Il segreto di Cleofe
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Il segreto di Cleofe
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Re: Il segreto di Cleofe
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- Alberto Marcolli
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Commento Il segreto di Cleofe
Domenico Gigante ha dato della svampita e innocua alla signora Cleofe. Perché? Vive sola e se qualche volta recita il rosario non è un male, dico io. Lo sbaglio è ostentare la sua preghiera, attribuendole proprietà, magari anche vere, soprattutto per lei, ma che diventano sciocche quando le confida a una cassiera del Tigros, distante anni luce dal comprenderne il suo significato autentico. Onestamente il luccichio nei suoi occhi verdi non lo interpreto molto bene. Poi, perché verdastri? Il significato letterale è: “ di colore tendente sgradevolmente al verde”.
In conclusione: non sarebbe stato meglio immaginare un segreto diverso? Facile a dirsi, visto che il racconto voleva mantenere un tono leggero e divertente
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Re: Il segreto di Cleofe
- Domenico Gigante
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Re: Commento Il segreto di Cleofe
Ciao Alberto! L'espressione "svampita" è infelice. Intendevo riferirmi alla forma di religiosità primitiva e magica, secondo la tripartizione di Frazer, di Cleofe. Una forma di religiosità che la porta a credere nei poteri scaramantici del rosario e, di conseguenza, al mistero quasi iniziatico (il segreto) che questi portano con sé. Tra l'altro un'immagine tipicamente meridionale che viene collocata in piena brianza, con effetto dirompete sullo stereotipo.Alberto Marcolli ha scritto: ↑01/07/2022, 13:05 Noto una certa verbosità che appesantisce. Personalmente io sfronderei certe frasi, tenendo presente che, trattandosi comunque di un “corto”, per essere efficace il testo deve essere scorrevole e asciutto il più possibile.
Domenico Gigante ha dato della svampita e innocua alla signora Cleofe. Perché? Vive sola e se qualche volta recita il rosario non è un male, dico io. Lo sbaglio è ostentare la sua preghiera, attribuendole proprietà, magari anche vere, soprattutto per lei, ma che diventano sciocche quando le confida a una cassiera del Tigros, distante anni luce dal comprenderne il suo significato autentico. Onestamente il luccichio nei suoi occhi verdi non lo interpreto molto bene. Poi, perché verdastri? Il significato letterale è: “ di colore tendente sgradevolmente al verde”.
In conclusione: non sarebbe stato meglio immaginare un segreto diverso? Facile a dirsi, visto che il racconto voleva mantenere un tono leggero e divertente
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Non sono d'accordo con Alberto Marcolli sulla verbosità che appesantisce: secondo me (parere da prendere con beneficio d'inventario, naturalmente ), è proprio l'eccessiva verbosità che crea una certa suspence su che diamine di segreto possa custodire un'anziana signora di un paesino, ansiosa di confessare al parroco (anzi, no: a chiunque incontra, purché idoneo) ciò che ha combinato.
E che sarà mai? Si chiede il lettore: ha visto qualcosa di sconveniente, ha bollito il gatto, ha insultato la vicina con epiteti irriferibili? Niente di tutto questo...
- Roberto Bonfanti
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Non conoscevo il termine battirone, ho imparato anche qualcosa di nuovo.
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Re: Il segreto di Cleofe
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Mobile cimitero di precoci navigli verdeggianti è un'immagine stupenda.
A rileggerti
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Mi è piaciuto l'azzeccato e ben descritto quadretto tipico della vita di paese, con il suo tran tran quotidiano, i suoi personaggi caratteristici, insomma questo vivere provinciale e semplice che, dal mio punto di vista, è sempre decisamente apprezzabile. Bravo anche per aver saputo creare, con un'azzeccata e incalzante costruzione del racconto, curiosità e aspettativa in chi legge. Bello il contrasto fra il "grande" segreto di Cleofe e l'effettiva ingenuità e quasi banalità (comunque simpatica e positiva) della sua rivelazione. .
Complimenti.
- Marino Maiorino
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Il racconto non mi convince. A un tratto ho persino creduto che Cleofe fosse una gatta coi suoi pensieri ("Cleofe si diresse alla cassa, con la mente già rivolta al cimitero dove, oltre all’amato padrone, avrebbe sicuramente trovato una maggiore varietà umana").
Certamente rappresenta una di quelle anziane che, sole, invecchiano e ammattiscono nei paeselli di tutto il mondo, ma quale sarebbe il peccato da confessare (i peccati si confessano, non i segreti), aver avuto salva la casa dal fortunale per aver aver recitato 30 rosari di fila?
Sulla scrittura, alle volte ti fai prendere la mano: "Quale famelica tigre spinta da appetito atavico, Cleofe si diresse nel reparto merendine/biscotti alla ricerca di una nuova preda". Putroppo parli di fame e di merendine nella stessa frase. So bene che qui la "fame" è la voglia di trovare qualcuno a cui raccontare il fattaccio, ma se mi sbatti le merendine sotto il naso mentre mi hai indotto fame (il lettore si immedesima, se sei abbastanza bravo, e tu lo sei), io mi fermo al pacco di merendine!
Voglio dire, presta maggiore attenzione al contesto nel quale esprimi le tue metafore.
Insomma, il racconto non mi convince del tutto, sebbene veda ottime basi per realizzare opere di ben altro calibro.
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Re: Il segreto di Cleofe
Mi dispiace che il secondo non lo abbia gradito del tutto, forse Marino ti sei approcciato al racconto con delle aspettative troppo elevate per le mie modeste capacità e pretese letterarie (sono qui giusto per divertirmi e divertire il lettore, non certo per raggiungere nuove vette letterarie). Il brano è volutamente ingenuo e surreale, con un tono vagamente epico che è fatto apposta per stridere con la pochezza del racconto. Se mi permetti un paragone musicale, mi sento più Cochi e Renato che Mina e Celentano, almeno qui.
Ti ringrazio comunque per il commento, spero di farne tesoro per eventuali nuovi brani.
PS: L'Altomilanese è una zona geografica storica e ben delineata (vedi Wikipedia) , esattamente come Irpinia, Salento o Mediocampidano.
- Marino Maiorino
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Re: Il segreto di Cleofe
"Altomilanese"... anche oggi posso andare a dormire avendo appreso qualcosa di nuovo!
Al riguardo di Cochi e Renato: quasi tutti i comici italiani sono passati dalla comicità al drammatico, prima o poi: preparati!
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Il tuo racconto mi lascia perplesso sul voto da dare.
Il brano mi è piaciuto, semplice e diretto anche se a leggerlo è rileggerlo salta all'occhio una carenza di ritmo nelle azioni. Sinceramente curerei questo aspetto perché a momenti è un pochino lento.
La storia è divertente, anche se molto semplice.
Quindi farei così, se dovessi votare secondo i miei gusti voterei 3, se dovessi votare in maniera totalmente slegata da questi direi 4, quindi un 3,5.
Approssimiamo a 4.
Buona gara.
Se io fossi... scriverei!
Antologia di opere ispirate dai nostri autori preferiti
Ognuno di noi ha un proprio autore preferito.
Cosa scrivereste se voi foste loro?
O se loro entrassero in voi?
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Giuliana Ricci.
Contiene opere di: Concita Imperatrice, Angela Di Salvo, Cinzia Colantoni, Daniela Rossi, Amelia Baldaro, Umberto Pasqui, Michela Giudici, Adriano Carrieri, Alma Trucillo, Diego Cocco, Laura Chiabudini, Enrico Arlandini, Franca Cini, Mauro Sighicelli, Flora Lalli, Anna Rita Foschini, Fabrizio Roscini, Maria Rosaria Spirito, Sandra Ludovici, Mauro Cancian, Agata Alleruzzo, Giorgio Leone, Cristina Giuntini, Sashenka, Gloria Dafne Fedi, Rosanna Fontana, Marina Paolucci.
L'Animo spaziale
Tributo alla Space Opera
L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
Di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (1,68 MB scaricato 310 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (467,93 KB scaricato 232 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 49 - La contrapposizione
A cura di Maddalena Cafaro.
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Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 33 - Dica 33!
A cura di Ser Stefano.
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