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Recensione o commento a: 203, ovvero la pietra di Rita Hayworth - (Racconto Narrativa, Breve) - di Lorenzo Pompeo:

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Le altre recensioni o commenti
Di Roberto Ballardini: Il titolo è molto accattivante, la forma è buona (appena qualche isolato refuso) e anche lo sviluppo intriga fino alla fine, ciò nonostante ho avuto l'impressione che il racconto sia in parte irrisolto, in quanto la citazione dell'attrice poi si rivela quantomai di scarso rilievo ai fini della trama. Il taglio giornalistico potrebbe anche funzionare, ma rimane a mio avviso l'esigenza disattesa di un finale più soddisfacente.
Di Luzant: E' un racconto che fa scrollare le spalle, ma in senso buono, perché tira fino all'ultima parola senza mai perdersi - stesso effetto che fanno i film dei fratelli Coen. Bello! L'unico appunto è un refuso, nel testo a un certo punto c'è scritto "ad nutrire", c'è una d di troppo. Very Happy Come mai questo soggetto? E se posso chiedere, quanto c'è di vero nella storia? Sono curioso di vedere dove finisce la realtà e dove inizia la finzione Wink
Di Lorena: Un racconto che si legge con attenzione e curiosità, attendendo ad ogni riga la risposta a un fatto inspiegabile... che resterà tale, lasciando al lettore il desiderio che possa essere svelato, magari in futuro. Alla fine del racconto c'è la sensazione che manchi una parola che inviti a sperare in una conclusione rivelatrice: 'continua'.
Di Arcangelo Galante: Un'accattivante pubblicazione, che incuriosisce il lettore, dall'inizio degli avvenimenti, listati dall'autore ed esposti con un discreto stile di stesura, sino alla conclusione narrata della storia tutta. Leggendola, si ha la sensazione di avere a portata di mano un saggio, un bollettino cronologico, una sintesi storica dei fatti avvenuti, però, descritti con discrezione estrema. Chiunque si accinge a comprendere il senso del testo, resta attento e volenteroso nel porsi domande continue sulla sorte di una pietra, nonché i relativi poteri e non virtù, che ne deriverebbero, analizzandola con i sofisticati mezzi, messi oggi a disposizione degli indagatori; e chissà di quali altri fatti essa porterebbe a conoscenza, qualora rivelati fossero. Una nota particolare la debbo senz'altro fare a una delle mie attrici preferite, sin da piccolo, delle quali vedevo ogni film, iniziando da uno dei suoi più famosi, che, nell'immaginario collettivo, la fissò come la prorompente e tentatrice Gilda, personaggio che ha portato con successo sullo schermo nell'omonimo film del 1946, ma che l'ha confinata nel ruolo stereotipato della pin-up, offuscando così le sue doti d'interprete. Rita Hayworth, nome d'arte di Margarita Carmen Cansino, nacque a New York il 17 ottobre 1918 e morì nella medesima città, il 14 maggio 1987. Fu un'attrice, ballerina e cantante statunitense, tra le più belle e seducenti donne della storia del cinema. Ritornando, adesso, al tuo racconto, Lorenzo, volentieri l'ho apprezzato, per l'originalità dell'intenzione narrativa che ne hai voluto fare. Un cordiale saluto!
Di Ida Dainese: Un racconto interessante, che si legge con curiosità, che si apprezza per lo stile. Comincia col tono sommesso di una fiaba, elenca gli avvenimenti senza dare giudizi ma offrendo ventagli di possibilità su cui fantasticare, conclude con eleganza senza svelare nulla ma seminando molti più dubbi di quanti se ne avevano in partenza. Il lettore dovrebbe uscirne insoddisfatto, invece continua a immaginare, oltre la fine del testo, il destino di quella pietra e i suoi poteri-non-poteri, i fatti di cui non si è ancora venuti a conoscenza, le scoperte che si potrebbero fare studiandola con le nuove tecnologie. L’autore ha creato una storia che esce da queste righe e si evolve da sola.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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