si occupava”
Commento al finale del racconto
Pensare che la mamma possa meritare un lauto compenso mi sembra dura. Con il merlo nella camera sarebbe bastato chiudere la finestra per catturarlo, ma con il merlo libero sul terrazzo tutto lascia supporre che il grosso uccello si voglia semplicemente divertire, non certo farsi prendere.

commento

Inviato: 26/12/2021, 16:23
da Messedaglia
Buongiorno Egidio,
ho trovato il tuo racconto semplice e lineare, oltre che piacevole da leggere. Personalmente avrei creato più mistero intorno a quel “coso nero”, tenendo magari il lettore un po' sulle spine ma, se capisco bene, a te piace fare delle istantanee di vita vissuta senza aggiungere orpelli e infiorettature che, oltretutto, potrebbero andare a danno della chiarezza del racconto stesso. Voto 4.

Re: Il merlo indiano

Inviato: 26/12/2021, 17:51
da Egidio
coi tre bambini – personalmente preferisco “con i tre bambini”
La camera da letto – basta “La camera”
Questo, allo scopo di – io toglierei la virgola
e di cambiare – io direi “ e cambiare”
era d’un azzurro – io direi “era di un azzurro”
la mamma s’occupava - - direi “si occupava”
Commento al finale del racconto
Pensare che la mamma possa meritare un lauto compenso mi sembra dura. Con il merlo nella camera sarebbe bastato chiudere la finestra per catturarlo, ma con il merlo libero sul terrazzo tutto lascia supporre che si voglia semplicemente divertire, non certo farsi prendere.

Grazie per le correzioni. Per il finale, io avevo ipotizzato che il merlo indiano fosse in attesa di poter rientrare e riprovarci con la borchia. La donna, perlomeno, lo sperava (avrebbe fatto stare tutti immobili e in silenzio). Oppure, meglio ancora, segnalando la posizione del volatile sperava di contribuire alla cattura, il che le avrebbe assicurato comunque la ricompensa.

Commento

Inviato: 26/12/2021, 22:07
da RobertoBecattini
Piacevole. A volte un po' ridondante (anni… d'età, occorre specificare?)
Difficile che nel parlato una mamma ripeta "luccichio della borchia" per spiegare a un figlio piccolo la presenza dell'uccello nella stanza.
Mi è piaciuto invece quella "spiccia toelette", quasi un ossimoro, anche se forse è "toeletta.
Un po' abusate le "braccia di Morfeo" e la "lauta ricompensa".
Nel complesso carino, con un finale aperto eh eh.

Re: Il merlo indiano

Inviato: 27/12/2021, 0:19
da Egidio
Messaggio da RobertoBecattini » oggi, 22:07

Piacevole. A volte un po' ridondante (anni… d'età, occorre specificare?)
Difficile che nel parlato una mamma ripeta "luccichio della borchia" per spiegare a un figlio piccolo la presenza dell'uccello nella stanza.
Mi è piaciuto invece quella "spiccia toelette", quasi un ossimoro, anche se forse è "toeletta.
Un po' abusate le "braccia di Morfeo" e la "lauta ricompensa".
Nel complesso carino, con un finale aperto eh eh.
RobediKarta

Condivido in parte le tue osservazioni sulla forma. intanto, grazie per il gradimento. Correggerò la ridondanza, " luccichio della borchia", "lauta ricompensa". Lascerò, invece, toelette (francesismo): in origine, prima del copia-incolla c'era il corsivo. Non modificherò neppure le "braccia di Morfeo" perché, nel contesto, ci sta bene (a mio parere).

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Inviato: 27/12/2021, 11:23
da Nuovoautore
Nonostante tutto il casino messo in piedi per cacciarlo dalla stanza, alla fine il buon merlo indiano ha deciso che la madre, o più probabilmente la figlia, meritasse la lauta ricompensa gravante sulle penne della sua testa. Tutto e bene ciò che finisce bene. Un racconto che si lascia leggere, ma privo di colpi d'ala, per stare in tema. Ciao.

Re: Il merlo indiano

Inviato: 27/12/2021, 13:57
da Egidio
A me sembra che i racconti " privi di colpi d'ala" siano altri, ma sarà questione di differenti punti di vista.

Commento: Il merlo indiano

Inviato: 27/12/2021, 17:02
da ElianaF
Ciao, ho letto il racconto, non male, ma il finale mi ha deluso. Molto spazio dedicato al risveglio dei bambini , poi il finale è "volato via". Il termine rotocalco mi sembra desueto e non capisco perchè due addetti allo zoo siano "buffi" e il retino "ridicolo"

Re: Il merlo indiano

Inviato: 28/12/2021, 4:30
da Egidio
Non era certamente mia intenzione ridicolizzare gli zoologi. Tra l'altro, io sono un biologo e, per un po' di tempo, ho usato un retino simile allo scopo di classificare lepidotteri. Il mio è stato solo un tentativo di vedere il lato "buffo" della situazione. Senza offesa per nessuno.

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Inviato: 30/12/2021, 9:26
da Fausto Scatoli
racconto leggero che scorre senza problemi.
c'è qualche refuso e rivedrei la punteggiatura, ci sono troppe virgole.
le descrizioni sono buone, soprattutto a livello visivo.
mi lascia un poco perplesso il finale, quando la mamma chiama lo zoo: non credo che il merlo si faccia catturare facilmente, mi da più l'impressione di prendere in giro tutti.

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Inviato: 31/12/2021, 15:49
da Giovanni p
Buongiorno il racconto sarebbe interessante se venisse mostrato di più ed elencato meno. Quello che mi disturba un po' sono le troppe virgole, errore che faccio anche io. Se non fosse per questo il racconto sarebbe veramente piacevole, io proverei a correggerlo ed a riproporlo.

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Inviato: 02/01/2022, 20:32
da Andr60
Racconto che si legge bene ma che finisce in modo un po' deludente, se teniamo conto della loquacità (a volte imbarazzante) dei merli indiani: a mio avviso un'occasione perduta, per dare un pizzico di "pepe" al racconto.

Re: Il merlo indiano

Inviato: 03/01/2022, 4:49
da Egidio
Ho tolto alcune virgole superflue: mi pare vada meglio. Comunque il finale a me piace così; lascia spazio a più possibili soluzioni.

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Inviato: 03/01/2022, 16:15
da Temistocle
Sinceramente non ho trovato quel 'quibus' che mi sarei aspettato. Ma ognuno ha i suoi gusti...
Come si direbbe in altri contesti: "placet iuxta modum".
Mi sembra una scrittura un po' ingessata, molto letteraria e poco colloquiale. Nel complesso la storia fila abbastanza bene.

Re: Il merlo indiano

Inviato: 03/01/2022, 17:52
da Egidio
De gustibus. EVERY BEATLE IS MAM'SON

Re: Il merlo indiano

Inviato: 05/01/2022, 6:00
da Egidio
Ho deciso di modificare il finale della storia del merlo indiano. Avrei piacere se mi diceste cosa ne pensate. Ho anche sostituito l'aggettivo "ridicolo" con il più neutro "strano" riferito a "retino".

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Inviato: 09/01/2022, 11:24
da Marino Maiorino
Simpatico. Avrei gradito però sapere che aveva intenzione di fare la signora con Carlo.
Piccole note:
"va' fuori! va' fuori!", con troncamento.
"quell’oggetto luccicante", va eliminato lo spazio dopo l'apostrofo, e in genere dopo tutti i segni di punteggiatura.

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Inviato: 10/01/2022, 18:14
da Laura Traverso
E' divertente e simpatico il tuo racconto. Non saprei dire cosa non va, a me pare che vada bene così. Il finale aperto lascia spazio a più interpretazioni. Si, forse potevi, forse, far parlare infine il merlo indiano e fargli dire qualcosa di buffo. Ma ripeto, a me è piaciuto così come è.

Re: Il merlo indiano

Inviato: 10/01/2022, 20:35
da AlexNohman
Punteggiatura a parte, risulta un buon racconto, breve ma intenso. Scusa se non scrivo altro, ma evito di dilungarmi troppo.

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Inviato: 13/01/2022, 16:58
da Anto58
Il racconto è piacevole e si legge volentieri. Ho avuto anche io un merlo indiano e mi sono ritrovata nelle descrizioni. Tutto molto leggero e divertente come una favola. Mi sembra inutile consigliare di cambiare qualcosa, perché un racconto è da prendere così com'è se si cambia non sarà più la stessa cosa.

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Inviato: 18/01/2022, 12:12
da Stefano M.
Bella l’idea del merlo indiano come animale parlante, che si palesa solo nel finale: davvero un’idea interessante e portata avanti con garbo. Resta in bilico fra un testo umoristico e una storiella, senza “scadere” in nessuno dei due, nel complesso divertente senza essere grottesco; avrei forse un po’ sfoltito la parte iniziale del racconto (dove si spiega che sono al mare, ecc…), la vedo accessoria alla vicenda ma forse, senza accorgersene, porta il lettore a fare conoscenza con i protagonisti. Qualcuno ha criticato la punteggiatura: a me pare comunque formalmente corretta, magari un po’ sbilanciata verso un uso intensivo delle virgole, ma mai fuorviante. Lo stile di scrittura è molto semplice e familiare, quasi infantile (giusto con qualche elevazione di tono, tipo “azzurro assoluto”, mi pare eccessiva): se fosse stato scritto in prima persona da uno dei due bambini, magari come pagina di un diario o come tema scolastico, sarebbe stato irresistibile!

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Inviato: 06/02/2022, 12:38
da Domenico Gigante
Ciao Egidio! Sinceramente dall'incipit mi aspettavo qualcosa alla Edgar Allan Poe ("Quindi io spalancai l'imposta; e con molta civetteria, agitando le ali, si avanzò un maestoso corvo dei santi giorni d'altri tempi; egli non fece la menoma riverenza; non esitò, né ristette un istante ma con aria di Lord o di Lady, si appollaiò sulla porta della mia camera, s'appollaiò, e s'installò - e nulla più."). Non sono cmq rimasto del tutto scontento. Il racconto scorre bene ed è ben scritto. Non ho compreso forse il finale, che mi appare come qualcosa di sospeso e non concluso. Magari, se ha un significato altro da quello puramente denotativo, mi puoi aiutare a capirlo meglio. Grazie!

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Inviato: 07/02/2022, 10:42
da Roberto Bonfanti
Ho visto che hai fatto alcune correzioni e hai cambiato il finale.
Mi sembra che il racconto ne abbia giovato; è una storia carina, scritta con stile lineare e tono leggero. Buone le descrizioni e anche le figure dei due ornitologi, quasi delle macchiette; in definitiva lo trovo piacevole da leggere.

Re: Il merlo indiano

Inviato: 08/02/2022, 8:16
da Egidio
Ringrazio gli autori che hanno espresso pareri favorevoli sul mio scritto, anche se non capisco il motivo per cui, alcuni di loro non abbiano, poi, completato mettendo il voto. Una domanda: a quale valore corrisponderebbe, in decimi, il voto 3 qui usato?

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Inviato: 11/02/2022, 14:23
da Egidio
Questo racconto mi è stato ispirato da un avvenimento della mia infanzia realmente accaduto,a parte il finale, che è romanzato. Ho voluto mettere in risalto gli aspetti umoristici della vicenda, più quelli memorialistici.

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Inviato: 18/02/2022, 15:52
da Namio Intile
Ciao, Egidio. Il racconto mi pare, dal punto di vista formale, ben strutturato. Non ho trovato errori sintattici, i tempi verbali paiono corretti, il linguaggio adeguato. Peraltro la storia narra le vicende di una famigliola alle prese con un merlo fuggitivo rifugiatosi dentro la loro camera d'albergo: narrazione di per sé gradevole e scorrevole.
Ma se la forma è adeguata, la sostanza lo è un po' meno. Il tuo è un racconto breve, meno di cinquemila battute, e come tutti i racconti brevi dovrebbe seguire la regola d'oro dei racconti brevi; mi spiego meglio: ho letto nei precedenti commenti i nostri colleghi lamentare una certa delusione per il finale. Delusione non altrimenti focalizzata, e a cui proverò a dar forma. La regola d'oro delle short stories, dicevo, consiste proprio nell'architettura del finale. Va da sé che in poche battute non si possono approfondire temi o caratteri e quindi l'intero testo, come le storielle o le barzellette, si deve risolvere in un finale ad effetto, in un colpo di teatro che chiuda e dia un senso al breve testo. Nel tuo racconto il finale a effetto manca, lo lasci sospeso per consentire al lettore di farsi una sua idea, mi pare di aver capito. Ottimo cosa in sé, ma non in un racconto breve. Per lasciare il finale in sospeso avresti dovuto, a mio parere, allungare il racconto, dire qualcosa di più dei personaggi, farli parlare, mostrare le loro emozioni, merlo compreso. Circostanza che per la brevità delle battute non può avvenire. E quindi per un buon finale, nel tuo caso, ci vuole una trovata che produca nel lettore una sorta di esclamazione: eheheh, wow, ehi, ollallà, ma va', che faccia sorridere o che strappi una risata.
A rileggerti

Re: Il merlo indiano

Inviato: 19/02/2022, 18:06
da Egidio
Egidio ha scritto: 25/12/2021, 6:35 La giovane donna, con i tre bambini ancora piccoli, era arrivata in albergo da pochi giorni, accompagnata dal marito che, poi, se n’era tornato nella città di provenienza per lavorare. Avrebbero trascorso due settimane di ferie estive in quell’amena località di mare. La camera era situata in un’elegante dependance che si trovava nel bel mezzo di un folto parco ombreggiato. I bimbi erano due maschietti e una femminuccia. Quest’ultima poteva avere un anno, o poco più.
Quella mattina la donna, appena sveglia, dopo una spiccia toelette nel bagno, di fronte allo specchio, aprì, come suo solito, la grande porta-finestra che dava sul terrazzo. Questo allo scopo di inondare di luce la stanza, favorendo il risveglio dei figli, altrimenti restii ad abbandonare le braccia di Morfeo, e cambiare l’aria viziata delle ore notturne.
Fuori il cielo era di un azzurro assoluto. Si prospettava un’altra bella giornata di sole, di spiaggia e di mare. “Bambini, su, fuori dal letto!” esclamò spazientita, visto che non aveva notato nessun movimento sotto le coperte. Lentamente, un po’ come lo spuntare dei funghi, emersero prima un braccino, poi l’altro, quindi la testolina arruffata del primogenito, seguito subito dopo dal fratellino. Si udirono due lunghi sbadigli. Nel frattempo la mamma si occupava di far alzare la più piccina.
Improvvisamente, dall’infisso spalancato entrò un grosso “coso” nero e volò in cima all’armadio, accanto a una borchia di metallo dorato e lucente di una delle valige. L’attenzione di tutti fu subito catturata dall’intruso e la donna, dopo alcuni attimi di smarrimento, osservandolo meglio, notò che il “coso” altro non era se non un uccello, di dimensioni intermedie tra quelle di un merlo e di un corvo, dal piumaggio nero con riflessi azzurro-acciaio.
Pensò che, probabilmente, dovesse trattarsi di una gazza attratta dal luccicare della parte metallica che, effettivamente, stava tentando di afferrare col becco ricurvo, giallo-aranciato.
“Mamma, mamma! Cos’è quello? Un pappagallo?” chiese il bambino di età intermedia. “No, stupido! Non vedi che è un piccione?” l’altro ribatté. “Credo si tratti di una gazza ladra, attirata da quell'oggetto luccicante” la madre rispose, tentando una precisazione.
Frattanto, il grosso uccello centuplicava gli sforzi nel tentativo di staccare la borchia dal resto della valigia, producendo un forte rumore.
La bimba più piccola che, in un primo tempo, aveva osservato tutta la scena con espressione attonita, fu presa da improvvisa paura per quel “coso” che si dimenava sull’armadio e scoppiò in un pianto disperato.
La donna, allora, decise di cacciare quell’uccellaccio dalla stanza. Salì, in piedi, sopra il letto più vicino all’armadio e, brandendo un rotocalco, tentò di colpire il volatile gridando: “Sciò, sciò, va' fuori! va' fuori!” Sulle prime l’animale tentò di resistere, opponendo colpi di becco ai colpi di giornale; poi, forse spaventato a sua volta, desistette dal proposito di sottrarre quell’ oggetto luccicante e con pochi colpi d’ala volò fuori dalla stanza, scomparendo alla vista.
Passati che furono nemmeno cinque minuti, si udì un forte bussare dietro la porta e un parlare concitato di due voci maschili. La giovane donna andò ad aprire e si trovò di fronte due buffi individui, dei quali, uno teneva in mano un grosso retino per ornitologia che produceva un esilarante effetto “da vispa Teresa”. “Allora, dov’è?” chiese quello senza retino. “L’abbiamo visto entrare qui!” “Ah! Si riferisce alla gazza, mi dispiace, ma l’ho appena cacciata via! Sa, mi spaventava la bambina!” L’uomo assunse un’espressione sconsolata e disse: “Ma quale gazza, signora! È un rarissimo esemplare di una sottospecie di Gracula religiosa, comunemente nota come “merlo indiano”. È fuggito dalla voliera dello zoo comunale. C’è una grossa somma come premio per chi lo cattura o vi contribuisce fornendo utili informazioni. Sono ore che gli stiamo dando la caccia!” La donna si scusò, adducendo a sua discolpa le proprie scarse conoscenze in campo zoologico. “Non si preoccupi, signora, lei non ha nessuna colpa” concluse l’uomo. Poi, i due si congedarono. La donna li osservò dalla finestra, mentre perlustravano i paraggi, con appresso quello strano retino. Poi sparirono alla vista. Passò una mezzora. Erano pronti per scendere a colazione.
“Ciao!” udirono distintamente provenire dal terrazzo. Il merlo indiano era lì e li osservava, come in attesa. La donna prese il telefono e, dopo averlo cercato sulla guida, compose il numero dello zoo…
Poi intimò alla prole di fare silenzio e attese…
Il merlo, per nulla impaurito, entrò volando direttamente sulla valigia e ricominciò a provare, a colpi di becco, a staccare la borchia. Nel contempo ripeteva: “ Ciao! Come ti chiami? Io mi chiamo Carlo”.
Prontamente la signora chiuse la porta-finestra e si mise a tranquillizzare la bimba spiegandole con parole semplici quel che stava succedendo.