Di Ida Dainese: Una storia sviluppata bene che il narratore racconta senza giudicare o commentare, lasciando che siano i fatti stessi a farlo. Ne viene fuori una storia credibile che proprio per questo mette a disagio il lettore. Dopo l'inizio così promettente per questa protagonista, tutto scende piano piano verso il baratro, e la tristezza che si prova non è per il male che capita bensì per tutto quello che si poteva fare per evitarlo. Genitori disposti ad ascoltare, a non seguire le tradizioni dell'epoca, il coraggio di andare controcorrente, un carattere un po' più forte, l'insegnare il rifiuto di farsi calpestare. Bastava così poco ed è profondamente ingiusto se pensiamo a quante volte è capitato. Già all'inizio una frase innocua mette in allarme: "Aveva una famiglia che la sosteneva e che sempre sarebbe stata dalla sua parte perché, sempre, lei avrebbe continuato ad essere la brava ragazza che piaceva loro." Da questo ricatto nasce tutta la tragedia, perché, come Claudia, tutti abbiamo bisogno di essere amati e se ci insegnano che per meritare l'amore degli altri dobbiamo essere come loro ci vogliono, allora è tutto sbagliato. Sbaglieremo a non parlare, a non lottare, sbaglieremo a scegliere e ad agire, fino all'ultimo.
Mi permetti di dirti che ci sono piccoli refusi (sopracciglia, poc'anzi, un ambiente), doppi spazi di punteggiatura, un paio di errori: "a parlarti come se io non ci fossi" "Le parve che... la stanza in cui era entrata in realtà fosse" .
Giusto per essere pignoli, perché la storia coinvolge molto il lettore (o comunque me, lettrice!)e si fa leggere d'un fiato.