Una lezione
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Una lezione
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Re: Commento
Grazie per aver commentato il testo.Francesco Pino ha scritto: ↑25/09/2022, 17:03 È un racconto che vorrebbe essere una critica, ma la trama non regge le intenzioni dell'autore. Supponiamo di lasciare la tesina del ragazzo così com'è (cioè striminzita e confusa), sarebbe dovuto arrivare poi un bel dialogo tra padre e figlia: l'adulto che spiega per bene alla ragazza quello che il suo compagno intendeva dire. Non c'è neanche questo, la risposta del padre affonda ancora di più il racconto.
Trasformalo e può venir fuori qualcosa di buono.
Voto 2
Il centro del racconto è la tesina che seppur "striminzita" rende bene l'idea su un aspetto.
Poi lo scambio di battute tra padre e figlia serve a chiudere il discorso.
- Marino Maiorino
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se non vuoi dare un nome ai tuoi personaggi, scelta rispettabilissima, devi sopperire in qualche modo.
Perché? Perché altrimenti il tuo non è un racconto ma un documentario.
Il motivo comune per il quale Orwell ha scritto "La fattoria degli animali", Esopo faceva parlare gli animali, Dante è andato all'Inferno, Tolkien ha creato la Terra di Mezzo e Asimov un ciclo della Fondazione, è che "homo sum, nihil humanum a me alienum puto": un lettore segue le vicende di altri esseri UMANI (o umanizzati) e, indovina un po', il principale tratto di questa umanizzazione è attribuire un nome.
I bambini danno un nome ai loro pelouche e alle loro bambole, diamo un nome persino agli animali da compagnia!
Tu stai evitando di farlo da troppo tempo.
La scorsa stagione ci hai parlato dell'"essere", questa volta attribuisci un nome generico persino alla gente (i "locali", li chiami). Ti rifiuti di attribuire persino un tempo ben definito, ai tuoi racconti (la sequenza dei secoli della scorsa stagione, e di quella ancora precedente, non hanno alcun senso perché non sono legate a nulla che il lettore possa riconoscere).
Il punto è proprio questo: non vuoi far riconoscere di chi/cosa/dove/quando parli il che, come detto al principio, è scelta rispettabilissima ma, così come lo stai facendo, spersonalizzando del tutto i tuoi personaggi, luoghi e tempi, priva il lettore di ogni stimolo all'empatia, il sentimento che è necessario affinché ciò che scrivi stimoli qualcosa, fosse anche solo una fredda riflessione.
Il tuo racconto è tutto contenuto nell'invito del babbo a visitare prima l'Italia (e dai...) per capire in che Paese la gente è così codinamente gretta.
Ora, al di là del fatto che ogni cultura sviluppa le proprie forme di grettezza (e ne puoi trovare di peggiori che in Italia) che hanno persino senso in quella determinata cultura, il tuo evitare di attribuire nomi (perché? Hai paura che ti riconoscano? Che ti rispondano? Che si offendano? E che ci sarebbe di male? Vivaddio: un dialogo!) ti sta impedendo di sviluppare storie autentiche, con fatti autentici (seppure filtrati), luoghi autentici (seppure fantastici), personaggi autentici (seppure in incognito). Ed è QUESTO che rende reali storie, fatti e personaggi, persino più che se stessi facendo una cronaca!
Io non riesco a empatizzare con "una studentessa" che "causa crisi pandemica" è in DAD, ma qualunque Lorenzo caratterizzato da Guzzanti mi inchioda sui video di Youtube fino all'esaurimento della batteria del cellulare!
Quindi, esci fuori da quest'anonimato senza senso e dai volto, voce, luogo, tempo, per quanto fantasiosi e fantastici, alle tue vicende.
Per ora, tollera che voti il tuo racconto d'accordo col commento che ho scritto.
A presto
Racconti alla Luce della Luna
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Re: Una Lezione
Avrei anche un racconto pieno di personaggi con nomi, mischiati in trame varie, esattamente l'opposto di quanto scritto finora. È un racconto in 6 puntate, per ora, ognuna non conclusiva delle storie raccontate, inclusa l'ultima.
Lì c'è il rischio di sentirmi dire .... e come finisce la storia ?
Mi piacerebbe avere il parere su quel racconto, ma per il momento, cercherò di finirlo per le prossime stagioni.
Ciao.
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Re: Una Lezione
se proponi un racconto qui, in un ambiente "agonistico", chiaramente i lettori vorranno sapere come finisce.
Nondimeno, la loro domanda sarà limitata alla vicenda da te presentata, non a un eventuale romanzo del quale il racconto presentato è solo una parte.
È quello che accadeva quando, a scuola, si leggevano brani dal libro di "antologia": erano brani scelti da opere ovviamente molto più grandi, però autocontenuti. Si capiva che c'era un prima e un dopo quella storia, ma al tempo stesso la storia si reggeva in piedi da sola.
Prova a estrarre qualcosa del genere dai tuoi sei racconti, magari a limarlo per presentarlo qui (esercizio utile, tra parentesi, perché quando si creano storie molto voluminose si corre il rischio di perdere il filo della trama, di ingarbugliarla più del necessario, si perdono di vista i dettagli, si dà spesso importanza a cose che non l'hanno e non si pone in evidenza ciò che lo meriterebbe).
Con giudizio!
Racconti alla Luce della Luna
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Re: Commento
Grazie per il commento.Stefano M. ha scritto: ↑30/09/2022, 8:09 La storia in sé non mi è affatto dispiaciuta, viene raccontata forse con un po' di distacco, è vero, ma anche certe favole lo sono. Forse è proprio un effetto voluto, cerco di spiegarmi: se in una classe viene sgridata una persona in particolare, ad esempio, gli altri si sentono in diritto di fare quello che vogliono; al contrario, se la ramanzina è generica, tutti si sentono coinvolti. Un po' come in questo caso, il discorso e i dialoghi potrebbero avvenire fra qualsiasi papà e qualsiasi ragazzina italiani. La trama e il tema non sono originalissimi, forse, magari si poteva spingere un po' di più sull'acceleratore, è vero, ma nel complesso la scrittura è fluida e corretta, cosa che in una gara letteraria considero sempre un elemento essenziale per la valutazione. Nel complesso, quindi, mi è piaciuto pur con qualche riserva, voto 4.
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Re: Commento
Grazie per il commento.Andr60 ha scritto: ↑30/09/2022, 18:48 Il racconto si lascia leggere ma ha anche tutti i limiti già evidenziati, e pure qualche refuso. Ed è un peccato, poiché la storia avrebbe delle buone basi per fare una satira (anche feroce) alle "usanze locali" degli autoctoni per ospitare come si conviene la crème de la crème della società, in modo da fare contento Briatore.
Circa il refuso, se ti riferisci alla tesina dove si parla dell'amicizia sacra, la doppia citazione è voluta.
Dovendo scrivere un testo dove c'era una tesina di un ragazzo di 17 anni, non potevo farla perfetta al 100%.
Ad ogni situazione il suo linguaggio.
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Re: Commento
Grazie per il commento.Athosg ha scritto: ↑30/09/2022, 21:59 Ho l'impressione che il racconto sia molto più critico di quello che sembra. Ormai tutte le località di villeggiatura più gettonate sono uniformate, tanto che se venissimo trasportati con una benda sopra gli occhi e poi venissimo improvvisamente sbendati, potremmo prendere delle cantonate incredibili.
Re: Commento
I refusi, per quanto sono riuscito a trovare, sono:RobertoDL ha scritto: ↑02/10/2022, 16:13 Grazie per il commento.
Circa il refuso, se ti riferisci alla tesina dove si parla dell'amicizia sacra, la doppia citazione è voluta.
Dovendo scrivere un testo dove c'era una tesina di un ragazzo di 17 anni, non potevo farla perfetta al 100%.
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Inoltre, nei discorsi diretti la prima lettera va in maiuscolo
Ciao
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Re: Una Lezione
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Re: Commento
Grazie per il commento.Laura Traverso ha scritto: ↑22/10/2022, 17:16 Ho apprezzato la morale del racconto, che condivido. Vi sono alcune ripetizioni di vocaboli "sopraggiunto" ad esempio. E poi sì, sarebbe stato meglio se avessi dato un'identità ai personaggi, avresti così catturato di più l'attenzione del lettore, rendendo lo scritto più racconto e meno cronaca. Comunque, ripeto, mi è piaciuto il significato di quanto hai esposto, ciao. Voto 3
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Re: Commento
Grazie per il commento.RobertoBecattini ha scritto: ↑21/10/2022, 18:21 All'inizio pensavo parlasse di Firenze, la mia città, ormai asservita totalmente al turismo dei ricchi, ma anche a quello dei meno ricchi. Il discorso che cerchi di fare però onestamente a un certo punto non l'ho capito, perché che il sopraggiunto sia turista di passaggio o migrante, i locali almeno qua a Firenze restano piuttosto indifferenti, non mi pare ci sia questa valutazione. Il sopraggiunto fa amicizia con altri sopraggiunti, fine. E avendo vissuto in altre nazioni, posso dirti che è così in generale, perché dipende molto dal sopraggiunto. Si va a casa loro, non possiamo aspettarci tappeti rossi srotolati sulla fiducia. Siamo anche noi stranieri. Ecco, può darsi che abbia completamente equivocato il messaggio, ma se è questo, non sono d'accordo. Il racconto è una "tesina" che andrebbe un po' chiarita e approfondita.
Il riferimento non è a Firenze.
La tesina fa capire che si sta parlando di… servilismo (che non è circoscritto al nostro paese).
Lo scambio di battute tra il babbo e la figliola non potevo svilupparlo più di tanto, perché avrei dovuto entrare in dettagli tecnici, che avrebbero reso pesante il tutto.
L'idea di questo testo era appunto, cercare nella brevità un qualcosa che rendesse bene l'idea centrale ed avesse una chiusura con qualche battuta.
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Parto subito col dirti che secondo me la punteggiatura va rivista.
Il racconto più che narrativa sembra sceneggiatura. A me non dispiace sinceramente, avrei aggiunto di più. Lo stile mi sembra originale, ma dovresti rimetterci le mani.
Ad ogni modo mi sbilancio in un 4, spero tu lo riproponga.
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A cura di Massimo Baglione.
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Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
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Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
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