Ti lascio una storia

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2022.

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Sondaggio concluso il 23/12/2022, 23:00

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Giovanni p
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Ti lascio una storia

Messaggio da leggere da Giovanni p »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Stanotte, dopo tante notti in cui ho vagabondato nella confusione, mi ritrovo nel deserto. Migliaia di serpenti di ogni colore mi scorrono di fronte come un fiume in piena.
La sabbia è gelata, le stelle gocciolano il loro sciroppo latteo su di essa. D'un tratto i serpenti smettono di fluire, sono compatti e pulsanti, come un corpo unico. Allungo le mani per accarezzarli, so che non mi morderanno, ma diventano polvere colorata appena le mie dita li sfiorano. Con le mani macchiate di ogni colore alzo gli occhi al cielo, le stelle adesso sono rosse e fumano come tizzoni. Sento che qualcosa opprime il mio torace, corro e provo ad urlare, ma la voce non esce. Piango, le mani bruciano, la pelle tira. La sabbia sparisce in un gigantesco gorgo, sotto di essa ci sono piante, poi delle strade in pietra e una città che non riesco a riconoscere. Il cielo ha smesso di bruciare, adesso le stelle sono diamanti. Sto meglio. Vedo in lontananza un tuono, fluttua sul suolo, è viola e brilla.
Mi avvicino e lui scappa, lo rincorro e lui mi chiama, lo prego di fermarsi e lui finalmente ubbidisce, ma lo fa solo per salutarmi. Sparisce in cielo intrecciandosi e brillando. Io rimango a terra, stringo le braccia intorno al petto. Mi sento solo, ho freddo, poi mi sveglio.
Sono le cinque del pomeriggio, mi sveglio più o meno tutti i giorni a quest'ora. Cerco di dormire il meno possibile di notte, i pensieri mi assalgono e adesso non sono abbastanza forte da mandarli via.
"Non esiste un sogno perduto. Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo, e non bisogna cercare di trattenerne alcuno."
Fissando il soffitto della mia camera rimembro questa frase che per me è stata un comandamento, ma che adesso è solo memoria.
Adesso vivo la totale dispersione di me, la confusione mi ha portato a perdere ogni relazione che possa essere degna di questo nome. La confusione che mi impedisce di inseguire i miei sogni e di comprenderli, dato che ormai sono diventati consumismo. Mi tiro su dal letto e penso alla mia immagine, quella che ho costruito negli anni e che sto proponendo e consumando, mi domando solo quanto questa immagine di me sia realmente attendibile, o solo artefatta e virtuale. Ma la verità è una sola, e io lo so. Non è possibile avere relazioni, obbiettivi e neppure inseguire i propri sogni se non si riesce più a incontrare se stessi.

"Non esiste un sogno perduto. Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo, e non bisogna cercare di trattenerne alcuno."

Giusto Herman, me lo ripeto, ma ora i sogni sono solo immagini che scorrono, e che non trattengo più. Mi vesto ed esco, vado in cerca dei miei anestetici.
Sono un vecchio scrittore, scaduto ma ancora osannato. Passo le mie serate nei bar letterari, lì posso bere senza pagare.

“Perché non me sono mai andato di qui?”

La vita fa male quando le occasioni che hai perso diventano quotidianità.
Il caffè è dall'altra parte della strada, attraverso. Subito si fanno avanti alcuni giovani scrittori che mi salutano. Mi stanno simpatici, ma parlano troppo di politica io non ne capisco nulla, sono tagliato fuori da ogni dibattito. Mi siedo e mi portano da bere. Il tempo inizia a scorrere senza che me ne accorga, attimi, minuti e ore tutte uguali. Penso al sogno di prima, al fulmine viola che mi chiamava, sento di averlo perso. Una volta le cose non andavano così, i fulmini li raggiungevo e diventavano storie, amori, emozioni.
«Ciao. »
I pensieri spariscono, la realtà riprende forma. Alzo lo sguardo e vedo una bambinetta che mi ribadisce:
«Ciao. »
«Ciao.» rispondo io impacciato, una bambina in un bar a quest’ora? Strano.
«Chi sei? »
Bella domanda, le dico il mio nome e lei ride.
«Il papà e la mamma ti conoscono, a volte parlano di te. »
«Il babbo e la mamma? »
«Si il mio papà fa il consigliere, non so cosa vuol dire, ma lui ne va fiero. La mamma insegna a scuola ad altri bambini come me. »
«Ah ho capito, Emanuele e Lisa. »
I genitori della bambina sono appoggiati al bancone del bar, alzano la mano per salutarmi e io ricambio sforzandomi di sorridere come un cretino. Il primo scalda le poltrone del comune, la seconda insegna politica ai bambini durante le lezioni, Cristo proprio quei due…
«E’ vero che scrivi? »
«Si tesoro ma adesso sono in pensione. »
«Che vuol dire? »
«Che non scrivo più e mi sto riposando. »
«Riposando da cosa? »
«Dalla stanchezza. »
«A me scrivere non stanca. »
«Beata te. Cosa scrivi di bello? »
«Storie di animali. Alla mamma piacciono, dice che è sbagliato scrivere di principi e regine, sono oppressori. »
«L’importante è che tu sia contenta. »
«Lo sono. Vuoi leggere una mia storia? »
«Adesso no tesoro, vado a nanna. »
«Allora te la lascio. C’è una cassetta piena di cose strane, la vedi? »
«Si tesoro, si chiama quadro elettrico. »
«Vai a letto, io la lascio lì così la prendi quando torni. Mettine una anche te quando non sei stanco. »
Il suo candore mi fa arrossire, la saluto e me ne vado evitando tutti quanti. Pensione, stanchezza, oppressori, consiglieri comunali, quante sciocchezze dicono gli adulti. Sono le due di notte e ci sono arrivato senza essermene accorto, succede quando si beve da soli. E’ uno dei miei momenti preferiti. Siamo in autunno, la città è vuota a quest’ora, mi sento a casa. Le strade non sono più un formicaio, il ponte troneggia sul fiume solo e pallido. Sotto di esso l’acqua scorre, come scorrono le immagini che compongono la mia quotidianità, cioè senza punti fermi né identità. Non riesco a trattenere l’immagine dell’acqua nella mia testa, forse a causa del buio o forse per il suo continuo fluire. Il fiume è qui anche se scorre, il mio essere fluisce, ma si perde senza rinnovarsi. La mia vita non è più un flusso, ma una perdita verso il vuoto, non verso il mare.
Ripenso alla bambina, che personaggio straordinario e bello, chi sa quando il mondo inizierà a rovinarla?
Ho bisogno di bere, ma non voglio spendere, torno al bar dal quale sono uscito. Entro è vuoto, prendo un gin liscio, poi un rum con ghiaccio, in fine una birra a mescolare il tutto. Sbuffo e mi guardo a giro, questo posto quando è vuoto è migliore. L’occhio cade sulla "cassetta piena di cose strane". Noto che non è stata chiusa bene
“Vuoi vedere che...“
Mi avvicino e la apro, un foglietto a quadretti cade per terra. Lo apro, è la storia della bambina. Devo uscire, e di corsa. Torno a casa e mi butto sul letto, inizio a leggerla.


"La storia di una volpe.”

C’era una volta una volpe che vagava per la campagna in cerca di un posto dove stare. Un giorno arrivò in un posto pieno di cose strane. Non era mai stata lì, c’erano tante pietre ammassate in gruppo. Le pietre sembravano colline, la volpe capì che non erano naturali, qualcuno le aveva messe lì. Sicuramente erano stati gli uomini, ma erano diverse dalle case e dai pollai che conosceva bene. Davanti a uno di questi cumuli sentì abbaiare rabbiosamente, scattò sulla difensiva, ma non vide nulla. I cani le facevano paura, spesso le davano la caccia. Sentì di nuovo abbaiare. Forse era immaginazione, ma quando sentì per la terza volta abbaiare chiese:
«Chi sei? Perché mi stai abbaiando contro? »
«Sono un cane e sto facendo la guardia. »
«La guardia a cosa? »
«Alla casa dei miei padroni. »
«Quale casa? Io vedo solo sassi. »
«Questi sassi una volta componevano una casa, poi la terra un giorno ha iniziato a tremare ed è crollato tutto. I miei padroni sono morti qua sotto, insieme a me. »
«E fai la guardia a dei morti? »
«Sono pur sempre i miei padroni, non posso lasciarli soli. »
La volpe provò compassione per un cane, e anche se non è semplice compatire chi ti da la caccia provò a capire il suo stato d’animo.
«Non devi abbaiarmi, io non voglio fare nulla di male. Se trovassi qualcuno che ti sostituisca te ne andresti? »
«Perché mi vuoi aiutare? Sei una volpe, le volpi odiano i cani. »
«Lo so, ma non ho un amico e tutti sono diffidenti con me. Era tanto tempo che non parlavo con qualcuno. Sento che sei triste e voglio aiutarti. »
«Allora aiutami, ti prego. »
La volpe se ne andò. Doveva trovare il sostituto, per fortuna aveva un’idea. Prima di arrivare lì era passata attraverso un villaggio in cerca di cibo. In quel villaggio le era successa una cosa strana, si era trovata di fronte ad un cane che non abbaiava. Era stata tutta la notte a fissarlo e solo dopo essersi fatta coraggio, era uscita allo scoperto. Il cane era di legno. La volpe voleva prendere quel cane finto e sostituirlo con il cane con il quale aveva parlato prima. Tornò al villaggio, prese il cane, e lo portò al cumulo di pietre.
«Ho il tuo sostituto. Adesso scavo il passaggio. »
«Grazie volpe. »
La volpe sentì un soffio di aria fredda uscire dalla piccola galleria che aveva scavato. Il soffio aveva l’odore di un cane, ma non le fece paura.

«Grazie adesso sono libero. Sei un amico. »
«Grazie per esserti fidato di me, nessuno si fida delle volpi. »
«Parlerò con ogni cane che troverò, nessuno ti abbaierà più. »
«Grazie, sii felice. »

“Fine”

Sono preoccupato, mi devo sdebitare. Devo scriverle una storia e non so da che parte iniziare. Fuori sta albeggiando, esco.
Mi sento di buon umore, penso alla volpe e al cane. Mi piacerebbe sognarli, vedere che altro può fare la volpe. Arrivo al parco, è tanto che non faccio una passeggiata. Poi vado a fare colazione, non ho sonno, ma la fame la sento forte e chiara. Faccio una passeggiata lungo il fiume, arrivo in periferia e dopo una giornata passata a spasso torno a casa, mangio qualcosa e mi addormento. La notte finalmente sogno. Vedo l’acqua, gli alberi, delle bolle giganti e la luce. Mi sveglio, ho la storia ancora impressa dentro di me, ma bisogna muoversi. La macchina da scrivere è piena di polvere, ma scrive ancora. E’ un metodo antiquato, ma molto personale di scrivere.



"Alexo”

C’era una volta Alexo, un ragazzo che amava il mare più di ogni altra cosa al mondo. La sua famiglia era povera, i suoi genitori facevano i pescatori. Malgrado non riuscisse a frequentare la scuola sapeva però leggere e scrivere. Un giorno vide cadere il portafogli di tasca ad un uomo. Alexo lo raccolse senza farsi vedere, lo aprì solo quando fu sicuro di essere solo. Il contenuto di quel portafogli era stupefacente, c’erano così tanti soldi da potersi permettere di non lavorare per un anno intero. Inizialmente ne fu felice, ma poi si fece triste, non lo aveva trovato per caso, lo aveva visto cadere di tasca ad una persona, doveva riportarglielo altrimenti sarebbe stato un furto. Con una scusa il ragazzo ebbe il permesso dal padre di fare un giro al mercato, doveva trovarlo. Lo cercò dal macellaio, visto che solo i ricchi possono permettersi di comprare la carne in un posto di mare. L'uomo infatti stava comprando della carne, era alto e ben vestito. Aveva l’aria di essere un brava persona, ma comunque sia era uno straniero. Uno di quelli con la pelle chiara e gli occhi azzurri, uomini con i quali si deve star attenti, anche quando sembrano brave persone.
«Prima al mercato le è caduto questo di tasca. »
L'uomo sgranò gli occhi e arrossì, il ragazzo gli stava allungando il suo portafogli.
«Ti ringrazio caro. Sei stato davvero gentile ad interrompere il lavoro per riportarmi il mio borsello. »
Il suo accento nordico era forte, ma parlava perfettamente la lingua di Alexo. L’uomo contò i soldi e si stupì del fatto che ci fossero tutti.
«Tienili pure grazie ancora. »
Alex intuì che se fosse stato furbo avrebbe guadagnato di più, quella somma era evidentemente irrisoria per quell’uomo.
«Non c’è bisogno, la mia famiglia ha un lavoro e il mio disturbo non vale così tanto. »
Lo straniero aveva di fronte un ragazzo che valeva almeno mille volte i soldi che gli avrebbe regalato, capì che non poteva liquidarlo così, visto che era arrivato in quel posto proprio per cercare uno come lui.
«Parli come un uomo e sei un ragazzo, hai altri interessi oltre il lavoro? »
«Si, mi piace il mare e mi piace leggere. »
L’uomo benedì la sua buona sorte, Alexo sapeva di essere riuscito nel suo intento.
«Allora posso fare qualcosa per te. »
L’uomo pagò il macellaio e poi disse:
«Ti aspetto qua dal macellaio domani alla solita ora di oggi. Ho bisogno di qualcuno che sia intelligente, onesto e soprattutto coraggioso, uno come te. »
«Che lavoro dovrò fare? »
Le labbra sottili dello straniero si allargarono in un sorriso.
«Non è un lavoro, ma una ricerca. Ne parliamo domani, come ti chiami? »
«Alexo. »
«Piacere di conoscerti Alexo, io mi chiamo Wintorph, ma se per te è meglio puoi chiamarmi Will. »
«Come vuole lei, signor Wintorph.»
L’uomo sorrise e salutò il ragazzo.
Alexo il giorno successivo ruppe il minuto, l’uomo invece si fece attendere. Dopo essersi scusato per il ritardo raccontò di essere uno scienziato. Il ragazzo ascoltò senza esprimere opinioni.
L’uomo sosteneva di conoscere le coordinate di un luogo in mare aperto, dove era avvenuta una battaglia fra bizantini e ottomani. Questa battaglia non era tracciata nei libri di storia, infatti molti colleghi di Wintorph sostenevano che fosse solo una leggenda popolare.
«In che modo posso esserle utile signor Wintorph? »
«Vedi Alexo, io sono sicuro che questa battaglia sia avvenuta, ma i miei illustri colleghi deridono le mie tesi. L’acqua non è troppo profonda, dovrai immergerti e cercare i relitti, sai che cosa è un relitto vero? »
«Una nave affondata.»
«Benone. Una volta che li avrai trovati dovrai aiutarmi a riportare in superfice qualcosa che dimostri le mie tesi. Un reperto che sia riconducibile a quel periodo storico. »
Alexo annuì semza battere ciglio.
«Tanto per cominciare ti pagherò un anticipo. »
Wintorph allungò dei soldi al ragazzo, era il doppio della cifra che gli era stata offerta come ricompensa il giorno precedente. Alexò sentì il cuore impazzire nel petto, ma riuscì comunque a mantenere un contegno.
«L’altra metà sarà tua a lavoro finito. »
«Quando cominciamo signor Wintorph? »
«Ti va bene domani? »
«Di domenica è perfetto signor Wintorph»
L’uomo sorrise. Alexo tornò a casa, mise i soldi nel portafogli di suo padre senza dirgli nulla e poi pregò. Non disse niente ai suoi genitori, se fosse morto sott’acqua in fin dei conti ne sarebbe valsa la pena.
Al largo, da dove il paesino di Alexo sembrava un piccolo presepe, una possente nave da carico ondeggiava facendo oscillare una carrucola capace di tirare su qualche tonnellata. Wintorph cercava di nascondere il mal di mare, Alexo si sforzava di non ridere.
«Signor Wintorph, le consiglio di guardare un punto fisso. »
Questo annuì, poi fece un cenno, Alexo capì che il punto giusto era quello.
L’acqua era fredda, ma Alexo impiegò poco per abituarsi. Wintorph era un pessimo marinaio, ma un ottimo ricercatore, i relitti c’erano. Alexo riemerse per comunicarlo. La faccia di Wintorph si fece da grigia a radiosa in un lampo, per poco non pianse. Alexo non aveva tempo per i sentimentalismi, faceva freddo ma, soprattutto, il cielo si stava oscurando. Ordinò che gli venisse calato il gancio, a trovare qualcosa da poter tirare su ci avrebbe pensato una volta tornato sott’acqua.
«Alexo carica tutto quello che puoi agganciare! »urlò Wintorph.
Lui rispose alzando il pollice prima di immergersi.
I relitti erano stranamente affascinanti, gli sarebbe piaciuto essere un pesce per poterli esplorare con calma. La pressione attanagliava la sua testa, ma man mano che scendeva i polmoni soffrivano meno lo sforzo. Agganciò qualcosa che sembrava assomigliasse ad un baule, poi tirò con forza la corda così che Wintorph azionasse la carrucola. Il manufatto iniziò la sua ascesa verso la luce, Alexo lo superò salendo in un lampo.
«Che sta succedendo? »
Il cielo era diventato nero e l’aria puzzava di zolfo, Alexo credette di essere riemerso all’inferno.
«Il vulcano si è svegliato, ma non è nulla, continuiamo a lavorare! »
Alexo si rimmerse senza rispondere a Wintorph, voleva raggiungere i relitti il prima possibile e togliersi da quel guaio. La sua discesa durò poco, ma una volta in prossimità di un baule qualcosa lo afferrò nel buio. Non riuscì a trattenersi dall’urlare, i suoi polmoni persero molta aria preziosa, la sua voce vibrò nelle profondità. Il suo braccio era serrato da qualcosa di liscio, forse un grosso polpo.
«Alexo non agitarti»
Doveva stare calmo, il cervello iniziava a non rispondergli più, adesso sentiva pure le voci.
«Alexo stai calmo, non voglio farti del male. »
Non era la sua immaginazione, il terrore lo divorò, fino a quando la meraviglia lo spense.
«Alexo devi fidarti di me. »
Una creatura bellissima lo stava trattenendo per le braccia.
«Chi sei? »
Non aveva parlato, ma era come se lo avesse fatto. La creatura gli sorrise.
«Sono qua per salvarti. »
«Che vuoi dire? »
«Quello che ho detto. »
«Perché? »
«Perché sei speciale. »
«Ma se non riemergo morirò annegato.»
«No! Aspetta ancora un po’, fidati di me.»
L’acqua si fece improvvisamente tiepida, Alexo sentì che la fine era vicina, i suoi polmoni erano a secco, gli occhi si stavano annebbiando.
«Quando tornerai su sarai ancora più ricco. Ci rivedremo, quando trovo un tesoro non me lo lascio più sfuggire»
La creatura baciò Alexo sulla fronte, lui riemerse senza avere coscienza. L’aria era calda e il cielo sembrava fosse fatto di carbone. Rimase sdraiato, galleggiando, così da permettere al cervello di riprendere il suo lavoro.
«Signor Wintorph! »
Le sue urla non ebbero risposta, la barca era incenerita, Wintorph probabilmente morto. Il vulcano aveva soffiato la sua furia verso il mare, tramutando il fuoco tutto quello che galleggiava. Alexo era salvo.

“Fine”.

Finita, dopo tanto tempo la mia mente ha catturato delle immagini. Dopo tanto tempo, la stanchezza sembra essersi dissolta. La mia identità forse è ritrovata. Il mio fisico è stanco, ma lo spirito ruggisce. Esco di casa e vado al bar, saluto e cerco il quadro elettrico. Deposito il mio piccolo tesoro, ma dentro c’è un altro foglio. Lascio la mia storia e apro il foglio, lo ha scritto la bambina, solita carta, solita calligrafia. Me ne vado senza salutare, devo leggerla. Una volta a casa lo apro e di nuovo disteso sul letto lo esamino prima di leggerlo. Prima di cominciare mi domando, sto leggendo per me o per far contenta la bambina? Quando ho scritto la storia di Alexo l’ho fatto per me o per la bambina? Quando si scrive lo si fa per se stessi o per gli altri? E’ più forte il mio ego, o la voglia di comunicare i miei sentimenti?


" Storia di un sogno”

C’era una volta un bambino che viveva i sogni come fossero la realtà. La sua immaginazione era una gigantesca tela che ogni giorno riempiva attingendo al poco di bello e di interessante che lo circondava. I colori che lo circondavano erano piatti e monotoni, dato che il grigio la faceva da padrone, ma quel poco che si salvava gli bastava per farlo volare lontano. Un giorno, mentre i suoi genitori buttavano giù la casa dalle urla, una figura uscì dal muro di camera sua. Il bambino rimase perplesso, era la prima volta che un sogno non rispondeva alla sua volontà.
«Chi sei? »
La figura, alta e grigia gli rispose che era un incubo. Il bambino sapeva bene cosa fossero gli incubi, li aveva vissuti appieno senza sfuggirvi, sperimentando la paura e misurando il proprio coraggio.
«Cosa vuoi incubo? »
L’incubo voleva quello che vogliono la maggior parte dei suoi simili, annichilire, distruggere, spaventare.
«Sei libero di farlo. »
L’incubo però sapeva bene che con lui non era possibile, quindi decise di fare una cosa che spesso gli incubi non fanno, cioè parlare. Viveva quello che viveva lui. Il grigio che lo circondava, le liti continue dei suoi genitori, la noia della scuola, come faceva a non farsi divorare da tutto ciò?
«Non posso odiare quello che mi circonda e neppure distruggerlo, perché se facessi così distruggerei anche le poche cose belle che ci sono.»
L’incubo non capiva il punto di vista del bambino, quindi gli chiese di spiegarsi meglio. Il bambino allungò la mano verso l’incubo e disse:
«Toccami. »
L’incubo allungò una delle sua appendici verso il bambino, dopo averlo toccato s’incendiò e diventò un fulmine.
«Portami con te, adesso»
Il bambino e l’ex-incubo entrarono nella parete per poi sparire. Nessuno vide più il bambino. Nessuno seppe mai dove fosse andato. A volte però succede che dei fulmini appaiano per qualche istante nei sogni di chi sa sognare, ma bisogna essere bravi perché spariscono subito.

“Fine”
Un fulmine viola fluttua sopra la mia testa brillando, dopo tanto tempo prendo sonno senza bisogno di bere e farmi domande inutili.
Ultima modifica di Giovanni p il 27/12/2022, 9:55, modificato 2 volte in totale.
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Bellissimo!
Ti sei preso tutto lo spazio necessario per svolgere un racconto non proprio cortissimo, ma ne è valsa la pena, incluso il passaggio di testimone, in realtà 4 racconti in uno... Wow!
E poi proporlo qui: un racconto sugli scrittori e sul rapporto tra scrittore e opera...
E la bambina che chiude con un racconto che pare descrivere sé stessa e al tempo stesso la unisce attraverso i fulmini allo scrittore...
Bello, bello, bello!
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Marino Maiorino ha scritto: 05/10/2022, 18:34 Bellissimo!
Ti sei preso tutto lo spazio necessario per svolgere un racconto non proprio cortissimo, ma ne è valsa la pena, incluso il passaggio di testimone, in realtà 4 racconti in uno... Wow!
E poi proporlo qui: un racconto sugli scrittori e sul rapporto tra scrittore e opera...
E la bambina che chiude con un racconto che pare descrivere sé stessa e al tempo stesso la unisce attraverso i fulmini allo scrittore...
Bello, bello, bello!


Grazie mille davvero per il voto e il bellissimo commento, devo aggiungere i miei ringraziamenti a Alberto Marcolli che mi ha consigliato e aiutato a rendere una storia complessa ben rifinita. I miei ringraziamenti vanno a tutti, te compreso Marino, quelli che finora mi hanno dato una mano a migliorare.
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E' capitato prima o poi a tutti gli scrittori: un momento di crisi creativa, l'orrore della pagina bianca. Nel caso del protagonista del racconto, una bambina riesce a sbloccarlo grazie alla freschezza e alla spontaneità della favola, ed è grazie a un'altra storia scritta in forma di favola che lo scrittore si ritrova. Il fatto di scambiarsi le storie, usando il quadro elettrico come cassetta postale, suggerisce un passaggio di testimone: forse la bambina diventerà una scrittrice sua volta, chissà...
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

BladeRunner ha scritto: 08/10/2022, 15:00 Buon giorno.
Un bel metaracconto. I livelli si incastrano bene, i dialoghi sono efficaci, lo stile asciutto.
Personalmente avrei preferito un po' di virgole in più, qua e là, ma il buon costrutto e la corretta grammatica rendono piuttosto scorrevole il tutto.
Ho solo qualche dubbio. Ad esempio: nel momento in cui il ragazzo restituisce il portafoglio all'uomo, non riesco a capire bene quanto viene offerto come ricompensa.
Il finale: Marino dice che si tratta del racconto della bambina, io pensavo, invece, che fosse un racconto che lo scrittore riesce nuovamente a mettere nero su bianco per i suoi libri. Forse un'impaginazione migliore potrebbe aiutare.
Il racconto della bimba è forse un p' troppo perfetto, per la giovane età.
C'è un refuso: "incendio" invece di "incendiò".
Grazie mille sia per il voto che per il commento, in bocca al lupo per la gara.
Giovanni p
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Andr60 ha scritto: 17/10/2022, 17:17 E' capitato prima o poi a tutti gli scrittori: un momento di crisi creativa, l'orrore della pagina bianca. Nel caso del protagonista del racconto, una bambina riesce a sbloccarlo grazie alla freschezza e alla spontaneità della favola, ed è grazie a un'altra storia scritta in forma di favola che lo scrittore si ritrova. Il fatto di scambiarsi le storie, usando il quadro elettrico come cassetta postale, suggerisce un passaggio di testimone: forse la bambina diventerà una scrittrice sua volta, chissà...
Grazie mille sia per il voto che il commento, si d'altronte il blocco spaventa tutti, sopratutto quando dura anni.
Chissà, vedremo...
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Un racconto in apparenza complesso dalla struttura non proprio inappuntabile.
Iniziamo dal sogno...
"Stanotte, dopo tante notti in cui ho vagabondato nella confusione, mi ritrovo nel deserto. Migliaia di serpenti di ogni colore mi scorrono di fronte come un fiume in piena. La sabbia è gelata, le stelle gocciolano il loro sciroppo latteo su di essa.
D'un tratto i serpenti smettono di fluire, sono compatti e pulsanti, come un corpo unico. Allungo le mani per accarezzarli, so che non mi morderanno, ma diventano polvere colorata appena le mie dita li sfiorano. Con le mani macchiate di ogni colore alzo gli occhi al cielo, le stelle adesso sono rosse e fumano come tizzoni. Sento che qualcosa opprime il mio torace, corro e provo ad urlare, ma la voce non esce.
Piango, le mani bruciano, la pelle tira.
La sabbia sparisce in un gigantesco gorgo, sotto di essa ci sono piante, poi delle strade in pietra e una città che non riesco a riconoscere. Il cielo ha smesso di bruciare, adesso le stelle sono diamanti. Sto meglio. Vedo in lontananza un tuono, fluttua sul suolo, è viola e brilla. Mi avvicino e lui scappa, lo rincorro e lui mi chiama, lo prego di fermarsi e lui finalmente ubbidisce, ma lo fa solo per salutarmi. Sparisce in cielo intrecciandosi e brillando. Io rimango a terra, stringo le braccia intorno al petto.
Mi sento solo, ho freddo, poi mi sveglio."
Sembra un flusso di coscienza (il quale deve poi far capo a qualcuno), ma in realtà è un sogno. E quindi chi lo racconta questo sogno? La voce narrante? Non è ben chiaro a mio avviso, perché qualcuno il sogno deve raccontarlo e chi legge lo deve capire.
Successivamente si inserisce la voce narrante, e ci siamo:
"Mi sento solo, ho freddo, poi mi sveglio.
Sono le cinque del pomeriggio, mi sveglio più o meno tutti i giorni a quest'ora. Cerco di dormire il meno possibile di notte, i pensieri mi assalgono e adesso non sono abbastanza forte da mandarli via.
"Non esiste un sogno perduto. Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo, e non bisogna cercare di trattenerne alcuno."
Fissando il soffitto della mia camera rimembro questa frase che per me è stata un comandamento, ma che adesso è solo memoria.
Adesso vivo la totale dispersione di me, la confusione mi ha portato a perdere ogni relazione che possa essere degna di questo nome. La confusione che mi impedisce di inseguire i miei sogni e di comprenderli, dato che ormai sono diventati consumismo.
Mi tiro su dal letto e penso alla mia immagine, quella che ho costruito negli anni e che sto proponendo e consumando, mi domando solo quanto questa immagine di me sia realmente attendibile, o solo artefatta e virtuale. Ma la verità è una sola, e io lo so. Non è possibile avere relazioni, obbiettivi e neppure inseguire i propri sogni se non si riesce più ad incontrare se stessi."
In seguito apri delle virgolette, le chiudi, rientra la voce narrante e poi di nuovo virgolette. Dentro le virgolette inserisci i pensieri del protagonista? Dovresti specificarlo, come dovrebbe altrimenti intenderlo il lettore?
"Non esiste un sogno perduto. Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo, e non bisogna cercare di trattenerne alcuno."

Giusto Herman, me lo ripeto, ma ora i sogni sono solo immagini che scorrono, e che non trattengo più. Mi vesto ed esco, vado in cerca dei miei anestetici.
Sono un vecchio scrittore, scaduto ma ancora osannato. Passo le mie serate nei bar letterari, lì posso bere senza pagare.

“Perché non me sono mai andato di qui?”

Mi chiedo poi chi sia questo Herman. Introduci un personaggio senza far capire, mi pare, chi egli sia e in quale rapporto sia col protagonista.

Inizia poi un'altra sequenza con la voce narrante e poi dei dialoghi.
Questa parte va bene.
Inizia poi il racconto nel racconto con un virgolettato. È un pensiero? E allora perché le virgolette per il titolo?
Se inizi a leggere la storia ad alta voce la storia va tra caporali e per i dialoghi deve inventarti qualcosa tipo trattini, visto che virgolette e caporali già li hai adoperati. Anche il fine virgolettato non lo capisco.

“Vuoi vedere che...“

Mi avvicino e la apro, un foglietto a quadretti cade per terra. Lo apro, è la storia della bambina. Devo uscire, e di corsa. Torno a casa e mi butto sul letto, inizio a leggerla.


"La storia di una volpe.”

C’era una volta una volpe che vagava per la campagna in cerca di un posto dove stare. Un giorno arrivò in un posto pieno di cose strane. Non era mai stata lì, c’erano tante pietre ammassate in gruppo. Le pietre sembravano colline, la volpe capì che non erano naturali, qualcuno le aveva messe lì. Sicuramente erano stati gli uomini, ma erano diverse dalle case e dai pollai che conosceva bene. Davanti a uno di questi cumuli sentì abbaiare rabbiosamente, scattò sulla difensiva, ma non vide nulla. I cani le facevano paura, spesso le davano la caccia. Sentì di nuovo abbaiare. Forse era immaginazione, ma quando sentì per la terza volta abbaiare chiese:

«Chi sei? Perché mi stai abbaiando contro? »
«Sono un cane e sto facendo la guardia. »
«La guardia a cosa? »
«Alla casa dei miei padroni. »
«Quale casa? Io vedo solo sassi? »
«Questi sassi una volta componevano una casa, poi la terra un giorno ha iniziato a tremare ed è crollato tutto. I miei padroni sono morti qua sotto, insieme a me. »
«E fai la guardia a dei morti? »
«Sono pur sempre i miei padroni, non posso lasciarli soli. »

La volpe provò compassione per un cane, e anche se non è semplice compatire chi ti da la caccia provò a capire il suo stato d’animo.

«Non devi abbaiarmi, io non voglio fare nulla di male. Se trovassi qualcuno che ti sostituisca te ne andresti? »
«Perché mi vuoi aiutare? Sei una volpe, le volpi odiano i cani. »
«Lo so, ma non ho un amico e tutti sono diffidenti con me. Era tanto tempo che non parlavo con qualcuno. Sento che sei triste e voglio aiutarti. »
«Allora aiutami, ti prego. »

La volpe se ne andò. Doveva trovare il sostituto, per fortuna aveva un idea. Prima di arrivare lì era passata attraverso un villaggio in cerca di cibo. In quel villaggio le era successa una cosa strana, si era trovata di fronte ad un cane che non abbaiava. Era stata tutta la notte a fissarlo e solo dopo essersi fatta coraggio, era uscita allo scoperto. Il cane era di legno. La volpe voleva prendere quel cane finto e sostituirlo con il cane con il quale aveva parlato prima. Tornò al villaggio, prese il cane, e lo portò al cumulo di pietre.

«Ho il tuo sostituto. Adesso scavo il passaggio.»
«Grazie volpe.»

La volpe sentì un soffio di aria fredda uscire dalla piccola galleria che aveva scavato. Il soffio aveva l’odore di un cane, ma non le fece paura.

«Grazie adesso sono libero. Sei un amico. »
«Grazie per esserti fidato di me, nessuno si fida delle volpi. »
«Parlerò con ogni cane che troverò, nessuno ti abbaierà più. »
«Grazie, sii felice. »

“Fine”
Stesso discorso per la storia successiva di Alexo.
Quella seguente invece, del sogno, sembra agganciata ancora peggio al discorso precedente. È una lettura del protagonista, è un racconto della voce narrante, o il solito flusso di coscienza? Non si evince dal testo.
Il finale, seppur frettoloso, funziona e la voce narrante ci informa che lo scrittore può dormire perché, si evince, dal rapporto con la bambina è rinata la creatività.
Buone le intenzioni, con questo dialogo tra la bambina e lo scrittore, meno la resa e rimane un po' l'amaro in bocca perché non nasce un vero dialogo tra i due protagonisti e alla fine non si capisce a cosa sia dovuto il cambiamento dello scrittore. Forse un solo scambio di racconti tra i due è troppo poco. Il legame dovevi immaginarlo più duraturo e profondo per far in modo da provocare un cambiamento. Non si capisce perché lo scrittore abbia ricominciato a scrivere e i racconti alla fine non illuminano la scena come ci si aspetterebbe: il primo della volpe è fin troppo semplice e il secondo esageratamente lungo rispetto all'intero racconto e sempre onirico nel finale.
La struttura del racconto, ahimé, è quella che è.
Bello e indovinato il titolo.
Da rivedere, allargare e soprattutto curare nella struttura e nella forma.
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FraFree ha scritto: 22/10/2022, 20:02 Nel complesso, l'ho trovato gradevole e mentalmente intrigante, ma ho avuto difficoltà a legare i vari piani: il flusso di coscienza, i sogni, le storie. Non per l'esposizione, quella l'ho trovata chiara.
Secondo me, a rendere il racconto dispersivo è la mancanza di un collante consequenziale tra i diversi segmenti-canali narrativi. Comunque, apprezzo la tua spiccata fantasia.
Grazie mille per il voto e io commento
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Re: Ti lascio una storia

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Rosmary ha scritto: 24/10/2022, 18:04 Un racconto gradevole esposizione molto chiara molto bella anche la spiccata fantasia forse in alcuni punti complesso tuttavia la descrizione tra narrazione e sogno non sembra essere molto focalizzata perché non si comprende subito quale sia il momento anche la differenza di lunghezza tra prima e seconda parte per il resto una lettura carina voto 5
Ciao ti ringrazio ma mi hai dato 2, se per te va bene ok ma non è 5
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Re: Ti lascio una storia

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Rosmary ha scritto: 24/10/2022, 23:35 Cosa ho sbagliato?
Mi hai dato 2 invece che 5 dopo aver detto che il racconto ti piace e lo hai votato con 5
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Rosmary ha scritto: 11/11/2022, 6:02 È un racconto con uno stile che non conoscevo.
Il metà racconto è molto ben strutturato e scritto bene, si legge bene.
Più che uno solo , sembrano diversi racconti legati da un filo conduttore.
Molto.interessante e leggibile.
Carino
Grande rosmary, spinona o bravoautore che sarai mi hai validato il 2 in una storia dove hai messo un bel commento, sei un* tost*, davvero intelligente.
Ti volevo ricordare che siamo su una pagina amatoriale dove la gente scrive per divertirsi e migliorare, se ti diverti così fai pure, ma sei triste.
Anche io avevo adottato la tua tecnica per la tua storia, ovvero affiancare un bel commento a un voto scarso, ma non validarò il voto che ti ho dato.
Quello che scrivi fa pena e pietà, vedendo poi il cervello che hai credo tu non abbia grossi margini di miglioramento.
Detto questo ora vado a lavoro, dove nei ritagli di tempo scriverò dimenticandomi di questo siparietto e di te.

Ciao ciao
Ultima modifica di Giovanni p il 11/11/2022, 9:31, modificato 1 volta in totale.
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BladeRunner ha scritto: 11/11/2022, 8:59 Calma, calma. Prima di passare alle offese personali, forse è il caso di sentire di persona l'interessato, non credi? Ho visto che Rosemary ha dato commenti positivi e voti diametralmente opposti a diversi di noi. Personalmente l'ho contattato/a per avere qualche spiegazione. Mi è stato risposto che "deve aver commesso degli errori" e non riesce a capire come porre rimedio. Ora, non so se ciò sia vero, ma, visto che Rose ha avuto diversi problemi anche solo a capire la differenza tra Commento e Risposta e come poter rendere validi i propri commenti, per ora punto sulla buona fede.
Mi rivolgo agli amministratori: potete verificare se l'utente in questione ha difficoltà e aiutarlo, in caso? Grazie.
E chi si agita?

Il suo voto è quello e quello deve rimanere.
Sulla buona fede ho dei dubbi visto che avevo già chiesto spiegazioni, che non mi sono state date. Guardacaso il mio voto è coinciso con un tempesta di pollici versi sui profili di molti.
Detto questo braviautori.it è uno spazio che vale oro, si è liberi di pubblicare e commentare, oltre al fatto di potersi confrontare con persone davvero competenti.
Nella libertà si ha la possibilità di comportarsi come si crede (nei limiti), quindi Rosemary ha fatto giustamente il suo, io ho giustamente commentato scrivendo quello che penso.

Buona giornata.
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Giovanni p ha scritto: 11/11/2022, 9:29 Detto questo braviautori.it è uno spazio che vale oro, si è liberi di pubblicare e commentare, oltre al fatto di potersi confrontare con persone davvero competenti.

Appunto, vorrei che tu allora fossi il primo a dare il buon esempio senza alzare i toni come hai fatto qui.
Giovanni p ha scritto: 11/11/2022, 7:06 Quello che scrivi fa pena e pietà, vedendo poi il cervello che hai credo tu non abbia grossi margini di miglioramento.
Detto questo ora vado a lavoro, dove nei ritagli di tempo scriverò dimenticandomi di questo siparietto e di te.
Giovanni, non è questo il modo di stare qui.
Lo dico a tutti, anche a chi replica a caldo senza riflettere.
Ultimo avviso e non replicherò.
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COMMENTO

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ci ho messo un po' per leggerlo perchè volevo leggerlo bene. NON me ne sono affatto pentito, dato che, premetto, non amo particolarmente i racconti troppo consistenti (odio usare il termine LUNGO, una corda può essere lunga, una coda di macchine, ma il racconto no, al massimo è definibile come più consistente).
Molto bello. Anche i dialoghi personali sono agevoli da leggere. La struttura è ottima. Lessico curato. Trama molto bella.
Un 4 abbondante. Complimenti. Sicuramente il frutto di un lavoro impegnativo. Alla prossima.
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Re: COMMENTO

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Mauro Conti ha scritto: 11/11/2022, 17:03 ci ho messo un po' per leggerlo perchè volevo leggerlo bene. NON me ne sono affatto pentito, dato che, premetto, non amo particolarmente i racconti troppo consistenti (odio usare il termine LUNGO, una corda può essere lunga, una coda di macchine, ma il racconto no, al massimo è definibile come più consistente).
Molto bello. Anche i dialoghi personali sono agevoli da leggere. La struttura è ottima. Lessico curato. Trama molto bella.
Un 4 abbondante. Complimenti. Sicuramente il frutto di un lavoro impegnativo. Alla prossima.
Grazie mille per il voto e il bellissmo commento, a presto.
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Re: Ti lascio una storia

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Vi ricordo che per default, i voti hanno l'impostazine che impedisce la modifica di un voto già espresso, ma l'autore può impostare tale opzione affinché invece si possa modificare. Questa scelta va fatta al momento della creazione del sondaggio con i 5 valori, tra le opzioni del sondaggio.
Si può impostare tale opzione anche a testo già pubblicato, in qualsiasi momento, anche adesso.
Magari lo specificherò maglio da qualche parte più visibile.
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Re: Ti lascio una storia

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Rosmary ha scritto: 12/11/2022, 16:55 Di messaggio in privato ne ho avuto solo da runner e altri ma non certo dal signor offese.
Avviso che purtroppo con il.lavoro e poi un incidente serio io ho un piede Ingessato perché mi hanno investito con la macchina e me la sono cavata col piede rotto.
La macchina invece è da buttare.
I pollici non so manco cosa siano sinceramente. già non avevo ben compreso che c'erano sondaggi che non era sui commenti il voto e solitamente uno può sbagliare.
Strategie non ne faccio se no a quest'ora farei il presidente della Repubblica.
Le supponenze le lascio al Dio so tutto Io.
Per molto meno io chiamo i genitori se gli alunni di comportano così.

Ringrazio delle offese
Ringrazio invece Blade Runner perché mi ha permesso di cambiare il voto
Buona sera Rosemary,

ti faccio I miei auguri per la tua guarigione, e su questo sono serissimo.

Per il resto non ti ho risposto ne contattato in privato e non credo che lo farò mai, nessuna offesa.
Per le strategie io proverei con la politica, so che pagano bene, altrimenti c'è sempre la formula uno, in Ferrari farebbero a cazzotti per averti.
Per il resto chiama chi vuoi, non avevo mai scritto nulla di così scadente su questo spazio(intendo il commento incriminato) e mai più scadrà in nulla del genere. Anzi mi impegnerò ancora di più per migliorare la mia scrittura e scambiare punti di vista costruttivi con gli altri.

Buona vita, quello sul serio
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commento: Ti lascio una storia

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“Sono le due di notte” quando il protagonista ritorna al bar per bere. Non è ormai chiuso?

Parola “posto” ripetuta 3 volte in 9 righe.

Solita abbondanza di “che”, ben 77

L’aria era calda ed il cielo – la d eufonica.

ad incontrare se stessi - d eufonica . se manca l’accento

Io vedo solo sassi? » --- punto di domanda, siamo sicuri che ci vuole?

un idea – manca l’accento

delle sua ---- delle sue

Alla fine del dialogo tra caporali non ci vuole lo spazio tra il punto finale e il caporale. Es. «Toccami. » --- «Toccami.»

s’incendio --- s’incendiò

Commento.
Condivido il parere di Maiorino, ma con un entusiasmo leggermente ridotto. I miglioramenti ci sono e sono importanti. Mi pare evidente che tutto questo tempo da dedicare alla laboriosa e spesso noiosa sistemazione del testo non è nella tua disponibilità, ma va bene così: altrimenti gli editor cosa ci stanno fare?
Partecipare a qualche concorso, se non l'hai già fatto, potrebbe essere utile. So per esperienza che il tuo genere di scrittura è apprezzato. Il mio decisamente meno, tranne (spero) che su Bravi Autori, ma qui siamo tra competenti, mentre le giurie, lo so per esperienza diretta, devono affrontare e giudicare spesso centinaia di racconti e, come noto, la fretta non è una buona consigliera.
Voto 4
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Re: commento: Ti lascio una storia

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Alberto Marcolli ha scritto: 08/12/2022, 11:07 “Sono le due di notte” quando il protagonista ritorna al bar per bere. Non è ormai chiuso?

Parola “posto” ripetuta 3 volte in 9 righe.

Solita abbondanza di “che”, ben 77

L’aria era calda ed il cielo – la d eufonica.

ad incontrare se stessi - d eufonica . se manca l’accento

Io vedo solo sassi? » --- punto di domanda, siamo sicuri che ci vuole?

un idea – manca l’accento

delle sua ---- delle sue

Alla fine del dialogo tra caporali non ci vuole lo spazio tra il punto finale e il caporale. Es. «Toccami. » --- «Toccami.»

s’incendio --- s’incendiò

Commento.
Condivido il parere di Maiorino, ma con un entusiasmo leggermente ridotto. I miglioramenti ci sono e sono importanti. Mi pare evidente che tutto questo tempo da dedicare alla laboriosa e spesso noiosa sistemazione del testo non è nella tua disponibilità, ma va bene così: altrimenti gli editor cosa ci stanno fare?
Partecipare a qualche concorso, se non l'hai già fatto, potrebbe essere utile. So per esperienza che il tuo genere di scrittura è apprezzato. Il mio decisamente meno, tranne (spero) che su Bravi Autori, ma qui siamo tra competenti, mentre le giurie, lo so per esperienza diretta, devono affrontare e giudicare spesso centinaia di racconti e, come noto, la fretta non è una buona consigliera.
Voto 4
Buongiorno Alberto,

mille grazie per il voto ma, soprattutto, per i suggerimenti. Dopo un anno che participo ai concorsi di Braviautori.it inizio a capirci qualcosa, ma il lavoro da fare è ancora tantissimo. Grazie mille perché è vero, il tempo per l'editing è poco, ma grazie ai suggerimenti come questi la strada è quella giusta.

Grazie ancora.
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La Gara 9 - Un racconto per un cortometraggio

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(dicembre 2009, 46 pagine, 456,32 KB)

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La Gara 41 - Tutti a scuola!

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Autori partecipanti: nwEliseo Palumbo, nwLodovico, nwPolly Russell, nwDesiree Ferrarese, nwRovignon, nwNunzio Campanelli, nwAlessandro D., nwLorella15, nwEddie1969, nwMichele, nwKaipirissima,
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