Recensione o commento # 1, data 16:41:48, 29/05/2022
Sottoscrivo ogni singola frase, questa è la realtà delle guerre, di tutte le guerre, poi l'ipocrisia e una falsa memoria anch'essa pilotata a seconda di dove doveva e deve essere portata, ci tolgono il peso di ammettere tutto questo che tu hai detto. Finalmente qualcuno che ragiona con la sua testa e non solo con il telecomando o internet alla mano.
risposta dell'autore, data 20:12:18, 29/05/2022
Grazie Gabriele. Ho scritto questa cosa riflettendo sul ruolo dell'informazione avuto in questa guerra (Ucraina) rispetto a quello avuto in guerre precedenti sponsorizzate dall'occidente. Credo che (nonostante le guerre si somiglino tutte) le differenze di trattamento tra le une e le altre siano state abissali, e che questo sia dovuto esclusivamente a motivi di schieramenti politici. Detto ciò prendo atto che finalmente l'informazione inerente la guerra in Ucraina ci sta mostrando le guerre per quello che effettivamente sono, e cioè crimini insensati da evitare a tutti i costi.
Spero almeno, che questo segni per sempre la nostra percezione delle guerre, di TUTTE le guerre, e che ci tenga il più lontano possibile dall'esserne tentati, anche se per motivi che riteniamo validi.
Recensione o commento # 2, data 20:39:08, 29/05/2022
Sarebbe bello, ma la storia ci insegna già che come umanità abbiamo purtroppo memoria breve e come singoli ci abituiamo fin troppo bene ad assistere attivi come passivi ad ogni dolore, le stesse immagini di oggi come sempre è stato verranno sostituite con altre diverse, censurate poi o mostrate che siano, sempre uguali di domani, almeno fin che queste poi non ci toccheranno o segneranno di nuovo direttamente, ma anche lì, un paio di generazioni e si torna punto e a capo, come è sempre stato, la memoria di nuovo vacilla… Ripeto tutti crediamo di volere o cercare la pace, ma in realtà ognuno di noi, in propria misura o scala rappresentata anche nel suo piccolo quotidiano, è sempre verso la guerra che poi tende per natura. Rapportato poi questa natura sempre derivata da paura ed egoismo su scale di potere decisionale di singoli o squadre di governi di stato, la nostra guerra di "condominio" diventa quello che poi vediamo.
Recensione o commento # 3, data 19:06:30, 29/05/2022
Mai come in questa guerra si è attivato il "double standard" anche rispetto a come viene trattata dai media. Se nelle guerre "umanitarie" i morti non si vedevano (sarà stato ucciso almeno un bambino, in Afghanistan?), qui ne vediamo centinaia, tutti causati dai nostri "nemici". E se i morti non ci sono, si tirano fuori dalle tombe e si mettono in posa: dite cheese…
risposta dell'autore, data 21:21:42, 29/05/2022
Andr60, condivido in pieno le parole del tuo commento.
Recensione o commento # 4, data 21:54:13, 30/05/2022
Bastiano e Saruzzo discutono in maniera molto seria stavolta. Ci sono guerre e guerre perché lo decidono i media, ci danno in pasto i buoni e i cattivi. Ma le guerre sono guerre: muore la gente che non le combatte, muore chi è obbligato ad andare a morire. Ci propinano le guerre giuste e le guerre sbagliate, come se per i motivi fosse differenza.
Niente eserciti, niente guerre.
Bel lavoro.
risposta dell'autore, data 19:22:26, 31/05/2022
Ottima recensione Francesco, in poche righe hai colto in pieno il perno della questione.
Recensione o commento # 5, data 19:10:21, 31/05/2022
Non basta Francesco, non basta niente eserciti, niente guerre.
Per far cessare veramente ogni tipo di guerra per come la stiamo intendendo ora almeno, l'unico modo è niente stati governanti, niente nazioni, niente confini, niente campanilismi, niente divisioni di razza o popolo, quindi per forza di cose non essendoci niente più da conquistare o difendere, niente eserciti, quindi niente armi pesanti per lo meno.
Tutti uguali nella stessa terra che è di tutti di identico diritto e patria per e di essere vissuta come tale.
UTOPIA.
La verità è che non succederà mai questo non finché l'uomo sarà uguale per natura a se stesso, in ogni luogo e in ogni tempo.
risposta dell'autore, data 19:45:34, 31/05/2022
Anche per me l'utopia è fondamentale, nel senso che l'utopia sta alla base di tutto, è l'utopia che regge il castello della volonta di cambiare. Senza utopia non c'è foglia che si muove. È vero che niente eserciti non basta, ma le foglie di un albero non si staccano mai tutte quante contemporaneamente. Quindi, non perdiamo mai di vista l'utopia, ma nello stesso tempo -nel nostro concreto- cerchiamo dare qualche scrollatina all'albero…
Recensione o commento # 6, data 20:29:41, 31/05/2022
Vero il discorso dell'albero, ma se non elimini i confini nazionali come li elimini gli eserciti? Una è conseguenza dell'altra in questo caso specifico. Finché esiste una nazione sovrana ci sarà sempre un esercito a difesa della stessa, se non solo militare, anche civile come stiamo vedendo. Quindi il problema è a monte, finché ci sarà qualcuno che attacca per logica ci sarà qualcuno che difende, come se poi non si abitasse nella stessa identica terra o suolo che sia che da un passo/metro all'altro, invece cambia completamente a seconda di un immaginario confine o reale muro, divisorio. Vista così viene da ridere se poi non morisse davvero la gente proprio per questo.
Recensione o commento # 7, data 20:36:05, 31/05/2022
Purtroppo Arturo l'utopia è fondamentale per lavarci la coscienza, sapendo benissimo quello che bisogna fare per eliminare queste cose, ma questo ci serve solo come miraggio futuro di cambiamento, quando però l'uomo stesso è altrettanto consapevole che non potrà mai raggiungerlo perché così facendo andrebbe semplicemente contro quello che è. Domani faremo questo, domani non ci sarà più quest'altro… Domani… il miraggio irraggiungibile e inarrivabile, la promessa dell'uomo, di cambiare se stesso… e se anche si riuscisse ad avvicinarsi a questo cambiamento, allora si capirebbe solo quello che è, İllusione.
Recensione o commento # 8, data 19:11:18, 01/06/2022
Vedi Gabriele, io faccio una distinzione: l'antimilitarismo non è pacifismo. Il pacifismo è un'utopia (e anch'io sono d'accordo che le utopie servono: il miraggio dell'oasi nel deserto ti permette di andare avanti), l'antimilitarismo è un concetto politico applicabile.
La pace non fa parte della natura umana. Potremmo anche eliminare ogni confine e disarmarci completamente, non eviteremo mai i conflitti. Un mondo senza confini non impedirà i litigi condominiali, le vertenze, i dissidi tra culture diverse… una politica antimilitarista può però evitare che dal contrasto si arrivi alla guerra. L'Islanda, il Costa Rica e non ricordo chi altri non hanno esercito; si può fare.
Recensione o commento # 9, data 21:08:25, 01/06/2022
Finché si parla di stati "minori" (i quali immagino siano poi coperti o godono di copertura militare in caso di attacco esterno, da parte di stati "maggiori" non belligeranti nei confronti degli stessi stati privi di esercito, il che sarebbe comunque la stessa cosa nei fatti) in peso politico internazionale si, lo so che è possibile, io mi riferivo però a stati di peso rilevante "nell'equilibrio" mondiale di potenze o superpotenze. Sono d'accordo che le "guerre di condominio" continuerebbero, ma senza confini da difendere poi le guerre "pesanti" non verrebbero più messe in atto dal momento che non avrebbero più alcun senso, quindi a cascata elimini gli stati, elimini le armi pesanti, elimini la guerra su larga scala. L'uomo continuerebbe quindi le sue guerre interne ed esterne, inerenti però ora solo al suo raggio di azione personale o sociale, ma non più nazionalistico, essendo comunque portato o tendente per natura a questo.
Recensione o commento # 10, data 20:50:03, 31/05/2022
Anzi in realtà se accettassimo realmente ciò che siamo, se capissimo, che non è la pace che vogliamo che non è la fraternità tra i popoli, non è il benessere di tutti o il pieno diritto alla vita, non è questo che l'uomo è, vuole o cerca (questo lo cerca in altro, essendo possibile, nel suo stesso sentire, solo fuori da sé stesso, cioè da quello che è in realtà, quindi un'altra illusione, da cui poi anche questa è conseguenza diretta), allora forse invece che inseguire miraggi, dovremmo proprio per questo realmente guardarci in faccia e dirci la verità. Solo ammettendo questa stessa verità, i nostri limiti, le nostre paure ed i nostri propri egoismi, allora forse, anche se non potessimo comunque cambiare le cose, smetteremmo quanto meno di illuderci, di poterle o volerle veramente cambiare, ponendo fine almeno su questo aspetto, di vivere poi tutti immersi nella e dalla, nostra stessa menzogna.
risposta dell'autore, data 13:38:24, 01/06/2022
Provo a rispondere (in modo molto conciso) ad alcune delle tue obiezioni.
1) Secondo me, eserciti e confini nazionali non sono necessariamente diretta conseguenza uno dell'altro, ma se oggi come oggi lo sono, questo è dovuto più alla nostra mentalità che fatica a concepire un mondo nel quale le differenze, invece di essere motivo di discordia, possano essere concepite come fonte di ricchezza per tutti.
2) Vero… l'utopia è fondamentale ma essendo rivolta al futuro può trasformarsi in miraggio. Per questo dico che l'utopia da sola non basta se contemporaneamente non si da anche una bella scrollata materiale all'albero in questione.
3) Io non credo alla teoria del "buon selvaggio". Credo che la nostra natura originaria non abbia nessuno scopo se non quello di sopravvivere ad ogni cosa e ad ogni costo. Gli scopi (e i relativi concetti di bene o male) ce li siamo inventati noi umani grazie alla nostra capacità di pensiero. Il pensiero è la più alta evoluzione della natura, e tramite esso potremmo avere (se imparassimo ad usarlo come si deve)la possibilità di riscattarci dal nostro cieco e puro istinto di sopravvivenza per evolgerci verso una vita qualitativamente sempre più alta.
Spero che le mie argomentazioni -sicuramente troppo parziali- non risultino anche troppo confuse e vaghe.
Recensione o commento # 11, data 21:26:45, 01/06/2022
Non sono né vaghe né confuse, sono pienamente comprensibili o condivisibili, ma dettate però dalla speranza che l'uomo evolva se stesso in qualcosa di diverso o migliore da quello che è ed è sempre stato. Il problema è che la storia stessa dell'uomo, cioè i fatti da lui commessi contro se stesso, si ripetono ciclicamente uguali da 250.000 anni né più né meno. Quindi ogni speranza di un cambiamento reale risiede solo nell'illusione della stessa. Quello che cambia via via è solo ciò che rappresenta di più o meglio, l'uomo nel tempo in cui esso passa, od è passato, prima il mito, poi Dio, le religioni, ora la tecnica funzionale a se stessa. L'uomo però rimane sempre uomo, governato dalla primordiale paura dell'ignoto e dall'egoismo (nel rincorrere anche qui, il miraggio della propria salvezza o speranza futura di essa, prima rappresentata e riposta in Dio, ora risiedente nella tecnica e nella sua scienza) da questa derivata che porta in ogni tempo e modo a quello a cui noi assistiamo oggi e a cui i nostri figli assisteranno domani. Come lo cambi questo? Non puoi, non come specie in toto almeno, si può solo prenderne atto in piena coscienza e sincerità con se stessi, accettando cioè semplicemente quello che siamo sempre stati in essere e divenire. Possiamo migliorare nella forma, possiamo limare un po' questo, soggettivamente parlando e singolarmente facendo, ma non nella sostanza di ciò che siamo come specie data. Detto in due parole, la ragione e la logica verranno e varranno sempre meno se rapportate alla/sulla paura e l'egoismo dato in essere nell'uomo. Paura ed egoismo insiti in questo, fin dai primi anni dopo la sua nascita e su cui fonda successivamente e imprescindibilmente (dettati, come già riportato poc'anzi, dalla comprensione dell'Io, della paura primordiale, cioè la sua/nostra futura morte, quindi alla ricerca spasmodica ed egoistica di una sua/nostra speranza di salvezza riposta poi in ogni chi o dove) la sua propria personale crescita o possibile (diversa in ognuno per forma e grado, ma non per sostanza) comprensione sia interiore che del mondo circostante, quindi anche la stessa volontà/impulso/pulsione mentale, di pensiero o fisica, conscia o sub conscia che sia, di sottomissione o prevaricazione della propria persona ai fini o danni dell'altro, quindi singola, culturale, sociale, statale e nazionalistica, è da questo stesso punto, concetto e prerogativa iniziale perciò che nascono e partono poi le guerre in ogni loro passata, presente o futura, concezione espressa.
Recensione o commento # 12, data 22:30:38, 01/06/2022
Mi rendo conto che poi così si porta tutto il discorso sulla filosofia e psicologia umana, ma se si vuole analizzare o prendere atto di un problema reale bisogna chiarire le cause/effetto da cui lo stesso problema deriva e si perpetua nel tempo in divenire sempre uguale a se stesso. In questo caso quindi, non ha possibile soluzione, se non nella/con, la fine stessa dell'uomo.
risposta dell'autore, data 09:53:49, 02/06/2022
La tua è un analisi lucida e impeccabile che descrive uno stato di fatto imprenscidibile. Detto questo c'è una frase che mi colpisce particolarmente; quando scrivi che "la ragione e la logica verranno e varranno sempre meno se rapportate alla/sulla paura e l'egoismo dato in essere nell'uomo"… Ecco, la congiunzione "se" di questa frase mi sembra la chiave di tutto, se ce un "se" è segno che non tutto è deciso in anticipo e che, per quanto improbabile, un altra via da quella tracciata è sempre possibile. Vane speranze da ingenuo sognatore?… possibilissimo anche questo… ma se fosse così che altra scelta abbiamo se non quella di tentare l'impossibile?… Esistere è assurdo?… bene, ingegniamoci assurdamente. Forse che Sisifo sarebbe più saggio a non cercare ogni volta di riportare il masso in cima alla montagna?… non so, non credo. Buona Giornata.
Recensione o commento # 13, data 15:42:28, 02/06/2022
Caro Arturo, non voglio assolutamente che passi il messaggio che voglia avere per forza ragione su questi argomenti, io do semplicemente un mio punto di vista personale al problema in questione che a sua volta può diventare spunto di riflessione per l'altro. Ognuno chiaramente ha pieno diritto di avere tutte le speranze che desidera riporre in un futuro prossimo a venire, ed è libero e giusto che sia così.
Detto questo, dal mio punto di vista invece, sono proprio queste stesse sentite, ma sempre illusorie speranze che ognuno nutre in vista di un futuro, questo miraggio di cambiamento in essere dell'uomo sull'uomo quindi che alla fine comporta come risultato proprio il continuo da e in ogni tempo di vita dello stesso il problema sempre presente in essere.
Tu hai detto "visto che c'è un se" nel mio discorso precedente, allora questo significa che c'è anche una remota possibilità che…
Il punto è che se avessi voluto proseguire lo stesso ragionamento (ho voluto omettere il resto per non risultare troppo pesante) in maniera logica il risultato sarebbe riprendendo la mia stessa frase che:
"la ragione e la logica verranno e varranno sempre meno se rapportate alla/sulla paura e l'egoismo dato in essere nell'uomo"
Quindi una ragione e logica di pace se rapportata alla/sulla paura e l'egoismo dell'uomo in essere, a sua volta poi essa si trasformerebbe e diventerebbe in essere una ragione e logica di guerra.
Questo spiega perché si faranno e ci saranno sempre guerre su ogni possibile livello dato.
Quindi appurando che le cose siano queste (non lo appuro io, ma la storia) è facile comprendere che il miraggio stesso, non aiuta ad uscire dal problema, anzi per certi versi ne è addirittura complice, non volendo prendere realmente atto o reale coscienza cioè del problema stesso, aggrappandosi sempre quindi alla speranza di una soluzione futura.
Quello che possiamo fare allora, e questo dà poi anche un senso all'uomo stesso, è solo comprendere e accettare dentro ognuno di noi i nostri stessi limiti (umani e di natura umana), quindi comprendere e accettarci per quello che siamo, nel bene, ma soprattutto nel male, sempre stati in essere e divenire nel tempo.
Facendo questo abbiamo e possiamo dare un vero senso sia al nostro stesso motivo di essere interiore che a quello esteriore a noi. Due universi interi da scoprire e comprendere per quello che essi sono. Non sono ancora bastati 250.000 anni di vite già vissute per farlo nella sua completa interezza. Non è già abbastanza per una singola vita da vivere? Ma se noi continuiamo solo a sperare che in futuro l'umanità cambi solo perché sia a nostro modo di vedere e sentire giusto e logico che debba farlo, siamo sulla strada sbagliata a mio avviso.
Ripeto possiamo singolarmente e soggettivamente limare in noi questa stessa natura (non cambiarla), ma questo è già molto difficile farlo su noi stessi, accettando per questo i nostri stessi limiti, ma se lo applichiamo all'umanità intera, la risposta risulta evidente e palese agli occhi di tutti in ogni singolo giorno.
Questo perché il reale e possibile miglioramento implica però una rinuncia di tutti e indistintamente, del loro stesso benessere acquisito tramite o per via del problema stesso (in ogni epoca storica data), quindi anche la consapevole rinuncia ai nostri stessi standard di vita. Tutti sono buoni a volere o desiderare la pace, molto meno però a rinunciare a parte di quello che hanno già ottenuto loro, in nome di questa per l'altro (tornano quindi la paura e l'egoismo di ognuno). L'occidente invoca a gran voce la pace, ma nella sua storia ha sempre venduto armi (arricchendosi/ci quindi tutti, non nella stessa misura ovviamente, su queste stesse armi) ai/sui territori o Stati dove erano presenti le guerre (Africa e Medio Oriente in primis, nell'era moderna). Questo a dimostrazione palese di quello che asserisco, sempre ripeto dal mio punto di vista.
Ecco perchè riprendendo nuovamente la mia frase precedente e da te citata:
"la ragione e la logica verranno e varranno sempre meno se rapportate alla/sulla paura e l'egoismo dato in essere nell'uomo"
Quindi una ragione e logica di pace se rapportata alla/sulla paura e l'egoismo dell'uomo in essere, a sua volta poi anch'essa si trasformerebbe e diventerebbe in essere quindi una ragione e logica di guerra.
La soluzione o mitigazione per meglio dire di questo problema allora, si può ottenere quindi, non sperando o illudendosi oggi di/in un futuro domani a venire, ma prendendo inizialmente piena coscienza e conoscenza già oggi, comprendendo e accettando quindi oggi e non domani, ciò che siamo, siamo sempre stati e saremo anche domani.
Recensione o commento # 14, data 16:55:47, 02/06/2022
Meno male che non tutti arrivano alle tue conclusioni e che ci sono persone che della speranza fanno azione positiva per il miglioramento della specie. L'atteggiamento mentale remissivo e senza speranza condiziona spesso il modo di vivere creando fenomeni negativi. Ti ho sempre contestato questo modo di esprimerti ma liberi tutti di pensarla come ciascuno reputa giusto.
Recensione o commento # 15, data 22:07:40, 02/06/2022
Giancarlo il mio non è un atteggiamento remissivo, tutto il contrario, l'atteggiamento remissivo è proprio la speranza di un domani per non accettare e quindi prendere atto e coscienza del problema oggi. Si è sempre sperato nel domani, ma la vera evoluzione se ci può essere, non viene dalla speranza, ma dall'accettazione della realtà in essere dell'uomo stesso, solo cosí poi si potrebbe provare non tanto a risolvere alla radice il problema, perché significherebbe andare contro la nostra natura (paura ed egoismo) che volenti o no ci ha comunque consentito la sopravvivenza della specie, quindi non è solo una concezione negativa in essere. Ma se il problema non lo risolvi, allora lo puoi solo accettare e mitigare o limitare al più possibile, ma non illudendosi che finiranno un giorno le guerre perché l'uomo cambia quello che è. Esempio stupido, sto provando al meglio ad esporre questa mia teoria sull'inganno dell'Io (in cui provo a dare un po' di risposte logiche a questo tipo di perché). Bene se questa stessa fosse stata parte della cultura e quindi società post mitologica per dire, se quindi non ci sarebbe stata alcuna speranza di una vita dopo la morte, anche solo tramite le tre religioni più "sentite", questa mancata speranza avrebbe però salvato nei fatti milioni di vite vissute e a venire. Però nessuno probabilmente sarebbe stato o sarebbe disposto a sacrificare o cedere questo sentire e bisogno personale di salvezza propria (in un domani), in cambio di quella altrui (oggi), anzi proprio questo stesso sentire applicato alle masse, quindi questo egoistico bisogno di una via d'uscita, dovuto alla comprensibile paura, avendo coscienza della futura propria morte, poi nella storia ha portato ciò che sappiamo bene che ha portato, credo a intuito più morte che salvezza concreta (praticamente lo stesso esempio sulla guerra e le armi portato nel commento precedente, diversa questione, ma stessa logica attuativa nell'uomo in essere). Questo per farti capire che accettare le cose per quello che sono non è né la via facile né quella remissiva, ma è quella che invece nell'uomo e nei suoi limiti umani lo porterebbe a evolversi o quantomeno a smascherare la propria menzogna riposta solo nella speranza illusoria in un domani che non sarà però mai oggi, ma domani appunto, domani…
Il miglioramento della specie non viene attuato dal singolo, ma da un riconoscimento globale ad ogni livello, del problema stesso in essere per quello che è, rapportato poi alla realtà oggettiva in essere dell'uomo.
Se questi due fattori si sovrappongono o equivalgono il problema non è risolvibile nell'uomo. Ma è possibile solo un limitare al meglio dei casi il problema, quindi non certo non accettandolo per ciò che è in rapporto stretto a ciò che siamo noi, non certo rilegandolo come nella storia si è sempre fatto, a un superamento illusorio ad un indefinito domani di ciò che invece rappresenta, descrive e caratterizza l'uomo (non solo questo chiaramente) in tutto l'arco passato e presente stesso della sua storia.
risposta dell'autore, data 10:41:10, 03/06/2022
Io credo che la questione non sia stabilire dov'è il torto e dove la ragione. Non è questo che mi interessa, non mi interessa mai, ne in questa ne in nessuna delle questioni nelle quali mi sento coinvolto (per me torto e ragione sono inevitalbilmente sempre presenti in ogni singola posizione). Quello che in ogni discussione mi interessa è veder crescere, argomento dopo argomento, la qualità delle diverse riflessioni. In altre parole, da una buona discussione non mi aspetto mai risposte definitive ma domande ancora più alte. Esattamente questa è la sensazione che provo a rileggere queste nostre riflessioni per le quali voglio ringraziarvi enormemente. GRAZIE ragazzi, sono molto orgoglioso di vedere che da un piccolo scritto senza troppe pretese come il mio si sia potuta generare una discussione così ricca di spunti sempre aperti verso nuove e più "alte" considerazioni.
Recensione o commento # 16, data 07:48:06, 05/06/2022
Questo è successo perché sei uno dei pochi che ha avuto l'occhio per vedere la realtà della guerra per quello che è, non per quello che viene fatta passare alle masse agendo sull'emotività delle immagini e il ribaltamento del significato delle parole. Quindi i commenti o riflessioni "alte" vengono perché hai scritto e descritto semplicemente la verità.