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Infanzia

(poesia narrativa, brevissimo - per tutti)
2.315 visite dal 01/04/2011, l'ultima: 2 settimane fa.
4 recensioni o commenti ricevuti
Autore di quest'opera:
avatar di Paolo Maccallini
nwPaolo Maccallini
(socio onorario)
$ donatore 2019 (2 dal 2009)









Descrizione: da definire...

Incipit: InfanziaRicordo i miei amici come erano allorai bambini che sono statiquando restammo sulla soglia dell'adolescenza con il viso rivolto indietrosegnato dalla terra e dal solegiornate di caccia alle raneboccate di vento in bicicletta sgridate per il ritardo alla cenaper le scarpe rovinatepedalate me…


Infanzia
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Elenco Tag dell'opera:
#infanzia(29)    #ricordi(205)



Recensioni: 4 di visitatori, 5 totali.
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recensore:
avatar di Sphinx
nwSphinx
(socio onorario, collaboratore)
$ donatore 2011

Recensione o commento # 1, data 00:00:00, 01/04/2011
Caspita.
Sorvolo sulla metrica, anche perché a dire il vero in alcuni punti ho fatto un po' fatica a leggerla e ho dovuto soffermarmi in vari punti.
Il titolo mi sembra riduttivo, perché seppur nella prima parte non ci sia dubbio a cosa ti stai riferendo, verso la fine descrivi tutt'altro.
Nelle prime tre strofe (se così si può dire) mi sono trovato a immaginarmi la mia di infanzia, e mi ci sono rivisto appieno, forse perché certi ricordi fanno parte di un bagaglio collettivo.
Nella quarta il significato si fa più ostico, ma si percepisce il passaggio nell'utilizzo di parole di connotazione negativa in mezzo ai ricordi come "ferite", "persi", "cimitero", "rughe", "scomparso", "sudari", "morto", che indicano la fine dell'innocenza.
L'ultima strofa invece rappresenta secondo me la sconfitta, l'amara constatazione che non si torna indietro, come un naufrago che perde la speranza.



recensore:

Giuseppe Novellino
Recensione o commento # 2, data 00:00:00, 01/04/2011
Ricordi d'infanzia si accumulano come tratti di un grande affresco. Portano il sapore evocativo di un mondo soggettivo, ma prendono forma in una specie di scenario in cui tutti ci possiamo specchiare. Versi sciolti, ora dolci, ora spigolosi, ora veramente duri contribuiscono a dare corpo al tutto. Ci vedo qualcosa dei disegni di Paolo.



recensore:
avatar di Angela Di Salvo
nwAngela Di Salvo
(socio onorario, collaboratore)
$ donatore 2015 (3 dal 2011)

Recensione o commento # 3, data 00:00:00, 02/04/2011
Nel mondo innocente e fantastico dell'infanzia l'anima dell'essere umano è capace di meravigliarsi di tutto e di concepire i sogni e le avventure più belle. Specie se questo periodo dell'esistenza è condiviso con un gruppo di amici fedeli e uniti. Ma poi, inevitabilmente, ognuno prende la sua strada e di quei sogni, di quelle avventure esplorative nella natura a caccia di emozioni, non resta che un lontano ricordo, indimenticato ma perduto per sempre. Le cinque strofe descrivono questo processo evolutivo dal mondo infantile e fanciullesco a quello "adulto" e maturo dove si prende coscienza che il tempo, nel suo implacabile scorrere nel mare della vita, poterà con sè disincanto, predita e delusioni. Delle cinque strofe di cui è composto il componimento, quella più ermetica e meno armoniosa è di certo la quarta, dove il linguaggio volutamente più oscuro si concretizza in immagini della natura che hanno un "nonsoche" di epico e di leggendario e dove è evidente una marcata concentrazione di trasfigurazioni metaforiche: "colonne di pioppi sotto le volte dell’albero che si dice del sole", "il succo acre delle graminacee ferite", "il passo favoloso del cimitero di megaliti assorti", "pelle di muschio e rughe cadenti" e "le infinite anime calcaree dei bivalvi" che rallentano la musicalità intima e nostalgica dei versi della prima parte. Unico appunto il verso "mi rivedo perso con loro" pare si riferisca a "mamma e papà" (citati nel verso precedente), mentre appare pertinente che si faccia riferimento agli amici d'infanzia ormai perduti.



recensore:
avatar di Paolo Maccallini
nwPaolo Maccallini
(socio onorario)
$ donatore 2019 (2 dal 2009)

risposta dell'autore, data 00:00:00, 02/04/2011
In effetti la quarta strofa è ostica: a un livello superficiale di lettura descrive semplicemente le mete delle 'scampagnate' di un gruppo di bambini curiosi. Inizialmente si parla di pioppi, graminacee e albero del sole; poi descrivo un 'passo', cioè un valico fra due monti, e il linguaggio diventa particolarmente criptico, anche se tutto ha un senso, nella mia testa. Faccio riferimento a pietre coperte da muschio e da fossili di bivalvi (vongole, per interderci), in quanto vestigia di un fondale marino 'sollevato' dal moto della crosta terrestre.

Io non ci avevo pensato, Sphinx, ma effettivamente il 'passo' tetro, sorvegliato da 'megaliti assorti' è un simbolo, neanche tanto recondito, del passaggio dall'infanzia all'adolscenza. E' un posto pauroso, una sorta di cimitero di vecchi giganti (le fantasie dei bambini?), quel limbo che abbiamo attraversato con difficoltà, chi più chi meno, lasciando un'identità (quella fanciullesca) per trovarne un'altra, più complessa e arricchita anche dalla sfera sessuale.

Che paura in quel passaggio! Il luogo oscuro in cui ci si trova è la propria mente, le stanze nuove che si scoprono e la luce diversa che investe quelle già frequentate; e il proprio corpo, che muta come in una brutta trasposizione cinematografica de 'Lo strano caso del dottor jekyll e di mister Hyde' di Stevenson.



recensore:
avatar di Ida Dainese
nwIda Dainese
(socio onorario, collaboratore)
$ donatore 2019 (2 dal 2015)

Recensione o commento # 4, data 00:00:00, 09/07/2018
In effetti anche a me piace molto questa poesia e mi ritrovo con i commenti di chi mi precede. Molto interessante l'interpretazione dell'autore. Mi piace il movimento dato al testo, che ricorda il talento da disegnatore, capace di creare immagini potenti con tratti precisi. Le prime tre strofe sono uno sbocciare in crescendo dell'infanzia, prima ingenua, poi spensierata e infine ardimentosa. Trovo che la soglia sia proprio lì, all'inizio della quarta strofa, dove cambiano il linguaggio e le immagini come colpi di pennello più scuri e pesanti, dove si allontana il mondo precedente. L'ultima strofa ha per me un sapore dolce e malinconico, sa di cose perdute, di lontananze e di momenti che non si possono più cambiare.





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