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Recensione o commento a: Il giorno in cui Nicholas Fargo uccise il suo primo uomo - (Racconto Narrativa, Breve) - di Roberto Ballardini:

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Le altre recensioni o commenti
Di Roberto Ballardini: Le tue recensioni sono impeccabili, come sempre. Hai toccato tutti i temi salienti del racconto, o perlomeno quelli che, scrivendolo, mi hanno intrigato di più, laddove la vita povera e fragile, paradossalmente, è proprio quella del ragazzo che si prosciuga nell'idea di essere più forte della morte stessa.
Di Roberto Ballardini: Un corretto riepilogo, direi. Grazie.
Di Ida Dainese: Brutta storia e bel racconto. Una mano sicura che dipinge sia l'atmosfera dura e polverosa che fa da contorno a una vita povera e fragile, così facile da spegnere, sia i ricordi di un'amicizia infantile e di un amore sottile, capaci di sopravvivere "alle lapidi e alle ossa". Ci sono immagini evocate da un suono, da uno sguardo, da un gemito; lo scorrere di lunghi giorni raccontato da una parola, il dipanarsi di una vita che va dalla "luce delle stelle" fino a un cadavere sbiancato.
Di Andr60: Una storia che riporta al Far West: polvere, pistole e donne in attesa. Ma non si può sfuggire al proprio Destino, e Nicholas lo scoprirà (come sempre) troppo tardi.
Di Roberto Ballardini: Senza entrare nei meriti presunti che io possa avere o meno, anche a me è capitato diverse volte di essere catturato da un personaggio o da una scena (penso anche ai film, oltre che ai libri) che probabilmente l'autore ha considerato marginale. In "Libertà" di Jonathan Franzen, ad esempio, mi è rimasto impresso un breve confronto tra il protagonista e suo fratello, il quale non era certo un personaggio di primo piano, più di tutto il resto del libro. Per quanto riguarda la libertà di spaziare con la fantasia, credo dipenda dalla parsimonia dei particolari. Il cinema, ad esempio, che narra una storia mostrando soltanto alcune immagini e lasciando allo spettatore il compito di riempire lo spazio tra l'una e l'altra, mi ha sempre permesso di fantasticare di più rispetto a un romanzo in cui i soggetti vengono trattati più approfonditamente. Ora credo che questo principio si stia spostando anche alla narrativa, influenzandola. Non dico in meglio o in peggio, che poi diventa comunque una questione di punti di vista. Grazie per il bel commento, Giampiero.
Di Giampiero: Per capire, religiosamente da lettore, se un racconto sia valido o meno, immagino la storia dentro di me a fine lettura, cercando di catturarne le immagini salienti. In questa storia un'immagine su tutte (cardine) ha prevalso nella mia fantasia: quella in cui gli stivali di lui "rintoccarono sulle assi del pavimento". Ho "visto" la scena e da questa ho potuto capire la natura di questo complesso personaggio, nonostante la storia sia in gran parte incentrata sulla protagonista femminile. Miracolo direi della narrativa, che a volte fa emerge il "poco" a dispetto del "tanto". E questo, quando succede, è merito dell'autore che ha saputo utilizzare i termini giusti, scandendoli in poche ma precise pennellate. E mi fa altresì riflettere anche come scrittore, in quanto da un racconto scandito complessivamente dalla voce narrante (quindi implicitamente partendo da una certa distanza), traggo scene, atmosfere e frasi che mi rimangono in testa, lasciandomi libero di spaziare con la fantasia.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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