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Le altre recensioni o commenti Di Arcangelo Galante: In sintonia con te, caro Alessandro. Credo proprio che il verbo "scivolare" adoperato in seguito a "nelle terre della mia città", esprima autenticamente quel senso sfuggente di tangere, sfiorare, toccare delicatamente le zolle natie. Dona al lettore la sensazione di non camminare sul terreno in modo forzato. Al di là di tale impressione, pure a me è piaciuta l'opera. Un cordiale saluto. Di Alessandro Borghesi: La tua "correzione" non è per niente male però preferisco lasciarla così... senza offesa , pensa che quest'opera è stata scritta molto tempo fa quando avevo meno pancia e rughe , all'epoca ero come dire... alle "prime armi" anche se sinceramente mi sento ancora oggi in questo stato... Grazie Ida del commento Di Ida Dainese: Una poesia dolce e nello stesso tempo intimorita dal sentimento con cui si confronta. I desideri sono sussurrati, con preziosa timidezza. (Scusami se mi permetto: il verbo "scivolare" nella prima strofa sembra scollegato, cosa pensi di "... scivolare nelle terre/della mia città vorrei/e chiamare i tuoi sogni..."?) Mi ha colpito molto "amarti come la mia solitudine", questo piccolo verso racconta la vita del protagonista com'è stata fino a questo momento, la sua accettazione, il suo stupore per questo amore improvviso che bussa alla sua porta, e non può ignorare, un amore che in poco tempo si fa importante quanto l'equilibrio solitario a cui è abituato. E poi la situazione spiazzante in cui si trova, dal pensiero bello che gli ispira, al timore del passo concreto nella realtà. E il bel finale, in cui ammette i suoi timori con affascinante debolezza, mentre in realtà ha già saputo cantare la sua bella canzone d'amore.

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