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Recensione o commento a: Vittime sacrificali - (Racconto Pulp, Breve) - di Daniele Menga:

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Le altre recensioni o commenti

Di Arcangelo Galante: Un racconto alquanto forte, nel suo contenuto, giustamente appostato nella categoria "pulp". Qui, il protagonista, è il vil denaro, inteso come un qualcosa di cui proprio non puoi farne a meno. È il male, che governa il mondo è offre molte possibilità per chi ne dispone. Per tutti gli altri, solo la disperazione e il tentativo di cercare di risalire la china, essendo disposti a tutto, pur di poterlo fare, per poi, cadere, nuovamente, nel fango. Quante riflessioni e considerazioni profonde, emergono dalla lettura del testo. Al cuore del lettore, rimane un po' di amarezza, che, peraltro, è sotto gli occhi di tutti, nella realtà che li circonda. Un cordiale saluto.

Di Daniele Menga: Caro Massimo mi fa piacere che hai letto il mio racconto. Rispondo con piacere, in modo da chiarire le tue perplessità. 1) il fatto che i "condannati" continuino a pensare anche dopo essere morti, non è di certo una cosa reale ma una tecnica un po fumettistica che mi ha aiutato a terminare ogni singola vicenda in modo simpatico. Quasi come se i protagonisti, in un ultimo scampolo di vita, si rendano conto della cazzata appena commessa. 2) non sono li protagonisti ad essere bendati ma è l'uomo misterioso che li accompagna sul palco ad indossare una maschera. Un abbraccio Daniele.

Di Daniele Menga: Grazie per la tua recensione cara Ida. Le tue parole mi hanno fatto molto piacere. Hai centrato a pieno il senso del racconto

Di Massimo Tivoli: Racconto davvero crudo che sottolinea una triste verità: agli occhi dei ricchi e potenti la vita degli altri non conta niente. Ma la cosa ancora più triste è che, quando ormai si è disperati, si è disposti a tutto per riuscire anche solo a risalire a galla e prendere un boccone d'aria prima di sprofondare di nuovo nel baratro. La cifra di 10.000 euro è emblematica, dopo tutto non cambierebbero la vita a nessuno se non per un attimo. C'è solo un aspetto che non mi ha convinto molto, ma magari mi sono perso qualcosa: ognuno di loro continua a pensare anche quando in teoria è già morto... O non ho capito proprio nulla? Inoltre sono bendati, ma uno di loro dice di vedere la testa di un altro. Cosa mi è sfuggito? A ogni modo, l'idea e il messaggio mi sono piaciuti.

Di Ida Dainese: Ecco una storia dove il cattivo è il denaro, o meglio il valore che tutti gli danno; odiato o adorato in ogni caso non puoi farne a meno. Nei due minuti prima di ogni sparo le parole descrivono una vita intera che non interessa a nessuno, alla fine sono tutti definiti "topi" allo stesso modo.
Si può essere così vuoti da non essere scossi dalla morte? Si può essere così lontani da non farsi toccare dai problemi degli altri, se non per riderne soltanto? La frase che mi ha colpita di più è la considerazione di quanto costava il biglietto. A nessuno è venuto in mente di donare quei soldi. Già, ma dove sarebbe stato il divertimento?