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Recensione o commento a: Mr. Sgrultz - (Racconto Fantascienza, Breve) - di Massimo Baglione:

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Le altre recensioni o commenti
Di Massimo Baglione: Strani pianeti, i nostri, non c'è che dire
Di Franco Giori: È un ottimo racconto, che ci schiaffa in faccia i miseri limiti della nostra specie per bocca di un essere cinico e lungimirante, degno rappresentante della sua civiltà. E poco tollerante dell'alcol, per sua sfortuna. Il lato umoristico e grottesco prevale su quello pessimista, a mio parere. Mi sono più divertito che angosciato. P.S. Se la vedono brutta ancheal pianeta di Sgrultz, adesso. Mio cugino Dario era andato a vivere là, imbarcandosi su Swoossa, la prima astronave terrestre dotata di balzo iperspaziale. Dopo la diffusione di Rocky 4 ed il messaggio finale di Stallone sono iniziate guerre civili, sul pianeta. Dario è tornato da mamma, a Bologna.
Di Massimo Baglione: Grazie, Andr60!
A pensarci bene, forse avrei dovuto scrivere "champagne", così almeno la colpa sarebbe ricaduta sui francesi Razz
Di Andr60: Racconto molto piacevole, sia per lo svolgimento ironico sia per la conclusione. A differenza di altri, a me Mr. Sgrultz sta simpatico: ogni specie fa i propri interessi, anche se non ha emozioni. Certo, era difficile prevedere l'esistenza di un liquido così infido come lo spumante: il prossimo Mr. Sgrultz farebbe bene a informarsi meglio.
Di Massimo Baglione: Sì, 10 anni fa... tempi diversi, testa diversa
In effetti di Mr. Sgrultz ho sempre avuto la mezza idea di costruirci qualcosa di più articolato. Chissà, magari in futuro.
Grazie per la lettura!
Di Daniele Missiroli: Racconto breve, ma che contiene tutti gli elementi di un romanzo: introduzione, personaggi ben tratteggiati (già a metà Mr Sgrultz mki sta sui cosiddetti), problema, colpo di scena (questo proprio non me l'aspettavo ehehe) e finale. E' un piacere leggerti, Massimo. E ho visto che l'hai scritto più di 10 anni fa.
Di Massimo Baglione: Come al solito, la tua recensione è più bella del testo commentato, FT Leo, grazie!
Questo è uno dei lavori che mi ha divertito di più a scriverlo, e sono sempre felice quando viene apprezzato e, soprattutto, capito fino a questo punto.
Di F. T. Leo: Racconto in apparenza lineare (almeno fino al sorprendente finale), ma amaro e triste di fondo. L'autore porta infatti il lettore a una serie di riflessioni: ne fa emergere un quadro altamente desolante della razza terrestre. Nondimeno, allo stesso tempo, non ne fa uscire per niente bene neppure la razza di Mr. Sgrultz.
Già l'inizio, dice molte cose: gli umani sono collocati da Mr. Sgrultz a tre quarti della classifica di intelligenza e sviluppo tecnologico. L'autore, poi, prosegue nella sua disamina letteraria, ponendo l'accento sulle profonde distinzioni esistenti tra le due razze: 1) gli umani, che hanno affibbiato all'alieno il nome di Mr. Sgrultz per identificarlo; lui, l'alieno, proveniente da una vicina costellazione, che con il suo popolo ha saldamente raggiunto la tecnologia necessaria per viaggi ultraluce sicuri e affidabili, con cui sono venuti in contatto con varie razze, tra le quali quella umana; 2) il mondo di Mr. Sgrultz non è mai stato bellicoso, neppure entro i propri confini: si tratta infatti di una razza buona per natura; l'umano Ben Sarton, invece, gli riferisce di guerre intestine tra i popoli della Terra, di armi e vigliaccate tipiche dell'Uomo, provocando in Mr. Sgrultz profondo ribrezzo; 3) il popolo di Mr. Sgrultz non ha le emozioni, gli umani ne hanno in abbondanza, ma le ignorano o le sottovalutano; 4) gli umani ancora con i telescopi per turisti, quelli a monetine; Mr. Sgrultz che insegna agli umani il sistema per produrre un leggero occhiale digitale che ingrandisce le immagini come un potente cannocchiale: un aggeggio utilissimo a basso costo; 5) Mr. Sgrultz che si fida dell'umano e beve per la prima volta lo spumante italiano che gli viene offerto, Ben Sarton che cerca di farlo ubriacare, per carpirgli segreti e rubargli il dischetto con la teoria del viaggio ultraluce; fino al finale, poi, manifesto di tutta l'ipocrisia, il cinismo e la crudeltà di cui l'essere umano sa essere portatore per antonomasia.
Ma, come si diceva all'inizio, vi è di più: l'autore, infatti, non ne fa uscire bene neppure la razza di Mr. Sgrultz. Questi sono presentati come degli arroganti, senza emozioni, opportunisti, manipolatori, grandemente pavidi. Ciò lo si desume da alcuni passaggi della discussione tra Sgrultz e Sarton: 1) La razza di Sgrultz sa di essere superiore alla razza terrestre (ma anche ad altre razze), sia intellettualmente che tecnologicamente, tuttavia questo popolo non smette mai di evidenziarlo apertamente in modo pressappoco arrogante: lo si evince proprio e anche dalle parole di Mr. Sgrultz; 2) Non hanno emozioni (ma anche altre cose) e, per averle, devono barattarle con la loro tecnologia; 3) Non cedono tutta la tecnologia sui viaggi ultraluce, a qualunque razza la chieda, ma fanno credere, però, di averla data: tanto faranno in modo che qualcuno di loro rimarrà sul pianeta a cui la tecnologia viene ceduta: "Non lasciamo mai che questa tecnologia ultraluce venga sviluppata autonomamente, ma facciamo sempre in modo che ci siano i nostri tecnici a supervisionare. Quindi non è difficile mandare a monte un esperimento qui, un altro là… È più logico mostrarti la teoria integrale e funzionante… perché, in ogni caso, senza di noi non riuscireste a svilupparla… no, senza di noi non potreste mai farcela…", dice un ubriaco Sgrultz a Sarton.
Che dire oltre? Un ottimo lavoro, in breve: costruzione del racconto con una sapiente "regia" quasi cinematografica dall'autore nelle varie fasi della sua realizzazione.
Un plauso, infine, anche al disegno di Paolo Maccalini... Lavoro superbo!

Di Massimo Baglione: Grazie Andrea!
Ho appena aggiornato il testo, perché mi ero accorto che era vecchiotto e nel mio pc lo avevo aggiornato e rieditato.
Mi spiace se avete letto vecchi refusi o imperfezioni
Di Andrea Leonelli: Si sà, gli scrupoli di coscienza sono un handicap a livello evolutivo.
Comunque devo dire veramente ben costruito e narrato questo racconto. Leggero a una prima lettura ma ci si possono leggere sotto significati più profondi di critica ai metodi del colonialismo moderno. Simpaticamente amaro.
Di Paolo Maccallini: In molta fantascienza si usano situazioni fantastiche come metafore della vita reale: interpretando le vicissitudini di alieni, robot ed esploratori spaziali è spesso possibile riconoscere episodi della nostra storia, o il nostro stesso presente. Celebre è il caso della magnifica trasposizione che fece Ray Bradbury della tragedia delle colonizzazioni, nelle sue 'Cronache Marziane'; oppure l'impareggiabile metafora del dramma della schizofrenia descritto da Philip Dick, atrraverso i suoi androidi. O l'orrore del cancro reso efficacemente in Alien.

In questo racconto credo che Massimo Baglione faccia una operazione di quel tipo: Mr. Sgrultz è il rappresentate di un popolo alieno che pare incapace dell'incredibile varietà di emozioni proprie della specie umana, e la sua missione è quelle di barattare la tecnologia della sua gente in cambio dei prodotti artistici dei terrestri (film in questo caso). Dov'è la metafora? Tra gli esseri umani esiste in effetti una classe che produce emozioni e le vende a chi quelle emozioni può provarle solo di riflesso. Si tratta degli artisti, che in un certo senso sono una specie a parte, isolata (anche maltrattata a volte).

In questo racconto in effetti ho trovato questa dinamica interna alla specie umana, rappresentata con la metafora dell'interazione fra due specie distinte. In tal senso il racconto è molto interessante e trascende il semplice scopo ludico.

In effetti l'alieno incapace di espressioni emotive e tuttavia molto dotato sul versante scientifico è un cliché abusato della fantascienza, basti pensare agli imperturbabili vulcaniani della saga di Star Treck; qui però c'è la variante interessante del bisogno che questi individui hanno, scoperte le emozioni umane, di viverle, sviluppando in definitiva una forma di dipendenza.

Sono presenti poi altri spunti di riflessione: il tema della innata bellicosità umana, e il rapporto tra arte e speculazione scientifica.
Di Antonella Iacoli: Sgrultz sembra un personaggio tedesco tipo Kranz di Villaggio, m'è spiaciuto che l'hai fatto fuori, era stato così sincero...
Bella l'idea dei film che piacciono agli alieni senz'emozioni,
solo questo tema varrebbe un romanzo. Bravo.
Di Massimo Baglione: Grazie Cosimo!
No, il "dei" è voluto, ovvero il protagonista umano li considera tutti "Mr. Sgrultz" Wink
Di Cosimo Vitiello: Questo racconto ha una grande morale e fa capire di che pasta siamo fatti ma non mi ha entusiasmato molto. Debbo dire però che lo scambio di battute con l'alieno ubriaco e notevole e ben costruito. Un probabile errore di battitura qui:
"Sul mondo dei Mr. Sgrultz..."
Il "dei" forse "di".
Di Massimo Baglione: Hai ragione Pia, via gli Sgrulz dalla Terra!
Grazie per il bel commento.
Di Pia: per essere alieni piatti senza emozioni si erano organizzati bene gli Sgrultz! Peccato che non avessero valutato bene le capacità degli esseri umani in quanto a scaltrezza. Sartorn, da buon terrestre ha trovato il modo di ovviare al problema, in maniera radicale e definitiva. Racconto carinissimo per come è scritto, scorrevole e anche umoristico, molto particolareggiato nelle descrizioni, il finale arriva all'improvviso, quasi coglie impreparati. Sgrultz però non mi fa pena, se lo merita.
Di Leila Mascano: Ho sempre diffidato da questi meeting sulle terrazze...non a torto, visto quello che ci racconta Massimo in questo piacevolissimo racconto. Massimo, hai mai letto di Eduardo Mendoza Nessuna notizia di Gurp, dell'Universale Econonomica Feltrinelli? Se la risposta è no, procuratelo a tutti i costi, ti piacerà da impazzire.
Di Dixit: E' scritto bene. Simpatico, interessante. L'umanità non si smentisce mai Smile
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(Sam L. Basie)




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