Sei tu poeta?
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Sei tu poeta?
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Re: Sei tu poeta?
Ho voluto cambiare principalmente per due motivi.
Il primo è che seppur mi garbava molto "Pesta", avevo gia partecipato nella scorsa edizione con una poesia, la prima scritta addirittura, facente parte comunque di un mio momento passato. Volevo e ho deciso di proporre invece questa poesia che ho composto solo qualche giorno fa e che sicuramente descrive meglio un mio pensiero o sentire del momento.
Il secondo motivo, il principale è che più del voto che andrà a ricevere, di cui immagino io stesso l'entità, non essendo questo capolavoro, mi interesserebbe molto invece leggere i vostri commenti o le senzazioni che vi suscita la lettura della stessa.
Grazie a tutti.
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Re: Sei tu poeta?
Il mio scritto è un modo come un altro di farci comprendere il nostro ruolo, il nostro posto, il nostro essere niente, anche nella nostra stessa grandezza.
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Re: Sei tu poeta?
Niente di nuovo, nemmeno il mio discorso, ho voluto solo trascrivere in versi di sfida a me stesso e a tutti voi, un promemoria, un monito di qualcosa che troppo spesso si dimentica, presi come siamo dal nostro stesso essere e nostro stesso agire, di possedere cioè la convinzione, il pensiero, di esser capaci o di essere comunque noi stessi in grado di poter descrivere ed esprimere, per mezzo della nostra creatività, veramente ogni aspetto della nostra vita, compreso quello che a noi si cela. Convinzione quindi riposta, impressa a fuoco, nella nostra stessa, possibile e totale, capacità di creazione, arte e poesia compresa, ma non è così che stanno le cose, provare per credere...
Se l'essenza può, attraverso di noi, esprimere arte, noi però non possiamo, attraverso l'arte, esprimere l'essenza.
Se l'essenza si può riflettere in noi, se ci può in qualche modo toccare, di riflesso ci può conoscere e comprendere, si può quindi esprimere, essere a suo modo arte attraverso di noi, o per meglio dire, noi, siamo espressione d'arte della nostra essenza.
Noi invece, non potendo riflettere a nostra volta, noi stessi sull'essenza, potendo quindi avvertirne solo il tocco e la presenza, senza però ricevere da essa alcun riflesso di ritorno, ci è quindi al contempo di questa nostra percezione, preclusa ogni possibilità, su ogni piano di nostra comprensione, di conoscere, esprimere o comprendere l'essenza stessa, ragione per cui, non possiamo farne espressione d'arte.
La nostra arte quindi è solo l'espressione di noi stessi, dove noi stessi, siamo a nostra volta, possibile espressione d'arte, dell'essenza.
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Re: Sei tu poeta?
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Re: Commento
Domenico Gigante ha scritto: ↑25/03/2022, 8:15 Ciao Gabriele! Colgo dai tuoi commenti il senso dei tuoi versi. Personalmente penso che il linguaggio che abbiamo è già un'arma potentissima per esprimere ciò che siamo. Penso solo alla capacità di accostare in maniera inusuale aggettivo e sostantivo credo nuovo senso. I limiti ci sono, ogni meccanismo ne ha, ma la poesia ha liberato il linguaggio comune da molti limiti. Se non si può dire tutto, bè, non resta che la saggezza di Wittgenstein: “Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. Certe volte anche il silenzio è poesia. Molto bella. Complimenti!
Grazie Domenico e complimenti per la saggezza espressa in questo tuo commento, mi trovo d'accordo con il tuo pensiero infatti, accettando consapevolmente i nostri limiti, abbiamo comunque data una possibilità pressoché infinita, soprattutto in forma d'arte e quindi di pensiero in cui esprimere ed imprimere il nostro stesso essere. Ed è molto saggio riuscire a capire che in quel che non possiamo comprendere, abbia più senso taciere, essendo anche il silenzio stesso, forma di espressione dove non può esserci comprensione.
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Re: Commento
Grazie Macro, hai fatto una buona critica. Questa ho voluto metterla in gara, a prescindere dal fatto che possa piacere o meno (come sempre ed è giusto che sia), ma solo o principalmente come provocazione/punto di riflessione mio personale che avevo anche piacere di condividere con voi.Macrelli Piero ha scritto: ↑24/03/2022, 20:04 La conoscenza personale con l'autore falsa l'impatto con il testo. Non per paura di dire che è brutta né per forzare un giudizio troppo positivo. Il testo mi sorprende per la sincerità e per l'energia che l'autore non ha ancora completamente slegato. Quindi mi aspetto margini di crescita. Cala in chiusura che avrei voluto più potente. Mi è piaciuta.
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Re: Commento
Ciao Piramide, son contento che ti sia piaciuta e ti ringrazio per il bel voto attribuito, non sto a rispiegare nuovamente il senso che volevo esprimere perché qua sopra nei primi commenti ho già scritto una mezza tesi, quindi puoi trovarci tutte le spiegazioni a riguardo. Ci si scrive.Piramide ha scritto: ↑25/03/2022, 19:56 Ho apprezzato la poesia sia per il tema trattato che per la messa in versi. Un delineamento di quell’atteggiamento poetico che troppo spesso si propone di spiegare o analizzare la realtà, che sia esterna o interiore, senza invece ammettere di essere soltanto un mezzo imperfetto con il quale si cerca di raggiungere un equilibrio o con il quale ci si sforza per rendere concreto l’astratto. Questo almeno è quello che è giunto a me. Voto 4.
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Re: Commento
Francesco Pino ha scritto: ↑27/03/2022, 16:30 Non sono d'accordo col ragionamento. Il linguaggio della società cambia continuamente e, di conseguenza, cambia anche il modo di scrivere. Non serve trovare nuovi linguaggi (sarebbe oltretutto pressoché impossibile), così come non serve rincorrere l'originalità a tutti i costi, che il più delle volte è un buco nell'acqua.
Tanto più aumenta nel tempo la produzione artistica, quanto più sarà difficile essere originali, ma contemporaneamente si aprono nuove fonti di ispirazione, nuovi esempi da seguire, nuove possibilità di mescolare gli stili o anche diverse forme d'arte, di fare "crossover".
Il tuo lavoro mi è piaciuto molto, poche parole ben piazzate e con stile.
Grazie Francesco, ti ringrazio per l'apprezzamento all'opera.
Il ragionamento se ti riferivi al mio papiro poco sopra si rivolgeva (come l'opera stessa) non alla possibilità o bisogno di trovare un nuovo linguaggio o stile nel descrivere quello che abbiamo sempre fatto più che efficacemente nell'arco della nostra storia, ma su quello che siamo invece impossibilitati dal nostro stesso limite umano a comprendere e capire, cioè l'anima stessa. Dove non potendo descriverla e comprenderla realmente con le "nostre parole" (parole usate e riformulate da centinaia di migliaia di anni fino a oggi) per farlo dovremmo proprio per questo trovarne di nuove, di mai udite e mai scritte.
Ma chiaramente noi non potremo mai fare questo (se lo facessimo saremo pari livello a Dio e parleremo la sua stessa lingua, lingua a noi stessi incomprensibile come Dio stesso, da questo deriva il mio verso centrale, se lo potessimo fare, potremo anche letteralmente "inondare noi l'oceano.. ecc.).
Poetizzando molto il concetto a mia volta, noi come individui, possiamo essere considerati forma d'arte dell'essenza (anima/Dio), ma noi come individui non possiamo in nessun modo fare quindi dell'essenza una sincera espressione d' arte (perché non la conosciamo ne comprendiamo), la nostra arte può essere quindi solo espressione di noi stessi.
Tradotto La mia poesia è solo un monito un promemoria, una provocazione/sfida solo per ricordarci il nostro posto, il nostro limite. Ciao alla prossima.
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Re: Sei tu poeta?
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Re: Sei tu poeta?
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mi da l'impressione di una implorazione, una preghiera rivolta al poeta, dove le parole utilizzate, soprattutto all'inizio, mi sanno tanto di artificiale.
migliora nel finale e comunque si lascia leggere benissimo.
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Re: Sei tu poeta?
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Re: Sei tu poeta?
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Re: Sei tu poeta?
Ti passo il link dove parlo più approffonditamente di questo tema in relazione ad un concetto molto più ampio se ti interessa, qui ci sono le mie conclusioni a cui sono giunto al momento ( tutto come sempre é in divenire ).
https://www.braviautori.it/dio-uomo-sci ... ivoco.html
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A una prima lettura vi avevo colto l'impossibilità di poter scrivere qualcosa di nuovo, di non detto prima, quegli "sconosciuti versi" e le "parole mai udite", impressione che trovavo confermata nei versi inziali, le "parole non tue". Tali limiti li ha già ben definiti Borges, in fondo cosa facciamo tutti, se non trascrivere i frammenti più o meno sensati, quelli che ci sembrano meglio riusciti, di quella immensa (ma comunque finita) biblioteca?
Con molte delle considerazioni nei tuoi commenti mi trovo d'accordo, con altre un po' meno. Non ho i mezzi adeguati per discutere di essenza e arte a livello filosofico, meno che mai di metafisica o religione, quindi mi limito a dire che la tua poesia è efficace e fa riflettere, credo che non sia risultato da poco.
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Re: Sei tu poeta?
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Re: Sei tu poeta?
Un caro saluto e alla prossima.
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Re: Sei tu poeta?
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Re: Sei tu poeta?
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Forse ti riferisci a chi plagia o usa frasi prese in "prestito".
Ma quelli che lo fanno non sono poeti, sono pappagalli.
Mi piace il finale: lo vedo come un'esortazione ad essere spontanei
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Re: Sei tu poeta?
Gabriele Pecci ha scritto: ↑10/04/2022, 17:56 È esattamente questo. Adesso hai colto è il limite, entro il quale ci è consentito esprimerci, con parole "non nostre" (non più appartenenti a noi come singoli), dal momento che quelle, le parole sono sempre le stesse poi solo rielaborate secondo il nostro stesso sentire, ma se noi riuscissimo davvero a comprendere e quindi a descrivere quello che è oltre di noi, le cose che vanno oltre questo limite, allora per forza di cose dovremmo usare nuove parole, parole a noi sconosciute, parole che se scritte allora si che ci apparterrebbero singolarmente, ma parole quindi, a noi stessi incomprensibili, come lo è Dio stesso, se le avessimo noi queste parole allora noi saremmo semplicemente pari a Dio. La provocazione, sta nel fatto che quello che più si avvicina a questo stesso limite è proprio il poeta, limite comunque rimasto nei fatti invalicabile, quindi... "sei tu poeta?, allora scrivi, fatti avanti prova a descrivere davvero cosa c'è al di là del tuo limite umano, inonda tu l'oceano... ecc."
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In questo caso comincio dal finale, la parte che mi è piaciuta.
Fai bene a esortare i poeti ad usare parole ed emozioni loro!
Il resto non lo vedo molto chiaro, non so se parli per tè stesso oppure no.
Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.
Contiene opere di: Alberto Barina, Angela Catalini, Enrico Arlandini, Enrico Teodorani, Fausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, Francesca Paolucci, Gabriella Pison, Gianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, Ida Dainese, Laura Usai, Massimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, Patrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, Silvia Ovis, Umberto Pasqui, Francesco Zanni Bertelli.
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Vivere con 500 euro al mese nonostante Equitalia
la normale vita quotidiana cosí come dovrebbe essere
Vi voglio dimostrare come con un po' di umiltà, di fantasia e di buon senso si possa vivere in questa caotica società, senza possedere grandi stipendi e perfino con Equitalia alle calcagna. Credetemi: è possibile, ed è bellissimo!
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B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2015 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 29 - Storie parallele
A cura di Ser Stefano.
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2017 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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