




Descrizione: da definire...
Incipit: L' immaginazione ci permette tutto. Io ne ho tanta di immaginazione e non ho paura di costruire cast…

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Noi non sapremo mai l'origine, noi, esattamente come quando ci inganniamo o ci siamo ingannati sulla possibile via di fuga, ognuno col suo diverso sentire, così ora possiamo immaginare qualsiasi opzione possibile sull'origine e saranno tutte fino a prova contraria che mai arriverà, giuste per noi.
Io l'unica cosa che per quel che mi riguarda posso affermare è che l'origine da cui tutto poi ha preso forma, non è in questa realtà.
Noi non ne siamo parte, ma solo derivazione, evolutiva, siamo cioè una realtà chiusa (ancora per noi in evidente espansione) a sé stante anche dall'ente creatrice di questa, dove dal momento stesso che si è venuta a formare partendo dal vuoto, non ha mai avuto niente da spartire con essa.
Il come può essere tutto il contrario di tutto, e in fondo non ha assolutamente importanza, tu prima hai detto che le mie frasi non avevano senso, e razionalmente e letteralmente è esattamente così su questi aspetti. Tu ora hai "creato con la tua mente tramite immagini una realtà che esiste per immagini appunto, senza muovere nessuna materia se non nel tuo corpo stesso tramite i vari impulsi neuronali per creare l'immagine stessa poi concretizzata nella tua mente. Il tutto senza cambiare assolutamente nè tempo né luogo dove tu risiedi cioè questa realtà.
Quindi chi ci dice che allo stesso identico modo un Nulla eterno ed infinito che oltre a non necessitare di alcun tempo e spazio per essere, (non sappiamo poi cosa altro comporti questo stato), ma comunque fermo nella sua eternità ed infinitá di essere (senza quindi divenire nulla da ciò che è, cioè essere lui stesso assenza di tempo e assenza di spazio) non possa anche solo aver "immaginato" tramite sua volontà lo stesso con questa realtà e così facendo aver così creato concretamente il vuoto da cui tutto ha poi preso moto e tempo finito o in suo divenire tale? Lui facendo questo è rimasto esattamente ciò che è e la realtà è diventata in essere e divenire ciò che noi sappiamo e viviamo in essere. Nessun contatto, nessuno spirito o anima a connessione di nulla.
L' errore è stato il mio probabilmente di aver iniziato o spostato su questo il discorso, l'ho fatto in verità solo per dare modo di riflettere che contro ogni iniziale nostra immagine o intuizione di fondo, è al nostro finito che conviene puntare e non all'infinito eterno che non ci appartiene. Quindi detto questo è meglio spostare i nostri ragionamenti su quello che invece è di nostra reale competenza e possibile fruttuoso dibattito.
Ho apprezzato molto il tuo testo comunque, su questo è quasi vero affermare che non abbiamo limiti, se non noi stessi.
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Invece tutto al suo interno è in stato di movimento anche il vuoto è in espansione, ma ad ogni modo arriverà il tempo e spazio su cui esso si concluderà o lo sarà al suo termine di espansione. Cosa succederà quando poi sarà il suo termine massimo d'arrivo non lo so, implode, collassa su se stesso, si blocca il divenire del tempo e lo spazio, quindi collassando il tutto a catena si crea una singolarità e si ricomincia di nuovo dal vuoto, ma cosa importa in fondo? La nostra coscienza se ancora c'è ne sarà una cesserà con esso, essendo questa legata e pervenuta solo dal corpo.
Lo so che è difficile da spiegare ma ogni tanto ci provo. E ripeto:
" voglio spiegarti il mio "castello" dell'universo e farti osservare un'immagine che per me è chiarissima e che lo sarebbe anche per te se potessi parlarti con la telepatia condividendo in tempo reale i miei pensieri. Invece posso solo descriverli sperando che tu abbia la buona volontà di comprenderli. Non ti chiedo nulla in cambio, nessun giudizio che condizioni il tuo modo di pensare; non ti chiedo neppure di crederli veri ma solo di capire cosa vedo io in queste immagini".
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Se è così sarebbe una immagine astratta ma perfettamente logica dal tuo punto di vista di Giancarlo uomo e al contempo di Giancarlo Dio.
Questo però riporta anche al mio discorso per fare questo non nella immaginazione, dovresti guardare il tutto di questa realtà da fuori di essa e dovresti essere perciò in assenza di tempo e in assenza di spazio, allora potresti vedere quindi tutto perfettamente già compiuto in ogni tempo e spazio finito che tu volessi osservare o percepire tale, trovandoti o essendo tu in un infinito spazio ed eterno tempo.
Però per come la vedo io o sei fuori o sei dentro, una esclude per forze di cose l'altra, altrimenti tu potresti ora dirmi esattamente cosa è il tempo e lo spazio finito e anche cosa è invece l'assenza di essi. Quindi o crei/osservi o vivi/muori per farla breve.
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tu sei nel tuo letto cosciente o meno diciamo di questo stesso momento presente/passato che stai vivendo, oppure in uno qualsiasi del tuo presente/passato anche direttamente alla nascita o al concepimento stesso, non ha molta reale importanza
La tua consapevolezza si trova invece in uno spazio tempo fermo, perché essa al contrario tuo si muove alla velocità della luce, poi a tua insaputa essa ti trova nel tuo spazio tempo in movimento presente/passato e si tuffa dentro di te diciamo, da questo momento in poi una volta che hai riflettuto profondamente su te stesso, hai questa intuizione, intuizione che tu poi metti in pratica dal momento che tu ora puoi anche consciamente riuscire a distaccarti tramite questa consapevolezza, dal tuo io corporeo e immaginare tutto questo, cioè l'intuizione che ti porta a sapere di comprendere questo fatto di poterti distaccare dall'io/corpo in Altro/consapevolezza
Quindi essenza/consapevolezza = velocità della luce/universo fermo quindi tutto lo spazio e tempo già esistente, mentre invece solo io/corpo = presente/passato cioè universo secondo le percezioni normali del tempo e dello spazio quindi dal tuo punto di vista normali/reali
Quindi alla morte io/corpo resta nel tempo presente/passato
La consapevolezza invece torna in questa altra prospettiva, cioè l'universo o realtà ferma muovendosi essa sempre alla velocità di un fotone
Allora io per quanto possa aver compreso e trovo questa comunque una bellissima immagine da ipotizzare o percepire reale, però mi domando:
la tua coscienza rimane iscritta nella consapevolezza?
Alla tua morte fisica, se così non è cioè che la consapevolezza non riporta poi in sé la tua coscienza, essendo tornata alla sua prospettiva di universo finito, ma che in realtà essendo per essa fermo in tutti i suoi segmenti spaziotemporali, i vari tubi o espansione di esso, tutte le galassie e buchi neri, ogni corpo celeste in ogni suo tempo, poi ogni volta quindi può tornare ad essere una nuova consapevolezza di un altro essere umano come in precedenza ha fatto dentro il tuo corpo e la cosa si ripete tendenzialmente su ogni singolo umano, essendo l'universo totalmente immobile, quindi diciamo una bolla o ipersfera, così com'è nella sua interezza delle quattro dimensioni, dove non si può comunque risalire al come e perché si sia creata, ma non ci sarà nemmeno una fine effettiva data essendo essenzialmente già finito e immobile nel suo completo spazio e tempo viaggiando alla velocità della luce/consapevolezza
Quindi sostanzialmente un universo finito nel suo spazio e tempo, ma immobile, quindi solo eterno, ma non infinito, essendo comunque spazialmente limitato anche nel suo tempo eterno di immobilità, se visto comunque da questa prospettiva
Così ipotizzando o sentendo la questione elimini il problema di origine e fine praticamente
Quindi rimane questa sorta di vita spazio/temporale presente in tutto l'arco di vita del pianeta, cioè iscritta già in ogni suo tempo e spazio finito e presente dove la consapevolezza si può tuffare a piacimento
Ora però rimane un problema la consapevolezza è una per ogni singola persona morta, viva o futura (essendo già l'universo finito) in vita?
E se essi in vita non hanno riflettuto abbastanza, cioè non hanno colto la loro consapevolezza essa ritenta infinite volte?
Invece se l'hanno colta e quindi diciamo la tua coscienza rimane così legata ad essa poi una volta morto il corpo che succede la consapevolezza che altro scopo o senso avrebbe poi?
Se tu leghi la consapevolezza alla tua coscienza automaticamente una volta che la coscienza raggiunge la consapevolezza, la consapevolezza perde scopo e senso
In poche parole si ripete poi la stessa domanda che ti attanaglia già ora anche dopo la tua morte dell'io corporale
Perché ora la tua consapevolezza/coscienza non avrebbe più scopo e senso di essere ancora presente essendo la tua coscienza ora perfettamente e realmente consapevole
Ha senso se essa non si legherebbe di volta in volta alla coscienza della persona data o scelta, quindi di volta in volta ripeterebbe la questione di rendere consapevole un'altra coscienza umana, fino a quando però saranno tutte consapevoli e poi non avrebbe più senso né scopo
Questo però riporterebbe il tuo stato umano comunque alla cessazione totale del suo essere pensante, quindi anche così stando le cose non cambierebbe nulla dal tuo punto di vista attuale sul tuo mantenimento di coscienza dopo la morte, se la coscienza non si lega ad essa
Oppure in ultima analisi essa è una consapevolezza/spirito che divide parte di sé per ogni forma di vita potenzialmente cosciente di sé stessa, quindi quando tutte, o almeno le coscienze in grado di raggiunge questo stato avranno preso consapevolezza e saranno legate ad essa, questa tornerà ad essere l'entità unica cosmica/divina di conoscenza, coscienza e consapevolezza universale infinità ed eterna
Oppure la stessa cosa ma singolarmente applicata
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È lo stesso binomio tra Dio/consapevolezza e spirito/coscienza. Lo spirito/anima si unisce a Dio, come nel tuo caso la coscienza si unirebbe alla consapevolezza. Tu avverti la tua consapevolezza esattamente come un credente (io di qualche mese/anno fa) avverte o può avvertire in sé la reale presenza di Dio. In entrambi i casi Altro di diverso e slegato dal sé/io corporeo.
Tu tramite il dubbio, il credente tramite la fede (un dubbio, mascherato da sentita certezza interiore).
Cambiano di fondo solo i termini usati.
Quindi per vivere o sentire questo devi nutrire comunque in questo un dubbio/fede/speranza che sia ad ogni modo o misura possibile.
Essi però sappiamo da dove derivano, sono emozioni derivate da sentimenti che tu associ a questo tuo percepito reale sentire, esattamente come in maniera differente facevo io, perciò la solita conclusione, dopo la solita domanda
Sinceramente e onestamente perché senti il bisogno di questo?
Abbiamo due modi per percepire reali ogni emozione o sentimento dato e letto.
Uno è sentire col corpo, e la mente quindi segue anch'essa fisicamente (scambio di informazioni e lettura di queste tramite il sistema neuronale) il corpo (quando ci si tuffa in mare per esempio, al contatto stesso con l'acqua la mente fa fatica a pensare ad altro, perché il corpo percepisce uno stato di cambiamento esterno netto, e per un po' la mente segue il corpo, oppure quando si presenta una grossa ferita la mente fa fatica a divagare, perché segue il sentire del corpo).
Oppure possiamo sentire con la mente (come quando ricordiamo un evento passato o immaginiamo uno futuro/presente) e in questo caso è il corpo che segue emozionalmente e fisicamente questo nostro percorso mentale.
In entrambi i casi percepiamo il sentimento quindi l'emozione provata, compresa e quindi vissuta in noi o come assolutamente reale o perfettamente consci che non lo sia, ma tra queste poi si possono collocare situazioni o percezioni dove non ne abbiamo una assoluta conferma, quindi dubbio o fede.
(Questo qui sopra è un mio ragionando non ho ancora potenzialmente letto niente o non ho niente a memoria di letto su questo aspetto).
Questo perché mente e corpo sono una cosa sola non c'è divisione né dualismo.
Mi hai spremuto il cervello comunque, te ne do atto.
Ho voluto solo analizzare la questione secondo la mia logica, questo non toglie il fatto che quello che penso io è solo il mio punto di vista che non deve essere per forza anche il tuo.
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Questa credo che riassuma anche la concezione dello spazio tempo teorica di cui Einstein era convinto (a prescindere dalla figura di Dio esterna che osserva a cui ognuno può sovrapporsi per comprendere il senso del discorso relativo dello spazio e del tempo secondo la teoria della relatività).
Per togliere Dio dalla equazione basta pensare il di fuori della realtà in cui è inglobato l'universo, come totalmente esente o assente dal concetto relativo di spazio e tempo.
Per Dio o un osservatore qualsiasi che si trovi al di fuori della nostra realtà quindi, non essendoci spazio e tempo, avrebbe una concezione totale e univoca di questa realtà, dove invece questi due valori sono entrambi presenti e relativi/intrinseci e relativi anche a tutti gli altri valori e forze della fisica ad essi associati e con cui essi interagiscono. Ma essendo ora al di fuori della realtà in un punto di osservazione privo di entrambi, apparirebbe tutto l' insieme contemporaneamente cioè tutto immobile esattamente come tutto lo è ipoteticamente fuori dalla realtà.
Noi all'interno invece subendo il divenire dello spazio/tempo abbiamo solo una vista parziale di esso limitato alla porzione di universo a noi visibile cioè da dove possiamo rilevare la prima traccia di luce che a noi arriva sotto informazione di questo, tra cento miliardi di anni luce per dire se esistesse ancora l'umanità e perdesse tutti i nostri dati odierni non potrebbe più osservare o cogliere in nessun modo la risonanza di fondo scaturita dal Big Bang perché nel frattempo essa, non sarà più possibile rilevarla essendosi l'universo a noi visibile perciò calcolabile/rintracciabile dietro di noi, spostato seguendo relativamente la sua stessa espansione.
La mia coscienza, la coscienza dell'Io, con la morte del corpo e della mente memoria compresa è persa. Nella vita normale il fatto di essere consapevole permette allo spirito (Sé) solamente di osservare e comprendere l'Io e tutto ciò che rappresenta.
Non so come si comporterà il mio spirito (ammesso che esista davvero come solamente intuisco)
ma è lo spirito che ha la consapevolezza dell'esistere e logicamente immagino e spero che conservi la coscienza di quello che era l'individuo IO in vita; non so in quale modo.
La consapevolezza è uno stato dell'essere dello spirito, non è lo spirito.
Ma la consapevolezza vera è un livello altissimo di concentrazione e di sforzo che deve fare il Sé (sempre tramite l'IO) per migliorare la capacità di intervenire direttamente sulla materia.
Ma il discorso si amplia troppo e va oltre la logica dei nostri ragionamenti.
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