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"Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna."
L'unico suggerimento che vorrei darti è di riscrivere i due ultimi versi in questo modo:
che il vile vento
soffia arrogante
Mi sembra suonino meglio.
Complimenti! Un abbraccio!
Re: Commento
Grazie per il commento, Piero. Secondo me i granai dalle sbieche finestre esistono ancora, se si sa dove e come cercare. È solo sempre più difficile trovarli. Un saluto.Macrelli Piero ha scritto: ↑22/06/2022, 6:54 Se il poesia si fanno fotografie con le parole questa è una foto ben riuscita, lontana nel tempo. Esistono ancora i granai dalle sbieche finestre?
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Ti segnalo che il tuo commento è inferiore alle 200 battute, quindi il voto non è valido.
Re: Commento
Grazie Gabriele, sono contento che ti sia piaciuta. Accolgo il consiglio, ci penserò su. Per ora in realtà la parola granaio non mi sembra che stoni più di tanto. Magari in futuro memore della tua considerazione mi adopererò per vedere se qualcos’altro si addice di più alla poesia. Buona serata!Gabriele Pecci ha scritto: ↑22/06/2022, 12:48 Ciao Piramide, bel titolo per un bel componimento, lo trovo molto riuscito e per niente scontato, hai saputo affrontare il tema da te scelto in maniera si ricercata, ma altrettanto scorrevole alla lettura (tranne la parola granaio che trovo superflua e spezza ritmo, se provi a leggerla senza risulta ancor più fluida). Ho apprezzato. voto 4.
Re: Commento
Grazie, Domenico, anche per aver condiviso questo estratto dalla Bibbia, sicuramente pertinente ai versi. Grazie anche per il tuo suggerimento, avevo pensato anche “il vile vento che arrogante soffia il suo sordo vanto”, però alla fine avevo optato per la versione che vedi. Un saluto anche a te!Domenico Gigante ha scritto: ↑23/06/2022, 9:57 Ciao Piramide! Componimento veramente ben riuscito. Si colgono vividamente le immagini e si apre a mille interpretazioni. Io ci vedo una reminiscenza di un passo biblico:
"Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna."
L'unico suggerimento che vorrei darti è di riscrivere i due ultimi versi in questo modo:
che il vile vento
soffia arrogante
Mi sembra suonino meglio.
Complimenti! Un abbraccio!
Re: Commento
Hai ragione, la poesia per come è scritta si presta molto a essere paragonata a un aforisma Zen. Contento che ti sia piaciuta, ti saluto!Bravoautore ha scritto: ↑24/06/2022, 19:07 bella poesia, il tenue e il leggero vincono il violentoe il pesante.
Quasi un aforisma Zen!
Io vado matta per gli aforismi Zen, li trovo liberatori e perfino divertenti!
Quindi apprezzo molto la tua poesia, ciao
Re: Commento
Anche io sopporto poco le rime, soprattutto se sono o sembrano forzate. Hai ragione, c’è della dolcezza ma anche emozioni più increspate. Grazie del passaggio e del voto, un saluto!FraFree ha scritto: ↑24/06/2022, 19:13 Mi è piaciuta. Le parole assonanti - tocco che preferisco rispetto alle rime - la contrapposizione di alcuni elementi naturali - quali il sole, il vento - e le immagini agresti, danno alla lirica un effetto screziato. Il rimando è un misto di dolcezza - per l'armonia dei suoni - e di emozioni più increspate.
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Mi sono piaciute le immagini che affiorano leggendola, anche più di una volta.
E' molto intensa e le parole trasportano il lettore fino alla tranquillità.
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In poche parole hai reso la contrapposizione fra agenti atmosferici (sole, vento), caratterizzandoli secondo il tuo sentire, pare quasi di vederlo quel granaio, mi piace pensarlo abbandonato, in una campagna d'autunno.
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descrizione veramente poetica, capace di mostrare una nitida immagine al lettore, cosa non facile.
ti faccio i complimenti.
e comunque sì, alcuni granai così dalle mie parti ancora ci sono, pur se quasi tutti abbandonati
http://scrittoripersempre.forumfree.it/
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Re: commento
Grazie Laura per il commento positivo e soprattutto per esserti dedicata alla lettura della poesia. Un saluto!Laura Traverso ha scritto: ↑12/07/2022, 16:32 Mi è piaciuta la tua poesia che arriva diretta, senza bisogno di troppe interpretazioni, e poi mi piace in essa il richiamo della natura: vento, sole, grano/granaio, e anche la finestra sbieca. Ma vince il sole, la luminosità che "adombra" il "vile vento". Povero vento però... Scherzo! Bravo! Breve componimento, ma efficace. Voto alto
Re: Commento
Grazie Maria, come detto a Domenico rifletterò sulla disposizione degli ultimi versi. Mi piace ciò su cui ti sei soffermata: forse quello che manca al vento rispetto alla luce è proprio la serenità che sembra non avere con quel suo soffio arrogante. Grazie per il passaggio, a presto!Maria Anna Martino ha scritto: ↑25/07/2022, 19:13 Ciao Piramide, concordo appieno con Domenico Gigante secondo cui la disposizione dei versi più appropriata per rendere ancora più efficace il tuo concetto sia : "che il vile vento soffia arrogante". Mi piace la tua voluta contrapposizione : la tenue luce che filtra dalla finestra sbieca del granaio infonde una serenità che nemmeno l'insolenza del vento arrogante può scalfire. Complimenti!
Re: commento
Ciao Giovanni, mi fanno molto piacere le tue parole perché era ciò che speravo. Forse questa è una delle mie poesie che suscita più tranquillità. La reputo al contempo comunque intensa. Grazie per il passaggio!Giovanni p ha scritto: ↑04/08/2022, 7:39 Che belle le immagini che proponi, si decisamente mi è piaciuta.
Mi sono piaciute le immagini che affiorano leggendola, anche più di una volta.
E' molto intensa e le parole trasportano il lettore fino alla tranquillità.
Re: Commento
La metafora è esattamente quella, Lucia, dal punto di vista profano. E mi fa piacere che tu l’abbia colta. Diciamo che forse ciò che “il poeta” invidia è più l’imperturbabilità del raggio di sole, parola che trovo più calzante rispetto a tranquillità. Ti saluto!Lucia De Falco ha scritto: ↑20/08/2022, 14:32 La poesia è imperniata su immagini tratte dal mondo campestre. Le metafore attinte da elementi della natura sembrano trasmettere serenità: il raggio di sole non si lascia scalfire dal vento, metafora dei tormenti ed eventi della vita. Forse il poeta, guardandolo, invidia la sua tranquillità?
Re: Commento
Molto bello il tuo commento, che suggerisce un’immagine poetica associabile al testo. Sono contento che la mia poesia ti abbia ispirato questa “fotografia” e che al contempo si sia fatta veicolo di emozioni. Un saluto!Roberto Bonfanti ha scritto: ↑22/08/2022, 16:33 Bella immagine di un mondo bucolico e d'antan.
In poche parole hai reso la contrapposizione fra agenti atmosferici (sole, vento), caratterizzandoli secondo il tuo sentire, pare quasi di vederlo quel granaio, mi piace pensarlo abbandonato, in una campagna d'autunno.
Re: Commento
Grazie Fausto per il passaggio. Mi fa piacere sia che la poesia ti sia piaciuta, sia che per fortuna qualche granaio ancora resiste. Per il titolo, potrei essere d’accordo con te, in quanto questa poesia, come la maggior parte di quelle che scrivo, era in origine senza titolo. Per metterla in gara le ho trovato questo che leggi, che mi sembrava e mi sembra tuttora adatto. Mi farebbe piacere sentire come mai secondo te non è il massimo, così da cambiarlo in futuro. Buona serata!Fausto Scatoli ha scritto: ↑24/08/2022, 16:10 l'unica cosa che non piace è il titolo, per il resto nulla da eccepire.
descrizione veramente poetica, capace di mostrare una nitida immagine al lettore, cosa non facile.
ti faccio i complimenti.
e comunque sì, alcuni granai così dalle mie parti ancora ci sono, pur se quasi tutti abbandonati
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Re: Commento
ma no, se per te è adatto non vedo motivo di cambiarlo.Piramide ha scritto: ↑24/08/2022, 21:02 Grazie Fausto per il passaggio. Mi fa piacere sia che la poesia ti sia piaciuta, sia che per fortuna qualche granaio ancora resiste. Per il titolo, potrei essere d’accordo con te, in quanto questa poesia, come la maggior parte di quelle che scrivo, era in origine senza titolo. Per metterla in gara le ho trovato questo che leggi, che mi sembrava e mi sembra tuttora adatto. Mi farebbe piacere sentire come mai secondo te non è il massimo, così da cambiarlo in futuro. Buona serata!
il fatto che a me non piaccia è personale e non significa che non vada bene.
non saprei dirti esattamente il motivo per cui non lo apprezzo. forse perché è in latino e avrei preferito Luce.
ma va bene così
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Gara di primavera 2020 - Tre capitani, e gli altri racconti
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La Gara 36 - De Rerum Scientia
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antologia di opere ispirate dal numero dieci, in omaggio al decimo compleanno dell'associazione culturale BraviAutori.it
Non amiamo l'auto-celebrazione, tuttavia ci è piaciuto festeggiare il nostro decimo compleanno invitando gli autori a partecipare alla composizione di un'antologia di opere di genere libero che avessero come traccia il numero 10. Ventidue autori hanno accettato l'invito e ciò che ci hanno regalato è stato confezionato in queste pagine.
Con la presente antologia abbiamo voluto ringraziare tutti i collaboratori, gli autori e i visitatori che hanno contribuito a rendere BraviAutori.it ciò che è oggi, e che continuerà a essere finché potrà.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Giuseppe Gallato.
Contiene opere di: Ferruccio Frontini, Giuseppe Gallato, Mirta D, Salvatore Stefanelli, Gabriella Pison, Alberto Tivoli, Massimo Tivoli, Francesca Gabriel, Francesca Santucci, Enrico Teodorani, Gabriele Ludovici, Martina Del Negro, Alessandro Borghesi, Cristina Giuntini, Umberto Pasqui, Marezia Ori, Fausto Scatoli, Arcangelo Galante, Giorgio Leone, Fabio Maltese, Selene Barblan, Marco Bertoli.
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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BReVI AUTORI - volume 3
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, SmilingRedSkeleton, Francesco Gallina, Laura Traverso, Umberto Pasqui, Patrizia Benetti, Luca Valmont, Alessandra Leonardi, Mirta D, Pasquale Aversano, Gabriella Pison, Alessio Del Debbio, Alberto Tivoli, Angela Catalini, Marco Vecchi, Roberta Eman, Michele Botton, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Marco Bertoli, Fausto Scatoli, Massimo Tivoli, Laura Usai, Valentina Sfriso, Athos Ceppi, Francesca Santucci, Angela Di Salvo, Antonio Mattera, Daniela Zampolli, Annamaria Vernuccio, Giuseppe Patti, Dario Sbroggiò, Angelo Bindi, Giovanni Teresi, Marika Addolorata Carolla, Sonia Barsanti, Francesco Foddis, Debora Aprile, Alessandro Faustini, Martina Del Negro, Anita Veln, Alessandro Beriachetto, Vittorio Del Ponte.
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