La storia della strega di Hansel e Gretel
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La storia della strega di Hansel e Gretel
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In questo momento ho le favole dei Grimm (la versione originale del 1820, non quella successivamente edulcorata credendo che le fiabe siano cose per bambini) sul mio comodino, e ho già letto l'originale "Hansel e Gretel", quindi...
Il tuo stile e la tua tecnica sono sempre impeccabili, quindi...
Quindi.
Quindi DEVO leggere il tuo racconto da un altro punto di vista. La fiaba nota è una scusa (ottima), il plot-twist è una chiave d'aggancio (ottimo), la storia parla d'altro e riesce a farlo in uno spazio abbastanza ridotto.
Quindi, mi piace ciò di cui parla il tuo racconto? La "strega", una curandera, è la povera vittima di un'altra strega che resta nell'ombra: il male non mostra mai il proprio vero volto, fugge le punizioni, le fa infliggere ad altri, e resta in attesa di potersi esprimere di nuovo. Inoltre, non bisogna credere troppo nelle soluzioni "semplici" ed evidenti.
Nondimeno, qualcosa mi resta di incompiuto: la strega non è quella ma un'altra, ma sempre megera è. Come se il male non potesse cambiare il proprio aspetto, che invece è esattamente prerogativa del male.
Ecco, sei andato nella giusta direzione quando Hans e Greta sono stati abbandonati dalla loro madre adottiva, ma ormai nel racconto era già consolidato l'aspetto della vecchina. Se riuscissi a spezzare quest'idea e opporre alla curandera l'idea della madre (ancora meglio, mamma) adottiva giovane, bella e seducente, allora avresti realizzato perfettamente questo racconto, nel quale davvero il bene e il male invertono i propri ruoli.
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Ciao Marino,Marino Maiorino ha scritto: ↑16/04/2022, 10:30 Le fiabe mi piacciono, quindi...
In questo momento ho le favole dei Grimm (la versione originale del 1820, non quella successivamente edulcorata credendo che le fiabe siano cose per bambini) sul mio comodino, e ho già letto l'originale "Hansel e Gretel", quindi...
Il tuo stile e la tua tecnica sono sempre impeccabili, quindi...
Quindi.
Quindi DEVO leggere il tuo racconto da un altro punto di vista. La fiaba nota è una scusa (ottima), il plot-twist è una chiave d'aggancio (ottimo), la storia parla d'altro e riesce a farlo in uno spazio abbastanza ridotto.
Quindi, mi piace ciò di cui parla il tuo racconto? La "strega", una curandera, è la povera vittima di un'altra strega che resta nell'ombra: il male non mostra mai il proprio vero volto, fugge le punizioni, le fa infliggere ad altri, e resta in attesa di potersi esprimere di nuovo. Inoltre, non bisogna credere troppo nelle soluzioni "semplici" ed evidenti.
Nondimeno, qualcosa mi resta di incompiuto: la strega non è quella ma un'altra, ma sempre megera è. Come se il male non potesse cambiare il proprio aspetto, che invece è esattamente prerogativa del male.
Ecco, sei andato nella giusta direzione quando Hans e Greta sono stati abbandonati dalla loro madre adottiva, ma ormai nel racconto era già consolidato l'aspetto della vecchina. Se riuscissi a spezzare quest'idea e opporre alla curandera l'idea della madre (ancora meglio, mamma) adottiva giovane, bella e seducente, allora avresti realizzato perfettamente questo racconto, nel quale davvero il bene e il male invertono i propri ruoli.
condivido il tuo pensiero, le fiabe dei fratelli Grimm, naturalmente nella versione originale e non in quella edulcorata che ai giorni nostri va per la maggiore, sono davvero interessanti e mostrano uno spaccato di quei tempi sinistro e inquietante, altro che favole per bambini… Sto imparando a conoscerle tramite degli audiolibri che, quando riesco (il tempo è tiranno), ascolto con molto piacere. Il percorso per ascoltarle tutte è ancora molto lungo, si tratta, considerando anche versioni diverse dello stesso racconto, di quasi 300 storie…
Grazie per il tuo commento e per i tuoi suggerimenti, magari in futuro cercherò di approfondire il contrasto tra bene e male, concetti apparentemente lontani ma spesso così vicini da intersecarsi a tal punto che diventa (quasi) impossibile distinguere l’uno dall’altro, eh già, argomento affascinante ma allo stesso per nulla semplice da affrontare.
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Grazie Myname per il commento!Myname ha scritto: ↑18/04/2022, 3:49 Una sovrapposizione di fatti e di persone che io leggo come una specie di doppia personalità della protagonista.Il racconto sembra la descrizione di un delirio interiore più che una narrazione di fatti.Lo dico apprezzando e non criticando, dato che le parole sono bene usate e il dramma ben descritto.
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Re: Commento
Ciao Domenico,Domenico Gigante ha scritto: ↑18/04/2022, 20:53 Ciao! Ho letto il tuo avvincente racconto d'un fiato. Non mi ha catturato subito, ma man mano ho iniziato a calarmi nella psiche di Gertrude e coglierne il delirio, che la conduce a svelare la sua segreta pulsione omicida nei confronti dei bambini che si raccolgono intorno a lei fiduciosi. Poi il ritrovare la calma e quel riassumere l'aspetto sorridente e rassicurante di sempre. Aggiungi qualcosa del moderno serial killer ai tradizionali serial killer delle fiabe. Veramente bravo!
troppo buono, grazie mille!
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Re: Commento
Ciao Roberto, ho fatto parlare la vecchia ad alta voce per dare maggior enfasi alle emozioni che si agitavano in lei, a tal punto che, in parte inconsapevolmente, ha dovuto esternarle a parole. Un po' come quando si pensa a un fatto passato che ci fa bruciare così tanto di rabbia che non ci si limita a rimembrare l'evento nella propria mente, ma magari si comincia a imprecare e a sbattere il pugno sul tavolo, una sorta di piccolo sequestro emotivo... Ovviamente l'espediente può piacere come non piacere.RobertoBecattini ha scritto: ↑19/04/2022, 0:25 Un'interessante riscrittura della crudelissima fiaba dei fratelli Grimm. O meglio, quasi uno spin-off, un racconto che si sovrappone alla storia originaria, con un ribaltamento dei ruoli tra buoni e cattivi. O almeno uno sfumare dei contorni tra personaggi più o meno negativi. L'unica cosa che un po' mi sfugge è perché la vecchia invece di ripensare alla vicenda se la racconta a voce alta. Poteva avere un senso se ci fosse stato qualcuno (i bambini) ad origliare, così non so, mi sembra che tolga efficacia alla seconda parte.
Grazie per aver letto e commentato il mio racconto!
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Re: Commento
Grazie FraFree per aver letto e commentato il racconto!
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Re: Commento
Grazie mille Alycetta7!Alycetta7 ha scritto: ↑20/04/2022, 21:07 Adoro le fiabe e ho letto con molto piacere la tua rivisitazione. Tra l'altro Hansel e Gretel è pure una delle mie preferite. Ottima l'idea che sia stata la matrigna dei due fratellini a far ricadere le colpe della loro sparizione sulla strega della casetta di marzapane. La scrittura è scorrevole, ho letto il tuo racconto con molto piacere. Morale della fiaba: mai fermarsi alle apparenze
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
Già, leggendola pensavo: "Che ###onza questa matrigna!" Chissà perché in queste favole è ricorrente il tema della matrigna cattiva, in fondo ci sono tanti genitori (direi la maggioranza) che amano i figli acquisiti come se li avessero concepiti.Marino Maiorino ha scritto: ↑23/04/2022, 10:25 Tra parentesi, nella versione originale è davvero la madre dei bambini a convincere il marito di abbandonarli nel bosco...
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
Ti nascono due bambini, nel parto muore tua moglie, hai 25 anni al massimo (visto che l'aspettativa di vita era quella che era), che fai? Non ti risposi?
E la donna (ragazzina, comunque) che prendi come seconda moglie, che amore nutrirà verso dei neonati (passa dalle bambole ai pestiferi urlanti) non suoi?
Terribile!
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
Sì, è una possibile spiegazione, effettivamente tutto va sempre contestualizzato. Di fatto queste favole sono una chiave di lettura della realtà di quei tempi (dove tutto viene estremizzato, almeno spero...)Marino Maiorino ha scritto: ↑23/04/2022, 11:42 Purtroppo basta rifarsi al tempo e considerare che, con l'umanità allo stato "naturale" (prima degli ospedali, della profilassi, dell'igiene e delle cure mediche gratuite per tutti), c'è un'incidenza di morti per parto del 20%...
Ti nascono due bambini, nel parto muore tua moglie, hai 25 anni al massimo (visto che l'aspettativa di vita era quella che era), che fai? Non ti risposi?
E la donna (ragazzina, comunque) che prendi come seconda moglie, che amore nutrirà verso dei neonati (passa dalle bambole ai pestiferi urlanti) non suoi?
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Re: La storia della strega di Hansel e Gretel
Ma è così che riescono nel loro obiettivo di trasmettere qualcosa: legando l'insegnamento a una forte emozione.
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Niente di personale naturalmente, ma io sono fatta così, non sono una di quelle che giocano al "lecca e vinci"...
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Ciao Apa777, non sono sicuro di aver colto il significato del riferimento al "lecca e vinci", grazie comunque di aver letto il mio racconto, anche se l'argomento non rientra tra quelli di tuo gradimento.
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Non è che hai in mente altri racconti derivati da fiabe o simili? A me piacciono moltissimo tutte le storie che incrociano e giocano con altre storie…
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La morale della fiaba mi pare evidente: arrivati a un certo punto i genitori devono lasciare i figli soli e questi devono cavarsela da sé. Devono quindi crescere, emanciparsi dai genitori. E l'emancipazione è un percorso difficoltoso, pericoloso, un bosco buio, e spesso letale. Ma quando riusciranno essi potranno far ritorno a casa con la certezza comunque di essere ben accolti, anzi saranno proprio loro a portare ricchi doni e a nutrire i genitori ormai vecchi. Naturalmente nel racconto fiabesco sono nascosti anche molteplici simboli (da sym-ballo, ciò che unisce, il cui contrario è diavolo, dia-ballo, ciò che divide) quali la paura della fame come timore della morte, la madre come fonte di nutrimento e quindi di vita che all'occasione si trasforma nel suo opposto, colei che toglie nutrimento e vita. La contrapposizione donna madre donna strega, tra vita e morte, entrambe rappresentate al femminile. E anche il cibo come simbolo della vita, ma pure dell'amore.
E via discorrendo.
Nella tua fiaba, parti dal racconto nel racconto. Gertrude racconta che... e nella ripetizione, nella routine i bambini trovano la loro sicurezza. Anche qui la routine è un simbolo e lo adoperi correttamente. Gertrude poi si rivela al lettore per quella che è. Una donna madre e moglie felice un tempo ma poi, per la perdita della famiglia, divorata dai rimorsi a cui ha replicato con il risentimento verso tutti coloro che le apparivano felici. Un altro simbolo adoperato correttamente, la donna che dà la vita e la donna che la toglie, la vita contrapposta alla morte, ma anche l'impossibilità di raggiungere la felicità se non con la maternità, se non offrendo dei figli vivi al mondo. Ma la morale invece, trattandosi di una fiaba, quale potrebbe essere? In qualche modo quella di non fermarsi alle apparenze nel giudicare e nel far attenzione a prestar fiducia. Ma per esser tale dovrebbero essere i bambini in qualche modo ad effettuare la scoperta dopo l'inganno. Dovrebbero cioè vivere l'inganno e reagire a questo. Quindi da questo punto di vista la storia mi pare un po' monca.
Ti segnalo, dal punto di vista formale, "che trovarono in un vecchio baule" che avevano trovato.
E la mancanza di una virgola prima di Gretel poco dopo.
Nella gestione visiva degli spazi nei discorsi diretti ti sei un po' complicato la vita allargando e formando dei paragrafi.
Altro punto, i fratelli Grimm scrivevano nel XIX secolo favole ambientate nel XVII secolo. Ai tempi di Hansel e Gretel dunque non esistevano i quotidiani, ma in quello dei Grimm certo sì. Ma se nel XVII secolo poteva ancora accadere che qualche donna venisse condannata a morte per stregoneria (ma bruciata era davvero difficile. Ho un bel volume con tutti i processi della Santa Inquisizione a Palermo nel XVII secolo e alla fine bruciavano vive nell'auto da fé solo pochissime disgraziate che erano completamente fuori di testa), ai tempi dei Grimm no di certo. Quindi la collocazione temporale del racconto mi pare un po' ambigua a causa di quel riferimento ai ritagli di giornale. Dal punto di vista logico poi mi pare un'incongruenza quando scrivi che Gertrude fa condannare la vecchina al rogo testimoniando di averla vista partecipare a un sabba infernale quando poi, immagino tempo dopo, avendo consigliato il suo nuovo marito di abbandonare i figliastri nel bosco, pensare di poter dare la colpa alla vecchina della loro scomparsa. Ma non era stata bruciata?
Spero di averti dato qualche dritta utile per definire quello che a ogni modo mi pare un buon racconto e una fiaba molto godibile.
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Ciao Bravoautore, grazie di aver letto e commentato il mio racconto.Bravoautore ha scritto: ↑09/05/2022, 5:02 Un intreccio interessante che propone un dubbio aldi là di quanto é scritto: le due donne sono la stessa persona?
Il racconto sembra essere una fantasia piú che la descrizione di fatti, la fantasia di una mente che viaggia su una doppia linea.
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Ciao Ilsestogatto,Ilsestogatto ha scritto: ↑12/05/2022, 18:54 Bello! Ho iniziato a leggere con un po' di, , . diffidenza, diciamo, perché mi aspettavo una qualche specie di rivisitazione. Invece poi sono stato preso un po' dalla trama e un po' da come la racconti, tanto che una volta arrivato alla fine ho dovuto rileggere per godermi quel che mi ero perso all'inizio. E mi è piaciuto di nuovo, anche perché sei partita dalla fiaba per raccontare un'altra storia, tragica e crudele magari, ma più realistica di quello che uno potrebbe pensare.
Non è che hai in mente altri racconti derivati da fiabe o simili? A me piacciono moltissimo tutte le storie che incrociano e giocano con altre storie…
sì, perché no, mi piacerebbe scrivere altri racconti simili a questo, anche perché, come a te, piace davvero tanto mischiare generi diversi di storie, bella cosa, abbiamo un interesse in comune…
Grazie mille per il bel commento e per aver letto per ben due volte il racconto, davvero!
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Ciao Namio,Namio Intile ha scritto: ↑13/05/2022, 10:54 Prendi le mosse dalla nota fiaba dei fratelli Grimm, che in realtà rielaborarono in chiave moderna le fiabe della tradizione germanica: Biancaneve, Hansel e Gretel, Cappuccetto Rosso e via discorrendo. Nella fiaba dei Grimm l'adorabile vecchina attira i due poveri bimbi nella sua casa con la gentilezza, offre loro cibo e rifugio per rivelare poi la sua vera natura. Ma i due riescono a destreggiarsi, a difendersi, e uccidono infine la vecchia; anzi trovano dell'oro in casa sua e riportano la ricca preda al genitore, che li accoglie con affetto.
La morale della fiaba mi pare evidente: arrivati a un certo punto i genitori devono lasciare i figli soli e questi devono cavarsela da sé. Devono quindi crescere, emanciparsi dai genitori. E l'emancipazione è un percorso difficoltoso, pericoloso, un bosco buio, e spesso letale. Ma quando riusciranno essi potranno far ritorno a casa con la certezza comunque di essere ben accolti, anzi saranno proprio loro a portare ricchi doni e a nutrire i genitori ormai vecchi. Naturalmente nel racconto fiabesco sono nascosti anche molteplici simboli (da sym-ballo, ciò che unisce, il cui contrario è diavolo, dia-ballo, ciò che divide) quali la paura della fame come timore della morte, la madre come fonte di nutrimento e quindi di vita che all'occasione si trasforma nel suo opposto, colei che toglie nutrimento e vita. La contrapposizione donna madre donna strega, tra vita e morte, entrambe rappresentate al femminile. E anche il cibo come simbolo della vita, ma pure dell'amore.
E via discorrendo.
Nella tua fiaba, parti dal racconto nel racconto. Gertrude racconta che... e nella ripetizione, nella routine i bambini trovano la loro sicurezza. Anche qui la routine è un simbolo e lo adoperi correttamente. Gertrude poi si rivela al lettore per quella che è. Una donna madre e moglie felice un tempo ma poi, per la perdita della famiglia, divorata dai rimorsi a cui ha replicato con il risentimento verso tutti coloro che le apparivano felici. Un altro simbolo adoperato correttamente, la donna che dà la vita e la donna che la toglie, la vita contrapposta alla morte, ma anche l'impossibilità di raggiungere la felicità se non con la maternità, se non offrendo dei figli vivi al mondo. Ma la morale invece, trattandosi di una fiaba, quale potrebbe essere? In qualche modo quella di non fermarsi alle apparenze nel giudicare e nel far attenzione a prestar fiducia. Ma per esser tale dovrebbero essere i bambini in qualche modo ad effettuare la scoperta dopo l'inganno. Dovrebbero cioè vivere l'inganno e reagire a questo. Quindi da questo punto di vista la storia mi pare un po' monca.
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E la mancanza di una virgola prima di Gretel poco dopo.
Nella gestione visiva degli spazi nei discorsi diretti ti sei un po' complicato la vita allargando e formando dei paragrafi.
Altro punto, i fratelli Grimm scrivevano nel XIX secolo favole ambientate nel XVII secolo. Ai tempi di Hansel e Gretel dunque non esistevano i quotidiani, ma in quello dei Grimm certo sì. Ma se nel XVII secolo poteva ancora accadere che qualche donna venisse condannata a morte per stregoneria (ma bruciata era davvero difficile. Ho un bel volume con tutti i processi della Santa Inquisizione a Palermo nel XVII secolo e alla fine bruciavano vive nell'auto da fé solo pochissime disgraziate che erano completamente fuori di testa), ai tempi dei Grimm no di certo. Quindi la collocazione temporale del racconto mi pare un po' ambigua a causa di quel riferimento ai ritagli di giornale. Dal punto di vista logico poi mi pare un'incongruenza quando scrivi che Gertrude fa condannare la vecchina al rogo testimoniando di averla vista partecipare a un sabba infernale quando poi, immagino tempo dopo, avendo consigliato il suo nuovo marito di abbandonare i figliastri nel bosco, pensare di poter dare la colpa alla vecchina della loro scomparsa. Ma non era stata bruciata?
Spero di averti dato qualche dritta utile per definire quello che a ogni modo mi pare un buon racconto e una fiaba molto godibile.
innanzitutto, grazie mille per l’approfondita analisi del testo e per i suggerimenti che mi hai dato, ne farò tesoro. Nel frattempo ho provveduto a sistemare i refusi che mi hai segnalato (maledetta consecutio temporum…).
Per quanto riguarda la collocazione temporale del racconto, sono stato volutamente vago, partendo dal presupposto che, stando a quello che ho letto nel libro “Il libro nero della caccia alle streghe” di Vanna de Angelis e (ahimè, chiedo venia) su Wikipedia (che utilizzo giusto quando ho bisogno di ottenere velocemente delle informazioni su argomenti che conosco poco), le più recenti esecuzioni di persone accusate di stregoneria risalgono al XVIII secolo, e quindi ho ritenuto di poter inserire nel racconto il riferimento ai giornali riportanti la scomparsa di Hansel e Gretel. Non ero sicuro che questa scelta fosse corretta, ma mi sono lasciato aperto la strada della licenza poetica… Aggiungo che, come hai affermato tu in un altro commento, anche solo un racconto di 20.000 righe dovrebbe essere basato sulla lettura di svariati libri sullo stesso argomento, in modo da evitare svarioni e bestialità di vario genere. Cosa che puntualmente non riesco a fare per mancanza di tempo (forse è solo una scusa...). C’è una bella canzone del trio Gazzè, Fabi, Silvestri che fa: “chi vuole scrivere, impari prima a leggere”. Per carità, soprattutto nei racconti di fantasia, credo sia lecito uscire dai binari della verosimiglianza, l’importante però è esserne almeno consapevoli (che nel mio caso specifico era una semi consapevolezza…).
Per quanto riguarda l’ordine degli eventi, Gertrude dopo la morte dei due suoi figli maschi si convinse che la colpa del tragico evento fosse dell'erbaiola, ma non fu in grado di incolparla, e solo alcuni mesi/anni dopo, dopo aver sposato il taglialegna e averlo convinto ad abbandonare i figli Hansel e Gretel, riuscì con la sua (falsa) testimonianza a farla condannare al rogo. Mi scuso di non essere riuscito a renderne chiaro il flusso.
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Grazie Giovanni per aver letto e commentato il mio racconto!Giovanni p ha scritto: ↑07/06/2022, 10:58 La storia non mi ha preso subito devo essere sincero, ma ho poi apprezzato l'originalità e gli spunti di riflessione che si possono trarre su cosa sia la malvagità intrinseca ed un etichetta attaccata addosso.
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2019 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 65 - Viaggi, amici, bagagli
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La Gara 48 - Stelle
A cura di Marina Paolucci (con la supervisione di Lodovico Ferrari).
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Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.
Contiene opere di: Alberto Barina, Angela Catalini, Enrico Arlandini, Enrico Teodorani, Fausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, Francesca Paolucci, Gabriella Pison, Gianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, Ida Dainese, Laura Usai, Massimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, Patrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, Silvia Ovis, Umberto Pasqui, Francesco Zanni Bertelli.
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Le radici del Terrore
Antologia di opere ispirate agli scritti e all'universo lovecraftiano
Questa antologia nasce dalla sinergia tra le associazioni culturali BraviAutori ed Electric Sheep Comics con lo scopo di rendere omaggio alle opere e all'universo immaginifico di Howard Phillips Lovecraft. Le ventitrì opere selezionate hanno come riferimento la narrativa "lovecraftiana" incentrata sui racconti del ciclo di Cthulhu, già fonte di ispirazione non solo per scrittori affermati come Stephen King, ma anche in produzioni cinematografiche, musicali e fumettistiche. Il motivo di tanto successo è da ricercare in quell'universo incredibile e "indicibile", fatto di personaggi e creature che trascendono il Tempo e sono una rappresentazione dell'Essere umano e delle paure che lo circondano: l'ignoto e l'infinito, entrambi letti come metafore dell'inconscio.
A cura di Massimo Baglione e Roberto Napolitano.
Copertina di Gino Andrea Carosini.
Contiene opere di: Silvano Calligari, Enrico Teodorani, Rona, Lellinux, Marcello Colombo, Sonja Radaelli, Pasquale Aversano, Adrio the boss, Benedetta Melandri, Roberta Lilliu, Umberto Pasqui, Eliseo Palumbo, Carmine Cantile, Andrea Casella, Elena Giannottu, Andrea Teodorani, Sandra Ludovici, Eva Bassa, Angela Catalini, Francesca Di Silvio, Anna Rita Foschini, Antonella Cavallo, Arianna Restelli.
Special guests: gli illustratori americani e spagnolo Harry O. Morris, Joe Vigil and Enrique Badìa Romero.
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Bagliori Cosmici
la Poesia nella Fantascienza
Il sonetto "Aspettativa" di H. P. Lovecraft è stato il faro che ha guidato decine di autori nella composizioni delle loro poesie fantascientifiche pubblicate in questo libro. Scoprirete che quel faro ha condotto i nostri poeti in molteplici luoghi; ognuno degli autori ha infatti accettato e interpretato quel punto fermo tracciando la propria rotta verso confini inimmaginabili.
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Sandro Battisti, Meth Sambiase, Antonella Taravella, Tullio Aragona, Serena M. Barbacetto, Francesco Bellia, Gabriele Beltrame, Mara Bomben, Luigi Brasili, Antonio Ciervo, Iunio Marcello Clementi, Diego Cocco, Vittorio Cotronei, Lorenzo Crescentini, Lorenzo Davia, Angela Di Salvo, Bruno Elpis, Carla de Falco, Claudio Fallani, Marco Ferrari, Antonella Jacoli, Maurizio Landini, Andrea Leonelli, Paolo Leoni, Lia Lo Bue, Sandra Ludovici, Matteo Mancini, Domenico Mastrapasqua, Roberto Monti, Daniele Moretti, Tamara Muresu, Alessandro Napolitano, Alex Panigada, Umberto Pasqui, Simone Pelatti, Alessandro Pedretta, Mattia Nicolò Scavo, Ser Stefano, Marco Signorelli, Salvatore Stefanelli, Alex Tonelli, Francesco Omar Zamboni.