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Tue 16 April, 16:02:09
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Recensione o commento a: Due poesie, un racconto, un incipit - (Altro Altro, Brevissimo) - di Hercules:

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Le altre recensioni o commenti
Di Arcangelo Galante: Due poesie, un racconto, un incipit, per mostrare al lettore l'inconfondibile stoffa, costituente il pensiero di chi ha pubblicato. Il racconto mi è piaciuto, perché denso di umorismo, e mette in luce il rapporto dell'intellettuale con quella macchina premurosa, ottusa, e talvolta infernale, in quanto oggetto pure di caos, per coloro incapaci di gestirla, che è, per l'appunto, il computer. Ben scritto, con quell'eleganza di costrutto e ricerca lessicale. Piacevole persino il sonetto Nonsense, per la musicalità e per le rime, che sembrano giocose. Un poeta che sa veramente giocare e farci, con le parole. Un cordiale saluto, Hercules.
Di Ida Dainese: “Il computer”: questo è un racconto davvero gustoso, impossibile non sorridere malignamente nel vedere che certe lungaggini tecnologiche appaiono anche agli altri e non solo a noi. Stile ironico e veloce che riesce a mostrare sia ciò che succede sia i pensieri del protagonista (il dettaglio della tortora che fugge). Per quasi tutto il testo Ercole “dialoga” col computer, immerso in una conversazione assurda, fatua, inutile che fa risaltare quanto sia solo, lì, davanti a una macchina che gli passa mille messaggi. Che differenza in paragone alla brevissima conversazione finale con un altro umano, dove si può esitare, invitare, bere un caffè insieme in modo così imperfetto e indisciplinato.
Di Ida Dainese: “La luce del sole”: questo incipit spaventa un poco, così massiccio e con quell’inizio di frasi sospese, imprigionate in una punteggiatura inadatta. Capisco perché i commenti precedenti l’abbiano definito manzoniano, perché ha lo stesso abbraccio descrittivo che accoglie il lettore, accompagnandolo nella storia. Storia che si interrompe sul più bello, proprio quando sta per avvenire qualcosa che determinerà la narrazione. Che suspense, sono forse arrivati i Bravi (non Autori) a portar impedimento: questo romanzo non s’ha da fare!
Di Ida Dainese: Le due poesie hanno una musicalità di versi dovuta al ritmo e alle rime. Si leggono con piacere e si rileggono per cercare di afferrare il messaggio dietro l’armonia dei versi. “Tramonto” ha un respiro più ampio perché lo sguardo si spinge più lontano, abbracciando cielo e mare, rendendo i pensieri di chi scrive più generali e condivisibili. “Nonsense” è più vicina perché lo sguardo trova subito un referente concreto, a portata di mano; il tramonto sul mare appartiene a tutti ma quel tiglio silenzioso, in cui è possibile immedesimarsi, diventa un tutt’uno col poeta, col suo desiderio di rinnovarsi, di prendere respiro prima di una nuova primavera.
Di Giuseppe Novellino: Mi inserisco nella discussione. Penso che lo scopo di Braviautori non sia quello di coltivare la vanità di tanti creativi, i quali, vedendosi in qualche modo pubblicati, possono alimentare il proprio io (sperando che sia almeno l'io artistico);ma quello di fare emergere tanta creatività nascosta e di mettere a confronto gli autori stessi, oltre, naturalmente, all'opportunità, per gli autori stessi, di farsi leggere e di leggere per il piacere di leggere (la stessa cosa vale per le altre forme d'arte). Semmai il problema è di trovare lo spazio giusto. Si è parlato del forum. Ebbene potrebbe essere il luogo dove non si scambianono solo fugaci impressioni, saluti, incoraggiamenti o brevi imput critici, ma un luogo dove possono essere affrontate anche questioni di un certo spessore come quella che il nostro amico Hercules ha sucitato con i suoi lavori molto interessanti soprattutto sul piano formale. Le persone qualificate, a quanto pare, ci sono. Tutto ciò potrebbe alimentare l'impegno e la qualità culturale di questo sito che mi sembra già notevole. Infondo sono le persone che fanno i siti (come qualsiasi altra realtà umana e sociale), non viceversa. Angela e Hercules mi hanno molto interessato nel loro dibattito e mi hanno fatto capire che aprire Braviautori non è una perdita di tempo.
Di Angela Di Salvo: Ritengo che una approfondita discussione sul Forum per confrontarsi sul tema dello stile di scrittura e del rapporto fra l'autore, il testo prodotto e i destinatari (che sono i lettori) sia molto opportuna. E non per solo per te, ma per tutti quelli che ci cimentiamo ogni giorno nel difficile compito di avere un approccio costruttivo ed efficace tanto con i testi letti quanto con quelli che proviamo a creare noi. Le regole che esistono per la grammatica e la sintassi non valgono allo stesso modo per lo stile che può variare da autore ad autore. Quello che cambia è la finalità che intendono raggiungere con la scrittura e la lettura sia lo scrittore che il lettore.
Di Angela Di Salvo: Il racconto "Il computer" è una bella pagina descrittiva di un'esperienza che tutti quanti (o quasi) facciamo quotidianamente con una certa frequenza. Questo strumento tecnologico, che tanto ha cambiato la nostra vita, il nostro modo di pensare e di comunicare, è la gioia e il tormento della nostra esistenza.
Gioia perchè ci semplifica e ci aiuta in molte attività(e in particolare il lavoro), tormento perchè con tutte le procedure, gli intasamenti, gli aggiornamenti e le attese interminabili per aprire e leggere certe pagine web, a volte ci procura momenti di fastidio e di intollerenza. Ecco perchè il protagonista, non appena ha l'occasione di allontanarsi dal pc e coltivare un rapporto umano, non esita a uscire dalla stanza per prendersi un caffè in compagnia. Le parti descrittive sono articolate e ben fatte. Come già espresso in precedenza, non amo molto lo stile eccessivamente ipotattico, ma ognuno ha il suo stile e il suo modo particolare di esprimersi e di raccontare.Le opinioni si possono condividere o confutare, mentre determinati suggerimenti non sono vincolanti e si possono tranquillamente ignorare evitando di manifestare il mancato gradimento.(anche perchè chi sugerisce ha fatto una lavoro mentale senza alcuno scopo o profitto).
Di Hercules: Carissima Angela, sono ancora Hercules. Non vorrei che, nella mia risposta al tuo commento a "Tramonto", tu percepissi un velo di "acredine" che assolutamente non c'era, o almeno non era voluta, o meglio era più che altro un pizzico di disappunto nei confronti di me stesso, per non avere saputo esprimere chiaramente ciò che volevo dire con quella poesucola. In realtà ti ringrazio per ogni tua osservazione che può aiutarmi a migliorare. Per quale altro motivo, infatti, sarei qui su Braviautori a pubblicare, e a rispondere alle recensioni: se non per sentire l'opinione e i suggerimenti dei lettori? Chiaro? OK.
Quanto all'incipit, qui metti veramente il dito sulla piaga. Quanto è lecito ad un autore discostarsi dal parlare e dal sentire comune, e quanto invece è tenuto, nel suo stesso interesse, ad avvicinarsi il più possibile ai gusti tendenze inclinazioni preferenze ecc. dei lettori? Questione tormentosa e ardua, forse insolubile. Hanno sbagliato Joyce, Gadda, Musil, e più recentemente De Lillo, Saramago ecc. ecc.? Domanda mal posta, è ovvio, si tratta indubbiamente di grandi ingegni ai quali sarebbe ridicolo paragonarmi (per cui la ritiro immediatamente). Mi fermo qui. La Redazione suggerisce che "per una discussione più ampia è consigliare usare il forum"; sono ancora incerto se l'argomento lo meriti; ci penserò, ed eventualmente ci risentiamo lì, se vuoi. Grazie comunque per il tuo interesse nei miei tentativi letterari.
Di Hercules: Gent.ma Angela Di Salvo (sono Hercules, scrivo da un altro computer e non ricordo la password). Apprezzo moltissimo l'intenzione di voler "correggere" gli errori (di metrica, suppongo); molto meno il risultato. L'ottavo verso è ora un novenario (a meno di ammettere due orrendi iati consecutivi); il tredicesimo un dodecasillabo. L'immagine delle pietre infrante che vagano in mezzo all'acqua e, par di capire, anche in mezzo al cielo, è francamente inquietante (non intendevo suggerire che le pietre potessero vagare sua sponte come zombies). Nell'originale erano i pensieri che vagavano. La soppressione dell'enjambement erosa / scogliera può forse rendere la lettura più accattivante, ne terrò conto a beneficio delle prossime eventuali poesie. Bisognerebbe farlo presente più spesso (è un errore molto diffuso, cfr. Leopardi ecc.). Non mi convince invece la normalizzazione di "a mezzo il mare e il cielo" nell'espressione "in fondo al mare"; perché si perde quello che volevo suggerire (il tumulto dei pensieri si placa non "in fondo al mare" ma attorno all'orizzonte ormai indistinto, dove sogni e rimpianti paiono ombre, e come anche il cielo e il mare, nelle particolari condizioni di luce del tramonto, paiono confondersi). Forse è colpa mia che non mi sono spiegato bene. Ma comunque, per vari motivi, mi risulta impossibile accettare i Suoi suggerimenti, senza dubbio bene intenzionati, e dei quali comunque La ringrazio.
Di Angela Di Salvo: Trovo l'incipit del racconto costruito con un periodo molto complesso, denso di proposizioni subordinate che si innestano l'una dentro l'altra senza lasciare al lettore il tempo di"prendere fiato" e di comprendere appieno il senso dei singoli concetti. Molti periodi andebbero accorciati e corretti (come quello iniziale in cui tutto rimane sospeso, senza la presenza di una proposizione principale che possa completare il senso del discorso). (cioè un "anacoluto"). C'è un uso eccessivo del punto e virgola al posto del punto che invece potrebbe portare al testo un momento di pausa per rendere più armoniosa e meno farraginosa la struttura ipotattica. Infine, per quanto interessanti siano queste descrizioni e considerazioni di carattere scientifico, è noto che i lettori non le amano affatto. Preferiscono un incipit "snello,suggestivo e ammiccante" che li invogli a proseguire la lettura. Pertanto ti consiglio di rivederlo sia nella struttura che nella lunghezza.
Di Angela Di Salvo: Molto ben scritta la poesia "Tramonto", ci sono belle immagini. Però, dato che non sono versi liberi ma seguono una struttura metrica, la sistemerei così:

"Le barche in mar sospese verso cielo
in questa sera che è miracolosa
se tutto avvolge di colore rosa
la luce con un delicato velo

e i miei pensieri che erano sfacelo
come pietre sulla scogliera erosa
infrante ora con l'onda silenziosa
vagano in mezzo all'acqua e al cielo

scivolano le barche sulle onde
s'incagliano i pensieri dove affiora
rovina di memorie e gioie avare

ma l'istante infinito le confonde
là dove l'uno nell'altro trascolora
ombre, sogni e rimpianti in fondo al mare.
Di Pia: Carissimo Hercules, mi è piaciuta la tua piccola dissertazione sulla punteggiatura, qui abbiamo anche il forum e siamo pronti ad accogliere nuove discussioni intelligenti (anche quelle meno intelligenti purché si chiacchieri in maniera simpatica) per cui ritieniti libero di avviarla, sei iscritto automaticamente una volta che ti sei iscritto qui Razz
questa è la guida indiana forum/
Di Hercules: Gentilissima Pia, mi sento veramente benvenuto su questo sito letterario che definirei "di buona volontà" (nel senso evangelico)! Non saprei spiegarti le mie scelte quanto all'interpunzione. Posso solo confessare che il punto mi mette oggettivamente in imbarazzo: così perentorio, definitivo, ambizioso, spesso presuntuoso; mentre il pensiero ama scorrere liberamente, e tutt'al più conosce pause, rallentamenti, incertezze, ripensamenti, sincopi. D'altra parte, solitamente uso moltissimi punti nei passaggi "realistici" (la realtà è spesso perentoria). Penso che sia questione di gusti, e ammetto candidamente di non avere un'opinione precisa in proposito. Grazie ancora per la recensione.
Di Hercules: Caro Giuseppe, io scrivo ormai solo con il computer. Non sono né un conservatore, ma nemmeno un innovatore a tutti i costi. Lo sguardo della tortora è la nostra coscienza (se qualcosa del genere esiste) che ci invita a non smettere mai di cercare il senso di ciò che facciamo.
Di Hercules: Giuseppe: il romanzo, ahimè, s'è arenato al quarto capitolo, fra la montagna dei miei personali limiti e le mine vaganti dei gusti imprevedibili dei lettori d'oggi. I quali, peraltro, li giustifico perfettamente: ammetto di avere io stesso saltato a piè pari, da giovane, il famoso "ramo del lago di Como", e di avere trovato il coraggio e il piacere di leggerlo solo ad età avanzata.
Di Hercules: Grazie Giuseppe. "Tramonto" è stato veramente un cimento come dici tu. Mi è costato tre giorni a scriverlo, e un altro paio a limarlo; ma sono riuscito a fare passare, credo, attraverso le implacabili regole della metrica e della rima, la sensazione intatta di quel tramonto, e un altro paio di cosette. Ma perché mai uno dovrebbe sottoporsi a simili regole? Sarebbe un bel discorso (da fare su un forum?). "Nonsense" è partito da una "falsa illuminazione" ricevuta durante la lettura di un libro, che spiegava che, al giorno d'oggi, dobbiamo essere pronti a rinnovarci continuamente, a liberarci dei vecchi schemi e amenità del genere (nonsense!). Ciao
Di Pia: Non sense è una poesia scritta, almeno credo, senza nessuna pretesa, magari in un momento di particolare tranquillità mentale (a me capita così con le filastrocche) eppure l'ho gradita molto, è simpatica, intelligente e musicale. Ne Il computer mi ci sono riconosciuta, le tipiche situazioni in cui pensi che è meglio lasciare tutto e andare a prendere il caffè, prima di cedere alla tentazione di buttare via dalla finestra quell'ottuso, eppure indispensabile, strumento che quando decide di far perdere tempo ci riesce benissimo. La luce del sole è un gioiellino, tutte le descrizioni sono davvero affascinanti e rese alla perfezione. Avrei qualche remora solo sulla punteggiatura, il punto sembra che ti abbia fatto qualcosa per cui non lo vuoi usare e il punto è virgola ricorre in maniera un pò esagerata ma credo che tu lo sappia bene e quindi sia voluto.
D'altronde uno che scrive così bene deve per forza essere cosciente di questo Wink benvenuto
Di Giuseppe Novellino: Bel racconto, denso di umorismo, che mette in luce il rapporto dell'intelletuale con quella macchina premurosa,ottusa e infernale che è il computer. C'è chi scrive con la penna, su foglio (vero) di carta, e c'è chi non scrive nemmeno una prola che non compaia su un monitor. Due fazioni (la prima nobile ma perdente) che si fronteggiano. In mezzo sta lui, l'aggeggio, con tutto il suo armamentario anglofono di avvisi e funzioni ripetuti con l'ottusità di un superimbecille. Il racconto è scritto bene, con quell'eleganza di costrutto e ricerca lessicale che è tipica dell'autore. Non mi gusta l'uso sovrabbondante del punto e virgola.
Di Giuseppe Novellino: Quale romanzo può far seguito a un tale incipit? Mi piacerebbe leggerlo. Incredibile la costruzione della prima pagina; un elaborato discorso ipotattico, un lunghissimo periodo che poi perde addirittura i suoi connotati di periodo (non perchè errato), apparendo come un fiume tanto ampio da percepirsi solo nei suoi rivoli. C'è in questo autore, secondo me, un cimentarsi con le possibilità della parola e della frase, un desiderio di esercitarsi, di sperimentare, in una specie di virtuosismo che non si sa dove voglia arrivare. Comunque l'impresa è ammirevole e lascia intendere un amore per i classici e per il meraviglioso periodare manzoniano. Che distanza tra questa scrittura e quella dei giovani d'oggi!
Di Giuseppe Novellino: Bello il sonetto classico. Direi molto corretto nella metrica con quello schema di rime ABBA ABBA CDE CDE. Un cimento notevole, anche perchè il risultato poetico non è forzato. Interessante "Nonsense" per la sua musicalità e per le rime che sembrano giocose. Un poeta che sa veramente giocare con le parole.






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