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Recensione o commento a: Il vero nome - (Racconto Narrativa, Medio) - di Laura Ruggeri:

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Le altre recensioni o commenti
Di Laura Ruggeri: Interessante riflessione la tua Isabella sulla diversità di vedute tra personaggi maschili e femminili. Confesso di non avere prestato attenzione a questo aspetto. Normalmente mi capita di notare in un uomo le cose che mi avvicinano a lui: una sensibilità e una gamma di prospettive affini alle mie. Spesso non presto tanta attenzione ai tanti piccoli modi di pensare che solo un uomo può avere, per patrimonio biologico o per cultura. Quindi ti ringrazio per il tuo parere.
Per quel che riguarda la perdita di identità, io l'ho vissuta veramente (ebbene sì!)come un momento di fragilità, o se vuoi una specie di sortilegio da cui sono uscita con un piccolo esercizio di "memoria", di coraggio e un atto (e quindi un'azione concreta che è nata da una presa di coscienza) di fiducia verso me stessa. Spesso ci si dimentica del proprio nome perché ci attacchiamo a definizioni non nostre. Invece dovremmo rimanere fedeli a ciò che per noi ha un significato e per cui vale la pena vivere il nostro tempo (affetti, valori, passioni, interessi, talenti, sogni, ideali, progetti...). Questo racconto è un po' la mia storia, molto ma molto romanzata però.Grazie per avermi letto!
Di Isabella Galeotti: Capita nella vita di perderci di vagare con pensieri ed azioni non pertinenti a noi. Sempre più spesso, visto la velocità nel fare le cose,succede di avvilirsi, di demoralizzarsi, ed allora quello è un momento fatale. Fare ciò che vorrebbero gli altri da me, oppure fare quello che io ritengo sia più giusto, sbagliando anche, ma sarà pur sempre una mia decisione. Il mio nome, non l'ho mai perso, per fortuna, ma momenti di smarrimento li ho avuto. Per fortuna il mio carattere gioviale, giocherellone mi ha fatto rinsavire prendermi in giro. Bacchettando l'altra me, seria, preciIsa, determinata. Bel racconto scritto bene. Scrivere con l'io maschile è cosa difficile e non tutti siamo in grado di poterlo fare. Infatti, credo, siano pochi gli uomini che notino la seduta di una sedia, il colore delle pareti ecc. Poi tutto il resto del racconto calza perfettamente, questa è solo la mia piccola riflessione.
Di Ida Dainese: Grazie a te per questa bella risposta. Mi piace pensare che quell'esortazione al lettore riguardi anche me: prendere con il giusto peso e imparare a sorridere di alcune circostanze, augurandoci che il nostro vero nome continui a cambiare. In fondo tutto questo è crescere.
Ciao!
Di Laura Ruggeri: Cara Ida, non mi ricordavo questo racconto che, lo confesso, mi sono dovuta rileggere. E mi sono accorta che sono cambiata pure io dal tempo in cui l'ho scritto (un anno fa circa). Quanto è semplice perdere di vista riflessioni importanti! Quanta fatica rendere in parole semplici argomenti che hanno peso!
Il nome di cui parlo, come dici tu, non è un'etichetta o un giudizio che qualcuno ti appiccica addosso da fuori.
Il nome che ci fa esistere è una sfumatura piuttosto che una definizione. Cambia con i nostri umori, coi nostri pensieri ma soprattutto con le nostre scelte e azioni. Non è una montagna di certezze cui aggrapparci quanto piuttosto un continuo acconsentire alla vita in tutte le sue declinazioni, belle o brutte che siano. È il permetterci il lusso di gustare con spirito candido quanto sperimentiamo, desideriamo, proviamo perché quando "pronunciamo il nostro nome" un attimo dopo esso può assumere un sapore completamente diverso.
Da qui la mia esortazione finale al lettore affinché prenda ogni circostanza che gli accade con la leggerezza e libertà del gioco e magari possa imparare a sorridere del suo fugace passaggio.
Grazie di avermi permesso di riflettere sulle tante trasformazioni che ci sono state, ci sono e che ci saranno!

Di Ida Dainese: La ricerca del protagonista di questo racconto non è tanto nel nome che ha dimenticato quanto nel significato della sua esistenza. Quello che siamo è racchiuso in una definizione che dobbiamo essere noi a trovare senza lasciarci giudicare o traviare o prendere in giro. Spesso è solo la paura di guardarci dentro che ci impedisce di trovare quel nome e di agire di conseguenza.
Di Laura Ruggeri: Grazie, Arcangelo, anche se un po' in ritardo, per la bella recensione. Mi piace tantissimo il modo in cui rifletti sulle storie che incontri. Fai riflettere meglio anche me!
Leggerò sicuramente con piacere anche le tue di storie!
Di Arcangelo Galante: "Il vero nome" resta scolpito in fondo all'anima dormiente, in attesa di un risveglio inaspettato, ma già sottinteso, ogni qualvolta si viene scossi da situazioni improvvise ed imbarazzanti. Indubbiamente, la scelta finale viene sempre suggerita da ciò che siamo; però, non bisogna scordare che siamo continuamente esposti a sollecitazioni esterne, piacevoli e sgradevoli, in grado di influire sul processo decisionale nostro. Comunque sia, aldilà della considerazione appena scritta, il racconto mi è piaciuto abbastanza: brava!
Di Laura Ruggeri: Grazie Mauro per la lettura, ma soprattutto per la segnalazione (solo una?!) e per il tuo parere.

Mi trovi d'accordo sul fatto che gli altri possano aiutarci a scoprire lati oscuri di noi. Suscitano una scoperta, indicano una possibile direzione, ma non possono avere l'ultima parola. Le scoperte o le scelte sono sempre atti individuali. Come poi accade nel racconto…
Viva la libertà!

Buona continuazione di scrittura/lettura
Di Mauro Solieri: bel racconto. Personalmente non amo queste storie di simil-stregoni (mi ha convinto il titolo a leggerti), ma non sono affatto pentito della lettura.
se mi posso permettere, segnalerei un imperfezione:
- dove scrivi "così tanto ", ci sta bene una virgola.

La lettera all'editore è esilarante ha ha ha

approvo infine la frase "Chi ero lo potevo sapere soltanto io e non avrebbe potuto dirmelo nessun altro", ma non in toto perché talvolta capita che qualcuno ci faccia aprire gli occhi e ci permetta di capire meglio chi siamo.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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