Nόστοι, Ritorni
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Nόστοι, Ritorni
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Commento a Nόστοι, Ritorni
Mi auguro che i nostri “Bravi autori” ne possiedano in abbondanza, altrimenti non potranno “godere” proficuamente di questo, si fa per dire, racconto.
Un “Bravo Autore (ElianaF)”, criticando il mio racconto in gara, ha scritto: “Devo confessare che mi sono persa leggendo il racconto che inizia a London Victoria Station,”. Mi sia concessa una curiosità: cosa scriverà ElianaF commentando quest’opera? Sarei molto curioso di saperlo. Prego Sig.a ElianaF, non mi deluda.
Qualcuno dei “Bravi Autori” vorrà sapere, a questo punto:
- Ma chi si crede mai di essere questo Alberto, allora, se non indietreggia? Non penserà di essere un tuttologo, tipo l’illustre Professor Cacciari, che ultimamente è diventato anche uno scienziato a tutto campo?
- Assolutamente no! Semplicemente mi piacciono le sfide impossibili: accidenti a me!
Non essendo purtroppo all’altezza di un Professor Cacciari, ma un dilettante qualunque, mi sono limitato a lanciare, almeno un dozzina di volte (esagero!), la lettura automatica. Poi in “copia incolla” mi sono trasferito in word il testo, l’ho stampato, letto e riletto.
Questo è il risultato. Faccio un elenco delle mie osservazioni, così come, di volta in volta, mi sono sorte.
- di Goldbach supposi – virgola prima di supposi.
- esperimento mio lì» riuscii – virgola prima di riuscii
- electronvolt» continuò, - virgola prima di continuò
- e dall'accento bretone. - e dall'accento bretone».
- scoperta straordinaria.» - preferibile -- scoperta straordinaria».
- «Signor Velez» rispose – virgola prima di rispose
- erinnern» Sono – punto prima di Sono
- singola cosa» si sentì in – virgola prima di si sentì
. significava: Verrà il – verrà minuscolo
Mi fermo qui. Non voglio sembrare l’opposto di ciò che sono.
Veniamo al commento come lettore.
Come minimo servirebbero delle note a fondo pagina, che aiutino a tradurre le infinite citazioni di nomi, eventi, sistemi economici, termini filosofici, bottiglie di rum, ecc. ecc. a meno di essere come il citato tuttologo Professor Cacciari.
Ne scaturisce una lettura faticosa, lenta e imprevedibile, insomma una autentica sofferenza, o forse godimento? Mah!
Ci sono due “occhi verdastri” o forse si riferiscono alla stessa persona? Per favore, qualcuno mi illumini. Grazie
Commento
Forse la ZHK di Zurigo svolge una funzione analoga? Sono ansioso di scoprirlo, nella terza puntata.
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Re: Nόστοι, Ritorni
Ha una forma curvilinea, perché l'incipit si riallaccia al finale, ma non proprio sferica. E quel riferimento doppio, ma non identico, all'LHC ZHK dovrebbe suggerire qualcosa a proposito.
In natura non esiste la sfera perfetta, checché ne dicesse Tolomeo, ma solo forme imperfette. Anche le ellissi delle orbite planetarie non sono sempre identiche anno dopo anno e perfette come l'iconografia fa credere e comunque sono sempre aperte e quindi non sono ellissi ma tutt'al più spirali. Va beh.
È peraltro questo un racconto che narra di Ritorni, di un νόστοϛ come quello dell'Odisseo, o era Ὀύδεῖν?, di Omero. Il mio νόστοϛ, o meglio quello di Ludovico Velez, il protagonista che pare non invecchiare e capace di ri-tornare sui propri passi, sembra ucronico con quella singolare concezione del tempo che Velez rivela al suo involontario discepolo, Ego Wenger.
Un tempo non per forza lineare dunque, non diacronico, ma forse curvilineo.
All'interno ho inserito degli spunti filosofici nel riferimento all’eterna lotta tra Ananke e Einai. Tra Essere e Necessità dunque: Necessità che poi dis-vela la Metafisica.
La grande lotta che si consuma da millenni in realtà avviene tra l'Essere e la Metafisica, ossia tra ciò che è e colui che è.
La metafisica ha indirizzato e plasmato l’intero pensiero dell’Occidente da Socrate ad Nietsche (l’ultimo metafisico che infatti ha ucciso Dio), ma oggi sopravvive belluinamente nella Scienza moderna con la sua concatenazione infinita di Causa ed Effetto e il Big Bang come impersonale Divinità.
Siamo così zuppi di metafisica da non riuscire neanche a immagine il Mondo in modo diverso da come lo immaginiamo. La Scienza moderna è solo l’ultima grande costruzione metafisica.
Non cerco spiegazioni, cerco la Verità, scriveva Heidegger.
E io che vi scrivo sono solo uno spettatore, cioè uno che osserva da lontano (una realtà che è sempre rap-presentata).
Già Aristotele, nella Fisica, parla di topos e kronos, sono duemilacinquecento anni che l’Occidente si raffigura Tempo e Spazio. Forse perché Spazio e Tempo sono uno dei modi in cui la Verità si presenta.
Da dove deriva il primato del vuoto di spazio e di tempo, la loro estensione immediatamente rappresentata, la loro quantificazione e calcolabilità?
Tutto risale alla fondamentale esperienza greca dell’ousìa.
Con spazio di tempo si intende un periodo, un lasso di tempo, da qui a là, da allora a oggi: cento anni, mille. Il tempo è rappresentato come spazioso, nel senso che abbraccia un certo spazio, un qualcosa di misurato e misurabile, quantificabile.
Gli orologi misurano il tempo, lo quantificano. Ma mi chiedo: è corretto quantificare il tempo? O il tempo che passa è solo una convenzione e gli orologi misurano soltanto se stessi?
Rappresentazioni, e al di là delle rappresentazioni vi è l’originaria unità di spazio e tempo, l’essenza originaria, l’essenza della Verità.
La Verità è il velamento diradante dell’Essere, scriveva Heidegger. Ma è proprio perché c’è la Verità che si possono fare le domande.
Spazio e tempo e spazio-tempo si equivalgono? Fanno parte della Verità dell’Essere.
E cos’è l’Eternità?
Forse non è ciò che per-dura, ma ciò che nell’attimo può sottrarsi per poter ritornare. Non come uguale, ma come ciò che di nuovo si trasforma, a differenza dell’Ultimo Metafisico Nietsche.
L’Essere (è un’affermazione la cui negazione implica l’affermazione di sé), e il Nulla.
L’Ontologia greca, cristiana, occidentale, scientifica è profondamente permeata del concetto di Nulla. E quindi di Finitudine.
Cos’è dunque il Nulla se non il chiudere i conti con la Vita?
Anche nel cristianesimo la Salvezza, la Soterìa, cos’è se non Salvezza dal Nulla?
A partire dal mondo greco la Morte è sinonimo di Nulla. Anche nel cristianesimo si deve diventar nulla per poi risorgere. Quindi ogni cosa è un provvisorio sorgere dal Nulla per poi tornare nel Nulla.
Agostino dice che l’Uomo preferisce l’Inferno piuttosto che il Nulla, quanto è vero.
Curioso questo aspetto del pensiero greco, cristiano, occidentale: le cose di per sé non meritano di Essere, se non per merito di Dio, di un dio, oggi di una causa scientifica.
Ci salviamo dalla Morte, quindi dal Nulla, perché ci sono gli ospedali, perché lo vogliono i medici, perché possiamo esser curati. Tutta la follia degli ultimi mesi sta un po’ lì a dimostrarlo come fosse un esperimento scientifico. L’importante, il Bene Assoluto a cui tutte le libertà vanno assoggettate, è il salvarsi dalla Morte, perché la Morte è il Nulla. Questo sostiene la metafisica occidentale.
Ma ciò che muore comunque continua a Essere (pure se questo l’occidente non vuol capirlo e utilizza Dio e la Tecnica per sfuggire non al Nulla, ma all’Essere).
Questa è l’Eternità dell’Essente in quanto Essente.
Che cos’è dunque rendere Eterno? Capire che la Finitudine non Esiste.
Allora è proprio vero che la filosofia non serve a niente. Direbbero avendo ragione i tanti, i molti, i più: l'errore è solo credere che, con questo, ogni giudizio sulla filosofia sia concluso.
Mi chiedo, come si rivelerebbe la notte ai suoi abitanti in un pianeta con tre soli che mai ha conosciuto l’oscurità?
Quale valore avrebbe il Bene se non ci fosse il Male?
La Luce ha bisogno della sua Assenza per spiegare la sua Esistenza.
Geshick (Destino) dunque, ma diverso dalla Necessità della mia Ananke, dell’Ananke del racconto, un Destino che non allude alla possibilità di prodursi di qualcosa come nel caso del principio di causalità che, anticipando l’ente, esclude la possibilità del suo non-essere in quel rapporto cogente di causa ed effetto.
Sein und Zeit (Essere e Tempo) sono profondamente connessi, senza uno non c’è l’altro da Agostino a Hawking, ma del tempo la scienza offre solo una spiegazione quantitativa, come la religione; però adesso, nel momento in cui scrivo ciò che sto scrivendo, e quindi nell’istante in cui lo faccio, ciò che scrivo esiste già nella mia mente: fluisce nel presente da dove? Dal futuro come potenzialità e dal passato come ricordo.
Il fiume notturno delle ore scorre dalla sua sorgente, che è l’eterno domani.
È grazie alla potenzialità che si può mandar Cassini a visitar Titano nel futuro, che è già trascorso.
E infine, invito chi legge a godersi la lettura, se può, senza pensare alla meta, al fine.
Il viaggio vale di per sé e non conta l’approdo.
Gli occhi verdastri non sono un caso della sorte ma indicano una via, alcoolica o meno non ha importanza.
Spero che Andr abbia apprezzato il riferimento agli scimpanzé. Anch'io ci provo, pure se non pare e non c'entra nulla col resto.
commento: Nόστοι, Ritorni
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Re: commento: Nόστοι, Ritorni
NB Non so se hai letto il mio commento a questa stessa opera, in cui facevo un riferimento al tuo giudizio per "E la chiamavano musica.."ElianaF ha scritto: ↑05/01/2022, 19:42 Ammetto di essermi persa e di aver trovato il racconto lungo e non proprio scorrevole. I molti riferimenti ad episodi, opere e persone da una parte mi distraggono (che faccio? Mi mettono a cercare sulla Treccani per sapere chi sono?) dall'altra mi irritano proprio perchè non li conosco.
Questo tuo commento mi consola. Grazie.
Re: commento: Nόστοι, Ritorni
No Alberto, non l'avevo letto, per non farmi influenzare non leggo i commenti degli altri prima di scrivere il mio.Alberto Marcolli ha scritto: ↑05/01/2022, 20:41 NB Non so se hai letto il mio commento a questa stessa opera, in cui facevo un riferimento al tuo giudizio per "E la chiamavano musica.."
Questo tuo commento mi consola. Grazie.
Re: Nόστοι, Ritorni
In effetti il libro "Far la pace tra le scimmie" di Frans De Waal mi ha chiarito molte cose. Gli scimpanzé bonobo risolvono qualunque conflitto col sesso: la psicanalisi avrebbe scarso successo, nella loro società. Una crisi tra due gruppi per una carenza di risorse finirebbe probabilmente con una generale ammucchiata, il che mi porta a pensare che i bonobo, più che gli umani, abbiano capito tutto della vita.
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Re: commento: Nόστοι, Ritorni
Io sono felice quando leggendo trovo qualcosa che non conosco e sono costretto a cercare, capire, comprendere, provare a farmi un'idea. Se ciò non fosse la lettura si trasformerebbe in mero intrattenimento, in un blockbuster di carta.ElianaF ha scritto: ↑05/01/2022, 19:42 Ammetto di essermi persa e di aver trovato il racconto lungo e non proprio scorrevole. I molti riferimenti ad episodi, opere e persone da una parte mi distraggono (che faccio? Mi mettono a cercare sulla Treccani per sapere chi sono?) dall'altra mi irritano proprio perchè non li conosco.
Dietro alcuni passaggi faticosi si nasconde della ricerca e cura per chi legge, te lo assicuro. Mi spiace quindi non essere riuscito nell'intento che mi ero prefisso e di averti irritata.
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però ho trovato il pezzo molto pesante, troppo carico di riferimenti filosofici e non, dei quali non ho conoscenza o quasi.
diviene pesante proprio per questo, secondo me, ferme restando le tue capacità descrittive ed espositive.
non posso dire mi sia piaciuto molto, mi spiace.
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Re: commento: Nόστοι, Ritorni
Anch'io sono contenta quando una storia mi fa conoscere qualcosa che prima non sapevo, un racconto cha appassiona proprio perchè non solo cita, ma spiega, descrive, approfondisce, coinvolge. Hai presente "Il nome della rosa" ?Namio Intile ha scritto: ↑06/01/2022, 10:38 Io sono felice quando leggendo trovo qualcosa che non conosco e sono costretto a cercare, capire, comprendere, provare a farmi un'idea. Se ciò non fosse la lettura si trasformerebbe in mero intrattenimento, in un blockbuster di carta.
Dietro alcuni passaggi faticosi si nasconde della ricerca e cura per chi legge, te lo assicuro. Mi spiace quindi non essere riuscito nell'intento che mi ero prefisso e di averti irritata.
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Re: commento: Nόστοι, Ritorni
No, non ho presente Il nome della rosa. Ma dove io avrei "citato"? Ho inserito delle riflessioni filosofiche, mi pare, in cui ho cercato di approfondire un tema a me caro nell'angusto spazio disponibile. Comunque grazie di aver accostato il mio raccontino alle cinquecento e passa pagine del romanzo di Eco. Ne sono lusingato.
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Questo è troppo per i miei neuroni sottoproletari.
E non è una critica, ma ho colto l'1% dei riferimenti che sono stati citati dai commenti precedenti. E forse neanche quell'1%.
Il racconto, la storia, comunque l'ho gradita, scritta (come sempre) bene. Ma più in la non vado.
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Re: Nόστοι, Ritorni
Interessante la citazione dell'autore de I Versi Satanici, libro che amo alla follia, ma per tutto il resto ti consiglio, da amante del leggere, di rivedere il tutto, e magari snellirlo un pochino. Per tutto il resto, ripeto, non è affatto male...
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Re: commento
Ciao, Laura. Il tuo intervento mi era un po' sfuggito, in modo colpevole. Ti ringrazio innanzitutto per aver almeno tentato la lettura, disertata dai più mi pare, pure se ciò che citi sopra è contenuto nelle mie riflessioni esterne al racconto.Laura Traverso ha scritto: ↑10/01/2022, 18:42 Ci sono alcuni passaggi molto belli e significativi, ad es: "Ci salviamo dalla Morte, quindi dal Nulla, perché ci sono gli ospedali, perché lo vogliono i medici, perché possiamo esser curati. Tutta la follia degli ultimi mesi sta un po’ lì a dimostrarlo come fosse un esperimento scientifico. L’importante, il Bene Assoluto a cui tutte le libertà vanno assoggettate, è il salvarsi dalla Morte, perché la Morte è il Nulla. Questo sostiene la metafisica occidentale". Anche altre descrizioni sono assai rilevanti. Il tema del racconto è per me di non facile interpretazione. Le citazioni non le ho comprese molto - mio limite - forse sono tante e mi hanno un poco confuso. Comunque, la stesura del testo è, come sempre, perfetta. Ti distingui sempre, anche con storie di non facile lettura.
Peraltro, se volessi tornare alla lettura del racconto in sé troverai, oltre a delle descrizioni oltremodo riuscite, delle riflessioni filosofiche che ritengo valide, insieme all'appassionante metastoria di Ego Wenger e alla continuazione della storia di Ludovico Velez e Manfredi Chiaramonte.
Un caro saluto
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Re: Nόστοι, Ritorni
La prima parte l'avevo intitolata Babi Yar e la trovi nel mio profilo, o nell'ebook omonimo edito dal buon Massimo.
Ci sono parecchi bravi autori qui, vedrai.
A rileggerti
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Ma c'è la parte saggistica; e quella è nutrimento per la mente. Heidegger in salsa marxista? Non lo so! Forse mi puoi aiutare tu a capire meglio. Ci sono molti spunti intorno al problema dell'Essere e della sua nemesi, il Tempo (ritorna Eraclito, ma in veste di saggista?); c'è la scienza come nuova metafisica: la sua narrativa che ci svela un altro Dio e la nostra alienazione profonda a questo sistema; e probabilmente molto altro che mi è sfuggito ad una prima lettura. Questo è straordinario e denota una multiforme cultura, padroneggiata con una certa maestria. Voto: 5.
Tocca, però, dare un solo voto, perché il verso in cui scorrono le cose non ci consente di rimanere sospesi come il gatto di Schrödinger tra la morte e la vita. Facciamo una media matematica? Voto: 4. E i miei più sentiti complimenti per il divertimento (intellettuale) che mi hai procurato.
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Re: Nόστοι, Ritorni
La vita è caotica, molteplice, chimerica, eppure proviamo di continuo a imprigionarla, a intravedere regole inesistenti, a descrivere modi per regalarle un senso, alla ricerca di una direzione: il senso della vita. E in quest'ansia, infine divenuta angoscia, di irregimentare e assoggettare all'(D)Io noi scordiamo di s-velare l'Essere e l'Esser-ci: non rammentiamo che l'Essere è, per citare il filosofo di Marburg.
E dunque perché limitarsi, nello scrivere, al rettilineo, alla direzione prefissata, alle strade maestre, alla consequenzialità, al nesso di causa ed effetto? Anche la narrazione possiede la multiforme possibilità di rimandare a qualcos'altro, di riempirsi e di svuotarsi, proprio come accade nella vita.
Hai ragione, Heidegger è ovunque nel racconto, sin dalla Universitatstrasse. E dunque anche Eraclito, in cui ho scorto tanta profondità e semplicità nei suoi pochi frammenti quanta in ogni altro dove io abbia mai posato lo sguardo. La scienza è l'ultima e la più sconvolgente delle metafisiche, scrivi bene: la Scienza, ma soprattutto il suo metodo, è il dio più terribile e inclusivo e sfuggente e alienante che l'umanità abbia mai costruito. Un metodo (un dio) il quale trova la sua perenne conferma attraverso un processo di falsificazione continua, un indossare e levare maschere, ognuna valida e vera: dove oggi è il Multiverso, tra qualche anno sarà qualche altro tipo di Universo. Per come la vedo io, questo dio sarà la tomba dell'Uomo.
Il verso verso cui scorrono le cose vogliamo noi scorra verso una direzione.
Un caro saluto
Chissà se Ego Wenger l'abbia mai letto il Libro Blu
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Re: commento
Ciao Namio, è passato un po' di tempo da quando lessi il tuo racconto. Rivedendolo adesso, forse un poco frettolosamente, non ho più trovato le riflessioni citate. Ho evidentemente fatto parecchia confusione, mi spiace. A mia minima discolpa, forse, il fatto di non avere compreso abbastanza bene il tuo testo. Un caro saluto anche a te, ciaoNamio Intile ha scritto: ↑18/01/2022, 11:48 Ciao, Laura. Il tuo intervento mi era un po' sfuggito, in modo colpevole. Ti ringrazio innanzitutto per aver almeno tentato la lettura, disertata dai più mi pare, pure se ciò che citi sopra è contenuto nelle mie riflessioni esterne al racconto.
Peraltro, se volessi tornare alla lettura del racconto in sé troverai, oltre a delle descrizioni oltremodo riuscite, delle riflessioni filosofiche che ritengo valide, insieme all'appassionante metastoria di Ego Wenger e alla continuazione della storia di Ludovico Velez e Manfredi Chiaramonte.
Un caro saluto
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Re: Commento
Sul tema mi sono dilungato già molto in passato, vedi L'ultimo Orizzonte cercando nel mio profilo. Il metodo scientifico procede per dimostrazioni e falsificazioni, non consegnandoci una verità assoluta ma una verità di volta in volta falsificabile e dimostrabile. La verità che oggi viene consegnata domani potrà essere confutata da una nuova e "migliore" teoria. Ciò su cui il metodo scientifico non dice nulla è però il metodo stesso: tanto che pur cambiando i risultati prodotti attraverso il metodo, esso rimane identico a se stesso. Mutano le verità ma non l'Ente che le produce.Mithril ha scritto: ↑21/02/2022, 18:44 I mi limito a dire che non condivido l'associazione tra scienza e religioni. è in parte vero il discorso sul mito del progresso che fai nel paragrafo (un po' troppo declamatorio a mio avviso) che inizia con "Viviamo in un’epoca in cui l’incanto", ma la scienza mette in discussione anche le proprie certezze per trovare nuove risposte, proprio l'opposto del dogmatismo immutabile della religione
Quanto al racconto, beh una storia c'è se la si vuole leggere.
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Per dirla con lo stesso Morin mi sembra che il tuo scienziato, Wenger, sia "devastato dall'iperspecializzazione" (nonché da generosi dosi di alcolici, ma questo è un altro discorso), miope nel tentativo di razionalizzare l'idea di un tempo circolare e non lineare, nel quale possono coesistere un Führer morto nell'attentato e un esperimento capace di piegarlo, quel tempo.
Di più i miei limiti, già confessati, non mi consentono di dire, contesta il mio fraintendimento se c'è, sappi però che apprezzo una scrittura che non vuole essere solo intrattenimento ma anche stimolo alla crescita, materia nella quale ti dimostri ancora una volta molto abile.
Ti segnalo solo una "g" mancante in maneggevolezza.
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Re: Nόστοι, Ritorni
Come te sono molto curioso e cerco di approfondire come posso ciò che più mi sta a cuore: per la filosofia sono un autodidatta, nel senso che non ho avuto maestri se non gli stessi autori dei testi: come per la scrittura d'altra parte.
Viviamo da sempre in un mondo plasmato da una serie di narrazioni che dominano il nostro immaginario; esse lo costruiscono e lo indirizzano. Oh, non solo oggi è chiaro: da millenni l'umanità vive in un mondo costruito. Narrazioni facili da individuare e di cui delineare gli ampi margini se solo ciascuno fosse abituato ad adoperare quel poco di senso critico che possediamo per natura.
Non tanto circolare, Roberto, quanto non lineare e mi riferisco al tempo del racconto, tornando al racconto. Pensare al tempo non come un fattore dato, la freccia del tempo da A a B, ma come altro. Non penso all'Eterno ritorno dell'Uguale di nietschiana memoria. Siamo sempre nel racconto. Ecco, questo Wenger non riesce a pensare perché vittima, come tutti, di una costruzione intellettuale che trascende dalla sua stessa specializzazione (e l'iperspecializzazione provoca uno spiccato astigmatismo). Le maschera dell'universo, mi viene in mente il titolo di un saggio letto anni fa. Il modo di pensare e di guardare il mondo è in fondo solo una maschera che l'uomo di volta in volta costruisce per spiegare se stesso e ciò che lo circonda e che col tempo cambia. Mi vengono in mente, ad esempio le orbite planetarie: ci viene insegnato sin dalla scuola che sono perfettamente ellittiche. Naturalmente non è vero, non esistono forme perfette in natura. Hanno natura ellittica, ma non sono ellissi. Come prima erano circolari, perché nella costruzione tolemaica e aristotelica il cerchio è perfetto.
Viviamo in un mondo caotico e non in un mondo perfetto. Forse sarebbe ora che anche la letteratura, chi costruisce letteratura, narrativa, se ne accorgesse. MI stanno ormai stretti i testi perfetti dove tutto combacia, tutto è previsto. Nulla combacia nel mondo reale, nulla può essere previsto.
Concludo qui la mia trasognante risposta.
Spero che in famiglia vada tutto bene, e a presto.
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Re: Nόστοι, Ritorni
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Namio, hai letteralmente vomitato tutto lo scibile umano sul lettore, e i fisici (o forse solo io, non so) non siamo così.
Sì frustrati, sì squattrinati, sì "colti" (delle nostre cose), ma esseri umani!
C'è un po' troppa roba, e alla fine il lettore ci soffoca dentro, persino un altro fisico che al CERN c'è stato...
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Re: Nόστοι, Ritorni
Gare letterarie stagionali - annuario n° 1 (2018 - 2019)
Le Gare letterarie stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova nel forum di BraviAutori.it, divertirsi, conoscersi e, perché no, anche imparare qualcosa. I migliori testi delle Gare vengono pubblicati nei rispettivi ebook gratuiti i quali, a ogni ciclo di stagioni, diventano un'antologia annuale come questa che state per leggere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Angelo Ciola, Aurora Gallo, Ida Dainese, Carlo Celenza, Carol Bi, Daniele Missiroli, Draper, Edoardo Prati, Fabrizio Bonati, Fausto Scatoli, Gabriele Ludovici, L.Grisolia, Laura Traverso, Liliana Tuozzo, Lodovico, Marco Daniele, Namio Intile, N.B. Panigale, Nunzio Campanelli, Pierluigi, Roberto Bonfanti, Seira Katsuto, Selene Barblan, SmilingRedSkeleton, Stefano Giraldi Ceneda, Teseo Tesei, Tiziano Legati, Tiziana Emanuele.
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Downgrade
Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 9 - Un racconto per un cortometraggio
A cura di Alessandro Napolitano.
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La Gara 59 - Siamo come ci vedono o come ci vediamo noi?
A cura di Alberto Tivoli.
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La Gara 41 - Tutti a scuola!
A cura di Antonella Pighin.
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