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Recensione o commento a: Riflessioni al Vento - (Racconto Narrativa, Breve) - di Mastronxo:

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Le altre recensioni o commenti
Di Ida Dainese: Un racconto che mi è piaciuto molto, mi ha sorpresa e un po’ commossa. Hai trasformato questo oggetto, già affascinante di suo, nella coscienza di casa. Un oggetto che “riflette”, cioè accoglie dentro di sé e poi restituisce le immagini di chi o cosa gli passi davanti, e che “riflette” cioè pensa al loro valore.
Uno specchio ha sempre qualcosa di magico, raddoppia il volume di una stanza piccola, ti dice chi è la più bella del reame, ti svela come ti vedono davvero gli altri, offre passaggi in altri mondi, ruba l’anima. Questo è uno specchio pensante, che ricorda la felicità e ne ha nostalgia; il modo in cui racconti le sue riflessioni (sempre nel doppio senso di immagini e pensieri) fa pensare alle particelle dei sentimenti che dal disperdersi nell’aria sono state attratte e imprigionate nella patina del tempo che ricopre ora la superficie dello specchio morente.
Di Stefano di Stasio: Monologo introspettivo di uno specchio che vive con dolore la propria solitudine. Addossato alla parete il personaggio riflette le immagini delle scene di vita quotidiana di un piccolo nucleo familiare. Capace di intendere e sentire freddo e calore ma non di esprimere a parole le emozioni che pure riesce a provare, il protagonista partecipa a suo modo alla felicità che si genera attorno alla figura di un bambino piccolo. Con la sua sensibilità termometrica la voce narrante sottolinea il genuino calore che si diffonde dalle effusioni reciproche di una mamma e di un papà legati da un solido rapporto d?amore e il freddo che, invece, deriva da rapporti più formali della donna con i suoi amanti in cui il contatto fisico è ridotto a fagocitare l?identità del partner. Restituisce immagini più luminose di fronte a coloro che generano calore umano e imbruttisce l?immagine di coloro che sono incapaci di amare. Buona l?architettura d?insieme e l?ottima coerenza narrativa. Finale forse un po? troppo triste.
Di Angela Di Salvo: Il racconto è "giocato" sul doppio significato del verbo "riflettere", che può significare "rimandare un'immagine" oppure "pensare". Ed entrambe le cose fa questo "specchio" , un semplice oggetto che pensa come un essere umano e assolve alla sua funzione di stumento che permette a chi vive nella casa, dove esso è appeso, di "guardarsi". Alla fine sembra quasi di percepire la rassegnata e triste nostalgia di un figlio che è stato abbandonato da solo in quella casa, come un oggetto. Ma LUI non "è" più un oggetto, possiede una "mente pensante" che si strugge e prospetta una rinascita.
Un racconto surreale carino e profondo. Si legge con piacere.
Di Tania Maffei: Uno specchio, un oggetto inanimato, in questo racconto prenda vita. Non giudica non può farlo non è dotato di mente così come non prova sentimenti. Si limita a prendere atto delle situazioni e a riportare i fatti per quello che sono. Sa solo 'riflettere' ma etimologicamente il termine utilizzato è volutamente ambiguo: riverbera la luce ma anche il pensiero umano. Tenerissimo quest'oggetto che resta in una casa abbandonata dove non ha più nulla da riflettere se non le pareti gelide, nude e desolate di un'abitazione ormai inanimata. Come sempre, quest'autore, dalla grande sensibilità artistica e dalle idee non comuni, non ci delude mai.
Di Skyla74: Un racconto dal sapore agrodolce.
La sensazione estraniante con cui il protagonista si manifesta, così "alieno" alle passioni umane, cattura il lettore e lo sprona alla lettura facendo leva sulla curiosità. Uno specchio in una camera da letto...Very Happy

Strana ma calzante la scelta dei termini maiuscoli, parole astratte per un oggetto che non sa far altro che riflettere... soprattutto in senso astratto. Vividi i flashback sulla routine familiare, quella sensazione di Calore che lo specchio ha impresso su di sé fino alla rovina della famiglia.
Ho molto apprezzato il senso di alienazione di quest'entità immutabile alle prese con la frenesia della vita umana, così incomprensibile ai suoi occhi. Mi sono quasi sentita triste per lui...
Di Giuseppe Novellino: Il personaggio è uno specchio, messo nella camera di mamma e papà. E' contento di fare il suo lavoro di specchio, cioè riflettere le persone. E quando esse guardano dentro di lui, si sente invadere da un grande e benefico calore. Poi, a un certo punto, le persone se ne vanno, la casa rimane deserta e lo specchio è immerso nel freddo e nella tristezza. Il racconto riesce aa amalgamare una contestualizzazione realistica con la simbologia distorta e allucinata relativa allo specchio cosciente. Il risultato mi sembra notevole: un bel raccontino avvincente che invita a pensare sul bisogno di comunicazione e di unione fra le persone.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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