L'ultima vibrazione

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2022.

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Giovanni p
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L'ultima vibrazione

Messaggio da leggere da Giovanni p »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Un boato scosse la terra, si fece pesante. Il tavolo di legno, sul quale la faccia di Andrio era stampata, vibrò. Andrio si svegliò, bestemmiò la Madonna, e si rimise a dormire. Non ci riusciva per più di un’ora alla volta, o lo svegliavano le bombe o lo svegliavano gli altri. Dopo quel boato fu di nuovo il silenzio, ma poi Ciocio ricominciò con la solita storia. Stavolta Andrio imprecò i santi, si svegliò e iniziò a stropicciarsi la faccia.

«Ha i capelli più morbidi del mondo e li ha lasciati a me perché mi vuole bene.»

Ciocio parlava da solo, ad alta voce, mentre accarezzava una ciocca di capelli biondi. Fra tutti era quello messo peggio. Era impazzito prima degli altri, ancora prima di arrivare in quel paese maledetto. Un boato lontano scosse di nuovo l’aria, ma con un rumore di sottofondo più sordo.

«Quando sarà il momento giusto andremo a vivere insieme, così ti accarezzerò tutto il giorno.»

Andrio sputò, non sopportava più Ciocio, né la guerra, né quel paese, né l’idea di morire. Perché la fine era vicina, questo Andrio lo sapeva, ma gli altri no.

«Ciocio sta zitto, accidenti.»

Le parole di Raes non furono minimamente considerate. Ma se l’intelletto di Ciocio ormai era compromesso, anche quello di Raes non scherzava. Armeggiava ormai da due giorni a una radio rotta e non riparabile, e lui come Andrio lo sapeva benissimo.
«Sto cercando di comunicare con il comando. Verranno a salvarci, ci toglieranno da questa merda.»
Andrio ascoltò le false speranze di Raes, bestemmiò e sputò senza disilluderle. Sapeva anche lui che la radio era rotta, che il comando se l’era svignata e nessuno li avrebbe salvati. Le forze nemiche sarebbero arrivate, li avrebbero stanati e messi al muro. La situazione era surreale, Raes cercava di far funzionare una radio ormai inservibile, Ciocio accarezzava una ciocca di capelli donatagli da una ragazzina morta, Andrio avrebbe voluto essere pazzo, ma non ci riusciva. Avrebbe anche accettato di essere impalato, ma prima voleva dormire. Non voleva morire in quelle condizioni, nella confusione totale, stizzito e debole. Non voleva morire senza la dignità di poter affrontare la morte.

«Andrio, secondo te si è svegliata?»

La faccia di Andrio era a pochi centimetri dalla sua, ma Ciocio non l’aveva sentito arrivare. Malgrado fosse enorme aveva un passo leggerissimo. Andrio sentì l’impulso di sputargli in faccia, ma si trattenne. Ciocio era andato, a che serviva sputargli in faccia?

«Credo di no, Ciocio.»
«Posso andare a vedere?»
«No, Ciocio.»
«Ma non avrà freddo?»
«No! Fidati.»
«Ma l’abbiamo messa sotto terra.»
«Si ma ci sono anche i suoi genitori, e sono belli vicini.»

Ciocio sorrise.

«Già, non ci avevo pensato.»

Andrio sorrise mesto.

«Posso andarle a parlare?»

Andrio annuì, poi sputò.

«Grazie, Andrio.»

Ciocio corse verso il piccolo cumulo di terra sotto il quale era sepolta l’ultima famiglia di quel villaggio sperduto fra i monti. Andrio lo guardò sdraiarsi al fianco del cumulo di terra rossa, come sempre avrebbe raccontato una storia alla ragazza, accarezzando la ciocca di capelli che una volta le apparteneva. Quella famiglia era stata sterminata nel tentativo di fuggire. Non erano stati i nemici che da lì a poco avrebbero ucciso quei tre disperati, ma i commilitoni di questi ultimi.

«Poveri diavoli.»

Andrio masticò quelle parole amare, mentre Ciocio continuava a parlare alla terra che spanciava dal prato. Ricordava benissimo gli ultimi momenti di quella famiglia. Erano arrivati a occupare quel villaggio qualche settimana prima. Saranno stati in cento uomini o poco più, sporchi, stanchi e nervosi. Tutti gli abitanti di quel piccolo paese erano scappati nei boschi, era rimasta solo quella famiglia. Due genitori sulla cinquantina, malandati al punto di mostrarne settanta, una ragazza di sedici anni e due mocciosi di undici e nove anni. Rimasti lì perché il padre non voleva abbandonare la casa. Andrio in quella casa c’era stato, a lui sembrava una baracca piena di cianfrusaglie. Neanche le posate d’argento, alle quali i coniugi tenevano tanto, erano un gran che, forse non erano nemmeno d’argento. Quando i soldati arrivarono, i ragazzi si spaventarono, mentre i loro genitori provarono a socializzare. Giunsero a spacciarsi come la famiglia più importante del villaggio e annunciarono, come gesto di benvenuto, che avrebbero messo l’intera area a disposizione delle truppe. I soldati dal canto loro ringraziarono ridendo in faccia a questi due tarati. Il tenente, un uomo sfinito dalla fatica e dalla rabbia, invece intimò loro di chiudersi in casa, o baracca che fosse, e di non fiatare. Aggiunse che se li avesse sorpresi ad allontanarsi dal villaggio li avrebbe messi tutti al muro, bambini inclusi.

«Maledetta radio, funziona a scatti.»

Raes non si staccava mai da quella radio, si era addirittura allestito un piccolo ufficio intorno a quel ferro che aveva smesso di funzionare già da un mese. Sembrava esserci nato su quel tetto di lastre nere. Andrio sputò e lo lasciò perdere. Si immerse nei suoi pensieri. Ricordava bene, forse troppo precisamente, il momento in cui la famiglia fu uccisa. Quei poveri diavoli dopo aver passato tre giorni in casa decisero di scappare nei boschi come i loro compaesani. Ma ormai era tardi. Fu Ciocio ad aiutarli, fu quello il momento in cui la ragazzina si tagliò una ciocca di capelli per regalargliela. Avevano chiesto aiuto al più tonto della compagnia, l’unico che mostrasse un po’ di umanità in una situazione dove questo vocabolo sembrava un concetto dimenticato.

«Se avete freddo ditemelo, mi raccomando dovete stare fermi. Dovete stare qua fino a che smettono di bombardare e far finta di dormire. Non vi farete male, al villaggio ci pensiamo noi.»

Se Raes non si staccava mai dalla sua radio, Ciocio non mollava mai quella ciocca bionda che accarezzava in continuazione. Andrio si mise le mani nei capelli mentre Ciocio chiedeva a dei morti di stare fermi.
Ricordava con tremenda chiarezza il momento in cui quei morti divennero tali. La raffica di mitra che li aveva stesi a terra, e quello che ne derivò. Andrio doveva badare a Ciocio, glielo avevano affidato da quando era impazzito. Dopo aver giustiziato quei poveretti, il tenente sbraitò in faccia ad Andrio, accusandolo di averli fatti scappare. Per non finire come quella famiglia di disgraziati, accettò di rimanere di guardia al paese e difendere la posizione. Ma questa scelta fu una condanna. Il piccolo esercito che aveva occupato quelle casupole in pietra si era ritirato. Ormai i nemici erano troppo vicini. Gli avevano lasciato Raes, che a sua volta era andato di testa, e Ciocio che nessuno voleva fra i piedi. Adesso non gli rimaneva che aspettare la morte per mano dei nemici, invece di essersi fatto fucilare dai propri compagni.

«Andrio, riesci a rimediare un cavo elettrico?»
«No, Raes.»
«Ma così posso far funzionare meglio questo coso.»

Andrio non gli rispose.

Un boato fece vibrare tutto quello che era fatto in legno o ferro. Mancava poco, dovevano solo correggere il tiro. I mortai avrebbero centrato il villaggio e ridotto tutto in cenere, compresi gli ultimi tre che ancora respiravano.

«Se non ci mettiamo in contatto con i nostri, prima o poi ci colpiranno.»
«Si Raes, lo so.»

Andrio voleva solo dormire, erano mesi che non ci riusciva. Non gli importava né di morire né della guerra, agognava solo il sonno. Avrebbe voluto essere pazzo come gli altri due, ma gli era impossibile staccarsi dalla realtà, avere una reazione.

«Quando tutto sarà finito ci sposeremo, faremo dei bambini e compreremo una casa.»

Andrio sputò con disgusto più che con rabbia. Aveva sepolto lui quei cadaveri e per tenere buono Ciocio, gli aveva detto che erano vivi e che fingevano di dormire. Che schifezza di lavoro fu sotterrare quei poveri diavoli. La terra era dura come il ferro, dovette letteralmente allagare il punto in cui avrebbe poi scavato. Aveva sepolto quei poveri resti in un lago di melma. I corpi poi erano messi male, il mitra li aveva dilaniati, soprattutto quelli dei bambini, facendone carne da macello. Non sembravano poter essere stati qualcosa di vivo. Solo la ragazza conservava un corpo gradevole. Non aveva provato compassione nel seppellirli, né dolore. Era in guerra ormai da cinque anni, quei sentimenti non esistevano più per lui. Da troppo tempo esisteva solo la crudeltà, crudeltà senza morale, esercitata per fuggire da altra crudeltà. Crudeltà dalla quale adesso non avrebbe potuto fuggire.

«Ragazzi, ci sto riuscendo! Forse la radio funziona.»

Andrio bestemmiò e tirò un calcio al tavolo di legno. Aveva buttato via gli ultimi cinque anni della sua vita in una guerra sporca, codarda, fatta di ritirate e soprusi. Si alzò e con le sue ultime forze decise di fare due passi. Era nervoso, aveva solo la forza di bestemmiare e sputare. Poi una vibrazione lunga scosse il villaggio, ma non seguì nessun boato.

«Sono arrivati.»

Andrio fece questa osservazione ad alta voce senza che nessuno lo considerasse. Guardò Ciocio, doveva sistemare almeno lui. Camminò incespicando verso il suo compagno di sventura e la tomba che stava vigilando.

«Ciao, Ciocio.»

Si era seduto alla sua destra, Ciocio staccò lo sguardo dal cumulo di terra e allargò un sorriso goffo da bambino.

«Ciao, Andrio.»
«Come va?»
«Va bene.»
«I tuoi amici qua sotto che dicono?»

Ciocio rise diventando rosso d’imbarazzo.

«Loro vorrebbero parlare, ma io gli ho detto di non farlo. Come mi hai detto tu.»
«Bravo, Ciocio.»
«Devono fare i bravi ancora un po', poi c'è ne andremo. Come hai detto tu, giusto?»
«Sicuro.»

Non poteva andare avanti così. Fra poco sarebbero morti, ma almeno Ciocio poteva farlo in maniera serena. Anzi doveva. Andrio si ricordò di un libro, un romanzo che aveva letto molti anni fa, prima della guerra. In un momento che ormai sembrava un’altra vita.

«Senti Ciocio... »
«Si Andrio, ti sento!»

Andrio sputò, ma riuscì a trattenersi dal bestemmiare. Era tutto così difficile.

«Lo so che mi senti, ora ascoltami. Perché non facciamo un gioco?»
«Ma io non posso giocare, devo badare a loro.»
«Si ma è un gioco facile. Non dovrai spostarti di qua.»

Ciocio sorrise battendo le mani.

«Allora ci sto.»
«Bene. Chiudi gli occhi.»

Ciocio obbedì ridendo.

«Mi racconti cosa farai una volta finita la guerra?»
«È facile Andrio, io e Elena ci sposeremo.»
«Bene. E come ti immagini la tua vita.»
«È semplice Andrio, avremo una casa e dei bambini.»

Andrio tirò fuori dalla fondina la sua pistola, aveva ancora mezzo caricatore.

«Si lo so zuccone, ma entra più nello specifico sennò il gioco non funziona.»

Alla parola zuccone Ciocio rise.

«La nostra casa non sarà troppo grande, ma avremo finestre dappertutto.»
«Come saranno fatte le finestre?»
«In legno.»
«Si ma di che colore?»
«Bianche.»
«Bene.»

Andrio puntò la pistola alla nuca di Ciocio.

«E i bambini, quanti ne avrete?»
«Due.»
«Maschi o femmine?»
«Spero femmine.»
«Perché?»
«Così non dovranno andare in guerra. Non dovranno vedere quello che ho visto io. Staranno a casa, al caldo.»

La mano di Andrio tremava, ma sapeva che doveva.

«Anche Elena starà al caldo, di freddo ne ha sofferto troppo qua sotto terra. Lavorerò tutto il giorno per farli stare al caldo, anche i suoi fratellini. Non si faranno più male, non avranno più paura.»

Andrio non riusciva a sparare.

«Cosa farete di domenica quando non lavorerete?»
«Andremo al parco, faremo delle passeggiate lunghissime. E la sera ce ne staremo tutti insieme.»
«Insieme dove, Ciocio?»
«Ma a casa Andrio. Nel nostro salotto.»
«E come sarà fatto? Immaginalo! Raccontamelo!»
«Sarà fatto in legno. Ci sarà un caminetto e rideremo tutti perché saremo felici di stare insieme. Non ci mancherà nulla. Basterà stare insieme per essere felici.»
«Riesci a vedere i bambini che ridono?»
«Si Andrio, li vedo bene!»

Violenza per salvare Ciocio dalla crudeltà che la sua mente non poteva più capire. Il botto della pistola fu sordo, Ciocio cadde in avanti per poi rovinare a terra in modo morbido. Il sangue fu poco, la pallottola aveva solo forato la testa senza però uscire. Andrio sdraiò Ciocio a fianco del cumulo di terra, aveva ancora gli occhi chiusi e l’espressione serena in faccia.

«Riposa in pace, dolcissimo scemo.»

Andrio coprì la faccia di Ciocio avvolgendola nel suo giacchetto.

«La radio funziona!»

Raes saltava come un grillo dall’alto del tetto fatto di lastre di pietra nera. La radio gracchiava dei suoni incomprensibili, solo a tratti si potevano sentire delle parole.

«Ce l’abbiamo fatta, Andrio! Avverti Ciocio! Dobbiamo comunicare la posizione in cui ci troviamo. Manderanno gli elicotteri a prenderci.»

Poi un boato coprì tutto, Andrio sentì qualcosa spingerlo a terra. Tutto diventò nero. Dopo quel botto non riuscì ad aprire gli occhi per molto tempo. Quando tornò a vedere c’era polvere ovunque. Iniziò a tastarsi il torace, sentì che era bagnato senza però averne sensibilità. Sentiva solo le sue mani, il resto del suo corpo non gli apparteneva più. La polvere gli entrò nella bocca e nel naso. Riuscì solo a vedere che il tetto sul quale stava Raes non esisteva più. L’ultimo colore che vide era il rosso che gocciolava dalle sue mani, poi più nulla.
Ultima modifica di Giovanni p il 14/07/2022, 16:00, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Il racconto proposto potrebbe urtare la sensibilità del lettore, nella mia volontà non c'è il desiderio di enfatizzare alcuni dettagli morbosi per sadismo, ma solo per denunciare gli orrori della guerra e riflettere su di essi.

Ringrazio chiunque mi commenterà e voterà, in particolare Alberto Marcolli che mi ha aiutato nell'editing.

Buona lettura
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FraFree ha scritto: 27/06/2022, 19:19 Un buon racconto che ha svolto la sua funzione: ha rimandato chiaramente gli orrori e le assurdità della guerra. Capisco che non era tua intenzione contestualizzare gli accadimenti, la guerra è guerra in qualsiasi posto, ma a me questo è mancato, anche per comprendere certe azioni...

Buona sera,

Grazie mille per aver dedicato tempo al mio racconto e per averlo votato.
Non ho capito cosa ti sia mancato, se vuoi spiegarmi per favore...
Grazie per averlo definito "buon racconto".

A presto.
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Re: L'ultima vibrazione

Messaggio da leggere da Giovanni p »

FraFree ha scritto: 27/06/2022, 23:50 Mi sono mancate delle indicazioni per capire di che guerra si tratta e in che luogo...
È tutto totalmente fittizio, prima di scrivere questa storia c'era un romanzo che avevo letto he mi girava per la testa. Dopo aver capito che era "Uomini e topi", se non lo hai letto te lo consiglio è bellissimo, ho voluto creare una storia dove la crudeltà è il pernio sul quale ruota tutta la storia. La crudeltà viene usata per salvare Ciocio da altra crudeltà, un po' come in "uomini e topi".
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Re: Commento

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Francesco Pino ha scritto: 28/06/2022, 10:43 Non male questo racconto. Una guerra qualsiasi in un luogo qualsiasi, non importa dove e quando perché le guerre sono tutte uguali. Quello che preme all'autore è dimostrare che ovunque ci sia guerra c'è inevitabilmente orrore. Una follia collettiva che rende folli, che deumanizza. L'abbandono del villaggio dopo la sua conquista sottolinea anche l'inutilità delle azioni militari, compiute spesso per devastare obiettivi senza alcuna importanza strategica. E' crudeltà quella di Andrio nei confronti di Ciocio? E' forse un gesto drasticamente umano, un'eutanasia che - si percepisce tra le righe - il protagonista vorrebbe per egli stesso.
Grazie mille per il voto e per la recenzione Francesco
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Un buon racconto che sottolinea, se ce ne fosse ancora bisogno, l'inutilità della guerra in ogni luogo e per ogni ragione e soprattutto la sua insensatezza. Come insensata è la morte di Ciocio e Andrio e della famigliola che li aveva ospitati ammazzati per un unico motivo: la voglia di vivere. Complimenti per la scelta dei nomi dei protagonisti che rendono ancor più surreale e nostrale tutta la vicenda. Dunque, rispetto al racconto postato nella precedente edizione la forma ha subito una notevole crescita, leggo per merito del buon Alberto.
Non ho notato refusi particolari o svarioni di forma verbi o sintassi a parte il ricorrente piglio (ormai quasi una piaga generazionale) di evitare l'indicazione del vocativo: "- Ciocio sta zitto accidenti." "- Andrio secondo te si è svegliata?".
Cos'è il vocativo? Quando si chiama la persona alla quale si parla, o la cosa a cui ci si rivolge come fosse una persona, il nome acquista, per ciò stesso, un nuovo rapporto che in latino e in greco veniva indicato con un caso a parte distinto dal nominativo: il vocativo.
Dal nominativo Dominus, ad esempio, nasceva il vocativo Domine.
In greco il vocativo era invece reso con un nominativo preceduto dall'articolo. Se io scrivo in greco: thrònos soù o Theòs, il senso non sarà Dio è il vostro trono, ma, il vostro trono, o Dio.
Analogamente in latino se io scrivo: Domine Deus Meus, il senso sarà O Signore, Dio mio. Dove Domine è vocativo e Deus nominativo.
In italiano e nelle lingue neolatine i casi sono ahimè scomparsi, ma rispetto a greci e latini abbiamo delle armi in più: oltre a separare le parole (cosa che loro non facevano) abbiamo a disposizione una quantità di segni di interpunzione: la punteggiatura, nata ed evolutasi a partire dall'era volgare con l'intento di offrire un senso e un respiro al testo che metrica e ritmo ben compresi e padroneggiati dagli antichi non riuscivano più a offrire ai moderni, come fossero divenuti sordi. La virgola pare sia nata intorno al XII secolo e serve appunto a dare respiro e, nel nostro caso, anche a separare il vocativo, la persona alla quale ci si rivolge, dal resto della frase preceduta o meno da quell'O (che in greco era un articolo) che richiama appunto il vocare, il chiamare.
Ecco perché dopo Ciocio e Andrio va la virgola. Ogni volta che si chiama qualcuno o qualcosa.
Ti suggerisco poi di adoperare i caporali per indicare i discorsi diretti (adopera il tastierino numerico, i numeri li trovi con una banale ricerca sul web) e una interlinea minore per non separare troppo i capoversi dai precedenti.
Spero di essere stato pedante e insopportabile come sempre.
Un ottimo lavoro, o Giovanni.
A rileggerti
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Namio Intile ha scritto: 28/06/2022, 11:59 Un buon racconto che sottolinea, se ce ne fosse ancora bisogno, l'inutilità della guerra in ogni luogo e per ogni ragione e soprattutto la sua insensatezza. Come insensata è la morte di Ciocio e Andrio e della famigliola che li aveva ospitati ammazzati per un unico motivo: la voglia di vivere. Complimenti per la scelta dei nomi dei protagonisti che rendono ancor più surreale e nostrale tutta la vicenda. Dunque, rispetto al racconto postato nella precedente edizione la forma ha subito una notevole crescita, leggo per merito del buon Alberto.
Non ho notato refusi particolari o svarioni di forma verbi o sintassi a parte il ricorrente piglio (ormai quasi una piaga generazionale) di evitare l'indicazione del vocativo: "- Ciocio sta zitto accidenti." "- Andrio secondo te si è svegliata?".
Cos'è il vocativo? Quando si chiama la persona alla quale si parla, o la cosa a cui ci si rivolge come fosse una persona, il nome acquista, per ciò stesso, un nuovo rapporto che in latino e in greco veniva indicato con un caso a parte distinto dal nominativo: il vocativo.
Dal nominativo Dominus, ad esempio, nasceva il vocativo Domine.
In greco il vocativo era invece reso con un nominativo preceduto dall'articolo. Se io scrivo in greco: thrònos soù o Theòs, il senso non sarà Dio è il vostro trono, ma, il vostro trono, o Dio.
Analogamente in latino se io scrivo: Domine Deus Meus, il senso sarà O Signore, Dio mio. Dove Domine è vocativo e Deus nominativo.
In italiano e nelle lingue neolatine i casi sono ahimè scomparsi, ma rispetto a greci e latini abbiamo delle armi in più: oltre a separare le parole (cosa che loro non facevano) abbiamo a disposizione una quantità di segni di interpunzione: la punteggiatura, nata ed evolutasi a partire dall'era volgare con l'intento di offrire un senso e un respiro al testo che metrica e ritmo ben compresi e padroneggiati dagli antichi non riuscivano più a offrire ai moderni, come fossero divenuti sordi. La virgola pare sia nata intorno al XII secolo e serve appunto a dare respiro e, nel nostro caso, anche a separare il vocativo, la persona alla quale ci si rivolge, dal resto della frase preceduta o meno da quell'O (che in greco era un articolo) che richiama appunto il vocare, il chiamare.
Ecco perché dopo Ciocio e Andrio va la virgola. Ogni volta che si chiama qualcuno o qualcosa.
Ti suggerisco poi di adoperare i caporali per indicare i discorsi diretti (adopera il tastierino numerico, i numeri li trovi con una banale ricerca sul web) e una interlinea minore per non separare troppo i capoversi dai precedenti.
Spero di essere stato pedante e insopportabile come sempre.
Un ottimo lavoro, o Giovanni.
A rileggerti
Buongiorno Namio, si sei stato utilissimo e gentile come sempre e per questo i ringrazio tanto.
Mi fa piacere che la storia ti sia piaciuta, purtroppo per affinarmi devo ancora fare tanta strada, ma grazie a braviautori mi sto divertendo molto a imparare a scrivere.

Grazie ancora
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Sulla forma ti ha già detto tutto Namio, perciò sorvolo.
È un buon racconto, crudele come la guerra, nella quale anche un omicidio può diventare un atto di misericordia, esattamente come, per altre situazioni, nel romanzo di Steinbeck che citi come ispirazione.
Sono molto efficaci le descrizioni dell’alienazione di Ciocio e Raes e della stanchezza e della rabbia di Andrio (forse, per quest’ultimo, insiti un po’ troppo sulle stesse immagini: le bestemmie, gli sputi…), uomini travolti da un destino avverso e dalla follia che li muove come burattini alla mercé dei potenti.
Particolarmente azzeccato il dialogo finale, che contrappone le chimere di Ciocio alla disperazione di Andrio.
Complimenti.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Bravoautore ha scritto: 29/06/2022, 13:20 Avevo capito che si tratta non di un racconto fittizio ma du una ambientazione fittizia.Il racconto regge ma io ti consiglierei una cosa:
calca meno la mano sulle esclamazioni e il patos verbale.Mettici qualche spunto di tristezza e paura evidente.
Grazie mille per aver letto e commentato il racconto.
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Roberto Bonfanti ha scritto: 28/06/2022, 18:31 Sulla forma ti ha già detto tutto Namio, perciò sorvolo.
È un buon racconto, crudele come la guerra, nella quale anche un omicidio può diventare un atto di misericordia, esattamente come, per altre situazioni, nel romanzo di Steinbeck che citi come ispirazione.
Sono molto efficaci le descrizioni dell’alienazione di Ciocio e Raes e della stanchezza e della rabbia di Andrio (forse, per quest’ultimo, insiti un po’ troppo sulle stesse immagini: le bestemmie, gli sputi…), uomini travolti da un destino avverso e dalla follia che li muove come burattini alla mercé dei potenti.
Particolarmente azzeccato il dialogo finale, che contrappone le chimere di Ciocio alla disperazione di Andrio.
Complimenti.
Grazie mille sia per io voto sia per il bellissimo commento. Purtroppo mi devi ancora affinare, la forma dei miei racconti deve migliorare, ma le storie sono contento che generalmente piacciano, anche perché ci metto tanto impegno per crearle.

Grazie ancora e in bocca al lupo per la gara.
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Giovanni p ha scritto: 30/06/2022, 13:33 Grazie mille sia per io voto sia per il bellissimo commento. Purtroppo mi devi ancora affinare, la forma dei miei racconti deve migliorare, ma le storie sono contento che generalmente piacciano, anche perché ci metto tanto impegno per crearle.

Grazie ancora e in bocca al lupo per la gara.
Ricambio e W il lupo!
Hai preso con lo spirito giusto queste gare, i commenti, le critiche, siamo tutti qui per divertirci e migliorare.
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Messaggio da leggere da Eleonora2 »

La guerra è guerra. Dappertutto e da qualunque parte e in qualunque tempo. Hai avuto due, anzi tre, facciamo quattro, insomma tutti coloro che mi hanno preceduto e seguiranno nei commenti, unitamente ad Alberto Marcolli, maestri che ti hanno fornito punti di vista per la tua opera che ti aiuteranno a crescere nella scrittura. Ho votato 3, per la storia che, argomento a parte, non si è avvicinata ai miei gusti di lettrice; i personaggi mi sono sembrati poco veri, scarsamente reali - uno che non riesce a dormire non pensa al compagno impazzito o chi impazzisce non pensa ad avere solo femmine, e vivere la guerra lascia anche altre ferite -. Forse altri hanno colto ma non hanno voluto infierire. Siamo tutti qui per imparare, o no? Alla prossima.
Giovanni p
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Eleonora2 ha scritto: 08/07/2022, 16:37 La guerra è guerra. Dappertutto e da qualunque parte e in qualunque tempo. Hai avuto due, anzi tre, facciamo quattro, insomma tutti coloro che mi hanno preceduto e seguiranno nei commenti, unitamente ad Alberto Marcolli, maestri che ti hanno fornito punti di vista per la tua opera che ti aiuteranno a crescere nella scrittura. Ho votato 3, per la storia che, argomento a parte, non si è avvicinata ai miei gusti di lettrice; i personaggi mi sono sembrati poco veri, scarsamente reali - uno che non riesce a dormire non pensa al compagno impazzito o chi impazzisce non pensa ad avere solo femmine, e vivere la guerra lascia anche altre ferite -. Forse altri hanno colto ma non hanno voluto infierire. Siamo tutti qui per imparare, o no? Alla prossima.
Cara Eleonora ti ringrazio per aver letto il mio racconto, ma ti faccio notare una cosa, chi non ha infierito sui personaggi non lo ha fatto perché non c'è niente su cui infierire.
Rispetto il tuo giudizio, ma fidati ho conosciuto pazzi che sbraitavano per pochi euro, come se la cosa fosse questione di vita o di morte, il giorno dopo aver seppellito il padre, è la lista è lunga.
Non so quali siano i tuoi gusti in fatto di letture, mi dispiace non averti accontentata, forse la prossima volta sarà quella buona.

Saluti.
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Marino Maiorino
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Sporco, crudele, schifoso, surreale come la guerra che racconta, come ogni guerra.
Due pecche: i personaggi sono tre, ma la scena la prendono praticamente tutta Andrio e Ciocio. Raes è ridotto a comprimario, ed è un peccato, perché quando interviene nel racconto è un balsamo per una lettura alle volte troppo cupa; e il finale, che non posso definire "scontato", ma fin dalle prime righe si capisce quale sarà.
Nel 2022, dopo essere stati sulla Luna e aver curato (quasi) tutte le malattie che assillavano i nostri antenati, dovremmo essere in grado di risolvere altrimenti le nostre contese.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Giovanni p
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Marino Maiorino ha scritto: 24/07/2022, 18:18 Sporco, crudele, schifoso, surreale come la guerra che racconta, come ogni guerra.
Due pecche: i personaggi sono tre, ma la scena la prendono praticamente tutta Andrio e Ciocio. Raes è ridotto a comprimario, ed è un peccato, perché quando interviene nel racconto è un balsamo per una lettura alle volte troppo cupa; e il finale, che non posso definire "scontato", ma fin dalle prime righe si capisce quale sarà.
Nel 2022, dopo essere stati sulla Luna e aver curato (quasi) tutte le malattie che assillavano i nostri antenati, dovremmo essere in grado di risolvere altrimenti le nostre contese.

Buongiorno Marino, grazie mille per il voto e soprattutto per il commento.
I primi aggettivi che hai usato mi hanno riempito di gioia, la guerra va raccontato per quello che è, e non come una partita a call of duty.

Purtroppo non sono ottimista su quella che è la coscienza umana, speriamo ma non credo.
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Alberto Marcolli
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Commento: L'ultima vibrazione

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Ho atteso che l'autore meditasse e poi apportasse le correzioni ritenuto opportune.
Mi sembra di poter dire che la forma è buona, migliorabile sicuramente, ma pur sempre valida.
Per quanto riguarda l'argomento trattato non posso che confermare il parere di Maiorino. Il pianeta terra è questo, dalla comparsa dei primi ominidi a oggi, ovvero: egoismo, violenza, guerre, soprusi, schiavismo e chi ne ha più ne metta. Ne esisteranno, tra i miliardi di pianeti presenti nell'universo, almeno un paio (già sarebbe un successo) dove si vive nel rispetto di sé stessi e del prossimo, senza distinzioni? A me piace pensare che sia possibile. In quanto al nostro futuro potremo solo prendercela con noi stessi senza pretendere che il Creatore intervenga. Non voglio dire che non lo ritengo possibile, anzi, ma dovrebbe essere un intervento molto drastico, altrimenti, due minuti dopo essere stati tirati su per i capelli dalla m..da, gli uomini ripeterebbero imperterriti le stesse nefandezze.
Voto dal 4 al 5. Mi sia concesso per questa volta di mettere un 5.
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Re: Commento: L'ultima vibrazione

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Alberto Marcolli ha scritto: 16/08/2022, 13:48 Ho atteso che l'autore meditasse e poi apportasse le correzioni ritenuto opportune.
Mi sembra di poter dire che la forma è buona, migliorabile sicuramente, ma pur sempre valida.
Per quanto riguarda l'argomento trattato non posso che confermare il parere di Maiorino. Il pianeta terra è questo, dalla comparsa dei primi ominidi a oggi, ovvero: egoismo, violenza, guerre, soprusi, schiavismo e chi ne ha più ne metta. Ne esisteranno, tra i miliardi di pianeti presenti nell'universo, almeno un paio (già sarebbe un successo) dove si vive nel rispetto di sé stessi e del prossimo, senza distinzioni? A me piace pensare che sia possibile. In quanto al nostro futuro potremo solo prendercela con noi stessi senza pretendere che il Creatore intervenga. Non voglio dire che non lo ritengo possibile, anzi, ma dovrebbe essere un intervento molto drastico, altrimenti, due minuti dopo essere stati tirati su per i capelli dalla m..da, gli uomini ripeterebbero imperterriti le stesse nefandezze.
Voto dal 4 al 5. Mi sia concesso per questa volta di mettere un 5.
Innanzitutto grazie mille sia per il voto che per l'aiuto, davvero.
In secondo luogo ho voluto, bene o male che lo abbia fatto, esprimere un idea, e cioè la miseria della razza umana.
La pazzia,il dolore e l'abitudine a queste cose sono il perno della storia, oltre che al mio modo di vedere la guerra.
Chiunque, buono o cattivo, catapultato nell'incubo della guerra perde se stesso e l'umanità.
Lo dimostrano i veterani che tornano a casa dopo anni di guerra, impazziti e disadattati.
Andrio brama la pazzia perché lo potrebbe anestitizzare, ma non impazzisce.
I suoi compagni sono ormai inconsapevoli di tutto, meglio Raes di Ciocio, ma hanno perso la lucidità e il contatto con la realtà, questo forse li rende più umani.
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Caro Giovanni! Il riferimento a Steinbeck mi sembra molto forte. La lettura deve averti particolarmente ispirato. Ho letto Uomini e topi molti anni fa, ma ne conservo un buon ricordo.
Il tuo è uno spaccato della più viva disumanità, in cui brilla l'assurdo e inutile omicidio di Ciocio: un'esecuzione velata da una morale distorta e confusa. L'orrore della guerra è, purtroppo, solo lo sfondo su cui analizzare la capacità dell'uomo di rinnegare se stesso. Tanti altri ne avresti potuti scegliere con eguale eloquenza: a partire dalla condizione dei clandestini. Complimenti. Un abbraccio!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
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Domenico Gigante ha scritto: 30/08/2022, 19:18 Caro Giovanni! Il riferimento a Steinbeck mi sembra molto forte. La lettura deve averti particolarmente ispirato. Ho letto Uomini e topi molti anni fa, ma ne conservo un buon ricordo.
Il tuo è uno spaccato della più viva disumanità, in cui brilla l'assurdo e inutile omicidio di Ciocio: un'esecuzione velata da una morale distorta e confusa. L'orrore della guerra è, purtroppo, solo lo sfondo su cui analizzare la capacità dell'uomo di rinnegare se stesso. Tanti altri ne avresti potuti scegliere con eguale eloquenza: a partire dalla condizione dei clandestini. Complimenti. Un abbraccio!
Buona sera Domenico,

Grazie mille per aver letto e votato la mia storia, purtroppo una storia che parla di guerra ha il suo linguaggio e le sue situazioni.
Andr60
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Piaciuto molto, anche perché il non fare riferimento a una guerra in particolare dà maggiore forza all'evidenza che, al di là delle considerazioni ideologiche e storiografiche che si fanno a posteriori, nei conflitti le vittime sono tutte uguali, i combattenti (vinti e vincitori) sono i sopravvissuti e chi ne trae vantaggio non vi partecipa direttamente. Ogni allusione a fatti e personaggi attualmente sui teleschermi non è puramente casuale.
Ricordo di aver letto "Uomini e topi": il rapporto che c'era tra i protagonisti in effetti è molto simile.
Un saluto
Giovanni p
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Andr60 ha scritto: 05/09/2022, 14:48 Piaciuto molto, anche perché il non fare riferimento a una guerra in particolare dà maggiore forza all'evidenza che, al di là delle considerazioni ideologiche e storiografiche che si fanno a posteriori, nei conflitti le vittime sono tutte uguali, i combattenti (vinti e vincitori) sono i sopravvissuti e chi ne trae vantaggio non vi partecipa direttamente. Ogni allusione a fatti e personaggi attualmente sui teleschermi non è puramente casuale.
Ricordo di aver letto "Uomini e topi": il rapporto che c'era tra i protagonisti in effetti è molto simile.
Un saluto
Grazie mille!
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