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Fri 29 March, 14:22:08
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Recensione o commento a: Freddo Freddo Freddo - (Racconto Narrativa, Breve) - di Isabella Galeotti:

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Le altre recensioni o commenti
Di Isabella Galeotti: Grazie per la recensione. Sono milanese e il "a me mi" lo adoro, e secondo me, dona al racconto famigliarità e semplicità. Ti ringrazio per il passaggio, e anche questo racconto sarà nella raccolta che pubblicherò a breve. Alla prossima.
Di Amos2011 Angelo Manarola: Amo i racconti che narrano apparentemente senza spiegare salvo poi, nel finale, rimettere tutte le caselle nel punto giusto, spiegando il come, dove, quando e perché.
Un piccolo ma profondo spaccato degli avvenimenti che accadono spesso. Se mi passi la licenza poetica, a "me mi" è piaciuto un casino. Complimenti.

P.S. Se non fossi un acerrimo difensore della d eufonica qual sono, mi permetterei di segnalarti quel "ed alzandomi" che non mi suona particolarmente efficace.
Di Isabella Galeotti: Grazie per il passaggio. Felice che tu abbia passato 5 minuti piacevolmente.
Di Munzio: Complimenti, davvero interessante. Lettura piacevole
Di Isabella Galeotti: Grazie per Ivan per essere passato da me, ed aver analizzato proprio il passeggio, il camminare… è vero dopo sembra di essere coccolato.
Di Ivan Bui: Una volta ho letto che la solitudine non sempre è unn muro, a volte può essere un bosco dove poter passeggiare. Credo che entrando in quella stanza, dopo… tu, l'abbia scoperto. Passeggiare con l'animo leggero assomiglia molto alla felicità. Una bella descrizione, ricca di sentimenti, sensazioni, emozioni.
Di Isabella Galeotti: Grazie Giacomo, quando accadono questi avvenimenti l una arma che abbiamo è lo scrivere. Prendere la penne, calcare sul foglio per lasciare l impronta su quello sotto. Sfogo. Felice di vederti da queste parti.
Di user deleted: Bel racconto, carico di pathos e di riferimenti che fanno nascere condivisione, empatia. Ho provato le stesse medesime sensazioni due volte. La prima quando operarono mia madre, e c'era mia sorella in sala operatoria, fu lei a darmi la brutta notizia( che ricordo, ci ho scritto un racconto ora che ci penso) e recentemente con l'operazione di mia moglie. Stavolta in sala operatoria c'era marcello, mio nipote, figlio di una sorella. Piaciuto molto...quel freddo, quanto me lo ricordo!
P.S. la seconda volta andò tutto bene, per fortuna.
Di Isabella Galeotti: Onorata per la tua bellissima recensione. PEr fortuna ora quell'avvenimento, quell'ostacolo è stato superato, se ci penso mi ritorna lo stesso freddo provato allora, in quella sala d'attesa tra un Urlo ed un Girasole. Grazie F.T.Leo
Di F. T. Leo: Bel racconto da cui traspare una paura della solitudine quasi atavica, dovuta anche alla bruttissima esperienza che la protagonista sta vivendo.
Il freddo che la nostra avverte in tutte le sue membra la fa da padrone.
Si alternano tentativi di lettura di un libro che non vuole assolutamente essere letto a passeggiate ansiose nella sala d’attesa dell’ospedale, un fluttuo di ricordi, positivi e negativi, alla vista inquietante di una riproduzione de “L’urlo” di Munch che fa presagire il peggio.
Il freddo che si respira nella sala d’attesa, al momento della notizia positiva dell’operazione da parte dei camici verdi, si vorrebbe trasformarlo in un urlo liberatorio, in una condivisione che rimane nondimeno strozzata dalla paura della solitudine che ancora, nonostante tutto, pervade la protagonista.
Soltanto la vista de “I girasoli” di Van Gogh, appesi alla parete, unitamente alla paziente attesa di ciò che succederà da quel momento in poi, segna forse l’inizio di una nuova speranza, speranza di vincere finalmente la paura della solitudine.
Complimenti sinceri per l’ottimo lavoro, Isabella!
Di Isabella Galeotti: Grazie per la recensione Gianfranco39. Sono felice di essere riuscita ad esternare questo sentimento.
Di Gianfranco39: Descrizione perfetta degli stati d'animo che si provano in simili occasioni.
Hai portato un libro per ingannare l'attesa, ma non riesci a leggerlo; cerchi di distrarre la mente e anche un pavimento può aiutarti a tenerla occupata distogliendola dalla preoccupazione; L'Urlo sembra un presagio di malaugurio alla tua mente; ripercorri i momenti belli trascorsi con la persona amata e ti prende un groppo in gola e ti senti sola e sperduta al pensiero che potresti perderla...
Poi la notizia liberatoria; vorresti far partecipe il mondo intero della tua gioia, ma sei rimasta sola.
Di Arcangelo Galante: Il grazie è dovuto a lei, Isabella, perché resta sempre un vero piacere leggerla e commentarla, quando il tempo e le altre attività quotidiane me lo permettono. Le opere che le ho commentano sono: Blasius il principe tartaglione, La valigia gialla, Non solo amici, Freddo, freddo, freddo, eccetera, ove ha sempre continuato a presentarsi come Sartisa. E, per informazione pubblica, il sottoscritto, "non pungola" nessuno, in quanto sono semplicemente me stesso, nel leggere e commentare volentieri le opere pubblicate. Buon proseguimento letterario nel sito. Lietamente, la saluto.
Di Isabella Galeotti: Ebbene si ho fatto cambiare il profilo perchè la sarta qui non non stava bene. Grazie Ida per aver commentanto, con perizia il mio racconto. Grazie Arcangelo che pungolando stimola sempre le persone.
Di Arcangelo Galante: Ovviamente, avendo l'autrice modificato il profilo, Sartisa si è eloquentemente rivelata come Isabella Galeotti.
Di Arcangelo Galante: Innanzitutto, complimenti sinceri per l'esposizione narrativa, in quanto, sensibile Sartisa, credo che non risulti facile descrivere sentimenti concitati, in maniera obiettiva, trasferendo parte di sé in un'intima scrittura. Come da commenti ricevuti, il testo è stato ampiamente apprezzato, volentieri letto e gradito, malgrado piccoli errori, i quali, non hanno intaccato il senso del messaggio insito nel contenuto. Debbo dirti che la parte iniziale l'ho trovata poetica, rispetto a un incipit relativo all'impostazione di una storia, dovuto alle impressioni tue, in quel momento di vita peculiare che stavi attraversando. E siccome non amo fare il maestro, domando venia per l'osservazione spontanea, lungi dal criticare chiunque pubblichi. Per il resto, proseguendone la lettura, amichevolmente, potrei definire il tutto "una pagina d'interiorità emozionale, non priva certo di sofferenza", dove il presente e il passato si fondono assieme a quella speranza individuale, insita nel passaggio dell'esperienza provata e che è divenuta tesoro, per te, che giammai cesserà di risorgere. Un romantico saluto.
Di Ida Dainese: Bel racconto che fa sentire il lettore là vicino, seppur non visto, a provare la stessa ansia, a contare i secondi di quelle lunghe ore. A parte la buffa punteggiatura, questo brano è scritto con uno stile così preciso e sobrio che fa arrivare le immagini e le sensazioni velocemente come fotografie che ci vengono scagliate contro. Il freddo interno e il sudore delle mani, una sedia e lei che sta in piedi, un libro che non viene letto, quadri che non sono ammirati, ricordi di un tempo lontano, tutto questo non fa che risaltare come il pensiero della donna sia da tutt’altra parte, vicino a quella persona che non può raggiungere e non può difendere né salvare. Mi piace moltissimo la frase dove lei cammina, attenta a non uscire dai tasselli colorati, trovo che renda perfettamente il desiderio che la vita torni dentro le regole, in ordine, al suo posto. E mi piace sentire come l’angoscia e la paura si dissolvono nell’ultima riga, nello sfiorare di nuovo la sua mano.
Di Isabella Galeotti: Il Freddo voi, non l'avete solo esternamente, ma anche nel cuore. Vedere le proprie vite spezzate, affrontare tutti i giorni quel disagio. Spero si risolva. Volevo ringraziarti per la recensione, molto puntuale e critica. I quadri, a quell'epoca, era esposti proprio lì in quelle sale d'attesa, dove il dolore si mescolava allo stupore di quelle vedute inquietanti. Grazie
Di Massimo Tivoli: Visto il freddo di questi giorni (vivo a L'Aquila), mi sono lasciato incuriosire dal titolo, sebbene avessi visto che il racconto era piuttosto datato. Sono contento che il freddo di questi giorni mi abbia portato a leggere questo testo. La cosa che ho apprezzato di più, considerata anche una risposta dell'autrice a una precedente recensione, è che non si avverte il legame intimo dell'autrice con il testo. E, questo, a mio modesto modo di vedere le cose, significa solo essere bravi. Sono uno di quelli che pensa che, quando dietro un testo, si vede esplicitamente la vita dell'autore, quel testo perde parecchi punti (a meno che ovviamente uno non abbia vissuto una vita e esperienze fuori dal comune, e.G., Hemingway tanto per citarne uno). Mi piace la scaletta scelta dall'autrice per raccontare l'esperienza della protagonista che attende per la salvezza di una persona cara, e che in definitiva attende per un esito incerto. Bella la scelta di dare forza alla rappresentazione dei sentimenti provati dalla protagonista con l'accostamento ai vari quadri esposti nella sala d'attesa. Certo che se ci sono stati davvero quei quadri anche nell'esperienza vissuta in prima persona dall'autrice sarebbe proprio una bella/strana coincidenza. Ma se la sequenza di quadri è inventata o meno non è cruciale, è molto apprezzabile l'utilizzo che l'autrice ne fa. Bene che ci sia il lieto fine. Da lettore, avvertita e accumulata tutta l'ansia e la malinconia per la situazione narrata, ce lo volevo proprio il lieto fine!
Di Isabella Galeotti: Grazie Massimo ieri ho usato EdOra prima di pubblicare la Maison.
Di Massimo Baglione: In effetti mettere l'Urlo di Munch in quel posto è un tantino raccapricciante.
Bel raccontino, brava.
Userei un occhio alla punteggiatura, soprattutto alla spaziatura della punteggiatura.
La nostra utility online EdOra può aiutrati a sistemare il testo proprio in questi dettagli: edora
Continua così!
Di Isabella Galeotti: Sono felice della tua recensione. Non mi aspettavo che un mio racconto potesse far scaturire tutto ciò. E' vero che questa e' una vicenda che ho passato qualche anno fa, e che quelle sensazioni le ho vissute in prima persona. Penso però che sia sempre difficile trasferirle su carta.
Grazie.
Di Angela Di Salvo: Una valanga di ricordi scivola sulla mente di una persona che aspetta qualcosa o qualcuno. All'inizio non viene specificato il luogo, ma poi si capisce che si tratta di una sala d'attesa di un ospedale. La testa vaga a caccia di ricordi per ingannare l'attesa, memorie vicine e lontane, tristi e liete, ma presenti e ancora sorprendentemente vive, come è del resto tutto il nostro passato che ci accompagna senza lasciarci mai. La stampa di un quadro che incarna il malessere dell'uomo moderno nel suo famoso "urlo" pare far riaffiorare l'ansia e la paura che sono state accantonate ma che restano legate alle sorti di qualcuno che si ama e che in quel momento forse sta lottando per la sua salvezza. Ma poi altre immagini subentrano per riportare indietro le lancette del tempo, in luoghi e in occasioni che fungono da distrattori da un presente spiacevole e carico di incertezze.
Nella parte iniziale il testo pare cominciare come un componimento poetico in virtù delle sensazioni e delle immagini espresse con un linguaggio denso e concetrato, fondato su concetti essenziali e balenanti. Poi la forma si dilata in una prosa lienare e asciutta, pregnante e risolutiva, costruita con semplicità e immediatezza. Un testo che si legge d'un fiato, come la pagina della vita quotidiana di tutti, dove presente e passato si fondono, e dove la speranza non cessa mai di morire nè di risorgere.






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