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"Stupidi! - Massimo Baglione".
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Le altre recensioni o commenti
Di Massimo Baglione: "L'umana piccineria" mi piace tantissimo!
Grazie, Loredana, per questa tua articolata recensione. Ti garantisco che tra le "cose vecchie" pubblicate nel sito ci sono tanti piccoli capolavori. Spulcia, spulcia ![]() Di Loredana De Luca: Ho aperto il file di questo breve racconto incuriosita dal titolo. Scorrendo le recensioni, ho notato che non è uno fra i più recenti disponibili qui su braviautori, tutt'altro. Non credo che avrei mai potuto giudicarlo un racconto "datato". Mi pare che un'osservazione analoga sia presente anche in un'altra recensione. Come è possibile ciò? Due possono essere le ragioni. I mali che affliggevano il mondo e che il tuo scritto denuncia non solo non sono stati curati ma di sicuro non sono guariti. E purtroppo su questo possiamo tutti essere d'accordo. Forse si è modificata la tipologia dei mali, o forse si modificata e anche arricchita, ma sempre mali sono. L'altra ragione per cui questo testo non "invecchia" o perlomeno "porta molto bene gli anni" è secondo me questa: propone un'analisi generalista, poco ancorata alle questioni emergenti nel momento in cui è stato scritto. Perciò è attuale dopo dieci anni, ma probabilmente lo sarà, ahinoi, anche tra altri dieci. Come che sia, è sicuramente interessante, soprattutto nella sua articolazione: i tre paragrafi si susseguono secondo un ordine logico che muove dalla rappresentazione di una scena ordinaria: personaggi e situazioni di tutti i giorni; per procedere poi nel secondo paragrafo in cui si affaccia il verbo "pensare" e qui comincia un discorso più circostanziato ed anche più incisivo che parla dei mali del nostro mondo, delle colpe e dei colpevoli ma anche degli innocenti. Infine, il terzo: quest'ultima parte vira ancora più decisamente verso un pessimismo che, di fronte all'avanzare elegante del Nulla, non lascia se non una debole e forse solo apparente speranza: che ci sia qualcuno ad ascoltare le preghiere di quanti credono e pregano il loro dio. È un pessimismo in cui l'amarezza si coniuga con un'ironia pungente e, forse, alla fine ciò che prevale in chi legge è un'infinita tristezza per l'umana piccineria, per la miope avidità di pochi, anzi direi di tanti "stupidi"!
Di Massimo Baglione: Grazie, Giancarlo. Sì, sono parole angoscianti anche oggi che me le hai fatte rileggere. Attuali più che mai, purtroppo.
Di Giancarlo Rizzo: Speriamo non sia tutto qui, speriamo non finisca così.
Quanto angosciante è questa riflessione ! Di Massimo Baglione: Ringrazio tutti per i generosi commenti
![]() Di Lorena: In forma ironica, spesso amara, con non molte parole sembra raccontata tutta la vita, nel poco bene, nel male e nella stupidità umana. Ma, sottesa in quell'aria fresca che si ripete e si rinnova nei versi, c'è la speranza in un futuro immediato o lontano.
Di Angela Di Salvo: La nascita è un miracolo della vita. Ma cosa succederà nella vita? Si andrà avanti: l'aria è fresca,frizzante e stimolante, e le amarezze e le paure che attendono gli uomini gettati a vivere nel mondo non potranno azzerare la straodinaria e sorprendente esperienza che li attende. Testo molto gradevole da leggere e pieno di notevoli spunti di riflessione. Ben curata la forma, la scelta dei vocaboli e la struttura del periodo che accarezza schiaffeggiando, che ammalia senza illudere.
Di Dino: Se l'aria e fresca, arriveranno i fiori e, con essi, la speranza che non tutto sia vano. Arriveranno i fiori dai mille colori e, se non arriveranno, li dipingeremo con la fantasia. Non è certo quella che manca in un portale che ospita creatività e passione.
Di Pamela Serafino: il racconto amaro e ironico è sotteso da una speranza che si esprime per tutto il testo attraverso il ripetersi dell'espressone: l'aria è fresca. Come è suo compito, la speranza smussa la tristezza della cattiveria e delle contradizioni del nostro mondo che l'autore mette in luce con immagini immediate. Mi piace molto l'immagine: il bebè urla eccitato al mondo che l'aspetta. Coglie una duplice dimensione che va dalla gioia della scoperta in sè alla paura (dell'adulto) di non conoscere quale mondo aspetterà questo piccolo.
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