Alla finestra

[Namio Intile]

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(nessuna voce opzionale)

Da qui, oltre le balaustre scure

d’antichi tufi e travertini, oltre questa

breve scala di pietre e maioliche scolorate

rigoglioso dall’aiuola s’arrampica

il nasturzio rosso sul muricciolo

dove accorta si sofferma la lucertola

a inseguire l’ombra d’eterne salvie e rosmarini

tra steli d’origani e maggiorane gonfi d’umori.

Da qui, tra il callistemon e il mandarino,

ritorna e rifugge il pettirosso

nell’aria densa del mattino e insiste nei luoghi fedeli

dove infiniti asterischi di gelsomino ricadono obliqui dalla pergola.

Non m’inganna la mitezza dell’alba

so quanto sarà periglioso, e bugiardo, il giorno.

Da qui, oltre i monti asciutti d’insonni libecci,

d’inesausta arsura africana s’allunga lo sguardo

sotto il sole severo di luglio che trionfa alto

sullo splendore di invitti ulivi saraceni.

Da qui, tra una pomelia e il lunario, il cielo si fonde

col mare corposo di verdi e azzurri e fragoroso d’onde.

Da qui, oltre le parmigiane bianche, il vento

sibila e trascina sentori d’alghe e di salmastro.

Nel giardino tra i fichi maturi vecchi tubi d’acqua

allargano placidi stagni

dove si ristora il martin pescatore

e pizzicare succose susine sulfuree.

Sento il rumore del dondolo, il ricordo dei libri letti

di progetti e sogni svaniti, amori perduti, dimenticate amanti.

Da qui, tra i mandorli e i corbezzoli,

scorgo gli ulivi torreggiare:

su queste zolle è trascorsa la vita.

Come vorrei in quegli aridi solchi

un giorno le mie ceneri riposare.

[Gabriele Pecci]

Ciao Namio, non posso che non ammettere scorci di vera bellezza nella tua opera, ci sono passaggi degni e meritevoli di pubblicazione cartacea secondo me, però è altrettanto vero, almeno al mio sentire che qualcosa si perde lungo la lettura della stessa, lascia come una sorta di eco. La voce narrante nel suo solenne incedere, seppur con pura e piena vena poetica, mi sovviene troppo soffermata e ricercata nel suo descrivere. Ad ogni modo, come già detto, sono presenti passaggi nel testo troppo incisivi per non attribuire comunque il massimo del voto :

Non m’inganna la mitezza dell’alba
so quanto sarà periglioso, e bugiardo, il giorno.

5 pieno.

[Fausto Scatoli]

composizione davvero bella, di gradevole lettura e capace di esprimere tante cose.
ci sono alcune frasi che esaltano la scena, la fanni diventare reale agli occhi del lettore, cui pare assistere a un film in bianco e nero.
rimane, per il mio gusto personale, il problema della lunghezza.

[Laura Traverso]

Sembra d'esserci lì con te alla finestra. Molto belle le descrizioni dell'ambiente circostante, della perfezione della natura che pare renda impossibile "la bugiarda" del giorno, che descrivi al meglio con queste parole: "Non m’inganna la mitezza dell’alba so quanto sarà periglioso, e bugiardo, il giorno". Complimenti! Davvero è un'opera molto profonda e significativa. Massimo dei voti.

[Cristiano Vaccarella]

Cosa dire? Un componimento eccellente, secondo me (dico davvero!) dovrebbe essere studiato nelle antologie dei licei... e chissà che in futuro non accada sul serio! Sapiente mescolanza di descrizioni, di figure retoriche e di vocaboli che richiamano alla perfezione il luogo e le sensazioni raccontate. Come dire "io ci sono, tutto questo lo vedo con i miei occhi e lo sento con l'anima". Perfetto! Voto 5.

[Giovanni p]

In poche righe si possono vedere un milione di cose, ma quello che mi piace è che non è una cacofonia, ma un armonia.
Ho letto i tuoi racconti e mi sono piaciuti tutti, ora inizierò a leggere anche le tue poesie.

Voto 5.

[Domenico Gigante]

Caro Namio! Poesia sontuosa, indubbiamente, nel ritrarre la tua cara terra natia. Un amore che traspare nei tuoi versi, così ricercati. L'unica pecca, se mi posso permettere, è che avrebbe potuto essere molto più asciutta e scarna. Personalmente adoro e sono molto legato a quei versi (a cui forse ti sei ispirato) scolpiti su una tomba nei pressi di Agrigento. Una lirica che nella sua brevità fa vivere tutto il sapore dolce e aspro di un'isola.

Una notte di Giugno
caddi come una lucciola
sotto un pino solitario
in una campagna
d'olivi saraceni
affacciata agli orli
d'un altipiano
d'argille azzurre
sul mare africano

(Luigi Pirandello)

[Roberto Bonfanti]

Ti dico subito cosa mi ha evocato: certi passaggi di Gozzano, il poeta che forse ho letto di più, complice l’infatuazione giovanile per una poesia che, tuttora, considero la mia preferita, Cocotte.
Ma è solo una fascinazione, tutta mia personale, leggere nella tua poesia quel senso d’abbandono, quasi di rimpianto, anche se un certo intimismo è innegabile, soprattutto nel finale.
Davvero magnifico questo sguardo che la tua finestra ci restituisce, fra quello che vedi e ciò che riesci a farci immaginare, ben oltre la pur suggestiva fotografia che hai allegato.
Mi fermo qui e ti faccio i miei complimenti.

[Namio Intile]

No, Domenico. Conosco la lirica di Pirandello, ma non l'avevo in mente quando ho scritto la mia. O forse vive dentro di me: ogni tanto ci passo da contrada Caos e il pino solitario non c'è più. In compenso rimangono gli ulivi e il mare africano. L'identico mare e i non dissimili ulivi saraceni che si vedono dalla mia finestra, ma i miei versi sono in fondo un'ode al tempo perduto, la notte di giugno di Pirandello è un vero e proprio epitaffio.

[Namio Intile]

Ciao, Roberto. Grazie per esserti fermato. Non ricordo le liriche di Gozzano, prometto di rimediare. Forse ho sbagliato a inserire la foto, una mia fotografia, perché oltre a quel che vedo e al descrivere come sento me stesso nei miei luoghi, l'intimismo, v'è soprattutto la nostalgia per quel che non è più e la malinconia per quel che non sarà mai. Ho letto Proust due volte, la prima in gioventù mi ha disgustato e ho terminato di leggere per dovere. La seconda in vecchiaia mi ha ammaliato e mi ha aperto le porte della memoria e del rimpianto. Lo struggimento per i miei luoghi e il ritornare con la memoria a ciò che non è più è un qualcosa di inscindibile.

[Namio Intile]

Ciao, Francesco. Grazie per la lettura e soprattutto per il suggerimento. Ci penserò su seriamente.

[Myname]

Un' opera ponderosa, ricca di spunti
e riflessioni.
Io vedo la finestra come un' apertura reale sul mondo ma anche come una porta simbolica su un fluire di esperienze.
Un' opera da leggere e rileggere senza fretta.

[Eleonora2]

La poesia è, come al solito, molto ben riuscita e anche la foto. Ti piace vincere facile? Dare un nome - giusto - ad ogni cosa, commenti - o risposte - precisi, cultura e lettura fanno di te un uomo sensibile e capace di godersi, per me, il bello. Hai una conoscenza enorme, sei un'ottima penna e, per quello che vale, ti stimo assai ma non sei il mio tipo..... L'ho detto per sdrammatizzare ma lo penso - che tu sia un'ottima penna ecc.ecc. Come mai, allora, non ho dato il massimo? Forse per il motivo che questa lirica contiene troppo e a me, come lettrice, non arriva. Problema mio. Ho fatto il possibile, con tutti i miei limiti.

[Namio Intile]

Perciò, fammi capire. Dato che mi piace vincere facile (forse dovresti argomentare questo come anziché limitarti ad affermarlo) mi dai un voto `basso`, dici, e al contempo alto al mio diretto concorrente. Liberissima di farlo, Eleonora. Non devi mica giustificarti scrivendo che non sono il tuo tipo. Credo di non essere il tipo di nessuno, se può aiutarti. Magari però sull'opera sarebbe stato più gradito un giudizio con un altro grado di approfondimento, ma va benissimo così, lasciamo parlare le sensazioni: dopotutto in letteratura il lato emotivo conta eccome. Se non riesco a fare vibrare le tue corde significa che quanto scrivo non vale nulla.

[Eleonora2]

L'ho detto che ho dei problemi di comunicazione. Rispondo comunque, anche se non è necessario. Non ho detto "basso" ma non ho dato il massimo, cioè 5, perché la tua poesia mi è sembrata, a me come lettrice, troppo ricca; sai scrivere ma a me non ha smosso dentro. Quanto alle profferte non me ne hai fatte nessuna e pensavo fosse chiaro......Quanto poi allo scrivere,il tuo, vale, eccome. Spero di aver chiarito.

[Eleonora2]

L'ho detto che ho dei problemi di comunicazione. Rispondo comunque, anche se non è necessario. Non ho detto "basso" ma non ho dato il massimo, cioè 5, perché la tua poesia mi è sembrata, a me come lettrice, troppo ricca; sai scrivere ma a me non ha smosso dentro. Quanto alle profferte non me ne hai fatte nessuna e pensavo fosse chiaro......Quanto poi allo scrivere,il tuo, vale, eccome. Spero di aver chiarito.

[Laura Gallerani]

Molto ricercata ed intellettuale, mi ricorda Montale...Il tema mi prende molto, cioè il desiderio di voler ritornare alla terra che si ama, per sempre, e divenire parte di essa. Gradisco anche il finale inatteso, gradisco l'attesa che si crea nella risoluzione del finale. Ci sono problemi di mancata punteggiatura verso la fine che rendono faticosa la lettura. Non è uno stile nelle mie corde, pur amando tantissimo Montale. Ma Montale è Montale.

[Liliana Tuozzo]

Molto bella questa poesia, ricca di immagini,descrizioni accurate che grazie anche al linguaggio fanno pensare alla poesia classica anche se scritta in versi liberi.
A me ha ricordato la poesia del Foscolo che ricorda con nostalgia la sua terra.
Da qui, tra i mandorli e i corbezzoli,
scorgo gli ulivi torreggiare
su queste zolle è trascorsa la vita.
Un unico difetto: in alcune parti si poteva snellire eliminando qualche aggettivo
qui ad es:
nell’aria densa del mattino e insiste nei luoghi fedeli
dove infiniti asterischi di gelsomino ricadono obliqui dalla pergola.
Resta comunque un'opera molto bella e significativa.
Piaciuta.

[Marino Maiorino]

Trasuda bellezza in molte forme, e umanità.
Un legame con la terra e coi tempi della vita che invidio.
Invidio perché mi manca, e attraverso quella mancanza so cos'è, lo sento, ma non l'ho.
Ho molto amato in gioventù, quando potevo visitarla d'estate, l'abbagliante Trinacria.
Dimmi, Namio, esiste ancora?

[Namio Intile]

Ciao, Marino. Una nostalgia dell'assenza la tua. La Sicilia è sempre qui: non mentirò dicendoti che il mutamento antropologico paventato da Pasolini negli Scritti Corsari non sia avvenuto anche da noi. La Sicilia del 2022 non è quella del 1962, tuttavia ho l'impressione che qui la resistenza interiore al cambiamento sia stata maggiore che altrove e l'inerzia della tradizione che da sempre ci accompagna abbia reso il mutamento superficiale, una sorta di muta di squame, e quindi meno pervasivo e profondo. Inoltre, da una ventina d'anni a questa parte, si è venuta a formare anche una maggiore consapevolezza del rischio di perdere il passato e mi pare che molti si siano resi conto della necessità di ricordare e tramandare. La Triscele, insomma, garrisce ancora al vento.

[Marino Maiorino]

Queste sono notizie che mi alleggeriscono il cuore!
La chiamerò "coincidenza", sebbene non riesco a ritenerla tale, che tu mi abbia trasmesso proprio l'immagine del Triskelion: recentemente, mi sono disegnato, ho fatto realizzare in bronzo, e ho dipinto, l'amuleto che allego. Spero tu possa cogliere almeno parte di ciò che sto mettendo in pentola ultimamente.
Siate sempre protetti e benedetti!

[Namio Intile]

È un gorgoneo, in realtà una divinità apotropaica pre indoeuropea. La nostra triscele ce l'ha al suo centro. La triscele è un simbolo anch'esso antichissimo, dell'età del bronzo o anteriore.

[Marino Maiorino]

Già, già...

[Piramide]

Veramente una bella poesia. Quando si scrive su ciò che ci è più caro riusciamo a infondere la nostra emozione nel testo, e il lettore questo lo percepisce. La disposizione dei versi e la grande elaboratezza stilistica hanno leggermente ritardato in me l’arrivo di quel flusso di emozioni che volevi comunicare. Sicuramente una scelta, quindi la mia non è una critica né un qualcosa che ti invito a cambiare; anche perché può darsi che proprio questa “eccessiva” ricercatezza aggiunga maggiore enfasi al flusso di cui sopra. Complessivamente un bel lavoro, voto 4.

[Egidio]

Caro Namio, questa tua nuova poesia parte da una meticolosa osservazione-elencazione delle specie vegetali che vedi da una finestra di cucina,in Sicilia, per poi finire con la sempre attuale meditazione sulla tua ( e nostra) finitudine. Bellissima.

[Namio Intile]

Grazie a Piramide e soprattuto a Egidio, grazie ancora.

[Ilario Iradei]

<Qui non c'è moolto da dire se non che ha una struttura poderosa come le immagini che trasmetti e quasi pare di sentire il suono degli uccelli o del mare in sottofondo. Anche gli spunti più intimistici si accoppiano bene al resto e costruiscono un'atmosfera. Piaciuta. MA la finestra da quale stanza d'albergo è scattata?

[Piramide]

Noto ora che il voto di Ilario non è stato considerato. Mi sembra che il commento superi le 200 battute e che sia stato specificato “Commento” nel titolo. Qualcuno sa perché il sistema non lo considera valido? Così mi regolo per le prossime volte che desidero commentare.