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Recensione o commento a: Al buio - (Altro Altro, Brevissimo) - di Selene Barblan:

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Le altre recensioni o commenti
Di Raffaele Laino: Ciao Selene,
leggere questo tuo scritto mi ha fatto riflettere e apprezzare la parola solitudine.
Grazie Selene
Di Selene Barblan: Ciao/buongiorno Loredana, grazie per queste parole e per l'attenta analisi del mio scritto. Ho scritto questa "cosa" di getto, mi rendo conto che dovrei imparare, col tempo, a canalizzare il mio "sentire" anche in lavori più studiati. Penso sia un lavoro che dovrò fare a più livelli, personale e stilistico. Mi fa piacere, del tuo commento, sapere che in qualche modo ciò che ho voluto comunicare ha avuto un riscontro, grazie mille!
Di user deleted: Buonasera Selene, il tuo breve scritto mi è piaciuto molto. Mi è piaciuta la forma, essenziale, asciutta: una lente impietosa con cui la protagonista tenta di comprendere se stessa e l'uomo.
Credo che tu abbia saputo dare voce ad altre donne che non scrivono racconti, né monologhi. Parli infatti della solitudine di chi aspetta ma la sua attesa si rivela senza senso e ciò che resta è la stanchezza di una vita sola con i propri affanni, la delusione bruciante di chi comprende che le promesse sono state disattese, lo sperdimento di chi non sa più cosa aspettare, lo sfinimento di chi cerca di comprendere ciò che nessun rovello è in grado di spiegare.
La forma del monologo è uno dei tratti di questo scritto che contribuisce ad amplificarne l'efficacia. Non può che essere un monologo il discorso di chi è costretto a parlare con un uomo assente. Assente quando non c'è, assente quando c'è. Fa lo stesso. Perché troppo preso dal suo infantile egocentrismo, non si accorge che chi gli è accanto è al buio.
Di Selene Barblan: Ciao Ida, grazie per il tuo commento sensibile!
Di Ida Dainese: Un testo malinconico che riesce a far comprendere benissimo il sottile dolore di chi non si sente amato. Altre luci, altre facce, altri impegni sembrano venire sempre prima, lasciando sola la protagonista. Che in realtà non è sola perché ha se stessa e una capacità di percezione sensibile di quanto le sta attorno, nel bene e nel male. Abbastanza per soffrire di quell'attesa, ma abbastanza per mantenere viva l'anima e riuscire a vedere le stelle nel buio.
Di user deleted: Marcello, ho dovuto cercare anch'io 'sto anacoluto.
Che dirti con questa benedetta grammatica italiana? Io speriamo che me la cavo.
Di user deleted: Ah ah ah… ma sai, a guardarci da vicino, siamo tutti un po' particolari.
Di Selene Barblan: Ciao Marcello, ho dovuto cercare "anacoluto", hai smussato un po' la mia ignoranza. Beh, mi ci ritrovo, sono spesso molto "anacoluta" anche io Smile hai colto bene l'urgenza. Grazie anche a te per il tuo passaggio!
Di Selene Barblan: Ciao Smile forse ti faccio pensare a Jung perché avrei bisogno di una controllatina ehehe…
È sempre un piacere leggere le tue "a considerazioni" come le chiami tu, grazie per il tuo commento Smile
Di Selene Barblan: Ciao Bruno, grazie per la lettura, sì, ballano e brillano Smile
Di Marcello Rizza: Non è la prima volta che leggo i tuoi componimenti. Sono sempre importanti. Eppure qui, più di altre tue volte, sento una urgenza e una domanda che attiene poco alla filosofia e tanto alle necessità di alto e "altro" nutrimento. Sento parlare una madre, una figlia, una amante, una anima. E sono tutti "Io" calati nel dramma della quotidiana solitudine. Ci si immelanconisce nel veder la soluzione guardando al cielo anziché ad altezza d'occhi umani, ma spesso è ciò che in alcuni momenti della vita è possibile e opportuno. Un cielo stellato non può brillare come due occhi complici e animati dall'anima ma ha comunque una magia tutta sua. Ok. Come sempre sono anacoluto. Brava a smuovermi, brava a scrivere. O forse… brava!
Di user deleted: Il grande Carl Gustav Jung ipotizzava una teoria, quella della sincronicità. Non so per quale motivo quando leggo Selene Barblan questa ipotesi salta fuori con potenza. Io credo a Jung.
Selene, non potevi scegliere costellazione migliore. Orione è un gigante, nel senso che è letteralmente un gigante. E se tu sai chi è lui, sicuramente lui conosce te. Non possiamo dimenticare come, dalle sue umili origini, si sia elevato ad "aiutante" di Diana, la dea della caccia. Sono certo che non faresti male a una mosca e che il tuo amore per gli animali è sconfinato, quindi sfrondiamo da qualsiasi possibile misunderstanding queste mie parole. Mi cattura la caccia (… !) in quanto metafora: la ricerca di qualcosa. Non voglio dilungarmi, solo dirti che hai reso vivo un attimo di solitudine tutt'altro che vuota, dove non sei tu a a mancare il bersaglio, semmai è il bersaglio che ha mancato te. Parafrasando, o forse è solo l'ennesimo parto della mia fantasia galoppante, mi viene da citare, nel modo stentato di una memoria un po' acquatica, il detto di un filosofo greco: fuggire, dove fuggire? E una volta fuggito, dove restare? P.S.: Se ho detto cosa senza senso ricordo a tutti che ho l'attenuante del lunedì.
Di Bruno87: "Ho la solitudine, la ricerca della solitudine, la paura della solitudine. La gioia di essere sola"

Direi che è tanta roba, oltre ad un bellissimo passaggio di scrittura, in cui le parole cacofonicamente si incastrano perfette, il ritmo mi piace, sembra una solitudine al plurale, le solitudini, le tue solitudini che danzano tra loro, e creano una dinamicità all'interno di una parola che sembra triste e statica. Ma non lo è affatto.

Al buio le solitudini ballano.






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A voi, astanti ed esteti dell'arte.

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