Di user deleted: Stamattina quando ho visto la recensione di Selene avevo creduto si trattasse di un testo recente. Poi mi sono reso conto che ha più di qualche anno e devo dire che mi stupisce un numero così basso di commenti a fronte di una quantità di visualizzazioni consistente. Le due recensioni - la prima quella di Ida - ci danno già delle chiavi di lettura importanti. Difficile non ripetersi con due lettrici tanto attente. Cercherò di aggiungere qualcosa, spero di sensato.
Definire questo testo sorprendente è dir poco. A me sembra che non si possa scindere lo stile dal contenuto, cioè raccontata con altre parole questa storia avrebbe avuto un impatto del tutto differente. Spiego meglio: mi sembra di trovare di fronte un genere di scrittura completamente nuovo. Per certi versi mi ricorda un po' le famose scale di Escher, che si intersecano e proseguono verso una fine inesistente. Che dire: un piccolo capolavoro. Quale ultima considerazione vorrei indicare quelli che per il mio modesto parere sono i due estremi di queste "rampe": "liscio sasso satellite"… eccezionale! E sul lato opposto "Si la Luna è proprio fatta…" troppo didascalico, con la Luna solo sentenze come la precedente. Ma ribadisco: un piccolo capolavoro.

Di Selene Barblan: Parole che si intrecciano, frasi che si innestano una nell’altra a cambiare repentinamente prospettiva, termini fruscianti e che danno una dimensione uditiva al tutto. Un racconto che lascia un’impressione e che permette di interpretare e vivere in modo individuale quello che viene esposto. Mi è piaciuto molto.

Di Ida Dainese: Questo racconto così breve sa raccontare una storia lunga. Il lettore è subito coinvolto nell'angoscia del protagonista che non ha una casa a cui tornare o una famiglia da ritrovare. E' da solo, perseguitato da nemici non individuabili e da paure interne, in un paesaggio non riconoscibile, in un pianeta che è o sta per diventare alieno. Eppure gli basta un'occhiata verso la Luna nella notte buia e subito la poesia si risveglia nella sua anima. Poi continua la sua fuga e si allontana, lasciandoci là col naso per aria verso la luce brillante di quel sasso nel cielo.