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Recensione o commento a: L'uomo che parlava agli standard - (Racconto Narrativa, Breve) - di Gian Piero Angeleri:

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Le altre recensioni o commenti
Di Gabi Celeste Pisani: Davvero molto interessante ed ironico!
Ricordo i tempi in cui anche la mia scuola era in "lizza" per ottenere la certificazione ISO e preside e professori erano inavvicinabili.
Giovanni in realtà mi fa tornare in mente anche un altro personaggio di una serie TV molto famosa anche lui estremamente ligio al rispetto delle regole e dei famosi contratti che lui stesso si redige.
In fondo con un'altra chiave di lettura la demenza avrebbe potuto essere la sua liberazione, ma a quanto pare così non è stato!
Complimenti, davvero molto ben scritto.
Di Bruno87: Da ingegnere ambientale e con un corso di auditor sulle spalle, trovo molto interessante l'idea di standardizzazione della vita privata (ed estremamente triste).

Il racconto segue il profilo di un protocollo iso: poche emozioni, tanta oggettività, descrizioni essenziali. Non mi ha trasportato particolarmente, ma trovo l'idea interessante ed il finale esatto.

La figura del figlio poteva essere uno stacco anche di forma del testo, accompagnando la sua figura anche ad una narrazione più emotiva. Ma questo è solo il mio parere.

Saluti.
Di user deleted: Rappresentazione lucida, drammaticamente efficace nella sua nitidezza, del bisogno autolesionista di intrappolarsi dentro l'angusto spazio di gabbie da noi stessi costruite, entro cui ci condanniamo a vivere, o a sopravvivere. Ecco allora che Giovanni R. è di sé allo stesso tempo vittima e carnefice. E infatti le sbarre che lo imprigionano gli sono bene accette, anzi necessarie, al punto che ogni aspetto, ogni momento della sua vita si svolge al chiuso di una gabbia, condizione da lui dunque serenamente accettata in quanto autoinflitta; ma allo stesso tempo lo privano della capacità di gioire e di soffrire, di godere pienamente di quanto la vita può offrire: la sua follia normativa pregiudica gioia e dolori, piaceri e dispiaceri. Anestetizza il suo cuore e di lui non resta che una mente impazzita.
Come è possibile allora che la sua vita si svolga senza scossoni e senza intoppi? Forse perché la sua follia è tanto disinvoltamente portata? È perciò che nessuno se ne accorge? È per questo che nessuno cerca di porvi rimedio? O forse perché siamo tutti un po' Giovanni R.? La sua follia è anche la nostra: solo, la sua è un poco più manifesta: Giovanni R. ha i suoi standard, noi abbiamo i nostri canoni; e non solo, la nostra ossessione pianificatrice che ci illude di poter controllare e dominare ogni aspetto, momento, stagione della vita: non è così?
Un racconto amaro, solo qua e là addolcito dal sorriso che spontaneo arriva quando il povero protagonista si abbandona all'intemperanza e grida contro quegli standard che non si rivelano funzionali allo scopo. Un'amara ironia affiora appena tra le righe di una lingua limpida. Perfetto il periodare nella sua lineare asciuttezza. Bellissimo.
Di Gian Piero Angeleri: Grazie. Purtroppo dopo aver riletto mille volte, gli errori non si vedono più. Ringrazio sempre chi me li segnala, compresi quelli di punteggiatura.
Di Ibbor OB: Tipico caso di 'deformazione professionale'. Espressione che stranamente veviva usata spesso una volta ma che oggi sento raramente. A testimonianza di ciò basti rilevare che non esiste un corrispettivo termine inglese da utilizzare nei meeting, nelle call o nei webinar. Scherzi a parte la lettura è piacevole e molto scorrevole. Mi permetto di segnalare un paio di refusi.
Di Gian Piero Angeleri: Come la capisco, dopo essere stato respinsabile del QUAL della divisione E&P di una multinazionale e poi dell'HSE di molti progetti
Di Andr60: Recensisco volentieri anch'io questo racconto, visto che sono parte in causa. Infatti sono vittima (insieme a tanti colleghi) dell'applicazione delle norme ISO 9000 nella Sanità. Nel corso degli ultimi 10-15 anni abbiamo stilato decine di istruzioni operative, procedure e convalide di metodi: quintali di carta (poveri alberi!).
Spero che il protagonista abbia trovato una bara perfettamente a norma: un eterno riposo a prova di incubi per visite ispettive a sorpresa.
Di Gian Piero Angeleri: Grazie di cuore. La chiave di lettura è proprio quella della ironia, che deriva da anni di lavoro nel controllo di qualità e o altro comunque associato a standard e best practices e istruzioni operative e dall'incontro di un miriade di persone che si prendevano sul serio nel pretenderne il rispetto tanto da essere ridicole e di tanti che fingevano di volerli rispettare salvo poi prendere scorciatoie appena fuori dai radar. Grazie ancora, parole che fa piacere leggere
Di user deleted: Si, voglio essere il primo a recensire. Pardon, mi sono fatto prendere la mano e ho involontariamente risposto alla domanda "virtuale" del sito. Proprio divertente questo piccolo testo! Che fantasia, complimenti, ironico e anche interessante. Uno spunto di riflessione niente male per l'era moderna che, un po' come nel film di Chaplin, ci tritura ma non sotto enormi ruote dentate, bensì con i ritmi serrati di regole ed orari. E poi accipicchia che competenza, i dettagli "tecnici" sono sorprendenti!
E ora qualche mia "sconsiderazione". Non ho proprio potuto sopprimere, mentre leggevo, una vocina che mi ripeteva dentro: - Magda, tu mi adori? - Il problema delle piccole manie è reale, e ci si può scherzare finché resta su livelli, diciamo, accettabili. E anche senza andare su ipotesi eclatanti, credo sia molto ma molto difficile convivere con gli ordinari "maniaci del controllo", uomini o donne non importa: basti pensare alla povera Magda. Sfido chiunque a dire di non averne incontrato almeno uno nella propria cerchia di conoscenze.
Infine il titolo originale, mi ricorda di un uomo che sussurrava ai cavalli, quindi immagino che sia altrettanto poetico pensare a queste praterie piene di standard che galoppano liberi.
Proprio piacevole e inusuale...a rileggerti presto!






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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