Di Arcangelo Galante: Versi in prosa, armoniosi e trascinanti, scritti con diaristico stile, per trasmettere al lettore quel sapore malinconico dell'anima, intimamente struggente, scaturito da un incisivo rimorso, dovuto all'assenza di parole non proferite, in peculiari circostanze. Quanto rimpianto in questa pubblicazione, e persino dolore, per cose sospese che, loro malgrado, rivelano assai il nodo alla gola, creatosi in un frangente, ove, l'orgoglio, pare proprio avere condotto l'autore alla scelta di tacere. E la ripetitività della parola "un uomo", come atteggiamento maschile, conferma l'eccessivo controllo delle emozioni. In un rapporto, le parole non dette, possono ferire più di quelle dette, creando una prigionia della mente e, pertanto, un blocco dei pensieri. Se, inoltre, dominano il rancore e l'incomprensione, diventa brutto e difficile digerire tali sentimenti. Bisognerebbe riuscire a superare quella coltre di nebbia del non detto, e raggiungere il cuore, con umiltà. Un cordiale saluto, Simone.

Di Ida Dainese: Versi che parlano di rimpianto, di sentimenti provati ma non esternati, parole che avrebbero voluto essere sentite e non furono mai dette. Da un lato il protagonista si giustifica cercando di far capire l’impossibilità di superare tradizioni, abitudini, modi di pensare; dall’altro mostra la sensibilità di comprendere il significato importante di gesti e parole. Da alcuni versi in particolare sembra che a parlare sia un padre che si rivolge a un figlio/a: “crescerti insensibile ai colpi della vita”, un tentativo quindi di renderlo/a più forte. Un’intenzione forse fallita, ma il finale mostra che dopo tanto tempo qualcosa si sia stemperato nella vita e nel maturare delle persone. Anche senza parole queste persone si sono capite e perdonate.