Le altre recensioni o commenti
Di
Massimo Baglione: E' vero. Dunque, riassumendo, posso tranquillamente sentirimi libero di dirti: smettila di pensare e disegna, e basta!
Di Paolo Maccallini: Le clavicole presentano due snodi alle estremità , due cerniere; eppure il movimento è impossibile, poiché questi elementi anatomici collegano due zone del torace, che è un pezzo unico.
Anche qui dunque, come nel caso delle fessure sulla guancia, abbiamo quello che appare come un errore, una contraddizione assurda. Ma è proprio così?
Si tratta di un oggetto meccanico 'impossibile', contraddittorio; e in questo senso mi fa pensare, mesi dopo la sua realizzazione, alle architeturre impossibili di Escher, che trascendono la semplice funzione illustrativa, alludendo ad altri significati.
Di Massimo Baglione: Appoggio completamente la tua spiegazione.
Di Paolo Maccallini: Riguardando il disegno mi sono rammaricato di aver rovinato la guancia sinistra del robot con quelle depressioni, che, mi sono detto, non hanno alcuna funzione pratica, e sono antiestetiche.
Eppure, ho pensato, se le ho fatte, è perché un qualche significato devono averlo, almeno se vogliamo applicare la teoria freudiana (che per altro conosco in modo approssimativo) con la quale vengono giustificati gli errori e i gesti mancati (i famosi lapsus). E improvvisamente mi sono venute in mente le fratture delle sfere di Arnaldo Pomodoro (e chiedo scusa per l'ardire dell'accostamento): le irregolarità deturpano la perfezione della superficie metallica, come gli errori degli uomini, i loro orrori e quelli della natura, umiliano e sporcano il loro anelito alla perfezione e alla bellezza.
La verità è che una sfera perfetta, pulita, è noiosa: è la macchia che esalta la bellezza di ciò che la circonda. Allo stesso modo è l'imperfezione somatica che esalta la bellezza di un viso; così come gli errori rendono unica una vita. E se con un colpo di spugna si potesse cancellare il brutto, l'imperfetto; allora scomparirebbe con esso anche il bello.
Il disegno è di Aprile scorso, e forse anche allora ero arrivato a questa conclusione; sebbene l'abbia potuta formalizzare razionalmente solo ora.
Di Paolo Maccallini: "Lo spettatore ... si diletta nell'ammirare le varie fasi della lavorazione, come se fossero opere a sè stanti." Grazie Giuseppe! E grazie allo scanner, che conserva ciò che è andato sempre perduto, dalla notte dei tempi: quello che c'era prima della fine, sotto lo strato finale; i ripensamenti, i cambi di strada. Tutta una storia.
Di Giuseppe Novellino: Il farsi del quadro si accompagna anche al farsi del personaggio in una sorta di metadisegno. L'immagine, come al solito è suggestiva, bella nel mettere insieme artificiosità e natura. Lo spettatore partecipa a questo laboratorio. Gode del risultato finale, ma si diletta nell'ammirare le varie fasi della lavorazione, come se fossero opere a sè stanti.
Di Angela Di Salvo: Come si intravede dallo sfondo, è' un uomo il creatore di questa Venere robotica e mi pare estremamente orginale l'idea che egli abbia voluto creare un robot con il nome di una dea, come è estremamente difficile conferire fascino e femminilità a un oggetto meccanico composto di fili, bulloni e altri aggeggi metallici incastrati fra di loro.
Ma gli occhi, gli occhi sono incredibilmente umani, trasmettono intensità e forza, è come se volessero uscire dalle orbite d'acciaio e penetrare nella mente di chi osserva. Bel lavoro, molto curato e geniale, mai vista una cosa così particolare e insolita. Mi associo volentieri ai complimenti di Massimo.
Di Massimo Baglione: Stupenda!
Carino l'auricolare appeso, in attesa di assemblaggio. Sembra un orecchino e dona una involontaria femminilità al soggetto.
Bello anche il dettaglio della punta del naso, che è certamente morbida e sostituibile, così come varie altre parti della fisionomia.
Gli occhi riesci a farli sempre meglio. Complimenti!
Di Paolo Maccallini: Comincia a dare segni di vita. Primi movimenti degli occhi... Attivo il tronco encefalico, escludendo per ora le aree corticali. Non ha consapevolezza di sé. Ma vive.
Di Celeste Borrelli: Volto di una venere robotica, il cui padre creatore è intento nella delicata fase
di infonderle con una calamita le vibrazioni cerebraliÂ? i sentimenti, i moti dello
animo. Il suo sguardo attento sembra essere pronto a registrare le variazioni
delle pulsioni della sua creatura.
Di Paolo Maccallini: Ricomincia la danza del lapis sul foglio. Pattini di grafite su una pianura ghiacciata di cellulosa. Grafite di carbonio di piante vissute migliaia di vite fa, su cellulosa di alberi mai cresciuti.
Si ricomincia. Si comincia...
Caricherò le varie fasi del disegno.