L'ultima vibrazione
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ATTENZIONE
Ringrazio chiunque mi commenterà e voterà, in particolare Alberto Marcolli che mi ha aiutato nell'editing.
Buona lettura
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Re: Commento
FraFree ha scritto: ↑27/06/2022, 19:19 Un buon racconto che ha svolto la sua funzione: ha rimandato chiaramente gli orrori e le assurdità della guerra. Capisco che non era tua intenzione contestualizzare gli accadimenti, la guerra è guerra in qualsiasi posto, ma a me questo è mancato, anche per comprendere certe azioni...
Buona sera,
Grazie mille per aver dedicato tempo al mio racconto e per averlo votato.
Non ho capito cosa ti sia mancato, se vuoi spiegarmi per favore...
Grazie per averlo definito "buon racconto".
A presto.
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Re: L'ultima vibrazione
È tutto totalmente fittizio, prima di scrivere questa storia c'era un romanzo che avevo letto he mi girava per la testa. Dopo aver capito che era "Uomini e topi", se non lo hai letto te lo consiglio è bellissimo, ho voluto creare una storia dove la crudeltà è il pernio sul quale ruota tutta la storia. La crudeltà viene usata per salvare Ciocio da altra crudeltà, un po' come in "uomini e topi".
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Re: Commento
Grazie mille per il voto e per la recenzione FrancescoFrancesco Pino ha scritto: ↑28/06/2022, 10:43 Non male questo racconto. Una guerra qualsiasi in un luogo qualsiasi, non importa dove e quando perché le guerre sono tutte uguali. Quello che preme all'autore è dimostrare che ovunque ci sia guerra c'è inevitabilmente orrore. Una follia collettiva che rende folli, che deumanizza. L'abbandono del villaggio dopo la sua conquista sottolinea anche l'inutilità delle azioni militari, compiute spesso per devastare obiettivi senza alcuna importanza strategica. E' crudeltà quella di Andrio nei confronti di Ciocio? E' forse un gesto drasticamente umano, un'eutanasia che - si percepisce tra le righe - il protagonista vorrebbe per egli stesso.
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Non ho notato refusi particolari o svarioni di forma verbi o sintassi a parte il ricorrente piglio (ormai quasi una piaga generazionale) di evitare l'indicazione del vocativo: "- Ciocio sta zitto accidenti." "- Andrio secondo te si è svegliata?".
Cos'è il vocativo? Quando si chiama la persona alla quale si parla, o la cosa a cui ci si rivolge come fosse una persona, il nome acquista, per ciò stesso, un nuovo rapporto che in latino e in greco veniva indicato con un caso a parte distinto dal nominativo: il vocativo.
Dal nominativo Dominus, ad esempio, nasceva il vocativo Domine.
In greco il vocativo era invece reso con un nominativo preceduto dall'articolo. Se io scrivo in greco: thrònos soù o Theòs, il senso non sarà Dio è il vostro trono, ma, il vostro trono, o Dio.
Analogamente in latino se io scrivo: Domine Deus Meus, il senso sarà O Signore, Dio mio. Dove Domine è vocativo e Deus nominativo.
In italiano e nelle lingue neolatine i casi sono ahimè scomparsi, ma rispetto a greci e latini abbiamo delle armi in più: oltre a separare le parole (cosa che loro non facevano) abbiamo a disposizione una quantità di segni di interpunzione: la punteggiatura, nata ed evolutasi a partire dall'era volgare con l'intento di offrire un senso e un respiro al testo che metrica e ritmo ben compresi e padroneggiati dagli antichi non riuscivano più a offrire ai moderni, come fossero divenuti sordi. La virgola pare sia nata intorno al XII secolo e serve appunto a dare respiro e, nel nostro caso, anche a separare il vocativo, la persona alla quale ci si rivolge, dal resto della frase preceduta o meno da quell'O (che in greco era un articolo) che richiama appunto il vocare, il chiamare.
Ecco perché dopo Ciocio e Andrio va la virgola. Ogni volta che si chiama qualcuno o qualcosa.
Ti suggerisco poi di adoperare i caporali per indicare i discorsi diretti (adopera il tastierino numerico, i numeri li trovi con una banale ricerca sul web) e una interlinea minore per non separare troppo i capoversi dai precedenti.
Spero di essere stato pedante e insopportabile come sempre.
Un ottimo lavoro, o Giovanni.
A rileggerti
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Re: Commento
Buongiorno Namio, si sei stato utilissimo e gentile come sempre e per questo i ringrazio tanto.Namio Intile ha scritto: ↑28/06/2022, 11:59 Un buon racconto che sottolinea, se ce ne fosse ancora bisogno, l'inutilità della guerra in ogni luogo e per ogni ragione e soprattutto la sua insensatezza. Come insensata è la morte di Ciocio e Andrio e della famigliola che li aveva ospitati ammazzati per un unico motivo: la voglia di vivere. Complimenti per la scelta dei nomi dei protagonisti che rendono ancor più surreale e nostrale tutta la vicenda. Dunque, rispetto al racconto postato nella precedente edizione la forma ha subito una notevole crescita, leggo per merito del buon Alberto.
Non ho notato refusi particolari o svarioni di forma verbi o sintassi a parte il ricorrente piglio (ormai quasi una piaga generazionale) di evitare l'indicazione del vocativo: "- Ciocio sta zitto accidenti." "- Andrio secondo te si è svegliata?".
Cos'è il vocativo? Quando si chiama la persona alla quale si parla, o la cosa a cui ci si rivolge come fosse una persona, il nome acquista, per ciò stesso, un nuovo rapporto che in latino e in greco veniva indicato con un caso a parte distinto dal nominativo: il vocativo.
Dal nominativo Dominus, ad esempio, nasceva il vocativo Domine.
In greco il vocativo era invece reso con un nominativo preceduto dall'articolo. Se io scrivo in greco: thrònos soù o Theòs, il senso non sarà Dio è il vostro trono, ma, il vostro trono, o Dio.
Analogamente in latino se io scrivo: Domine Deus Meus, il senso sarà O Signore, Dio mio. Dove Domine è vocativo e Deus nominativo.
In italiano e nelle lingue neolatine i casi sono ahimè scomparsi, ma rispetto a greci e latini abbiamo delle armi in più: oltre a separare le parole (cosa che loro non facevano) abbiamo a disposizione una quantità di segni di interpunzione: la punteggiatura, nata ed evolutasi a partire dall'era volgare con l'intento di offrire un senso e un respiro al testo che metrica e ritmo ben compresi e padroneggiati dagli antichi non riuscivano più a offrire ai moderni, come fossero divenuti sordi. La virgola pare sia nata intorno al XII secolo e serve appunto a dare respiro e, nel nostro caso, anche a separare il vocativo, la persona alla quale ci si rivolge, dal resto della frase preceduta o meno da quell'O (che in greco era un articolo) che richiama appunto il vocare, il chiamare.
Ecco perché dopo Ciocio e Andrio va la virgola. Ogni volta che si chiama qualcuno o qualcosa.
Ti suggerisco poi di adoperare i caporali per indicare i discorsi diretti (adopera il tastierino numerico, i numeri li trovi con una banale ricerca sul web) e una interlinea minore per non separare troppo i capoversi dai precedenti.
Spero di essere stato pedante e insopportabile come sempre.
Un ottimo lavoro, o Giovanni.
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Mi fa piacere che la storia ti sia piaciuta, purtroppo per affinarmi devo ancora fare tanta strada, ma grazie a braviautori mi sto divertendo molto a imparare a scrivere.
Grazie ancora
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È un buon racconto, crudele come la guerra, nella quale anche un omicidio può diventare un atto di misericordia, esattamente come, per altre situazioni, nel romanzo di Steinbeck che citi come ispirazione.
Sono molto efficaci le descrizioni dell’alienazione di Ciocio e Raes e della stanchezza e della rabbia di Andrio (forse, per quest’ultimo, insiti un po’ troppo sulle stesse immagini: le bestemmie, gli sputi…), uomini travolti da un destino avverso e dalla follia che li muove come burattini alla mercé dei potenti.
Particolarmente azzeccato il dialogo finale, che contrappone le chimere di Ciocio alla disperazione di Andrio.
Complimenti.
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Re: Commento
Grazie mille per aver letto e commentato il racconto.Bravoautore ha scritto: ↑29/06/2022, 13:20 Avevo capito che si tratta non di un racconto fittizio ma du una ambientazione fittizia.Il racconto regge ma io ti consiglierei una cosa:
calca meno la mano sulle esclamazioni e il patos verbale.Mettici qualche spunto di tristezza e paura evidente.
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Re: Commento
Grazie mille sia per io voto sia per il bellissimo commento. Purtroppo mi devi ancora affinare, la forma dei miei racconti deve migliorare, ma le storie sono contento che generalmente piacciano, anche perché ci metto tanto impegno per crearle.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑28/06/2022, 18:31 Sulla forma ti ha già detto tutto Namio, perciò sorvolo.
È un buon racconto, crudele come la guerra, nella quale anche un omicidio può diventare un atto di misericordia, esattamente come, per altre situazioni, nel romanzo di Steinbeck che citi come ispirazione.
Sono molto efficaci le descrizioni dell’alienazione di Ciocio e Raes e della stanchezza e della rabbia di Andrio (forse, per quest’ultimo, insiti un po’ troppo sulle stesse immagini: le bestemmie, gli sputi…), uomini travolti da un destino avverso e dalla follia che li muove come burattini alla mercé dei potenti.
Particolarmente azzeccato il dialogo finale, che contrappone le chimere di Ciocio alla disperazione di Andrio.
Complimenti.
Grazie ancora e in bocca al lupo per la gara.
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Ricambio e W il lupo!Giovanni p ha scritto: ↑30/06/2022, 13:33 Grazie mille sia per io voto sia per il bellissimo commento. Purtroppo mi devi ancora affinare, la forma dei miei racconti deve migliorare, ma le storie sono contento che generalmente piacciano, anche perché ci metto tanto impegno per crearle.
Grazie ancora e in bocca al lupo per la gara.
Hai preso con lo spirito giusto queste gare, i commenti, le critiche, siamo tutti qui per divertirci e migliorare.
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Cara Eleonora ti ringrazio per aver letto il mio racconto, ma ti faccio notare una cosa, chi non ha infierito sui personaggi non lo ha fatto perché non c'è niente su cui infierire.Eleonora2 ha scritto: ↑08/07/2022, 16:37 La guerra è guerra. Dappertutto e da qualunque parte e in qualunque tempo. Hai avuto due, anzi tre, facciamo quattro, insomma tutti coloro che mi hanno preceduto e seguiranno nei commenti, unitamente ad Alberto Marcolli, maestri che ti hanno fornito punti di vista per la tua opera che ti aiuteranno a crescere nella scrittura. Ho votato 3, per la storia che, argomento a parte, non si è avvicinata ai miei gusti di lettrice; i personaggi mi sono sembrati poco veri, scarsamente reali - uno che non riesce a dormire non pensa al compagno impazzito o chi impazzisce non pensa ad avere solo femmine, e vivere la guerra lascia anche altre ferite -. Forse altri hanno colto ma non hanno voluto infierire. Siamo tutti qui per imparare, o no? Alla prossima.
Rispetto il tuo giudizio, ma fidati ho conosciuto pazzi che sbraitavano per pochi euro, come se la cosa fosse questione di vita o di morte, il giorno dopo aver seppellito il padre, è la lista è lunga.
Non so quali siano i tuoi gusti in fatto di letture, mi dispiace non averti accontentata, forse la prossima volta sarà quella buona.
Saluti.
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Due pecche: i personaggi sono tre, ma la scena la prendono praticamente tutta Andrio e Ciocio. Raes è ridotto a comprimario, ed è un peccato, perché quando interviene nel racconto è un balsamo per una lettura alle volte troppo cupa; e il finale, che non posso definire "scontato", ma fin dalle prime righe si capisce quale sarà.
Nel 2022, dopo essere stati sulla Luna e aver curato (quasi) tutte le malattie che assillavano i nostri antenati, dovremmo essere in grado di risolvere altrimenti le nostre contese.
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Re: Commento
Marino Maiorino ha scritto: ↑24/07/2022, 18:18 Sporco, crudele, schifoso, surreale come la guerra che racconta, come ogni guerra.
Due pecche: i personaggi sono tre, ma la scena la prendono praticamente tutta Andrio e Ciocio. Raes è ridotto a comprimario, ed è un peccato, perché quando interviene nel racconto è un balsamo per una lettura alle volte troppo cupa; e il finale, che non posso definire "scontato", ma fin dalle prime righe si capisce quale sarà.
Nel 2022, dopo essere stati sulla Luna e aver curato (quasi) tutte le malattie che assillavano i nostri antenati, dovremmo essere in grado di risolvere altrimenti le nostre contese.
Buongiorno Marino, grazie mille per il voto e soprattutto per il commento.
I primi aggettivi che hai usato mi hanno riempito di gioia, la guerra va raccontato per quello che è, e non come una partita a call of duty.
Purtroppo non sono ottimista su quella che è la coscienza umana, speriamo ma non credo.
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Commento: L'ultima vibrazione
Mi sembra di poter dire che la forma è buona, migliorabile sicuramente, ma pur sempre valida.
Per quanto riguarda l'argomento trattato non posso che confermare il parere di Maiorino. Il pianeta terra è questo, dalla comparsa dei primi ominidi a oggi, ovvero: egoismo, violenza, guerre, soprusi, schiavismo e chi ne ha più ne metta. Ne esisteranno, tra i miliardi di pianeti presenti nell'universo, almeno un paio (già sarebbe un successo) dove si vive nel rispetto di sé stessi e del prossimo, senza distinzioni? A me piace pensare che sia possibile. In quanto al nostro futuro potremo solo prendercela con noi stessi senza pretendere che il Creatore intervenga. Non voglio dire che non lo ritengo possibile, anzi, ma dovrebbe essere un intervento molto drastico, altrimenti, due minuti dopo essere stati tirati su per i capelli dalla m..da, gli uomini ripeterebbero imperterriti le stesse nefandezze.
Voto dal 4 al 5. Mi sia concesso per questa volta di mettere un 5.
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Re: Commento: L'ultima vibrazione
Innanzitutto grazie mille sia per il voto che per l'aiuto, davvero.Alberto Marcolli ha scritto: ↑16/08/2022, 13:48 Ho atteso che l'autore meditasse e poi apportasse le correzioni ritenuto opportune.
Mi sembra di poter dire che la forma è buona, migliorabile sicuramente, ma pur sempre valida.
Per quanto riguarda l'argomento trattato non posso che confermare il parere di Maiorino. Il pianeta terra è questo, dalla comparsa dei primi ominidi a oggi, ovvero: egoismo, violenza, guerre, soprusi, schiavismo e chi ne ha più ne metta. Ne esisteranno, tra i miliardi di pianeti presenti nell'universo, almeno un paio (già sarebbe un successo) dove si vive nel rispetto di sé stessi e del prossimo, senza distinzioni? A me piace pensare che sia possibile. In quanto al nostro futuro potremo solo prendercela con noi stessi senza pretendere che il Creatore intervenga. Non voglio dire che non lo ritengo possibile, anzi, ma dovrebbe essere un intervento molto drastico, altrimenti, due minuti dopo essere stati tirati su per i capelli dalla m..da, gli uomini ripeterebbero imperterriti le stesse nefandezze.
Voto dal 4 al 5. Mi sia concesso per questa volta di mettere un 5.
In secondo luogo ho voluto, bene o male che lo abbia fatto, esprimere un idea, e cioè la miseria della razza umana.
La pazzia,il dolore e l'abitudine a queste cose sono il perno della storia, oltre che al mio modo di vedere la guerra.
Chiunque, buono o cattivo, catapultato nell'incubo della guerra perde se stesso e l'umanità.
Lo dimostrano i veterani che tornano a casa dopo anni di guerra, impazziti e disadattati.
Andrio brama la pazzia perché lo potrebbe anestitizzare, ma non impazzisce.
I suoi compagni sono ormai inconsapevoli di tutto, meglio Raes di Ciocio, ma hanno perso la lucidità e il contatto con la realtà, questo forse li rende più umani.
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Il tuo è uno spaccato della più viva disumanità, in cui brilla l'assurdo e inutile omicidio di Ciocio: un'esecuzione velata da una morale distorta e confusa. L'orrore della guerra è, purtroppo, solo lo sfondo su cui analizzare la capacità dell'uomo di rinnegare se stesso. Tanti altri ne avresti potuti scegliere con eguale eloquenza: a partire dalla condizione dei clandestini. Complimenti. Un abbraccio!
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Re: Commento
Buona sera Domenico,Domenico Gigante ha scritto: ↑30/08/2022, 19:18 Caro Giovanni! Il riferimento a Steinbeck mi sembra molto forte. La lettura deve averti particolarmente ispirato. Ho letto Uomini e topi molti anni fa, ma ne conservo un buon ricordo.
Il tuo è uno spaccato della più viva disumanità, in cui brilla l'assurdo e inutile omicidio di Ciocio: un'esecuzione velata da una morale distorta e confusa. L'orrore della guerra è, purtroppo, solo lo sfondo su cui analizzare la capacità dell'uomo di rinnegare se stesso. Tanti altri ne avresti potuti scegliere con eguale eloquenza: a partire dalla condizione dei clandestini. Complimenti. Un abbraccio!
Grazie mille per aver letto e votato la mia storia, purtroppo una storia che parla di guerra ha il suo linguaggio e le sue situazioni.
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Ricordo di aver letto "Uomini e topi": il rapporto che c'era tra i protagonisti in effetti è molto simile.
Un saluto
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Re: Commento
Grazie mille!Andr60 ha scritto: ↑05/09/2022, 14:48 Piaciuto molto, anche perché il non fare riferimento a una guerra in particolare dà maggiore forza all'evidenza che, al di là delle considerazioni ideologiche e storiografiche che si fanno a posteriori, nei conflitti le vittime sono tutte uguali, i combattenti (vinti e vincitori) sono i sopravvissuti e chi ne trae vantaggio non vi partecipa direttamente. Ogni allusione a fatti e personaggi attualmente sui teleschermi non è puramente casuale.
Ricordo di aver letto "Uomini e topi": il rapporto che c'era tra i protagonisti in effetti è molto simile.
Un saluto
A modo mio
antologia AA.VV. di opere ispirate a storie famose, ma rimaneggiate dai nostri autori
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Susanna Boccalari, Remo Badoer, Franco Giori, Ida Daneri, Enrico Teodorani, Il Babbano, Florindo Di Monaco, Xarabass, Andrea Perina, Stefania Paganelli, Mike Vignali, Mario Malgieri, Nicolandrea Riccio, Francesco Cau, Eliana Farotto.
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Rosso permissivo
Una bambina e alcune persone subiscono una crudele e folle violenza. Cosa potrebbe fare una donna per vendicarsi e scongiurare la possibilità che anche sua figlia cada vittima dei carnefici? Lo scopriremo in questo racconto, dato che il rosso ce lo permette.
Copertina di Roberta Guardascione
A cura di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (1,48 MB scaricato 226 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 29 - Storie parallele
A cura di Ser Stefano.
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Gara di primavera 2019 - La contessa, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Gara d'Autunno 2018 - Lettera a Giovanni, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione e Laura Ruggeri.
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