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Recensione o commento a: Non venite al mio funerale - (Racconto Narrativa, Brevissimo) - di Ugomas:

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Le altre recensioni o commenti
Di Luzant: E' un bel componimento, nonostante non apprezzi particolarmente le rime vistose. Detto ciò, è un'ironica immagine della ritualità funebre che lascia un riso amaro, fin troppo realistico. L'ironia è ben dosata, probabilmente l'elemento migliore della lirica.

Però chiederei di cambiare le indicazioni relative al testo, perché viene definito racconto, cosa che non è, infatti non mi aspettavo fosse una poesia. Fortunatamente sono rimasto lo stesso! A rileggerti Very Happy
Di Amos2011 Angelo Manarola: Messaggio molto severo e tutto sommato introverso. Un documento che però costringe il lettore a riflettere e perciò, secondo il mio metro di giudizio, è da plauso.
Tra l'altro l'ultima parte mi ha fatto ricordare (cosa anch'essa positiva) "Il testamento" di De Andrè. Certo lui al becchino lasciava una pala tutto d'oro come ricompensa e tu, invece, i soldi che gli pagheranno i tuoi sopravvissuti. E poi non mi si venga a dire che noi liguri siamo avari.
Quanto a ciò che ha scritto precedentemente la mia cara amica Ida... (belandi! Sto inventando la "recensione della recensione"!!! Laughing ), non concordo:
secondo me l'unica cosa positiva di un funerale è proprio quella di far incontrare nello stesso luogo e nel medesimo giorno molti conoscenti, amici e parenti tra loro. E se tra un abbraccio e l'altro ci scappa qualche conversazione e perché no? pure una risata allegra, meglio così. Potremo tutti (quando sarà il nostro turno) affermare che il nostro funerale è stata una buona occasione per una rimpatriata di amici.
Di Visitatore: Io, invece, spero di non partecipare al mio di funerale ma, ahimè, temo sia difficile.
Divertente ma anche realistica esposizione di ogni funerale. Ma alla fin fine, come affermi giustamente: c'est la vie!
Di Ida Dainese: Una poesia che denuncia con schiettezza l’ipocrisia di molta gente con comportamenti assolutamente fuori luogo. Non c’è nulla di più maleducato e irrispettoso del chiacchiericcio di chi si ritrova a un funerale come a un’occasione mondana che riunisce vecchie conoscenze e obbliga la presenza di odiosi parenti. Giustamente il protagonista-defunto preferisce la professionalità pagata dei becchini alla falsa presenza di un irriguardoso corteo.
Di Massimo Tivoli: Che dire, testo crudo e cinico ma, dopotutto, come dice anche il testo "c’est la vie" e aggiungerei a questo punto anche "c'est la mort". La cosa che ho apprezzato di più è che comunque il testo, per quanto tristemente realistico e veritiero, lascia comunque una possibilità a non fare di tutta un'erba un fascio: "e so quant’è la sofferenza, s'è falsa, sincera o di convenienza". E qui l'autore è stato bravo. Dopotutto se è tremendamente vero che il disturbo maggiore è per la "prestazione", magari c'è qualcuno che soffre davvero e, forse, non lo da neanche a vedere. Testo potente.
Di Arcangelo Galante: Una lirica sincera e reale nel veritiero contenuto, appieno condiviso per le medesime considerazioni da me pensate. Pure io ho scritto qualcosa di inerente alla morte, dal titolo "Quando morrò". Testo apprezzato nell'emblematico messaggio: bravo, Ugo!






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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