Il quadro completo

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2022.

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Nunzio Campanelli
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Il quadro completo

Messaggio da leggere da Nunzio Campanelli »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Luca aveva ventisette anni. Faceva anche un bel lavoro, almeno secondo l'opinione comune dei suoi amici e familiari. Impiegato dello stato, sentiva però l'intero peso del mondo gravare sulle spalle, quando varcava la soglia dell'ufficio.
Quella mattina si trovava sul palco. Suo il compito di fare il preambolo introduttivo al discorso del direttore generale. Di fronte un centinaio di facce con un'espressione incerta tra la rabbia per l'invidia ed il sussiego per il dirigente, che si trovava subito dietro di lui.
Cominciò con i saluti di rito, e mentre stava per iniziare il suo brevissimo intervento guardò un istante fuori della finestra, così, tanto per restituire un po' di profondità al suo sguardo.
Non c'era niente di particolare da vedere, se non le case, le strade, la gente, le auto.
Rimase interdetto. Guardò di nuovo fuori. Un brusio attraversò la platea, mentre un lieve sorriso di scherno cominciava a delinearsi sul viso di qualcuno.
Non c'era niente di particolare da vedere. Lo sapeva ma continuava a guardare fuori. Non era attirato da quello che vedeva, ma da quello che non vedeva.
Il direttore schiarì la voce, mentre un moto impercettibile cominciava a manifestarsi sulla palpebra del suo occhio sinistro.
Luca continuava a guardare fuori. Il brusio aumentava, alimentato dalle esclamazioni di falso sussiego e da quelle di pura cattiveria.
Cos'e che mancava in ciò che stava vedendo di fuori? Eppure era quello che guardava tutti i giorni. Non si era mai accorto di quella dissonanza, fino a quel momento.
Continuava a guardare fuori. Poi, all'improvviso, capì. Lo sapeva da sempre, ma finora aveva fatto finta di ignorarlo. Ogni volta che aveva guardato fuori, negli ultimi due anni, tanto era il tempo che lavorava in quell'istituto, lo aveva capito. Salvo poi relegare quella consapevolezza in un recondito angolo della sua coscienza, fino a dimenticarsene.
Smise di guardare di fuori, prestò attenzione alla sala, e lentamente iniziò a parlare, tra la visibile delusione dei colleghi. Il sopracciglio del direttore, che nel frattempo aveva iniziato una specie di danza accompagnando il moto ininterrotto della palpebra, si fermò all'istante.
- Il mio compito, questa mattina, è di parlare per due minuti prima del discorso del direttore che sta aspettando
qui alle mie spalle. Non è molto importante ciò che dirò, basta che usi un tono brillante e delle frasi colorite. Sì,
c'è scritto così nel programma stilato dalla segretaria: Ore dieci - introduzione - argomento di carattere
generale. Usare un tono brillante e frasi colorite.
Bene: io non lo farò.
Non lo farò perché ho scoperto proprio in questo momento, vi sembrerà strano ma è così, che c'è una cosa che
devo assolutamente fare ora. Sì proprio adesso.
Pertanto vi saluto.
Fece per andarsene quando, come ricordandosi di una cosa, ritornò indietro riprendendo il microfono in mano.
- Scusate, dimenticavo: fanculo.
Scese dal palco dirigendosi verso l'uscita, accompagnato dagli sguardi di una platea ammutolita. Il volto del direttore si era pietrificato in una incomprensibile smorfia.
Scese di corsa le scale, percorse velocemente il lungo corridoio, aprì il grande portone di vetro ed uscì all'esterno.
Si diresse verso un bar che si trovava lì vicino. Mentre camminava girò la testa indietro per vedere quella finestra da cui, fino a pochi istanti prima, stava guardando fuori. Dietro i vetri vide una moltitudine di facce.
Arrivò al bar, si mise a sedere su un tavolino sul marciapiedi. Era visibilmente felice.
Arrivò una ragazza a prendere l'ordinazione.
- Cosa prendi?
- Ma, non saprei. Tu che dici?
Lei pensò che si trovava di fonte all'ennesimo imbecille che ci provava, ma quel ragazzo era così contento che non riusciva proprio a trattarlo male. Gli sorrise.
Lui scansò un poco la sedia vuota di fianco e le fece segno di sedersi.
Lei si sedette.
Lui guardò di nuovo verso quella finestra, poi disse:
- Sai, li invidio.
- Quei tipi che ci stanno guardando? Perché?
- Perché ora possono vedere il quadro completo.
- Il quadro completo!?
- Già!
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Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Bello mi è piaciuto. Un punto di vista nuovo si è aperto per il protagonista che si toglie un grande peso dalle spalle.
Invidio che riesce a scrivere qualcosa di buono usando così pochi caratteri, io non ci riesco, ancora.

Voto 4
Letylety
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Messaggio da leggere da Letylety »

Un bel racconto un po' surreale nella dinamica ma estremamente aderente alla realtà. Ho letto che in Italia durante il periodo della pandemia circa cinquecentomila italiani (benestanti o avventurosi) hanno abbandonato volontariamente il posto di lavoro perché stanchi, oppressi o semplicemente annoiati. Qualcuno è andato a sedersi al tavolino di un bar.
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Ciao Nunzio! Intanto complimenti, perché è senza dubbio un racconto bello e ben scritto. Ma questo probabilmente già lo sai. Percepisco però una mancanza, qualcosa su cui hai sorvolato, che rende il finale troppo frettoloso. Per carità, forse solo una frase manca al tuo quadro completo.
Quando hai scritto "Non era attirato da quello che vedeva, ma da quello che non vedeva." ho pensato ad una rivelazione. Ed invece mi hai stupito: la cosa che mancava era proprio il protagonista. E adesso i colleghi hanno il quadro completo. Ma anche per loro non sarà mai completo, perché sentiranno anche loro la propria assenza. Non si può essere osservatori e osservati allo stesso tempo. Non si può essere paesaggio e sguardo contemporaneamente. Non si può Essere e Vivere nel medesimo istante. Forse è questa presenza - assenza che poteva dire di più.
Ma è solo una mia opinione.
Complimenti!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
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Nunzio Campanelli
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Re: Il quadro completo

Messaggio da leggere da Nunzio Campanelli »

Domenico, quando l'ho scritto avevo voglia di mandare in quel posto qualcuno, e chi meglio di un collega al lavoro? Se poi capita di mandarli tutti, mi sembra un'occasione irripetibile. A parte le facezie, intendevo proprio quello che hai colto tu, cioè la mancanza del protagonista. Poi che non si possa essere allo stesso tempo osservatori e osservati, beh è un limite che lui capisce benissimo. Infatti invidia i propri colleghi perché sa che non potrà mai osservare il quadro completo. Ma su questo argomento potremmo andare avanti per ore. Grazie
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Ho colto, nel tuo scritto, un senso di liberazione. Il protagonista della storia è stato davvero molto coraggioso, coraggio che manca ai più che si adattano a un vivere soffocati dentro un ambiente lavorativo che sta stretto e non piace. Il racconto è scritto bene. scorrevole e esplicito. Il suo continuare a guardare fuori, attratto da ciò che non vedeva, è molto significativo, e introduttivo, in merito all'azione finale, di andarsene. Bravo! Voto alto
RobertoBecattini
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Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Mi è piaciuto moltissimo, hai creato in me lettore un'attesa spasmodica, e il finale lo trovo quasi geniale nella sua semplicità. Potrebbe essere convertito in uno spot di un aperitivo, potresti proporlo a qualche agenzia pubblicitaria, perché in effetti come scena è quasi più uno spot che cinematica. Te lo dico come complimento, perché negli ultimi anni la pubblicità ha saputo anche regalare picchi creativi non da poco, e se hai mai visto la notte dei pubblivori sai di cosa parlo. Bravo!
RobediKarta
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Messaggio da leggere da Temistocle »

Bravo! In poche righe ci sono tesi, antitesi e sintesi. Non sto a tediare con pistolotti su: oggi come oggi lasciare un lavoro sicuro per il nulla è un azzardo, e simili; ma quando si può sognare, è bello farlo.
Stilisticamente il racconto è perfetto, con le giuste inquadrature (forse il sopracciglio del megadirettore che si muove è un po' grottesco, ma che fa?), e il finale è molto azzeccato.
Un voto alto te lo meriti!
Messedaglia
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Messaggio da leggere da Messedaglia »

Bel racconto, mi è piaciuto, anche perché in parte mi ritrovo nel protagonista. Condivido buona parte dei commenti già fatti, in particolare in relazione al fatto che anch'io mi aspettavo una rivelazione finale diversa, con qualche dettaglio in più in merito alle cause scatenanti questo improvviso cambio di visione della vita da parte del protagonista. Ma d'altra parte l'efficacia di questo brano sta proprio nell'aver sintetizzato tutto in poche righe, lasciando al lettore il compito di riempire qualche spazio rimasto vuoto... Mi è piaciuto anche il fatto di aver puntualizzato che, a giudicare dall'esterno, Luca apparisse soddisfatto della propria situazione lavorativa e, anzi, fosse da tanti invidiato per aver realizzato il sogno di aver ottenuto una certa stabilità da un punto di vista professionale. Secondo me, però, c'è un dettaglio che stona: la giovane età del protagonista. Dopo pochi anni di lavoro si può aver già maturato la consapevolezza (intendo una vera consapevolezza) di essere nel posto sbagliato? Forse sì, non dico di no, però mi è capitato spesso di vedere persone lasciare all'improvviso il posto di lavoro più che altro in preda all'istinto del momento. E aggiungo: la vecchia gavetta di una volta non c'è più? Dopo pochissimi anni di lavoro ci si può già arrogare il diritto di mandare a quel paese tutti gli altri? Forse no... Scusa se mi sono fatto traviare da questo dettaglio dell'età, in realtà mi sento molto in sintonia con Luca, con la differenza che io ho raggiunto una consapevolezza simile dopo più di vent'anni di lavoro (ma probabilmente sono io un po' lento nell'elaborare i fatti della vita...). E mi rendo conto che sono andato oltre quello che era il tema del brano. Parliamo comunque di un mio giudizio personale che non inficia il voto finale, buon lavoro davvero!
Macrelli Piero
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Messaggio da leggere da Macrelli Piero »

Bello, ma sono combattuto sul finale, io avrei concluso l'epifania del protagonista con: "Ora vedo il quadro finale". La rivelazione è un suo privilegio, non degli altri.
L'uomo non è necessariamente un animale sociale e si può essere eremita anche all' interno della società e praticare ogni tanto un atto liberatorio è legittimo e sano.
Myname
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Messaggio da leggere da Myname »

Il protagonista cambia idea guardando l'esterno ma, evidentemente, è l'interno che lo spinge a farlo…
Il racconto completa il quadro ma lo fa in un modo usuale:io mi aspettavo qualcosa di interessante e inaspettato, visto l'accento posto sull'esterno dall'autore.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Mooreffooc con il protagonista che si proietta nella realtà al di là del vetro, carino!
Ma non so se davvero "quelli là dentro" stanno guardando il quadro: per guardare il quadro bisogna avere occhi particolari!
Ma Luca lo guarderebbe, e mi viene da farti una domanda: il quadro come lui lo desiderava era proprio con QUELLA coppia al tavolino del bar? Diventerebbe una gradevole storia d'amore (almeno il principio).
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Matteo Pinza
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Messaggio da leggere da Matteo Pinza »

Racconto che mi è piaciuto, un po’ grottesco e ben scritto. Mi è piaciuto in particolare il conflitto tra la presenza e l’assenza, e di come questo ruoti attorno alla presenza-assenza di Luca che, in quanto elemento chiave, non riesce a godere a pieno né dell’una né dell’altra. Così come, forse, non riescono a goderne neanche i suoi colleghi. Un senso di incompiutezza generale che ho apprezzato e mi ha aperto diverse riflessioni.
Menzione particolare per il finale. All’inizio sono rimasto un po’ male per la semplicità del finale, ma dopo qualche secondo di riflessione ho cambiato totalmente idea! Finale che mi piace tantissimo e che trovo originale anche nel suo andare in qualche modo “controcorrente”. Nella retorica dell’abbandonare un buon lavoro per inseguire un proprio sogno mi ha sempre un po’ infastidito la pressione che (in)consapevolmente viene scaricata sul sogno, come se allontanarsi da qualche cosa che non ci piace sia una scelta auspicabile solo quando bilanciata da una missione di vita. La forza del finale secondo me sta proprio in questo: Luca non era spinto da grandi ideali o ambizioni, voleva solo stare tranquillo, seduto al tavolino di un bar che lo riparasse dal sentire il peso del mondo sulle spalle. Un’epifania che mi ha ricordato un po’ Drugo de Il Grande Lebowski, mio film preferito! Sono rimasto solo con un piccolo dubbio, stimolato da un commento che ora non ritrovo: a vedere il quadro completo sono solo i colleghi (a patto abbiano uno sguardo che consenta loro di vederlo), o sia i colleghi che Luca?
Se posso dare un consiglio, ma è solo la mia opinione, forse avrei approfondito di più l’effettivo lavoro che svolgeva Luca. Impiegato dello stato è piuttosto generico e copre un ventaglio super eterogeneo di lavori; questo mi ha un po’ disorientato all’inizio nell’entrare nella storia (e quindi empatizzare col protagonista).
Altra cosa davvero minima: in una delle due volte che utilizzi il termine sussiego utilizzerei un sinonimo.
In ogni caso, Complimenti!
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Tiziano Legati
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Messaggio da leggere da Tiziano Legati »

Molto bello e leggero. Mi sono chiesto cosa ci fosse da vedere fuori da quella finestra e, proprio come il protagonista, ho provato l'esaltazione della scoperta, non tanto mia come lettore ma come sua e, sempre sorridendo, ho concluso la lettura.
Bravo
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Laura Gallerani
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Messaggio da leggere da Laura Gallerani »

Che modo particolare e originale hai avuto per descrivere la capacità di affrancarsi da situazioni in cui non si vuole stare! Io però nel finale sono rimasta un po' spiazzata, nel senso che ci ho messo un pochino per capire cosa volevi arrivare a dire. Nel complesso l'ho gradito, comunque.
Ilario Iradei
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Messaggio da leggere da Ilario Iradei »

Da impiegato dello stato è fin troppo facile mandare a fanculo anche il direttore. E che ti possono fare? Prova a farlo nel privato e vedi dove finisci. Ma sono dalla tua parte anche a me capita spesso quasi ogni giorno il desiderio di spaccare le ossa a qualcuno.
Bel racconto
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Purtroppo quando si hanno determinati obblighi e legami (come un mutuo da pagare, o le ansie della moglie) dare un taglio così netto è quasi impossibile, a meno di aspettare la sospirata pensione. Ammesso che arrivi, sociopatici al comando permettendo.
Voto 4
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Alberto Marcolli
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commento: Il quadro completo

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Arrivo anch’io, buon ultimo, e me ne scuso.
"che c'è una cosa che" – due che in 5 parole, io eviterei. Es. Non lo farò perché ho scoperto una cosa proprio in questo momento, vi sembrerà strano ma è così, e devo assolutamente farla adesso.
"mise a sedere su un tavolino sul marciapiedi" - non ho capito bene: lui si siede su una sedia o proprio sul tavolino? Nel primo caso io direi: si sedette a un tavolino sul marciapiedi.
Uso della d eufonica. Per me le eccezioni sono poche. Es. ad eccezione di; ad esempio; tu ed io; ad ogni modo e poco altro che adesso non ricordo.
Usi “sussiego” due volte.

Concordo con le considerazioni sul contenuto degli altri Bravi Autori. In particolare mi ha incuriosito il commento di Macrelli Piero sul finale, ottimo suggerimento direi, perché non seguirlo?
Aggiungo una mia amara riflessione: cosa succederebbe se i suoi colleghi decidessero anche loro di abbandonare il direttore e sedersi tutti ai tavolini dei bar? Alienazioni della vita moderna: io ricordo un certo Calindri seduto a un tavolino nel bel mezzo del traffico cittadino. Contro il logorio delle vita moderna, era il "tormentone". Già ma lui si beveva il Cyn.. spritz, mica una gazzosa!
Conclusione: a parte le mie solite lagnanze, il corto è molto bello. Per me il voto è 5
Maria Cristina Tacchini
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Iscritto il: 20/05/2022, 17:23

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Messaggio da leggere da Maria Cristina Tacchini »

Sei stato bravissimo in quanto sei egregiamente riuscito a far percepire il disagio e il tormento di una situazione che molti stanno vivendo, tramite una narrazione breve ma eloquente.
In effetti, tante persone vivono percorrendo quotidianamente, rassegnate o magari inconsapevoli, la famosa "ruota del criceto", facendo cose per uniformarsi o per piacere ad altre persone alle quali non importa niente di loro.
Così si vende il proprio preziosissimo tempo per acquistare oggetti inutili che ci danno un piacere effimero, perchè in tal modo ci si sente realizzati nel confronto con amici e conoscenti.
La scelta del protagonista è coraggiosa e, secondo me, illuminata. Alla fine, è il cuore che deve sempre guidare le nostre scelte, poi la ragione interverrà per ottimizzarle, questo è il mio pensiero condiviso con altri.
Complimenti, un tema che sicuramente genera riflessioni, dibattiti e invita chi vuole farlo a scandagliare dentro sè stesso.
Complimenti.
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La Gara 70 - Troppo tardi

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Autori partecipanti: nwRoberto Bonfanti, nwPatrizia Chini, nwDaniele Missiroli, nwGabriele Ludovici, nwIda Dainese,
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La Gara 7 - L'Incubo

La Gara 7 - L'Incubo

(agosto 2009, 38 pagine, 1,54 MB)

Autori partecipanti: Yle, nwGerardo, nwRona, nwValentina, nwManuela, Devil, nwArditoeufemismo, nwMacripa, Pia, Bonnie, Piero Macrelli, nwAlessandro Napolitano, Dafank, Miriam,
A cura di CMT.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (a colori)

Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (a colori)

(edizione 2016, 11,89 MB)

Autori partecipanti: nwGiuseppe Bauleo, nwCristina Giuntini, nwGiorgio Leone, nwIda Dainese, nwAnna Rita Foschini, nwPatrizia Chini, nwNunzio Campanelli, nwDaniela Rossi, nwLodovico, nwMarco Bertoli, nwAlberto Tivoli, Sandra Ludovici, Cristina Biolcati, nwMarina Paolucci,
A cura di Tullio Aragona.
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antologia di opere ispirate dal numero dieci, in omaggio al decimo compleanno dell'associazione culturale BraviAutori.it

Non amiamo l'auto-celebrazione, tuttavia ci è piaciuto festeggiare il nostro decimo compleanno invitando gli autori a partecipare alla composizione di un'antologia di opere di genere libero che avessero come traccia il numero 10. Ventidue autori hanno accettato l'invito e ciò che ci hanno regalato è stato confezionato in queste pagine.
Con la presente antologia abbiamo voluto ringraziare tutti i collaboratori, gli autori e i visitatori che hanno contribuito a rendere BraviAutori.it ciò che è oggi, e che continuerà a essere finché potrà.
A cura di Massimo Baglione.
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Contiene opere di: nwFerruccio Frontini, nwGiuseppe Gallato, Mirta D, nwSalvatore Stefanelli, nwGabriella Pison, nwAlberto Tivoli, Massimo Tivoli, Francesca Gabriel, Francesca Santucci, nwEnrico Teodorani, nwGabriele Ludovici, Martina Del Negro, nwAlessandro Borghesi, nwCristina Giuntini, nwUmberto Pasqui, nwMarezia Ori, nwFausto Scatoli, Arcangelo Galante, nwGiorgio Leone, nwFabio Maltese, nwSelene Barblan, nwMarco Bertoli.

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