Di Ida Dainese: Un titolo così bello non poteva che attrarre subito. Il lettore si ritrova invischiato nella ballata e comincia a chiedersi a chi saranno mai dedicate queste parole. Chi è costei che passando l’ha raccolto e gli ha fatto provare tutti i sentimenti possibili, dandogli molto e prendendogli altrettanto? L’ha salvato, amato e tradito. Si tratta forse di un’amante. L’ha cullato, difeso, amato e suo malgrado lasciato. Si tratta forse di una madre.
I versi danzano sulla lingua seguendo la loro stessa musica, le immagini si rincorrono come ballerine, fino a quel verso: “Bella vita”, dove l’autore continua a giocare con le parole (sparato-sparita, ferito-ferita) ma il ritmo è cambiato, c’è stato come un sussulto che ha interrotto la melodia precedente. La donna, l’amante, la madre, erano la Vita stessa che alla fine cede il passo alla morte e continua con altri la sua strada.
Il punto è che l’autore ha vissuto, nel bene, nel male, nella meraviglia e nella polvere; non ha sprecato i giorni e le notti.
“raccolto dal selciato”, quale modo migliore per dire che si è nati? “portato tra i capelli”, quale modo migliore per dire che si è vissuti? Quella frase nel finale è ancora più bella, perfetta per chiudere il cerchio.