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Fri 19 April, 21:41:32
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Recensione o commento a: Cavia - (Racconto Horror, Medio) - di SmilingRedSkeleton:

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Le altre recensioni o commenti
Di SmilingRedSkeleton: Grazie mille per questa bella recensione
Di Isabella Galeotti: Incredibilmente spaventoso. Quelle ripetizioni martellanti, i brani con più interlinee danno maggiore enfasi al racconto. Lentamente conosciamo il personaggio, conosciamo le angherie che gli uomini lo sottopongono. Ad ogni riga incalza la cattiveria umana e la pazienza della Cavia. Mi è piaciuta la scrittura, di come hai descritto, non lo svolgimento dei delitti, ma il racconto di come vedeva le sue vittime di come erano in quel momento. Complimenti.
Di Ida Dainese: Un racconto che nel suo orrore è bello e malinconico. Narrando dal punto di vista della creatura sei stata brava a mantenere sempre la visione e i pensieri adatti alla sua mente, così che anche il lettore "vedesse" l'ambiente e i fatti con gli occhi del protagonista.
Per questo, pur essendo straziante la cattiveria con cui lo trattano, non ti sei dedicata al raccontare "mentre" li uccide, ma descrivi le vittime come li sta vedendo Cavia, nel corso dei giorni che passano. Sappiamo che è stato lui, ma ci rendiamo anche conto di quella sua strana innocenza che gli fa posare lo sguardo allo stesso modo sia su vermi e putrefazione che su giardini e panorami all'orizzonte.
Ci turbi con l'idea di quel che sono capaci di fare gli "umani", ci spaventi con l'idea che Cavia è vivo e senza controllo, commuovi mostrando l'incomprensione dei suoi sentimenti, ci rattristi col suo ritornare a dormire nell'unico luogo che conosce, solo più che mai. Il tuo esperimento horror è ben riuscito.
(Ti segnalo: "dopo ognuno", "dopo la").
Di SmilingRedSkeleton: Ti ringrazio per aver lasciato questa recensione a uno dei lavori che più apprezzo e su cui nessuno (nemmeno fuori da questo sito) mi ha mai dato un parere! Alcune ripetizioni sono effettivamente volute, altre no e ti do ragione sul fatto che il continuo cambiare da un appellativo all'altro crea un certo disordine di cui io stessa mi ero accorta ma che non riuscivo a correggere senza che il nome scelto (e.g. Cavia) comparisse in quantità eccessiva nel testo. Cercherò di sistemarlo e grazie ancora!
Di Massimo Tivoli: Ho gradito molto la scelta di narrare dal PdV di Cavia aka Creatura aka Tentativo. Dopotutto, considerato il finale, non poteva essere altrimenti. Il soggetto è particolarmente interessante, per il genere horror, e proprio per questo non è un problema per il lettore vivere un'avventura essenzialmente mono-personaggio, i.e., il protagonista; gli altri comunque sono utilizzati funzionalmente e coerentemente al fine di dettagliare la situazione e la personalità "indotta" del protagonista. In relazione a questo, è stata buona l'idea di inserire la coppia che, oltre a rappresentare l'ingresso sull'apice della classica "parabola" del genere horror, permette di evidenziare il lato umano di Cavia, semmai si possa pensare a una sua umanità. Finale giusto. La cosa che secondo me l'autore ha reso meglio è il fatto che il lettore avverte sulla pelle le atrocità commesse da Cavia ma, nello stesso tempo, è conscio del fatto che Cavia non ha colpa... chi lo ha creato, si era già condannato a subire tali atrocità. Una rivisitazione moderna di classici come Frankenstein ma che, comunque, per come viene narrata e presentata non soffre di un particolare debito. Alcune parti sembrano scritte un po' di getto, qualche ripetizione e qualche refuso, ma si tratta di piccole revisioni, nel complesso il racconto è già in un buon stato. Il susseguirsi dei vari appellativi di Cavia (e.g., Creatura, Tentativo, Cavia, Esemplare, etc.) se da un lato avvalora la situazione esistenziale dell'essere, dall'altro può generare confusione, soprattutto in apertura racconto. Magari usare solo un appellativo, e.g., Cavia, potrebbe essere un'alternativa migliore, considerato che il racconto presenta la situazione molto bene già di per sé.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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