
In Verità, verità vi dico…




Descrizione: da definire...
Incipit: C'è chi capisce ciòca per bròca, chi Roma per toma, chi lucciole per lanterne, oppure fischi per fia…

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La consapevolezza interpreta ed è in un continuo alternato con l'ambiente ed è mutevole. Quando il corpo è esausto, la qualità della percezione che segue per mezzo della consapevolezza è diversa da quella di un corpo fresco, rigenerato. Una consapevolezza corrotta a causa di droga, ipnosi, innamoramento, trance o sotto simili influssi, modifica la nostra esperienza e ci trasferisce in un mondo completamente diverso. Il morale o l'umore interno genera la realtà individuale. La materia tutta esiste solo sulla base dell'idea che noi ci facciamo di essa. Noi pensiamo in immagini e modelli che corrispondono alle nostre aspettative e che si basano sulle nostre esperienze.
La mia realtà, ovvero la realtà che esiste fuori di me e che io comprendo, è modificabile dal mio cambiamento. Ovvero sono io che creo e cambio la mia realtà. Ovvio.
Ciascuno ha la sua realtà e la propria consapevolezza. Nessuno può interferire direttamente con questa: non è condivisibile. Ma sappiamo che possiamo descriverla e capire che abbiamo le stesse configurazioni.
Io sono solo io e la mia realtà è solo mia. Io sono consapevole di me stesso ma anche di quello che mi circonda: ne comprendo il significato e mi ci adatto e in questo assecondo la mia evoluzione.
In questo modo noi abbiamo consapevolezza, ma solo di noi stessi, non del Tutto.
Quindi in realtà non possiamo veramente sapere né dove né come né quando né perché ci è arrivata questa consapevolezza, ma solo intuirla e fare ipotesi sulla nostra situazione attuale.
Riscrivo parole già dette: la tua conclusione, è logicamente corretta e vale quanto la mia tenendo conto di quello che sappiamo, ma soprattutto tenendo conto di come riusciamo a definire "la nostra condizione attuale", ovvero il modo in cui possiamo ragionare con una logica strettamente condizionata dalla nostra cultura condivisa.
Se esiste una realtà oggettiva significa che tutti gli uomini la percepiscono nella stessa maniera e nello stesso tempo essendo tutti nello stesso luogo dell'universo. Ovvero viviamo in un momento specifico dello spazio-tempo e da qui osserviamo l'universo condividendo la realtà tutti insieme, come se fossimo in uno stormo di uccelli o una palla di sardine ma ciascuno nella propria individualità.
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Quando parlo di realtà oggettiva, non intendo riferirmi a quella soggettiva che per forza di cose è differente, avendo ognuno di noi sviluppato e plasmato l'IO quindi noi stessi (secondo la mia conclusione su cosa sial'IO) in maniera singola e unica, non ripetibile quindi. Però dal momento che oggettivamente tutti facciamo parte e siamo iscritti in un universo esso stesso finito, viviamo ognuno singolarmente e diversamente non solo le stesse, e poi applicate e risultate diversificate in ricezione/risposta, avuta/data in noi emozioni, ma anche e soprattutto e questo invece è per tutti in egual misura lo stesso limite ultimo di comprensione. Questo aspetto è oggettivo per tutti. Quindi condiviso da ognuno di noi. Quindi per arrivare a questa oggettività che è essa stessa la fonte del problema dell'IO in essere, ho portato una teoria, falsificabile da chiunque di noi, in qualunque momento, ma che porta ad un esatto logico motivo, per cui tutti a loro modo e misura cercano, vogliono o pretendono questa stessa risposta che si trova comprensibilmente per ognuno e quindi per tutti gli 8 miliardi ormai di IO, ivi presenti, fuori dalla percezione possibile della realtà stessa. Quindi cercando l'infinito nel finito. In paragone noi non siamo come sardine, ma come pesci appartenenti tutti alla stessa specie, ma ognuno indipendente e unico dall'altro, iscritti però tutti nello stesso medesimo oceano, nello stesso ambiente finito, ma che vorrebbero (illusoriamente quindi, non accettando in sé di essere solo pesci), con i mezzi che hanno ricevuto in dote, compresa la loro stessa coscienza che li definisce tali (pesci, ma andando in autoprotezione di sopravvivenza per se stessa, non lo accetta come ultima unica risposta data in essere) di poter nuotare e sopravvivere nello spazio aperto, o possibilmente ancora oltre ad esso, restando però in qualche modo (fisico, o spirituale che sia) in vita o ancora presenti.
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Mi è piaciuto proprio perchè si da la massima importanza al punto di vista di chi vive la sua vita, e chi da valore a questo forse non capirà tutto, ma vivrà bene.
ottimo lavoro.
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